Come ogni anno ecco il nostro post dedicato ai
Food trend del 2019, dopo avere letto di tutto sui media dagli insetti ai licheni, (anche che no, grazie ), mi permetto d'esprimere un punto di vista diverso, più che partire dalle novità, occasione di pubblicità delle aziende per influenzare il mercato, preferisco partire dai dati delle vendite dei prodotti alimentari, che raccontano una storia diversa.
1) Vegano pret a manger (pronto da mangiare)
La tendenza già in atto da qualche anno è la preferenza verso i prodotti d'origine vegetale invece dei prodotti d'origine animale e continuerà anche nel 2019.
Quando però guardiamo i dati delle vendite di frutta e verdura fresca segnano solo un leggero aumento secondo la ricerca Ismea Agrofer Osservatorio dell'orto frutta, nella prima parte dell'anno 2018 i volumi delle vendite sono rimasti stabili con solo un + 0,7 rispetto all'anno precedente.
Se si va a vedere nei dettagli non sono aumentate le vendite di frutta e verdura fresche ma di prodotti già pronti, dai mix d'insalata già pronta, i prodotti di quarta gamma, come i minestroni e i purè gia pronti, le spremute di frutta, i meno insospettabili surgelati (zucchine già tagliate, carote già cotte affettate, melanzane già grigliate, broccoletti e broccoli fatti a rosette, finocchi cotti e fatti a spicchi) e perfino le macedonie già pronte fresche o in scatola.
Da questi dati si evince che per il nuovo anno aumenterà l'offerta e la domanda di prodotti vegetali, più che riguardare l'aumento del consumo di frutta e verdura fresca riguarderà il prodotto trasformato, non so come definirlo se per un vegetariano con le manine delicate o un vegano pret a manger?
2) Insalata "esotica"
Una volta si promuoveva la spesa a km zero, cioè quel movimento di sensibilità verso l'ambiente che permetteva un risparmio in termini di trasporto e di conseguenza inferiore emissioni di anidride carbonica e nel contempo faceva scoprire le varietà locali e la stagionalità di frutta e verdura.
Una sensibilità che si è persa, faccio difficoltà a trovare quello che una volta erano le comuni insalata lattuga, romana, più facile trovare la mizuna una specie di rucola giapponese, la brasiliana, il cavolo cinese, pak choi, daikon, in questi giorni che siamo sotto la neve sono in vendita i cetrioloni quelli giganti (già non digerisco quelli piccoli figurati quelli giganti).
La tendenza alla dieta vegana e vegetariana fa ampliare l'offerta di frutta e verdura, emerge più la voglia d'esotico, ogni tanto anche una semplice scarola o una verza ha un suo piacere del gusto. Il tocco esotico non fa solo aumentare il prezzo al ristorante.
In attesa che diventino realtà le fattorie urbana per la produzione d'insalata locale, grande interesse per il prossimo anno per le lattughe come la Little Gem e la lattuga cinese Will Cetuce, una lattuga sativa del genere augustana, aspettiamoci nuove varietà d'insalate che arriveranno sempre da più lontano e sempre più "esotiche"!
3) Alimenti per il microbiota
Per tutti coloro che hanno particolare interesse alla salute e a benessere fisico, si è diffusa la cultura del microbiota (quell'insieme di microorganismi presenti per lo più nel tratto intestinale ) in realtà e sufficiente una normale e sana dieta equilibrata ma il suo trattamento è divenuto un vero e proprio segmento di mercato.
Prodotti che hanno il solo scopo di mantenere lo stato di eubiosi,(equilibrio del microbiota) contrariamente invece uno stato di disbiosi o meglio un disequilibrio del microbiota , che viene associato alla maggiore incidenza di patologie metaboliche, cardiovascolari, infiammatorie, neurologiche, psichiche e oncologiche.
Sono tornati in voga, non proprio casualmente, i probiotici che nessun più voleva e gli alimenti fermentati, (tipo crauti per intendersi, ma sono tutti pazzi per il kimki, verdure fermentate e speziate koreane).
C'è un progetto chiamato Circles, finanziato dall'Unione Europea "Smart microbiome food products, nuovi alimenti a base di ortaggi, carne e pesce nati da sistemi alimentari in cui i microbiomi di animali e piante saranno ottimizzati per realizzare in modo sostenibile prodotti di qualità superiore", cosi c'è scritto, sarà ma per quanto mi riguarda più che rassicurarmi m'inquieta!
4) Il piatto unico
Altro elemento di cambiamento dei consumi è la scelta del piatto unico sia al ristorante che a casa, sono tanti i dati che portano a questa scelta l'invecchiamento della popolazione, l'attenzione alla linea delle nuove generazioni, il non volere perdere troppo tempo a tavola.
Se una volta voleva dire la pizza, oggi si esprime più con i secondi piatti gia pronti e facili da consumare, ma anche nel panino, nel burgher, nel kebab, nel panzerotto, nell'insalata, nella bowl la ciotola, alle proposte più raffinate come risotto con branzino.
Un segnale che ci viene anche dal menù dei ristoranti dove la differenza di prezzo tra primo piatto e secondo piatto diventa sempre più sottile, ad indicare che se si sceglie uno non si sceglie l'altro, adeguandosi a questo nuovo trend si trova spesso nel menù anche la proposta di piatto unico.
5) Si mangia sempre di più fuori casa
Un dato su tutti a Natale di quest'anno 7 ristoranti aperti su 10, (fonte Osserva Italia) il Natale il momento di riunione della famiglia ma fuori a tavola solo venti anni fa solo un ristorante su dieci erano aperti a Natale.
Siamo tutti chef quando doppiamo farci dei selfie e delle foto su istagram però se invitiamo qualcuno a casa, lo portiamo a mangiare fuori oppure "Che dite ordiniamo le pizze?"
6) Le vendite di prodotti alimentari on line per le generazioni X e generazione Z
Un dato in forte aumento quello delle vendite on line, ma riguarda soprattutto prodotti ad alta tecnologia, viaggi, libri, In una ricerca di mercato di Novembre 2018 il 30% degli intervistati dichiarava d'acquistare solo on line, mentre per l'acquisto dei prodotti alimentari solo il 16 % viene acquistato on line, una percentuale molto più bassa rispetto ad altre categorie, mentre i biglietti aerei e i viaggi il 79% , musica il 75%, libri il 55% (fonte: indagine Piepoli Novembre 2018).
Ad acquistare sono in particolare la Generazione X e la Generazione Zeta chiamati anche millenians e centennials, questi ultimi in particolare sono adolescenti e ragazzi fino a 23 anni, che utilizzano i social network in particolare Istagram e Snapchat, i principali acquisti li fanno su Amazon.
Se Snapchat consente l'acquisto on line solo recentemente, il futuro sarà su Istagram, si sta studiando la possibilità di vendere on line alcuni prodotti.
Dati che non devono stupire perché nella generazione Z gli acquisti alimentari li fa ancora la mamma, la generazione X più grandi invece ha l'abitudine di fare la spesa on line per guadagnare tempo, giudicando inutile il tempo di fare la spesa e di preparare da mangiare.
Un pregiudizio legato all'età molto giovane tempo di fare il primo bambino e diventano chef.
7) Cibi a Domicilio
Una consuetudine per il pubblico giovane avvezzo a un nuovo tipo di consumo, che è in forte crescita, non più una novità ma una domanda che si amplia soprattutto nelle grandi città.
Secondo i dati diffusi di Deliveroo, quest'anno i più richiesti sono Noodles e i Poke Hawaiani (insalata di pesce crudo delle hawai) e i classici secondo Deliveroo come Poker bowl al salmone, il Mcmenu, Roll salmao e la Pizza Margherita.
Sono tutte preparazioni che io non ordino al ristorante figuratevi a domicilio tranne la pizza margherita, indica però questa familiarità da parte delle nuove generazioni con abitudini alimentari più globali.
Non ci sono dati su ordini di lasagne, polpette, branzino al sale, merluzzo, risotto alla milanese, sospetto che non sia la voglia di mangiare qualcosa di diverso ma la ricerca di quel gusto e quella palabilità a cui i giovani oramai hanno una maggiore confidenza.
8) Bevande : Birra, vini naturali, bevande senza alcool
La
birra è la bevanda fermentata che piace a quasi la metà degli italiani adulti con un consumo pro capite medio di
31,8 litri, il vino siamo sui
35 litri, per citare un paragone, ma mentre quelli del vino sono in discesa quelli della birra sono in salita, il 2019 sarà l'anno del sorpasso i consumi di birra supereranno quelli del vino?
Negli ultimi dieci anni c'è stato un autentico boom dei birrifici artigianali che in Italia sono più che quadruplicati passando da più di 200 a oltre 860 con una produzione annuale stimata in 55 milioni di litri (fonte Unionbirrai).
Per le altre bevande la richiesta di mercato vanno verso vini naturali, vini leggeri a bassa gradazione alcolica. I baristi nei locali più in sostituiscono i classici liquori ad alto contenuto alcolico con preparazioni meno alcoliche a base di
Vermut oppure con vini leggeri come il
Prosecco, andranno sempre più di moda i
cocktails alcool free, dal nome modificato come
No-groni, No-jito, ad indicare la non presenza di alcool nella bevanda.
9) Cheese tea
Molti scommettono su questo nuovo tipo di tè dopo il Bubble tea, avremo il Cheese tea, un tè tipo il te matcha, tè verde, te al gelsomino, al cui top c'è un formaggio montato come panna montata, è la preparazione più fotografata sui social network, arriva da Taiwan, secondo tutte le agenzie di stampa, conquisterà il mercato, una buona tazza di tè non si rifiuta mai, certo che la panna sopra de gustibus!
10) Mode alimentari: Pegan Diet
La più ricercata su istagram è la parola : pegan food, il cibo e la ricetta per la dieta pegan (no, non ho sbagliato a scrivere con pigeon, non è la dieta del piccione) è un neologismo, che mette insieme la dieta paleolitica (P)e la dieta vegana (egan).
Autore come dire guru di questo regime alimentare è Dr. Mark Hyman della Cleaveland Clinic, che sostiene che si tratta in sintesi di mangiare cibi a basso contenuto di zucchero e amido. molti alimenti vegetali, se si vuole si possono mangiare cibi d'origine animale ma allevati in modo sostenibile, per i grassi invita a prediligere grassi buoni come quelli contenuti nelle noci, nell'olio di oliva e nell'avocado.
Una dieta molto selettiva che invita a evitare frumento, glutine e prodotti lattei.
Al motto che invita a mangiare tutto quello fatto da dio ma di lasciare tutto quello creato dall'uomo (avrei qualcosa da ridire in merito, si vede che il Dr. Nyman non ha mai lavorato in agricoltura).