martedì 31 luglio 2018

Gli integratori alimentari sono utili o inutili? Nel caso delle malattie cardio vascolari ?

Emma T., Ancona: Gli integratori alimentari sono utili o inutili?
Maddalena D, Sassari: Nel caso delle Malattie Cardiovascolari servono gli integratori?

Una dei grandi dibattiti della Medicina odierna è l'uso degli integratori alimentari, per alcuni utili per altri no, in tutto questo c'è il consumatore con una pillola in mano che non sa cosa è bene fare.

Eppure il mercato degli integratori alimentari parla chiaro, su una cosa non c'è alcun dubbio che gli integratori alimentari fanno molto bene a chi li produce e li commercia, il settore è in crescita: i ricavi segnano un +7,3% nel 2017, arrivando a valere quasi 3 miliardi di euro, in modo particolare grazie alle vendite in farmacia, che da sole fatturano 2.572 milioni di euro., questo secondo un indagine del Centro Studi di FederSalus .

Il profilo del consumatore elaborato nel 2013 dall'Istat vede prevalente le donne come maggiori consumatrici (56% rispetto agli uomini), laureate, che vivono nelle grandi città, praticano attività fisica in modo regolare. 

Queste consumano più integratori di vitamine e sali minerali rispetto ad altri integratori, ai quali sovente aggiungono integratori di fibre e di probiotici. Negli uomini sono più consumati integratori a sostegno dell''attività fisica o sportiva 

La principale motivazione del consumo è la ricerca di un migliore stato di salute e benessere, mentre l'autoprescrizione vince sul consiglio medico mentre una certa influenza lo hanno i coach e gli allenatori in palestra.


Dalla prevenzione clinica alla promozione della longevità

Se fate caso alla pubblicità per ogni piccolo problema di salute c'è un integratore alimentare per superarlo, questo in una società del benessere dove le carenze sono piuttosto rare.

Questo perché oggi l'interesse per i micronutrienti si è spostato dalla prevenzione degli stati di carenza clinica alla promozione della salute e della longevità utilizzando vitamine e minerali supplementari.

Sono proprio le persone sane le maggiori consumatrici d' integratori alimentari, al mattino la capsula di lievito di birra per rinforzare i capelli, a mezzogiorno la vitamina D e la sera il Magnesio per conciliare il sonno.


Rischio Cardiovascolare e integratori

Nel caso del rischio cardiovascolare, una meta analisi canadese sostiene che i 4 più comuni integratori alimentari come multi vitaminici, Vitamina D, Calcio e Vitamina C, non hanno alcuna utilità nei pazienti a rischio cardiovascolare, non producono alcun effetto.

La ricerca conclude ampliando lo studio e sostenendo che gli integratori alimentari non hanno nessun effetto significativo sugli esiti cardiovascolari e sulla mortalità come: Vitamine A, Vitamina B 6 e beta-carotene; zinco; ferro; magnesio; selenio e le varie formulazioni di multi vitaminici presenti sul mercato.

Alcune di questi sono controproducenti è il caso della Vitamina B3 (niacina), quando è associato all'uso delle statine, dove il rischio di mortalità cardiovascolare aumenta del 10%. La Food and Drug Administration (FDA) nel 2016 ha ritirato l'approvazione della combinazione prolungata di niacina e statine.

L'unica indicazione che sembra sia utile è Vitamina B9 ( l' acido folico) il suo apporto è associato a una diminuzione del 20% del rischio cardiovascolare, ma c'è un solo studio a sostegno di questa tesi. 


Il caso della Vitamina D

Nell'uomo la carenza di vitamina D è associata a: disfunzione vascolare, irrigidimento arterioso, ipertrofia ventricolare sinistra  e alla possibilità di sviluppare diabete, ipertensione e iperlipidemia. La carenza di Vitamina D è inoltre associata a peggior morbilità e mortalità cardiovascolare.

Però le meta-analisi degli studi di supplementazione con vitamina D non hanno mostrato chiari miglioramenti della pressione sanguigna, della sensibilità all'insulina o dei parametri lipidici, suggerendo quindi che il legame tra carenza di vitamina D e malattia cardiovascolare può essere un epifenomeno. Tuttavia nuovi studi sono in elaborazione per il ruolo della Vitamina D nella protezione cardiovascolare.


Sintesi

Gli integratori sono più utilizzati dalle persone con un buono stato di salute, ricordiamo che è sufficiente avere un'alimentazione equilibrata e varia per raggiungere tutti i livelli raccomandati di vitamine e sali minerali.

Proprio per questo a livello internazionale per la riduzione del rischio cardiovascolare oltre che a uno stile di vita sano con adeguata attività fisica si raccomanda una dieta tipo mediterranea più vegetale con basso contenuto di grassi saturi, carne rossa e ricca in frutta e verdura per raggiungere facilmente i livelli raccomandati di vitamine e sali minerali si tende a non fornire alcun integratore alimentare tranne casi particolari.

Gli integratori alimentari dovrebbero essere utilizzati sono in caso di carenze nutrizionali dovute a scelte personali di diete restrittive, a patologie come l'anoressia, la bulimia, a seguito di un intervento di chirurgia bariatrica per Obesità, di prevenzione come la gravidanza o per evitare possibili carenze nell'età della crescita.

Riferimenti:
A.A.V. V. "Vitamine e minerali supplementari per la prevenzione e il trattamento di CVD" Journal of the American College of Cardiology, Volume 71, numero 22, giugno 2018

giovedì 19 luglio 2018

Che cos'è l'indice infiammatorio alimentare? (inflammation food index)

Luca M., Alba (CN): ho sentito parlare di indice infiammazione degli alimenti, volevo sapere cos'è  e a chi serve?

Attualmente è un indice più utilizzato nei studi medico scientifici piuttosto che nella quotidianità. L'infiammazione è associata a una serie di condizioni di salute croniche, come il cancro e le malattie cardiovascolari. Ridurre l'infiammazione può aiutare a prevenire o trattare queste condizioni. Diversi studi indicano che l'alimentazione può contribuire a modulare l'infiammazione.

La ricerca negli ultimi anni ha dimostrato che ci sono alimenti che possono stimolare uno stato infiammatorio, come ci sono alimenti anti infiammatori che possono contribuire a ridurre uno stato infiammatorio. 

L’infiammazione è una risposta di difesa del nostro organismo a cause esterne, una reazione del nostro sistema immunitario, il problema sorge quando questa dura a lungo e si cronicizza nel tempo,  Questo può stimolare l'invecchiamento cellulare e favorire secondo i ricercatori lo sviluppo di malattie degenerative come  le Malattie Cardiache, Artrite Reumatoide, il Diabete e l’Alzheimer .

Per questa ragione invitano a seguire un' alimentazione più ricca di cibi antinfiammatori e con un consumo minore di cibi pro-infiammatori.


L'indice  d'infiammazione si calcola in base all'impatto della Proteina C reattiva, una proteina rilevabile nel sangue prodotta dal fegato.

La proteina C reattiva è un marker biologico stabile per la rilevazione dell'infiammazione in una fase precoce.

La proteina C reattiva (CPR o CRP, non è la prima volta che qualcuno ne sente parlare, si  tratta in genere di un esame del sangue che viene prescritto quando c'è il sospetto di un infezione batterica, meningite, cancro ma anche una malattia infiammatoria intestinale, una malattia autoimmune, un' artrite reumatoide, un' artrite cronica, morbo di Chron.

Una volta valutata la reazione dell'alimento alla Proteina C reattiva, gli alimenti vengono suddivisi in 3 categorie :

1) Pro-infiammatori
2) Anti-infiammatorio
3) Neutro

Non è escluso che in futuro posso diventare un'indice più noto al pubblico, in virtù dell'eccessivo aumento nella popolazione della patologie legate all'infiammazione.


Quali sono in generale gli alimenti pro infiammatori

Sono quelli alimenti che per le loro caratteristiche hanno la possibilità di peggiorare lo stato d'infiammazione, in genere si tratta di prodotti alimentari industriali molto elaborati che contengono oltre che a grassi saturi e colesterolo, tra gli ingredienti ci sono additivi, coloranti, dolcificanti ed esaltatori di sapidità:

Dolci e merende industriali
Brioches
Dadi
Zuppe già pronte
Sughi già pronti
Carni elaborate
Filetti di pollo impanati
Salumi (per il contenuto di grassi saturi e colesterolo)
Salame
Wustel
Filetti di pesce impanati
Alcol
Patate e Chips ( per alto indice glicemico) *


Quali sono in generale gli alimenti anti infiammatori? (Che aiutano a diminuire l'infiammazione)

In generale sono quelli alimenti che contengono molte fibre la ricerca ha evidenziato che ci sono alcuni micronutrienti in frutta e verdura che possono contribuire a ridurre l'infiammazione.

Cereali in particolare prodotti con cereali integrali, oltre al grano il riso, avena, orzo, farro, segale, grano saraceno, miglio.
Olio extravergine d'oliva ( per il contenuto di grassi monoinsaturi, vitamina E e polifenoli)
Cipolle
Semi di lino
Mandorle
Noci
Semi di zucca
Frutti di bosco
Curcuma
Ananas
Zenzero


Sintesi

All'interno di un alimentazione equilibrata può essere utile prediligere alimenti anti infiammatori che hanno un indice d'infiammazione basso in particolare in coloro che sono state già diagnosticate o sono soggetti a rischio di patologie autoimmuni, malattie cardiovascolari e malattie degenerative.

Sebbene l'indice infiammatorio degli alimenti possa rappresentare per molti una novità, non aggiunge nulla di nuovo alle conoscenze che già abbiamo, in quanto si è sempre invitato a consumare più cereali meglio se integrali, prediligere l'olio d'oliva extra vergine, le 5 porzioni di frutta e verdura fresca giornaliera, l'utilità del consumo anche se moderato di frutta secca (Mandorle, Noci) e la limitazione di tutti gli alimenti industriali elaborati ricchi di sale, grassi saturi, zucchero, additivi ed esaltatori di sapidità.

Riferimenti:
Julia C, Assmann KE1, Shivappa N, Hebert JR, Wirth MD, Hercberg S1, Touvier M, Kesse-Guyot E . Long-term associations between inflammatory dietary scores in relation to long-term C-reactive protein status measured 12 years later: findings from the Supplémentation en Vitamines et Minéraux Antioxydants (SU.VI.MAX) cohort.
Br J Nutr. 2017 Jan;117(2):306-314. doi: 10.1017/S0007114517000034. Epub 2017 Feb 7.

Philip P. Cavicchia, Susan E. Steck, Thomas G. Hurley, James R. Hussey, Yunsheng Ma, Ira S. Ockene, and James R. Hébert
A New Dietary Inflammatory Index Predicts Interval Changes in Serum High-Sensitivity C-Reactive Protein1–3
J Nutr. 2009 Dec; 139(12): 2365–2372.


Kim et. al.; Chen, Jie ; Wirth, Michael D.; Shivappa, Nitin ; Hebert, James R. et al.
Lower Dietary Inflammatory Index Scores Are Associated with Lower Glycemic Index Scores among College Students
Nutrients

Kaluza J, Harris , Melhus, Michaëlsson, Wolk A.
Questionnaire-Based Anti-Inflammatory Diet Index as a Predictor of Low-Grade Systemic Inflammation.
Antioxid Redox Signal. 2018 Jan 1;28(1):78-84. doi: 10.1089/ars.2017.7330. Epub 2017 Oct 12.

*  NB
Ha destato molta perplessità l'inserimento da parte dei ricercatori delle patate nella lista degli alimenti infiammatori, i ricercatori da me interpellati mi hanno inoltre ricordato che le patate hanno un alto indice glicemico (come zucchero e farina 00).
E' nota la relazione tra un alimentazione ad alto indice glicemico e alto indice infiammatorio, anche se l'indice glicemico delle patate varia per esempio nelle patate al forno da va da 56 a 111 se bollite da 56 a 101, avere preso il dato massimo secondo me è stato precauzionale.
Bisogna tenere presente che le patate richiamano anche una certa quantità di grassi come condimento nella cucina tradizionale, per esempio dalle mie parti si usa mangiare il rosti, patate grattugiate e saltate con molto lardo o burro; una volta ogni tanto si può anche mangiare diverso mangiarlo tutti i giorni a colazione.
Bisogna tenere presente anche frequenza di consumo e quantità, i ricercatori non invitano a eliminare ma a ridurre il consumo. Non concentratevi su un alimento specifico ma sull'alimentazione in generale, che oggi è particolarmente ricca d'alimenti già pronti, ridurre anche solo in parte quelli sarebbe un ottimo traguardo, al di là della patata, io il rosti comunque lo mangio lo stesso.

lunedì 16 luglio 2018

La Marijuana può migliorare il sesso?

Jessica L., Riccione:  Volevo sapere se è vero che la marijuana o la cannabis può migliorare le prestazione sessuali?

Quando si parla di sostanze, bisogna imparare a utilizzare i termini corretti, con il termine marijuana si identifica i preparati psicoattivi costituiti da resina e infiorescenze femminili della varietà della pianta di Cannabis o Canapa .

La THC è il principio attivo della cannabis noto per il suo effetto tendenzialmente euforico. Diverse ricerche medico scientifiche hanno evidenziato il possibile beneficio della cannabis come antidolorifico per artrite, tremori del Morbo Parkinson, si può rilevare la sua utilità per gli effetti negativi della Sla, gli effetti collaterali della chemioterapia anche su questi presunti benefici non c'è unanimità in ambito accademico.

Quando però si parla di sesso e cannabis, vedo in tutti comparire un sorriso malizioso, tuttavia più che parlare di scienza mi sembra di parlare di pseudo scienza.

La reazione a queste presunte sostanze è difficile da classificare e in ambito scientifico ci sono pareri discordanti, possiamo sicuramente affermare che la reazione al consumo di queste sostanze è soggettivo e dal mio punto di vista è molto condizionato dal contesto o meglio dall'ambiente e dalla compagnia.

Negli ultimi anni l'industria della cannabis attraverso il marketing associa il suo consumo a tutto ciò che è possibile cercando di cavalcare l'idea comune che si ha di questa pianta e dei suoi presunti effetti.


Tanto che negli ultimi anni c'è stata una ripresa della coltivazione di cannabis, in favore di varietà che contengono un principio attivo molto basso di THC, perchè la legge in molti stati consente il commercio solo di questo tipo di cannabis a basso tenore di THC.
Grazie a questo si è potuto riprendere la coltivazione della canapa come in Umbria per realizzare dei tessuti anche l'industria alimentare ha scoperto la canapa dalla crema al cioccolato con cannabis, olio di canapa, la pasta con canapa, le bevande con la canapa.

L'associazione della cannabis con il sesso non è un concetto recente, già nel  700 d.C i praticanti del sesso tantrico incorporarono la cannabis nelle loro acrobazie.

Secondo uno studio del 2017 della Scuola di Medicina della Stanford University evidenzia che coloro che fanno uso frequente di Cannabis facciano più sesso rispetto a chi non la usa, un 20% in più.

Oggi la maggior parte dei prodotti che contengono cannabis per le pratiche sessuali sono gel o olii, spesso in genere olii di cocco lascianti in infusione con foglie di cannabis, secondo le informazioni sui siti dei prodotti, hanno la funzione di lubrificare le parti intime e amplificare il piacere e la libido (non ho ancora capito se di chi la vende o di chi la compra).

Tra le aziende

Per non farci mancare nulla, perchè si sa il sesso non è solo una questione fisica ma celebrale , oltre a gel e olii che si applicano sulle parti intime, ci sono anche alcuni inalanti che arrivano prima al cervello, come l'azienda Inhale in Massachusettes,  che collega l'utilizzo dei derivati della Cannabis per le coppie o single con problemi sessuali, l'azienda sostiene che i prodotti a base di cannabis sono in grado di migliorare il flusso sanguigno e la sensibilità per essere in grado d'avere orgasmi più frequenti e più intensi.


Sintesi

Gli effetti della Cannabis sono soggettivi, possono indurre a introversione come a vivacità, comodità o disagio ma anche a nulla.

Secondo il sito Royalqueenseeds dipende dalla quantità e anche dalla varietà. Ricordo che è consentita per uso medico in 29 stati degli Usa e per uso “ricreativo” in cinque (Colorado, Oregon, Washington, Alaska e Nevada). Nel 2013 l’Uruguay è stato il primo paese del mondo a legalizzare l’uso, la vendita e la coltivazione di marijuana a scopo ricreativo.

Sull' uso medico per problemi sessuali ho qualche perplessità, il mio consiglio è quello che se siamo di fronte a un problema sessuale la cosa migliore è di rivolgersi a un sessuologo, a uno specialista che potrà meglio identificare il problema con professionalità e trovare la terapia più idonea.

Quelli che invece fanno già del buon sesso di continuare a farlo anche senza prodotti con derivati della cannabis, che questa migliori e moltiplichi gli orgasmi non c'è alcuna prova in merito.

martedì 3 luglio 2018

È possibile trovare dei pomodori che abbiano un buon sapore?

Graziella D, Civitavecchia: le volevo chiedere un consiglio, non riesco a trovare dei pomodori buoni sia da mangiare crudi che per fare un buon sugo, sembra che non sappiano di nulla, ha qualche dritta?

Sappiate che non è facile, perché è un mercato quello del pomodoro in continua evoluzione, con nuove varietà disponibili ogni stagione, per stimolare le vendite e garantire pomodori tutto l'anno.

A questa grande offerta non corrisponde un'offerta di qualità in termini di gusto, bisogna distinguere tra il pomodoro pensato come un prodotto industriale bello da vedere ma senza sapore disponibile tutto l'anno, un pomodoro frutto di stagione e un pomodoro di qualità.

La stagionalità del pomodoro

Ci siamo dimenticati che come le ciliegie, come i lamponi, il pomodoro è un frutto di stagione, la stagione del pomodoro inizia a Giugno/Luglio e prosegue fino a Settembre, mangiare una caprese di pomodoro e mozzarella a Dicembre non è come mangiare una caprese a Ferragosto perché in piena stagione di maturazione i pomodori sono più dolci e gustosi.
Nel periodo invernale è più facile trovare dei pomodori coltivati in serra o dei pomodori che arrivano da lontano, dalle isole Canarie, Penisola Iberica, Marocco, dove magari c'è l'esposizione al sole ma non il terreno più adatto.

So che mi tirerò dietro molte polemiche, comprendo l'esigenza della disponibilità dei pomodori tutto l'anno, ma nonostante l'evoluzione tecnologica della coltivazioni in serra e fuori terra, di minore impatto ambientale, il gusto in molti casi è con poco sapore.

Il pomodoro che troviamo in vendita in alcuni supermercati è raccolto con molto anticipo sul tempo di maturazione a volte anche tre settimane prima, questo vuole dire che il frutto non fa in tempo a completare la maturazione questo incide sia sul gusto che sul contenuti di vitamine e sali minerali.


Quando la differenza la possono fare la coltivazione e la provenienza

L' Italia è un paese fortunato dove si coltivano pomodori in tutte le regioni, bisogna imparare a scegliere produttori locali, meglio se biologici oppure che limitino i trattamenti in agricoltura.

Ricordate che è il terreno e l'esposizione al sole, i due fattori che possono incidere più nel gusto, bisognerà memorizzare inoltre provenienza e varietà, poiché la stessa varietà di pomodoro datterino messo a dimora in provincia di Cuneo  e in provincia di Siracusa in Sicilia può dare un sapore diverso al pomodoro.

Una volta andavano di moda i mercati dei contadini locali erano un'ottima possibilità per trovare pomodori locali e coltivati in stagione.

In cucina non tutte le varietà sono adatte a tutti gli usi, un cuore di bue ligure è adatto da mangiare crudo come contorno ma spesso quelli che troviamo sul mercato sono un po' troppo farinosi all'interno perchè non provengono dalla Liguria, la varietà di pomodoro un riccio fiorentino è più adatto per fare un sugo,  la varietà di pomodoro a grappolo più adatto a essere utilizzato come pomodoro al forno ripieno.

Ci sono più di 700 varietà di pomodori anzi è in continuo aggiornamento perché arrivano sempre nuove varietà, ogni zona geografica ha le sue varietà più adatte alla coltivazione.


La differenza la possono fare la Varietà 

Consiglio d'acquistare un po' di varietà e provarli per vedere che gusto hanno, sia varietà "nazionali " che varietà "locali", perché a incidere sul gusto di un pomodoro è anche la varietà:

Pomodori Piccadilly, mediamente è un buon pomodoro anche se talvolta è molto caro, dipende dalla sua origine, coltivazione, si trova sul mercato da Gennaio a Luglio, quello che viene dalla Silicia in particolare dalla provincia di Siracusa è rinomato per il sapore e aroma.

Pomodori di Pachino Ciliegino , quando si è fortunati di trovarlo buono, è una delizia, ricordate che il pomodoro originale di Pachino lo si raccoglie solo da Luglio a Ottobre, ci sono ovviamente più varietà di pomodoro ciliegino sul mercato ma  fate attenzione non tutte arrivano da Pachino. 

Pomodoro Datterino, è una varietà che si adatta a più modalità di coltivazione tanto che è disponibile tutto l'anno, trovo che in estate sia migliore rispetto ad altre stagioni, perché coltivato in terra e all'aperto, il gusto varia proprio non solo in base al tipo di coltivazione ma anche dalla zona di provenienza.

Pomodoro San Marzano, il pomodoro più famoso, prende il nome da San Marzano sul Sarno, una zona vocata per la sua coltivazione, un pomodoro che si presta di più alla produzione di pelati e concentrato.  Un tempo lo si utilizzava per preparare insalata e sugo, sul mercato si incontrano tante varietà ma negli ultimi anni trovarli sodi e con sapore è divenuto sempre più difficile. 

Ci sono poi varietà regionali molto note ma che difficilmente superano i limiti del territorio di coltivazione come in Puglia il Pomodoro Regina,  il Pomodoro Fiaschetto, il Pomodoro di Manduria, in Calabria il Pomodoro di Belmonte, in Sardegna il Pomodoro Camone, in Campania Pomodoro del piennolo e il Pomodoro Sorrentino, in Lazio il Pomodoro tondo ovale romano e il Pomodoro Principe Borghese.


La mancanza di uno standard di qualità

Si tratta di un problema che riscontro in più varietà di pomodoro, gli compri una settimana prima sono buoni, la settimana dopo sono immangiabili e senza gusto.

C'è la mancanza di uno standard di qualità, la produzione di un prodotto agricolo dipende da più fattori, non ultimo il tempo atmosferico che incide molto nel gusto del prodotto finale, tuttavia a volte se c'è uno standard di qualità nella coltivazione non c'è nell'attenzione al consumatore nella catena di distribuzione, molto frigorifero, troppa escursione termica, danneggiano il frutto e il suo sapore e arriva sulla tavola sciapo.

Ricordate che il pomodoro è originario del Perù ama il caldo e detesta il freddo, è meglio conservarlo all'aria aperta, resiste abbastanza facilmente a temperature superiori a 25 gradi. 

Il pomodoro è molto sensibile alle variazioni di temperatura tanto che in genere diventano molli se alternate fuori e dentro il frigo oltre che a perdere il sapore.



Sintesi

La migliore soluzione è farsi il pomodoro per proprio conto, ho visto molti blogger coltivatori, orti urbani e terrazzi in città trasformati in orti, in alternativa perché non tutti abbiamo il pollice verde, la voglia e il tempo, imparare a distinguere tra la vastità dell'offerta dal banco del mercato al supermercato.

Scegliere in base alla stagionalità, in base alla varietà, in base alla coltivazione, in base alla provenienza, dando una preferenza a pomodori locali,  biologici se è possibile o per lo meno con trattamenti limitati, perché il pomodoro biologico vero e/o il locale lo si raccoglie all'ultimo momento questa garantisce una migliore maturazione del frutto, un sapore più intenso anche se da un altro punto di vista sono più fragili e vanno consumati in fretta.

Si possono acquistare pomodori anche fuori stagione, tuttavia non avranno lo stesso gusto, lo stesso equilibrio d'acidità e dolcezza.