mercoledì 30 settembre 2015

Il grasso dona gusto agli alimenti?

Jolanda P., Asiago : il grasso dona gusto agli alimenti?

Spesso si dice per aggiungere sapore aggiungi grassi, così in prodotti light viene aggiunta della gelatina di maiale, qualcuno ricorda gli yogurt light alla gelatina di maiale di qualche anno fa, ho trovato il pane al supermercato con aggiunta di strutto oppure pensiamo alla festa del bue grasso di Carrù, si dice buono perchè è più grasso, la realtà però non è cosi semplice.

Il gusto è uno dei sensi, i cui recettori sono le gemme gustative presenti nelle papille gustative della lingua, nel palato, nella faringe, nelle guance e nell'epiglottide. Il gusto dipende dalla percezione sinergica di cinque gusti fondamentali: amaro, aspro, dolce, salato e umami.

Sono molto le variabili che giocano nella sensazione del gusto, come la composizione, la consistenza, il colore, la tessitura, il profumo, la temperatura.

Quando una di queste caratteristica manca, il gusto dell'alimento risulta poco piacevole, pensiamo a quando abbiamo il raffreddore non sentiamo il profumo ci sembra che nulla abbia sapore.

L'aggiunta di grassi dona ai cibi tessitura, consistenza, il grasso dona morbidezza ma quello più importante è che il grasso fa da supporto alle componenti aromatiche degli alimenti.

Il grasso da solo non è sufficiente a dare profumo e gusto, se in eccesso può anche essere sgradevole, ma ha la capacità in una certa percentuale di veicolare i profumi e i sapori presenti nell'alimento, ma non si può dire che sia un esaltatore del gusto.


martedì 29 settembre 2015

I piatti della tradizione ricchi di sale, grassi e zuccheri dobbiamo evitare di mangiarli?

Lorena F., Viterbo : I piatti della tradizione come carbonara, cannelloni, lasagne, pizzoccheri, pastiera, inclusi salumi e formaggi, ricchi di sale, grassi e zuccheri dobbiamo evitare di mangiarli?

Dipende ovviamente delle condizioni di salute di ciascuno di noi, potrei cavarmela diplomaticamente dicendo che basta mangiarne poco e solo in occasione speciali ma non è cosi.

L'altro giorno guardavo la televisione con alcuni amici, c'era la ricetta della pasta alla carbonara, lo chef diceva gli ingredienti 100 g di guanciale a persona oppure lo stesso peso della pasta per ogni commensale, ovviamente si tratta di porzioni di guanciale che oggi consideriamo troppo abbondanti ma probabilmente negli anni '20 poteva essere possibile.

Il problema è che c'è una cattiva informazione sulle tradizioni del passato, c'è il comune pensiero che tutto quello che viene dal passato sia buono e giusto, in realtà io che ho un età più da passato che da futuro, ricordo che avevamo il guanciale in dispensa e mia nonna lo utilizzava con parsimonia perché doveva durare un anno, ogni famiglia allevava un solo maiale.

Pensate alle ricette di Pasqua come la frittata, le pizze di pasqua con il formaggio, la pastiera napoletana e lo cassata siciliana, sicuramente sono molto caloriche ma le si mangiava dopo i 40 giorni di digiuno di Quaresima, oggi forse solo qualcuno si trattiene un po' durante la vigilia di Pasqua.

Era totalmente diverso il contesto in cui si preparavano queste ricette, pensiamo alla carbonara, il pasto dei pastori e dei carbonai, tutto il giorno non avevano tempo di mangiare, si mangiava solo al pomeriggio tardi, dopo magari avere camminato otto ore in montagna, era si un pasto calorico agli occhi d'oggi ma c'era solo quello, non c'era antipasto, non c'era secondo, non c'era dessert.


Le ricette cambiano nel corso del tempo

Le ricette dei libri di cucina della fine dell'800 e l'inizio del '900, vanno prese con beneficio d'inventario, chissà perché nessuno mai ricorda le ricette come quelle a base di verdura, di legumi, ma invece tutte quello ricche di sale, grassi e zucchero!

Le ricette cambiano, perché si adattano all'uomo e alla società, si evolvono, pensiamo al risotto alla milanese, come si è modificato nel corso degli anni, dalla tecnica agli ingredienti, oggi facciamo a meno anche del midollo che una volta si metteva alla fine per mantecare il risotto.

Nel tempo cambia anche la disponibilità e la varietà degli ingredienti, cambia il gusto, c' è stato qualche anno fà, negli anni '80 un bel tentativo di rinnovare le ricette della tradizione regionale italiana, fatto dal grande Gualtiero Marchesi, due volumi editi da Mondadori il miei libri sono del 1989, dove cerca con la sua tecnica di limitare i grassi e rendere le preparazioni più leggere, con dei buoni risultati in termine di gusto, sempre restando però nell'ambito popolare, cioè ricette che tutti possono fare a casa.


Alimentazione oggi è anche uno strumento prevenzione di patologie

Sovente il problema più importante delle ricette tradizionali è la quantità di materia grassa eccessiva per i nostri giorni  e abitudini di vita, che necessariamente deve essere ridotta come anche le porzioni, una volta erano piatti unici. Della tradizione tutti ricordano i piatti di carne, ma la carne era un bene prezioso e caro che raramente compariva sulle tavole.

Quello che però bisogna prestare più attenzione sono le associazioni salumi e formaggio, per il loro contenuto di calorie, sale e grassi saturi, notoriamente sono anche sostanze ricche di colesterolo, questo tipo di ricette se consumate in maniera continua nel tempo possono aumentare il rischio cardiovascolare, per color che sono già a rischio cardiovascolare devono considerare quest'associazione salumi e formaggio e la ricetta come un pasto eccezionale, è sufficiente poi durante la settimana avere un alimentazione equilibrata magari con più frutta e verdura, ma sopratutto con più attività fisica.

Apro una parentesi sul consumo di sale, si parla sempre molto di rischio cardiovascolare ma il consumo eccessivo di sale è collegato al rischio di cancro allo stomaco, per esempio ci sono paesi in Asia che per cultura della tradizione consumano due volte in più del sale raccomandato, tanto che il cancro allo stomaco è il tumore più frequente in Giappone e Corea, come anche in Mali, il paese delle carovane del sale e in Portogallo per la tradizione del merluzzo salato.


Attività fisica tradizionale

Importanza dell' attività fisica andrebbe riscoperta la tradizione anche di questa oltre che delle ricette di una volta, inutile negare che oggi ci muoviamo meno di tanti anni fa, quando vedo le persone che vanno in giro con un contapassi mi viene da ridere, io per andare a scuola, facevo da bambino 40 minuti di cammino perche la scuola era in paese mentre io abitavo in una piccola frazione, mi ricordo che si andava a piedi anche per andare da un paese all'altro in qualsiasi condizione di tempo.

In definitivo non è necessario rinunciare ai piatti tradizionali ma bisogna ridurre le porzioni e modificare il tenore di grassi e dei zuccheri nei dolci, bisogna adeguare l'alimentazione al nostro stile di vita, ci possono essere più strade per esempio io faccio la carbonara, metto poche listarelle di guanciale anche se preferisco la pasta non carbonara con le zucchine, utilizzo il metodo carbonara ma non lo chiamo cosi, con piselli e fave omettendo perfino l'uovo che sostituisco con un crema gialla fatta con ricotta, zafferano e acqua di cottura della pasta, aggiungendo erbe aromatiche come basilico e frutta secca come noci spezzettate.

Il passato può aiutare e rinnovare le ricette tradizionali

L'invito è quello di non privarsi del gusto dei piatti o dei prodotti della tradizione, ogni persona a suo modo riduca o modificare gli ingredienti ma propria ispirazione o gusto, non c'è nulla di male, perchè le ricette cambiano, nella tradizione c'è anche l'uso delle farine integrali, della farina di cereali diverse, si può innovare anche prendendo esempio dal passato, per arricchire e rendere più salutare un piatto.

Limitarne consumo, ridurre grassi, sale e zucchero. Ricordarsi che erano piatti dei giorni di festa che si mangiano una volta all'anno, ma tutti i giorni ci si nutriva meno ed erano sopratutto verdure, legumi e frutta gli ingredienti più utilizzati, riscoprite anche quei piatti della tradizione e non solo quelli ricchi di grassi, sale e zucchero.

I piatti della tradizione vanno fatti a casa, i piatti pronti di ricette tradizionali come lasagne, cannelloni, spezzatino, sono quelli che c'è una maggiore tendenza ad adoperare a livello industriale più ingredienti di dubbia origine come le lasagne alla carne di cavallo di qualche anno fa oppure la fine dei renderli delle preparazioni invitanti l'aggiunta d'esaltatori del gusto, per cui una buona parmigiana di melanzane meglio farsela a casa che acquistarla già pronta, fosse solo per una volta all'anno.

lunedì 28 settembre 2015

Il sale marino è migliore per la salute?

Petra K., Dobbiaco : Il sale marino è migliore per la salute?

Il sale viene ricavato da più metodi, il sale marino è la forma più antica di produzione di sale e viene ottenuto dall'acqua del mare tramite evaporazione solare (per effetto del calore del sole), in genere viene raffinato al fine di eliminare gli altri sali e ottenere solo cloruro di sodio, quello che noi chiamiamo sale da cucina, ci sono in Italia per esempio delle saline molto rinomate come a Cervia in Emilia Romagna, a Trapani in Sicilia, le saline di Molentargius a Cagliari  in Sardegna.

C'è poi un altro sale ottenuto invece da evaporazione indotta, cioè dove la sorgente d'energia non è il sole, ma il vapore acqueo oppure la corrente elettrica, è il sale che si ottiene per esempio a Volterra in Toscana.

C'è poi il sale ottenuto da depositi di salgemma, quello che viene chiamato sale da miniere di salgemma, in Sicilia sono famosi le miniera di sale di Racalmuto e Realmonte in provincia d'Agrigento e Petralla in provincia di Palermo.

In tutti i casi si tratta della stessa molecola, cloruro di sodio, il tenore di sodio è identico 400 mg per 1g di sale, pertanto non vi è alcuna differenza dal punto di vista chimico e anche dal punto di vista nutrizionale.

La differenza tra sale marino e sale di salgemma è più nel gusto, il sale marino grazie alla presenza di tracce microscopiche d'alghe e crostacei, ha un gusto e una tessitura più gradevole ma bisogna avere un palato molto raffinato  e sensibile.

Si trova spesso in commercio il sale iodato, viene aggiunto a livello industriale per superare la carenza di iodio nella popolazione generale, la carenza di iodio dipende da più fattori inclusa la propria dieta alimentare in Italia di calcola che sei milioni di persone sono a rischio carenza di iodio, in genere se si ha una dieta con un apporto di pesce e crostacei è difficile essere carenti di iodio.

Il fior di sale che va tanto di moda tra i chef o i jet chef, come li chiamo io, è un sale grezzo, tende meno a coprire il sapore dei cibi, ha una minore percentuale di cloruro di sodio, spesso si trova in vendita nei negozi gourmand semplice o addizionato di spezie come sesamo, zenzero, cumino, erbe aromatiche o polvere di bucce d'agrumi come limoni e arance essicate, serve per dare un gusto più personale ai piatti dei professionisti della cucina ma anche per appassionati di cucina.


giovedì 17 settembre 2015

Pubblicità: il tuo bambino è quello che tu mangi

Questa pubblicità è stata pubblicata da alcuni giorni in Brasile, dal grande effetto, spesso ci si prodiga in mille parole ma manca la sintesi del messaggio.

Il tuo bambino è ciò che tu mangi, mi piace perche va diretta all'obiettivo senza mezzi termini.

In Europa forse sarebbe fuori luogo, perchè la maggior parte della mamme sono molto attente all'alimentazione sia loro che del bambino, hanno una maggiore educazione, ma nelle altre parti del mondo non è cosi, c'è alla base un discorso di povertà, un discorso di mancanza di cultura.

La consapevolezza della nutrizione della madre verso la salute del bambino, in particolare nella riduzione del rischio di cancro, è un concetto nuovo nato da una ricerca pubblicata su Genome Biology.

Nello studio pubblicato i ricercatori si sono concentrati su quelle aree del genoma che sono particolarmente vulnerabili alle influenze esterne, come ad esempio la nutrizione per determinare come questi fattori potrebbero influenzare un feto in via di sviluppo.

Hanno cosi trovato che ci sono delle aree nel genoma in cui i cambiamenti epigenetici sono più vulnerabili alle influenze esterne come la dieta.

Per verificarlo sono andati in Gambia  dove cambiando disponibilità stagionale di cibo ha permesso loro di confrontare le donne che hanno concepito nei periodi in cui il cibo era scarso, o nei periodi in cui era abbondante.

Hanno cosi trovato una specifica variante di un gene che è coinvolto nella soppressione dei tumori. Quando questo gene è epigeneticamente attivato, porta alla protezione contro il cancro, questa attivazione è influenzata secondo i ricercatori dalla nutrizione sia in termini di quantità che di qualità della madre.

Non è solo la nutrizione della mamma a influenzare i geni, ci può essere una influenza data dall'obesità della madre, l'inquinamento, il fumo di sigaretta.

Passo successivo della ricerca sarà capire quali sono i cibi o gli alimenti o la dieta che hanno di più la facilita d'attivare il gene che potrebbe ridurre il rischio di cancro.

Detto questo non vorrei che la mamme si sentissero troppo colpevolizzate, questa è la ricerca e rappresenta il futuro della conoscenza, la genetica e l'epigenetica hanno ancora poca applicabilità pratica. 

Vivete la gravidanza e la nascita del bambino con serenità facendovi aiutare da un ginecologo prima e da un pediatra dopo, che sono stati preparati per gestire al meglio tutte le problematiche, anche quelle relative all'alimentazione e la prevenzione delle patologie.

Riferimenti:
Matt J Silver, Noah J Kessler, Branwen J Hennig, Paula Dominguez-Salas, Eleonora Laritsky, Maria S Baker, Cristian Coarfa, Hector Hernandez-Vargas, Jovita M Castelino, Michael N Routledge, Yun Yun Gong9, Zdenko Herceg, Yong Sun Lee, Kwanbok Lee, Sophie E Moore, Anthony J Fulford, Andrew M Prentice and Robert A Waterland."Independent genomewide screens identify the tumor suppressor VTRNA2-1 as a human epiallele responsive to periconceptional environment " Genome Biology June 2015

mercoledì 16 settembre 2015

Dieta mediterranea e olio extra vergine d'oliva riducono il rischio di cancro al seno

Una di quella notizie che mi piace tanto dare, finalmente una ricerca positiva che ha trovato che la dieta mediterranea unita al consumo d'olio d'oliva extra vergine, può aiutare a prevenire il rischio di cancro al seno.

Di cancro al seno ho parlato spesso, forse vi ho dato anche un po' fastidio ma la prevenzione e i controlli sono secondo me importanti, parlarne è l'unica cosa che posso fare, perché i dati purtroppo parlano di un aumento dei casi di cancro al seno del 20% negli ultimi 5 anni.

Già in precedenza altri studi osservazionali hanno fatto notare che una dieta mediterranea aveva la possibilità di ridurre sia il rischio cardiovascolare ( New England Journal of Medicine, 2013) che il cancro al seno 


Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Jama, uno studio fatto in Spagna, dall'Università di Navarra, su 4.282 donne tra i 60 anni e gli 80 anni a rischio cardiovascolare, è stata data una dieta mediterranea a ridotto contenuti di grassi, a un gruppo è stato dato olio extra vergine d'oliva a un altro gruppo un integrazione con frutta secca come noci e mandorle, a distanza di 5 anni, entrambi i gruppi hanno avuto minori casi di cancro al seno, ma quello con olio extra vergine d'oliva leggermente di più.

Un dato positivo, anche se il dibattito sulle cause del cancro al seno è aperto, si pensa a un mix di fattori genetici, comportamentali e ambientali, non è un solo fattore la causa ma molto probabilmente una combinazione, mentre le strategie di prevenzione rappresentano l'apporto più interessante nei confronti del cancro, le strategie alimentari hanno un certo interesse perchè sono semplici e facili da seguire.

In entrambi i casi i due gruppi hanno avuto una minore incidenza di cancro al seno, è ragionevole pensare grazie ai benefici della dieta mediterranea.


Ricordo solo per la cronaca uno studio del 2011 che parlava dei benefici dei polifenoli contenuti nell'olio extra vergine d'oliva, secondo questo studio l'olio d'oliva extra vergine contiene composti fenolici che esercitano un azione anti infiammatoria, utile nella prevenzione sia delle malattie cardiovascolari che per il cancro e le malattie neuro degenerative. 

Lo studio che in realtà aveva più l'obiettivo di valutare il rischio cardiovascolare, si è ritrovato questo dato, molto interessante, per la lunghezza degli anni e il numero dei soggetti coinvolti.

Una sola preghiera vagabondando on line ho visto che si è attribuito un esempio di dieta mediterranea a un torta salata fatta con pasta con il burro, formaggi e salumi, credo una specialità napoletana, ricordate che quando si parla di dieta mediterranea si parla di dieta più ricca di frutta e verdura, di legumi, d'olio d'oliva e di pesce!

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Riferimenti:
Miguel Martinez Gonzales, Estefanía Toledo e al " Mediterranean Diet and Invasive Breast Cancer Risk Among Women at High Cardiovascular Risk in the PREDIMED Trial" JAMA Intern Med. Published September 14, 2015

lunedì 14 settembre 2015

Mangiare pesce riduce il rischio di depressione ?

Tra le motivazioni del mangiare pesce questa è sicuramente tra le più originali, è la conclusione di un nuovo studio il quale sostiene che le persone che mangiano adeguate porzioni di pesce hanno un rischio significativamente più basso di depressione, rispetto a chi ne mangia poche o per nulla.

Il legame tra la dieta e la depressione è un tema molto discusso, anche molto sfruttato sia dalle aziende agroalimentari che dalle aziende farmaceutiche.

Ho diverse volte scritto che un alimentazione poco equilibrata,  può essere una conseguenza della depressione ma non una causa.

Il nuovo studio, pubblicato sul Journal of Epidemiology e Community Health, i ricercatori hanno voluto esaminare gli effetti positivi del pesce sulla salute, hanno analizzato 26 studi osservazionali pubblicati tra il 2001 e il 2014. Le persone che hanno mangiato più porzioni di pesce hanno un minore rischio di depressione circa il 17%.

Le ragioni biologiche di questo collegamento non sono ancora state determinate, alcuni ipotizzano una conseguenza degli acidi grassi omega-3 presenti nel pesce che potrebbero aumentare la produzione di dopamina e di serotonina (gli ormoni che secondo alcuni studi sarebbero collegati al buon umore).

Però attenzione amici ricercatori , non tutto il pesce contiene tutto questo omega 3 da fornire questo risultato, a parte il salmone, le maggiori varietà di pesce consumate sono il merluzzo, i gamberi, le orate, i branzini, il pesce spada, i calamari che hanno solo delle piccole percentuali d'omega 3.

Le ragioni possono essere diverse, chi è depresso nella maggior parte dei casi o si alimenta troppo o poco senza molto guardare che tipo di alimenti mangia è concentrato su suo male di vivere.


La ricerca come molte studi ultimamente arrivano dalla Cina, dove casualmente si sono trasferite tutte le più grandi aziende farmaceutiche e produttori d'integratori, per amore del cielo tutti bravi i ricercatori cinesi, hanno analizzato dati di tutto il mondo ma qualche perplessità rimane.

Ricordo una ricerca di alcuni anni fa sempre sulla depressione che indicava che la depressione era più legata ad ambienti lontani dal mare, sembra che chi abiti sul mare, ha meno la tendenza a soffrire di depressione, più che il pesce, sembra che il sole, il mare e la luce aiutano molto di più.

Oggi sembra che tutte le patologie hanno una terapia alimentare, non è cosi, mi spiace per i dietisti, ma non tutte le patologie dipendono dalla dieta.

Sicuramente il pesce contiene molto più sostanze di quelle che si possa pensare, vitamine B e D, Iodio, Calcio, Selenio, Potassio, Magnesio, Arginina, un mix abbastanza vario, credo che più che il pesce nel caso della depressione sia importante lo stile di vita, chi è depresso o per le meno si avvicina alla depressione, si muove poco ha uno stile di vita più sedentario, poco attento alla salute, al suo aspetto, si trascura più facilmente, inclusa anche l'alimentazione ma non si può affermare che la depressione sia un disturbo dell'alimentazione generato dalla poche porzioni di pesce!

Riferimenti: Fang Li, Xiaoqin Liu, Dongfeng Zhang Fish consumption and risk of depression: a meta-analysis. Journal of Epidemiology e Community Health Settembre 2015 


domenica 13 settembre 2015

La misura ideale del pene

L'argomento più discusso da 4000 anni, ne parlo per dare un punto di vista diverso, ogni tanto viene fuori una ricerca che indica le misure ideali, l'ultima è stata pubblicata dalla celebre rivista medico scientifica Plos One, ricerca fatta in California, che indica che la misura ideale in 16 cm x 12,5 cm.

Sulla metodologia dello studio ho le mie forti perplessità, ma scrivo il post perché è tra le domande più frequenti che mi vengono poste, quando deve essere lungo un pene? C'è inoltre una lunga lista d'attesa d'uomini che vogliono tramite l'intervento chirurgico rifarsi il pene, intervento che tranne per casi rari non è mai necessario. Vorrei dare un contributo più personale, perché mi sembra che si sia smarrita la strada. 

La ricerca della misura ideale, appare come la ricerca di un pezzo mancante di un motore, di una parte di una catena di montaggio, che deve avere delle misure precise altrimenti non funziona, non mi sembra questo l'approccio più indicato.


Per facilitare la comprensione ho deciso d'adoperare la metafora della chiave (intesa come organo sessuale maschile) e della serratura (intesa come organo sessuale femminile).

Nel mondo ci sono tante serrature diverse e altrettanto chiavi diverse,  non tutte le chiavi vanno bene per tutte le serrature, per esempio la chiave dell'automobile è diversa dalla chiave per aprire il cancello di casa.

Se si è fortunati è possibile trovare la chiave "giusta" per la serratura, mentre la magia dell'amore sta nel trovare quella chiave per quella serratura, che anche se non è perfetta, apre lo stesso la porta, perché chiave e serratura hanno la capacità per via dell'amore d'adattarsi l'uno all'altro e fondersi in una cosa sola.


L'amore e il sesso non è fatto solo di misure ma un insieme d'emozioni, di sensualità, di piacere, di sensibilità, d'affetto.

Questo per dire che in amore non ci sono misure giuste o sbagliate, perfette o imperfette ma è un insieme di cose, che fanno parte della sfera emozionale che nessuno studio può indicare precisamente quanto devono essere grandi.

Secondo me, anche se tutti non saranno d'accordo, per fare una coppia, per fare un progetto di una vita comune insieme, ci vuole ben altro che delle misure perfette ..... 

Riferimenti: Nicole Prause  , Jaymie Park , Shannon Leung , Geoffrey Miller "Women's Preferences for Penis Size: A New Research Method Using Selection among 3D Models" Plos One September 2015


giovedì 10 settembre 2015

La città di New York vuole fare risaltare il contenuto di sale nei menù dei ristoranti

Notizia da New York , il consiglio di Sanità della città ha votato mercoledì, una risoluzione molto originale e discussa, ha chiesto ai ristoranti della città d'indicare nei menù, con il simbolo del salino, quali sono i piatti che possono facilmente fare oltrepassare il limite giornaliero di sodio 2,3 g.

La città di New York è la prima a muoversi in questo senso, come ha già fatto sia per i grassi trans, che per gli zuccheri nelle bevande, la città vuole togliersi la fama che negli anni si è creata di big apple, nel senso di città dalla grande abbondanza di cibo ricca di grassi, zuccheri e sale.

Se i sostenitori della salute pubblica hanno applaudito la proposta non è stata accolta in modo positivo dalle catene di ristoranti, che vedono nell'aggiunta del sale, il mark up del loro lavoro, più sale, più sete più assunzione di bibite, conti dei tavoli più alti.

Il 77% dell'assunzione di sale arriva da alimenti trasformati e dal consumo dei pasti fuori casa, solo una catena di ristorazione ha accolto la proposta del consiglio di sanità della città.


Iniziativa è interessante perché sono sempre in aumento il numero di coloro che per diverse ragione devono controllare la loro assunzione di sale giornaliera, sono un gruppo che quando deve uscire fuori ad andare a mangiare al ristorante spesso rinuncia per l'impossibilità di fare scelte adeguate alla loro salute.

Da una parte è vero che negli ultimi anni i menù dei ristoranti sono diventati dei veri e propri codici, dal simbolo del senza glutine, kosher, allergeni, vegetariani, vegani, no proteine del latte, senza zucchero, senza grassi trans, leggere i menù è diventato molto difficile ci sono tanti di quei simboli che io stesso ogni tanto faccio fatica a capire.

Bisogna evitare la confusione d'etichette e simboli che disincentiva l'attenzione del consumatore o del cliente. 

In realtà con un minimo d'organizzazione è possibile controllare il sale nei pasti perché tranne i ristoranti d'elite, che trasformano direttamente gli alimenti l'altro 90% della settore della ristorazione utilizza cibi già pronti che arrivano dall'industria, dove è più facile gestire e controllare il quantitativo di sale, parliamo di menù standardizzati e tutti uguali, indicarlo sul menù quanto supera un certo quantitativo non è un lavoro così difficile.

Ovviamente esiste la responsabilità individuale, ci sono alcuni alimenti come formaggi e salumi che aumentano decisamente il contenuto di sale nelle pietanza e io so benissimo che molti utilizzano la tecnica dello struzzo, non so quando sale c'è e cosi faccio finta di non saperlo.

La strategia dall'amministrazione di New York è corretta da una parte si responsabilizza il consumatore dall'altra il settore dell'industria, stiamo a vedere quali saranno i risultati, se le catene di ristoranti accetteranno la proposta e se come si auspica l'amministrazione, diminuiranno i ricoveri per problemi cardio vascolari nei nosocomi della città (anche se non sono solo questi i benefici di un alimentazione controllata di sale).

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lunedì 7 settembre 2015

Il consumo delle bibite gassate aumenta il rischio cardiovascolare?

In questi giorni è in corso a Londra, il Congresso della Società Europea di Cardiologia, tra le relazioni più interessanti presentate ha colto la mia attenzione quella del Prof. Saku, professore di Cardiologia presso l'Università di Fukuoka in Giappone, dove in uno studio osservazionale ha messo in relazione il consumo frequente di bibite gassate e l'insorgenza delle malattie cardiovascolari in particolare l'arresto cardiaco.

Lo studio è stato svolto in Giappone analizzando i dati di 47 prefetture del Giappone tra il 2005 e il 2011, Più le persone consumano bevande analcoliche gassate più si è riscontrata la probabilità di soffrire di un arresto cardiaco o di patologie collegate.

Al momento non è nota la causa in quanto si tratta di uno studio osservazionale, il professor Saku, ipotizza che forse potrebbe esserci forse un collegamento con l'acidità delle bevande analcoliche.

Per correttezza bisogna dire che alcun collegamento è stato invece rilevato nel consumo di altre bevande quali per esempio il tè, caffè, cioccolata, latte e il succo di frutta.

Dal mio punto di vista ci possono essere più motivazioni legate a questo dato indirettamente, la prima riguarda lo stile di vita il consumo di bevande gassate è collegamento a stili di vita poco attenti alla salute, non parliamo di una bibite ogni tanto ma di più bibite al giorno. poco movimento fisico, cattiva alimentazione, che unita ad altre abitudini come il fumo  può aumentare il rischio cardiovascolare.

Chi è a rischio cardiovascolare spesso è inconsapevole del suo stile di vita, in particolare del tempo che passa e del fisico che si modifica con il passare degli anni, ci si guarda allo specchio per vedere se si è obesi non se si è in buona salute.

Sulle bibite non c'è la stessa attenzione che per gli alimenti, spesso le persone sono attentissime a non mangiare un dessert dopo pranzo ma poi bevono una lattina alla cola che contiene circa 35 g di zucchero equivalente di 7 cucchiaini da caffè.

Lo studio è stato fatto in Giappone è indicativo di quell'area geografica, tuttavia mi sento d'invitare coloro che sono a rischio cardiovascolare ma anche no di modificare le loro abitudini in particolare sul consumo di bibite gassate.

Riferimenti: Keijiro Saku and al "Carbonated drinks linked with out-of-hospital cardiac arrest of cardiac", European Society of Cardiology Congress, Londra Settembre 2015

domenica 6 settembre 2015

Kellogg's Queen Flakes, i cereali con la corona

La notizia è di quelle divertenti, ho il dubbio che non sia vera ma a noi poco importa perché noi guardiamo l'aspetto "sorridente" della notizia.

Protagonista è l'azienda Kellog's, quella dei cereali, vi ricordate la stessa che aveva dato la notizia dei petali di corn flakes firmati, poi rilevatasi una bufala.

Sembra che la Kellogg's ha deciso in occasione del 9 Settembre il giorno in cui a Londra la Regina Elisabetta diventerà il Monarca inglese ad avere governato più a lungo, di creare una confezione limitata di Regina Flakes, dei corn flakes mescolati con noci macadamia di cui si dice che la regina ne sia particolarmente golosa.

Chissà cosa avrà pensato la Regina Elisabetta e il consorte Filippo, di quest'iniziativa, sarà sfuggito per lo meno un "oh my God"? Secondo me hanno esclamato di molto peggio!

Non è un momento facile per i cereali Kellog's tutte le affermazioni associate al rapporto tra la salute e la prima colazione sono state messe in discussione dalla comunità scientifica, sia quello del rapporto tra la prima colazione e obesità. e quella della prima colazione e rendimento scolastico, non ne è andata bene una.

Pare che l'associazione salute e cereali per la prima colazione non porti molta fortuna dal punto di vista della comunicazione alla Kellogg's, cosi si sono trovati nella situazione di dovere ricercare nuove associazioni, ma che contrariamente a quella della salute siano più sicure, difficili da mettere in discussione e durevoli.

Avranno pensato chi è più affidabile della Regina Elisabetta? Nessun altro, un testimonial sicuro, i politici non durano si rinnovano ogni 5 anni, gli attori vanno e vengono un anno si un anno no, le modelle anche meno, i cantanti durano il tempo di una canzone mentre la Regina Elisabetta non scade mai è li da più di 63 anni, quasi 64!

Tra l'altro è stata venduta all'asta a un prezzo esorbitante la fetta di torta del matrimonio della regina Elisabetta del 20 Novembre 1947, fatta dai pasticceri Mcvitie and Price, con ingredienti provenienti da tutti i stati del Commonwealth fatta con spezie, frutta secca, inzuppata di Brandy proveniente dall'Australia e decorata con figurine di zucchero. 

La regina Elisabetta dimostra d'essere dal punto di vista della comunicazione e del marketing un testimonial di ferro.

Però amici miei della Kellogg's non è che resiste altri 64 anni, oh dio non è detto conoscendola secondo me appalta anche il figlio Carlo, che da 40 anni tutte le mattine va dalla cartomante a farsi leggere il futuro.

L'idea devo dire vera si vero no, è divertente, ma come dire, sarebbe meglio amici miei della kellogg's usare il paracadute, sarebbe stato meglio chiamare i cereali con il nome di George, i cereali del futuro re.

Certo se viene a mancare la Regina Elisabetta e chi potete affidarvi? A qualcuno viene in mente qualche re o regina o nobile che dal punto di vista della comunicazione sia affidabile? Oh dio c'è sempre Pupo con Emanuele Filiberto, magari non li farei cantare come a Sanremo, ma uno spot glielo farei fare, io fossi in voi della Kellogg's un pensierino ce lo farei!

Un segno dei tempi che cambiano una volta sulle confezioni dei cereali ci mettevano il disegno di una figura femminile come un modello ideale di forma da raggiungere ora la forma di una corona, come dire la ricerca di un qualcosa di più tangibile, sempre di un sogno si tratta ma forse più reale!

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