giovedì 26 dicembre 2019

Buone Feste 2019: edizioni limitate, cioccolato e formaggi nel carrello della spesa

Colgo occasione per fare i miei migliori auguri di Buone Feste a tutti i lettori.

Una riflessione sulle ultime vendite natalizie, un periodo che inizia sempre più in anticipo per  allungare il tempo di una maggiore propensione alla spesa per i prodotti alimentari.

I consumatori durante questi giorni di festa del 2019 stanno andando alla ricerca dei piaceri del palato che evocano tradizioni familiari e sapori della nostalgia. Un periodo fortemente segnato quest'anno da una regressione del gusto, dalla ricerca di quei prodotti che da bambini facevano festa.

Per via della differenza d'età per qualcuno la tradizione è rappresentata dai cappelletti in brodo per altri il salmone affumicato, il concetto di tradizione della tavola per le festività è cambiato nel corso degli anni.

Le vendite di questo periodo di festa del 2019 è segnato da:


Edizioni limitate o Special Edition, Christmas Edition, Gold Edition

Sono prodotti alimentari che data la loro esclusività stimolano le vendite durante il periodo natalizio, a farne un grande strumento di marketing sono soprattutto le aziende di cioccolato come Ferrero con Limitate Edition soprattutto nel packaging più che nel prodotto.

Non mancano le edizioni limitate di prodotti tradizionali con ingredienti premium come i ravioli fatti con carne kobe altamente pregiata, oppure i tradizionali tortellini ma fatti con le carni di cappone, oppure la pasta ripiena di pesce come gamberi.

Prodotti alimentari arricchiti di sapori stagionali che in qualche modo rappresentano il periodo delle feste  come cannella (Coca Cola con la cannella), caramello, zabaione, zenzero, chiodi di garofano, arancia e mandarino.



Cioccolato

Le feste natalizie sono il periodo di maggiore consumo di prodotti a base di cioccolato, un offerta vasta che si trova solo durante le feste, dalle lavorazione classiche a boule, al torrone ricoperto di cioccolato, gianduiotti, cremini, un regalo sempre gradito con un buon rapporto qualità prezzo.

Il valore aggiunto del cioccolato che si è esteso anche a prodotti che con il cioccolato non hanno nulla a che fare come la birra, Stella Artois ha presentato la birra Midnight Leger preparata con malti scuri tostati che al palato regala "sottili note di cioccolato belga".

Anche il Maestro cioccolatiere Patrick Roger presenta una produzione di suoi vini tra cui L'Istant dove la comunicazione evidenzia le forti noti di cacao e spezie. Più originale l'olio di oliva extra vergine con aggiunta di fave di cacao da mettere su una pasta, su dei funghi o per da adoperare per la preparazione dei dolci da Château d'Estoublon.


Formaggi

Forse questo è il settore meno noto che registra durante il periodo di Natale il maggiore incremento a volte perfino del 100% rispetto ad altri periodi dell'anno.

Secondo  i dati di Osserva Italia si è speso più di formaggi che di salumi, pane e dolci. Se durante l'anno i formaggi si evitano preferendo alternative vegetali o altre fonti di calcio, durante il periodo delle feste tornano sulle nostre tavole.

Un prodotto che forse più di altri rappresenta la memoria storica della nostra tradizione contadina. Il Natale coincideva per molte varietà di formaggi ai primi assaggi dei formaggi prodotti con le prime mungiture estive del pascolo in montagna, dopo un periodo di stagionatura di sei mesi.

Più che la tradizione trionfa il piacere del gusto e dell'esclusività, si trovano solo in questo periodo nella grande distribuzione i formaggi di raffinata lavorazione che arrivano dalla Francia, preparazioni al mascarpone e gorgonzola, formaggi artigianali locali o a km zero. Possiamo dire più semplicemente che c'è voglia di un sapore ricco e pieno o come diceva mia nonna che la bocca non è soddisfatta se con sa un po' di mucca.



Sintesi

Feste Natalizie 2019 contraddistinte da un incremento delle vendite di prodotti alimentari che ha visto premiare le edizioni limitate, che hanno contribuito a creare maggiore valore aggiunto ai prodotti alimentari di diverse tabelle merceologiche, mentre l'intero settore alimentare è stato trainato dalla spesa dei prodotti a base di cioccolato e dalla categoria dei formaggi.

giovedì 12 dicembre 2019

Proteine vegetali contro proteine animali, è tutta colpa dei vegani?

Giuditta S., Cerveteri: non si fa altro che parlare di proteine vegetali ma è tutta colpa dei vegani? Siamo tutti diventati vegani? Quali sono le alternative?

Assolutamente non è colpa dei vegani, anche perché se i vegetariani a malapena raggiungono il 10% della popolazione, i vegani solo un 5% (Indagine Mintel 2018).

Le comunità vegane e vegetariane hanno contribuito a creare e stimolare un dibattito e una riflessione sull'eccessivo consumo dei prodotti d'origine animale nella società moderna.


La grande offerta di prodotti per un'alimentazione vegetale è data da altri fattori:

In primo luogo il consenso a livello generale della necessità di un sistema alimentare sostenibile, si  ritiene che l'allevamento di animali sia uno dei maggiori responsabili della crisi climatica, della distruzione delle foreste pluviali, del maggiore consumo di acqua, dell'inquinamento idrico, dell'erosione del suolo, della crescente domanda di suolo agricolo che crea guerre e diseguaglianze sociali.

Gli allevamenti richiedono consumo di farmaci per la crescita degli animali spesso antibiotici che secondo alcuni ricercatori può avere dato origine ad un' antibiotico resistenza negli uomini.

L'alimentazione dei paesi occidentali è fortemente condizionata dai consumi di carne che unita a stili di vita sedentari ha determinato a lungo termine effetti non positivi sulla salute, come l'obesità, le malattie cardiovascolari, i tumori, non mancano ricercatori che collegano alcune patologie della terza età all'eccessivo consumo di prodotti carnei.

Tuttavia nessuno di questi fattori da solo condiziona l'aumento dell'offerta e del consumo di proteine vegetali ma la somma di tutti questi fattori pesa sulle scelte dei consumatori e sui meccanismi di domanda ed offerta.

Le scelte alimentari sono difficili da modificare, richiedono più tempo e più accettazione, le scelte tecnologiche sono più veloci e più facili da modificare, osservate con quale velocità si sono diffusi o si cambiano i smartphone.

Invece le scelte alimentari necessitano di più tempo perché sono condizionate da più fattori come la memoria, la cultura di una comunità, il gusto, la consistenza e non ultimo il prezzo.


Quali sono le alternative più diffuse come materie prime:

I legumi in primo luogo come ceci, lenticchie e fagioli.

I prodotti di soia, tempeh, seitan.

La varietà di cereali  come quinoa, orzo, amaranto, bulgur, grano

Semi oliginosi come noci, mandorle e pistacchi

Verdure e ortaggi come i carciofi, cavoli, cavolini di bruxelles, spinaci, melanzane.


Prodotti alimentari per un alimentazione vegetale

Diverso invece il caso dei prodotti gia pronti studiati per un alimentazione più che vegana adopererei il termine vegetale

Si tratta di prodotti molto elaborati, studiati che hanno alla base farine di legumi, patate, farine di cereali, farine di semi oleosi, proteine del pisello, proteine del riso, ma anche emulsionanti, aromi artificiali e coloranti.

Sono elaborati perché devono dare l'impressione, la consistenza e il gusto come se fosse mangiare carne, pesce o formaggio ma devono essere d'origine vegetale.

Ricordo con molta simpatia del simil salmone elaboratissimo ma fatto con le carote, oppure come sostituto della carne lo jackfruit (Jackfruit Company) un frutto asiatico che opportunatamente trattato ricorda molto per gusto e consistenza quello della carne.

Per quanto mi riguarda non sono molto attratto da questi prodotti che sembrano carne ma non lo sono, che sembrano pesce ma non lo sono, che sembrano formaggio ma non lo sono, se devo mangiare verdura e frutta, preferisco essere cosciente di mangiare frutta  e verdura ma comprendo che possono essere utili per familiarizzare con prodotti a base vegetale.

La maggior parte delle start up negli ultimi anni puntano sulle proteine vegetali oppure sulle alternative alla produzione di proteine animali si va dalla carne sintetica creata in laboratorio alle farine di insetti come i grilli e alle fattorie biotech.


Sintesi

No, non è colpa dei vegani, ci sono più fattori come per esempio le preoccupazioni sulla salute e sull'ambiente che incidono sull'aumento delle preferenze verso le proteine vegetali.

Le scelte alimentari richiedono più tempo per essere modificate, probabilmente è in atto un cambiamento nei consumi alimentari, che sta cercando di rendere le nostre diete più varie e ricche di cereali, frutta e verdura, questo dovrebbe portare benefici alla salute del pianeta e dell'uomo.

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lunedì 2 dicembre 2019

Snack al cioccolato dal cacao crudo al cioccolato vegano

In un settore alimentare dove ogni ricerca di mercato sembra dire tutto e il contrario di tutto, sulla crescita del settore dei snack ed in particolare dei snack al cioccolato sono tutti d'accordo.

Il fuori pasto sia dolce che salato cresce al di là della lotta contro l'obesità, al di là di un alimentazione sana ed equilibrata, basta passare davanti ad un distributore automatico, intrattenersi qualche minuto in più in una cassa di un supermercato che anche il più inflessibile, si lascia andare al piacere del gusto di uno snack.

La globalizzazione sta cambiando il modo di alimentarsi in tutte le culture, tanto che il consumo dei snack o meglio dei fuori pasto è divenuto un comportamento globale, sostenuto dall'aumento della classe media e di una maggiore disponibilità economica in nuovi paesi.


Siamo diventati sempre più indulgenti nei confronti dei peccati di gola, tendiamo a giustificare con un po' troppa leggerezza il ricorso ai snack sia dolci che salati.

Tuttavia il settore dei snack al cioccolato ha le sue nuove preferenze che modificano l'offerta. Negli ultimi 5 anni l'acquisto ha favorito gli snack al cioccolato fondente piuttosto che al cioccolato bianco e al cioccolato al latte.


Un esempio su tutti la nuova proposta della Lindt Excellence "cioccolato al latte per adulti" un nuovo tipo di cioccolato al latte che diminuisce il contenuto di zucchero e aumenta la percentuale di cacao per offrire le sensazioni di un cioccolato fondente.

In particolare gli acquisti dei snack al cioccolato premiano:

1) Il cioccolato fondente, quelli con maggiori percentuali di cacao.

2) l'informazione sull'origine della materia prima, con grande attenzione sulla mono origine, la provenienza, in particolare ai cru del cioccolato.

3) La storia di un marchio o di un'azienda.

4) La sostenibilità.

5) L'innovazione.

Nonostante il piacere a determinare la scelta del consumatore è la storia del prodotto e del marchio, l'origine della materia prima, la sostenibilità, l'esperienza e la novità in termine di gusto .


L'innovazione: il cioccolato vegano

Uno delle sfide che si prospettano più interessanti per le aziende è fare in modo di produrre cioccolato solo con prodotti d'origine vegetale, scelta difficile in particolare per il cioccolato al latte, due aziende hanno annunciato la possibilità di produrre cioccolato di qualità, d'origine vegetale e senza lecitina di soia come emulsionante nel 2020: la Galaxy e la Luker.

Tecnologicamente non è facile produrre un cioccolato senza lattosio, in genere gli artigiani ricorrono a prodotti o bevande a base di riso, avena e cocco.

Alcuni artigiani nel tentativo di proporre un cioccolato a ridotto contenuto di lattosio, utilizzano del latte di capra.

I marchi più innovativi solo alla ricerca di creare un cioccolato vegano di qualità in grado di dare lo stesso sapore, aroma e consistenza del cioccolato al latte, è su quest'ultima sfida che sembra si giocherà la competizione tra le aziende.


L'altra faccia dell'innovazione il progetto WholeFruit Chocolate 

Promosso dall'azienda svizzera Barry Callebaut il più grande distributore di cioccolato nel mondo, questo progetto promuove l'utilizzo dell'intero frutto di cacao, oggi se ne utilizza solo il 30%, un nuovo modo di utilizzare l'intero frutto del cacao senza scarti come la buccia e la polpa. Per saperne di più: Wholefruit chocolate.


Tra innovazione e tradizione : Cacao crudo

La voglia di benessere ha fatto crescere la domanda di cacao crudo, si tratte di cacao che viene prodotto con metodi innovativi, non viene lavorato con temperature superiori a 42 gradi, temperatura oltre il quale i benefici nutrizionali della fava di cacao vengono parzialmente meno. Rivolto a un pubblico d'estimatori del cioccolato e per gli appassionati di superfood

Sintesi :

La nuova domanda di snack al cioccolato è globale, un mercato che punta al piacere del gusto in tutte le culture e paesi nel mondo. Un'offerta che sta cambiando per adeguarsi alle aspettative dei consumatori che chiedono d'avere un etichetta più chiara con l'indicazione dell'origine delle materie prime e della lavorazione, un prodotto sostenibile, etico ed innovativo.


mercoledì 20 novembre 2019

Il nuovo trend: le Creme Spalmabili dolci e salate

Si chiamano Spread Food, sono le creme spalmabili, uno dei maggiori segmenti di crescita del mercato agroalimentare nel mondo.

Secondo Marketers Media, un istituto di ricerca americano, si prevede che il mercato globale delle creme spalmabili raggiungerà i 28,9 miliardi di dollari entro il 2024, con un tasso di crescita annuale del 3,5% durante il periodo di previsione (2019 - 2024).

Un segmento di mercato poco noto o per lo meno che molti identificano con la Nutella, la confettura e le marmellate. Invece si tratta di un settore molto più ampio che comprende gelatine, creme a base di frutta e verdura, crema a base di frutta secca, zuccheri, con grassi di diversa origine e natura.


Un settore in crescita, lo si può notare dall'offerta nei supermercati, se per esempio prima erano presenti nelle creme spalmabili al cacao e nocciola solo la Nutella di Ferrero e/o una privat label a marchio di supermercato, oggi non c'è azienda di cioccolato e di biscotto che non abbia una sua versione di crema spalmabile (esempio Speculos della Lotus o i Pan di Stelle del Mulino Bianco Barilla).

Oltre alle creme dolci ci sono le creme spalmabili salate, questo settore è quello più in crescita, in Italia sono note le innovative creme allo speck e quelle al parmigiano, ma anche quelle più tradizionali come quella alle olive nere, carciofi, pesto, peperoni, pomodori.


Il cambiamento più evidente è nel consumo, nate per fare parte di un pasto oggi sono utilizzate come spuntino, sovente come fuori pasto oppure parte integrante di un ricco aperitivo.

Lo spuntino o il momento snack si è diffuso nei comportamenti dei consumatori globali unito ad un atteggiamento di ricerca e sperimentazione di sapori provenienti da paesi e culture diverse.

Il mercato dove sono più diffuse, le creme spalmabili sono gli Stati Uniti, mentre il mercato in forte crescita è quello dell'Asia in particolare quello dei paesi che si affacciano sull'Oceano Pacifico.

Negli ultimi anni il mercato si è arricchito di nuovi sapori innovativi dalle specialità del Sudamerica come il guacamole ai prodotti del Medio Oriente come il caviale di melanzane e hummus ma anche prodotti a base di peperoncini piccanti, fichi, pomodori secchi arricchiti di spezie.


Secondo la tendenza attuale, i consumatori preferiscono prodotti d'alta qualità che non contengono ingredienti artificiali, facili da usare, d'abbinare e appetitosi allo stesso tempo. Una sfida per i produttori soddisfare queste aspettative dei consumatori. 

Voglio farvi conoscere delle creme spalmabili poco note ma che arrivando dalla tradizione gastronomica di alcuni paesi,  hanno un grande potenziale di crescita e possono rendere originali i vostri menù.

Amlou

Andiamo in Marocco, si tratta di una crema di mandorle tritate, miele e olio di argan. È una specialità della regione di Souss-Massa-Draa, nel sud del paese, dove crescono principalmente alberi di argan, dai suoi frutti si produce un olio dal sapore molto simile alla nocciola. Tradizionalmente, l'amlou era prodotto dalle donne berbere tritando gli ingredienti in un mulino in pietra. Tuttora è una dei prodotti più ricercati in Marocco per la ricchezza di vitamine, acidi grassi e antiossidanti. La si utilizza semplicemente spalmata sul pane ma anche come ingrediente in cucina per dolci come per le bahrir le frittelle marocchine.

Black butter (nièr beurre)

Questa volta andiamo a Jersey, una delle famose isole del canale, cioè quel tratto di mare che separa la Francia dal Regno Unito. Non fatevi confondere dal nome perché non si tratta di un derivato del latte ma di un  prodotto a base di mele. La piccola isola che faceva parte della Normandia, ha un clima con inverni miti ed estati fresche, adatto alla coltivazione delle mele da cui si ricava il sidro che è la base del Black Butter.
Ogni anno gli abitanti dell'isola fissano un giorno per preparare tutti insieme le nièr beurre composto da sidro bollito ridotto della metà al quale si aggiungono mele sbucciate e tagliate in quarti, limone, spezie e liquirizia, cotto per diverse ore finché diventa molto denso.



Andiamo in Provenza, si tratta una ricetta che si può preparare a casa, fatta con metà olive nere  e metà fichi secchi messi in ammollo con aggiunta di spezie ed erbe aromatiche, una variante della classica tapenade, il fico da quel sapore dolce che contrasta il sapore delle olive.

Anko (crema di fagioli rossi azuki)

Andiamo in Asia, dove in Cina e Giappone è molto diffuso il fagiolo rosso azuki, la sua coltivazione è iniziata attorno all'anno mille sull'Himalaya, oggi è il legume più diffuso in Asia dopo la soia.
In Cina e Giappone i fagioli sono bolliti, passati e poi zuccherati per ottenere una crema chiamata Anko, nella cucina giapponese viene utilizzata per la creazione di dolci. Il sapore dell'anko ricorda molto il sapore della castagna, è adoperato sulle frittelle, nello yogurt, ma tradizionalmente è spalmato pane.


Crema di Pistacchi

Il pistacchio è una pianta d'origine medio orientale, veniva coltivato anticamente in Persia, Siria e India. Venne introdotto in Sicilia intorno all' VIII° secolo, durante il periodo islamico sulle pendici dell' Etna, dove trovò il clima ideale nei terreni dei paesi di Bronte e Adrano. La varietà coltivata tradizionalmente in Italia è la Bianca che da dei frutti verdi con dei riflessi violacei grazie al terreno vulcanico ricco di sali minerali.
Per ottenere la crema di pistacchio a seconda delle ricette o dei produttori si può aggiungere ai pistacchi la vaniglia, burro di cacao, olio di girasole, si spalma sul pane ma viene anche adoperato in pasticceria per la preparazioni di creme.


Andiamo in Siria, questa salsa è composta da peperoni rossi abbrustoliti e poi fruttati con noci, limone, sciroppo di melograno, aglio, pane grattugiato, menta, sale, olio, cumino e pepe d'Aleppo. Quest'ultimo ingrediente è quello che caratterizza il sapore della crema in sua mancanza si può adoperare della paprika. Si spalma sul pane ma tradizionalmente la si usa sul kebab.


Sintesi

Le creme spalmabili sia dolci che salate rispondono a una domanda di piacere del gusto, già pronto e appetitoso, più che per un pasto è per un momento di snack.
Ci sono creme che si rifanno alla tradizione gastronomica di un paese altre nuove che si basano sull'innovazione e sulla creatività di sapere combinare ingredienti e aromi di diversa provenienza.
Tuttavia anche se hanno alla base prodotti vegetali come frutta e verdura possono avere un elevato apparto calorico per la ricchezza di sale, grassi e/o zuccheri, da acquistare e consumare con parsimonia.




venerdì 8 novembre 2019

Il nuovo trend: il buffet 2.0

La storia del costume nel settore alimentare è fatta di tendenze e controtendenze, comportamenti che cambiano a secondo dell'umore e delle abitudini dei clienti.

Negli ultimi anni il servizio di buffet è stato associato all'elogio dell'abbondanza, alla quantità e allo spreco, come le prime colazioni nelle grandi catene alberghiere, tanto che nelle catene alberghiere di lusso è tornato il servizio al tavolo su ordinazione.

Se si organizza una festa in genere il servizio a buffet è la proposta più economica, se è vero che favorisce la conversazione tra gli ospiti allo stesso tempo non favorisce il piacere del gusto del piatto. Ti ritrovi a mangiare in piedi o in posti di fortuna (non sai mai dove appoggiare il bicchiere o come tagliare il filetto di carne), il buffet può essere in qualche occasione scomodo e imbarazzante.

Per contraltare quando in genere mi presentano un menù al ristorante, mi implica fare una scelta e scegliere vuole dire anche rinunciare.

Può facilmente creare un senso d' insoddisfazione e cosi qualcuno ha pensato al ritorno del servizio di Buffet, sulla spinta della concorrenza della catena "all you can eat" mangia tutto quello che vuoi!


A Parigi è tornato in auge il servizio a buffet nei ristoranti con una nuova filosofia che punta sulla qualità con un approccio eco responsabile, che prevede :

a) la ricerca di materie prima locali, stagionali e biologiche , alcuni hanno istallato un orto sul tetto degli edifici che li ospitano.
b) menù se non vegano, vegetariano o almeno flexetariano
c) acquisti a circuito chiuso
d) acqua filtrata servita in caraffe
e) illuminazione a ridotto consumo energetico
f) trattamento e selezione dei rifiuti
g) riciclo rifiuti organici in loco
h) fatture solo in formato digitale


Un approccio che devo dire non mi dispiace e si adatta alla nuova filosofia anti spreco con una grande attenzione all'ambiente che in questo periodo va per la maggiore.

Tuttavia mi rimane qualche perplessità, per esempio perché non includere anche i metodi di cottura e delle attrezzature che si adoperano in cucina? La trasparenza e eticità nel trattamento dei dipendenti?

Qualche perplessità anche nell'approvvigionamento delle materie prime perché non tutto si produce dappertutto e per avere un menù vario bisogna spiegare che bisogna fare acquisti anche al di fuori del circuito locale.

Molto bello avere l'orto sul tetto del ristorante ma se fai più di 200 coperti al giorno è molto difficile che si possa produrre da soli tutte le derrate alimentari, per esempio io ho un piccolo orto, siamo solo in otto ma per fare mangiare la mia famiglia devo fare la spesa al supermercato tutti i giorni. Certo un conto è coltivare le erbe aromatiche o l'insalata un conto coltivare carciofi, cavoli, carote, pomodori e patate.

Non sei ecologico perchè ti metti il basilico alla finestra, sul tetto o in qualsiasi altro posto.


Sintesi

Si rinnova l'offerta del libero servizio e del Buffet, con nuovi concept che racchiudono proposte di una ristorazione di qualità delle formule a volontà in un contesto amichevole. Il valore aggiunto viene dato dalle buone intenzioni ecologiche, dalle modalità anti spreco, dal grande uso di ortaggi e verdure (grigliate, farcite, gratinate, al vapore, brasate), da una scelta più limitata dei piatti ma con proposte gourmand e flexetariane.

Esempio di nuove formule a buffet :







martedì 29 ottobre 2019

Esistono o non esistono " i spaghetti alla bolognese" ?

Lorella R, Ragusa: sento sempre spesso parlare di spaghetti alla bolognese ma non trovo la ricetta, non ho capito se esistono o non esistono i spaghetti alla Bolognese?

Si tratta di una vecchia diatriba gastronomica, che ha preso vigore negli ultimi tempi con la diffusione della cucina italiana all'estero, tanto che "spaghetti alla bolognese" è il brand più noto della cucina italiana, si tratta di un prodotto frutto dell'immaginario collettivo. 

Non esistono in Italia e soprattutto non esistono a Bologna "spaghetti alla bolognese" dove la regina della pasta fresca è la tagliatella all'uovo, a Bologna nessuno mangerebbe spaghetti con il ragù alla Bolognese.


Durante una sosta a Bologna di lavoro, mi portarono in un ristorante appena fuori Bologna un piccolo paese dove sembrava d'essere in un film di Fellini, come primo piatto si poteva scegliere o Tagliatelle alla bolognese o Tortellini, nella mia ignoranza chiesi si possono avere i tortellini con il ragù alla bolognese, il cameriere mi guardo cosi male ma cosi male me lo ricordo ancora adesso a distanza di trent'anni, mi spiegò che con il sapore del ragù non avrei sentito il sapore dei ripieno dei tortellini e aveva ragione.

Tuttavia l'abbinamento spaghetti, pomodoro e carne è uno di quei sapori che piacciono tanto ai ragazzi in particolare in fase di crescita, un sapore che "spacca" come loro sanno dire in particolare se la carne è rappresentata dalle polpette, un piatto che è in grado di soddisfare e placare l'appetito adolescenziale.


Nella mia mente d'italiano acquisito gli spaghetti li associo di più al Sud Italia e alla grande varietà di paste secche a dire il vero soprattutto a Roma e al film d'Alberto Sordi "spaghetto mi ha provocato, io ti distruggo e me te magno" ma anche a Napoli al film di Totò Miseria e Nobiltà dove ballava con i spaghetti in mano.


Nella mia intuizione l'idea dei Spaghetti alla Bolognese, nasce in Sud Italia, dalla cucina povera contadina, dove a pranzo c'era solo un piatto unico, solitamente pasta con il pomodoro o pasta con le verdure durante la settimana ma la domenica si preparava il condimento con la pasta adoperando la carne, ora di pollo, qualche volta di maiale raramente di vitello o manzo, i pezzi meno costosi come la carne macinata, la salsiccia fresca e qualche volta le polpette di carne.



Sono i migranti del Sud Italia che tra '800 e 900' hanno portato negli USA l'abbinamento di sapori spaghetti, pomodoro e carne, molto di loro nemmeno conoscevano il ragù alla bolognese ma si riferivano al condimento dello loro nonne o mamme che adoperavano per preparare il condimento della pasta la domenica con la carne. 

Il termine "alla bolognese" è stato acquisto più tardi quando già si trovavano all'estero, in quanto gli immigrati italiani hanno dato per scontato che pasta all'italiana era pasta alla bolognese, pertanto è nato il termine spaghetti alla bolognese con un condimento a base di carne e pomodoro.

I condimenti a base di carne per la pasta è pieno il mondo ma nel 99% dei casi non hanno nulla a che fare con il ragù alla bolognese, che è una ricetta unica codificata e depositata in Camera di Commercio di Bologna nel 1982 che prevede un certo tipo di carne (cartella o diaframma), di preparazione e di cottura.


In Italia la diffusione della ricetta del ragù alla bolognese nelle famiglie è arrivata negli anni '60 e '70 con la televisione, in particolare della pubblicità della pasta e dei sughi pronti, come il ragù alla bolognese, che ognuno può condire con il tipo di pasta che più gli piace.

Il ragù alla bolognese fatto in casa è una condimento favoloso consistente, spesso e cremoso me lo mangio sul pane quando ancora è in cottura, secondo me ci vuole una bella tagliatella all'uovo fresca fatta in casa, lo spaghetto è troppo sottile non sopporta una salsa cosi densa e cremosa, lo spaghetto è il miglior tipo di pasta con una pasta pomodoro e basilico.

Oggi si destruttura e rivoluziona tutto anche il ragù alla bolognese, che grazie alle nuove tendenze è divenuto ragù di tonno alla bolognese  il ragù di polpo alla bolognese, ragù di soia alla bolognese certo ci si possono in queste nuove versioni fare anche gli spaghetti ma sono un altra cosa.

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Ragù alla Bolognese

lunedì 14 ottobre 2019

Pasta ai legumi, sono buone queste novità?

Valentina R.,Verona : la novità delle pasta con farina di legumi sono buone?

Parlare proprio di novità in assoluto della pasta con farina di legumi è un po' azzardato, in quanto per tradizione in molte regioni italiane per problemi di disponibilità economica, perchè la farina bianca costava, per preparare la pasta in casa si utilizzava la farina bianca o semola di grano duro con farine di altri cereali ma anche con farine di legumi come la farina di ceci.

Una tradizione dimenticata nei primi anni del boom economico, ripresa poi negli '70 dalle comunità vegane e vegetariane, negli anni '80 dalla ricerca di un alimentazione più naturale e del movimento slow food degli anni '90, hanno portato alla ri scoperta delle varietà di pasta con farine di più cereali e di legumi.

Se nel passato si mescolava farina bianca con altre farina tra cui i legumi, oggi per la maggior parte dei casi possiamo trovare nei supermercato pasta al 100% con farina di legumi come ceci e lenticchie (controllare sempre la lista ingredienti, non mancano paste con farina di riso) si rivolgono soprattutto alle persone intolleranti al glutine.


Vantaggi rispetto alla pasta tradizionale?

Sono paste in genere più ricche di proteine, di fibra e di sali minerali che arrivano dalle proprietà dei legumi secchi, il vantaggio rispetto ai legumi secchi e che non necessitano d'ammollo e di lunghi tempi di cottura.

Hanno un alto indice di sazietà, alcune potrebbero avere inoltre un indice glicemico più alto della pasta tradizionale, per questo e anche per il gusto e la consistenza è bene cuocere la pasta al dente.

Dal punto di vista del gusto, la pasta di legumi non ha la stessa consistenza ed elasticità della pasta di grano, però condita con un ottimo formaggio saporito può essere un modo molto semplici di fare mangiare porzioni di legumi ai bambini.


Perchè il mix farina di legumi e cereali è una combinazione interessante?

Le paste di legumi si possono consumare al posto delle porzioni di legumi, tuttavia per garantire nella dieta tutti gli amminoacidi essenziali è bene a seconda delle necessità personali integrare il pasto con cereali come riso, grano saraceno, quinoa.

Personalmente per coloro che non sono intolleranti al glutine potrebbe essere più indicato una combinazione di farina di grano duro e farina di legumi. Già un 35% di farina di legumi nella preparazione della pasta tradizionale, permette di avere un alimento unico, che combina i benefici nutrizionali sia dei cereali che dei legumi.

Può essere una buona base per una dieta vegetariana (nessuno inventa nulla di nuovo siamo nella ricetta della nonna della pasta e fagioli, pasta e ceci, pasta e lenticchie).


Proteine vegetali e Ambiente

Il vantaggio più evidente riguarda invece l'ambiente perchè il consumo di proteine vegetali al posto di proteine animali può contribuire a ridurre le emissione di Co2 nell'atmosfera.


Confronto tabelle nutrizionali, prezzo e posizionamento

Abbiamo preso abbastanza a caso alcuni prodotti presenti sul mercato e le relative tabelle nutrizionali come abbiamo detto il profile nutrizionale delle paste dei legumi rispetto alle paste con grano e semola di grano duro hanno un apporto più elevato di proteine e fibre.

Interessante il marchio Felicia, una pasta realizzata con materie prime provenienti da agricoltura biologica, è l'unico a indicare anche il contenuto di sali minerali, per tutti gli altri marchi manca questo valore è un peccato non valorizzarlo sul profilo nutrizionale del prodotto. 

Una scelta da parte delle aziende dal punto di vista della comunicazione di dare importanza alle proteine e per nulla ai sali minerali e vitamine.

Quelle che si può notare è il prezzo al kg la pasta di legumi costa quasi 5 volte in più (esattamente il 4,7 volte in più) da 2,70 a 12,40. Nella spesa quotidiano si nota meno perchè le confezioni in vendita sono più piccole, in genere di 200 e 250 g mentre la pasta di grano viene venduta in confezioni di almeno 500g.

Mancano invece nella grande distribuzione la pasta fatte miste di farine di cereali come il grano e farine di legumi che comunque sono presenti in qualche shop d'alimentazione vegana.

Un prodotto se pure nato per soddisfare le esigenze degli intolleranti al glutine strizza l'occhio per coloro che seguono un alimentazione adatta alla pratica di un attività sportiva professionale.

Una sola riflessione di come sia caro mangiare senza glutine, i legumi secchi che hanno un prezzo basso e sono la base delle popolazioni più povere, trasformati in farina e poi in pasta diventano un prodotto premium.


venerdì 4 ottobre 2019

Ci sono dei Farmaci che fanno ingrassare?

Graziella C, Milano: Desideravo sapere se ci sono dei farmaci che fanno ingrassare?

Ci sono dei farmaci che potrebbero avere tra gli effetti collaterali l'aumento del peso, ci sono molecole che possono favorire l'accumulo dei grassi, altre che favoriscono la ritenzione idrica, altre favoriscono la stimolazione dell'appetito :

Antidepressivi
Alcuni farmaci per il trattamento della depressione come gli antidepressivi triclici meglio noti con la sigla TCA. Sono dei farmaci che sono stati sviluppati dagli inizi degli anni '50, sono utilizzati ancora oggi quando non si riscontrano miglioramenti nelle persone assistite con farmaci più moderni.

Fanno ingrassare perchè agendo sul sistema nervoso centrale in particolare sull'ipotalamo, perturbano i segnali di fame e di sazietà, tendono ad aumentare il tasso di dopamina e diminuire quello di leptina, l'ormone della sazietà.

Come altri antidepressivi possono condurre allo diminuzione dello stimolo del movimento e dell'esercizio fisico e di conseguenza del dispendio energetico.

Neurolettici
Meglio noti come farmaci antipsicotici, agiscono su precisi obiettivi neuro trasmettitoriali (che vanno a interferire con il senso di sazietà, accentuando la sensazione di fame) vengono principalmente utilizzati per il trattamento delle psicosi anche in fase acuta, della schizofrenia, della fase maniacale del disturbo bipolare. 

Cortisone, Corticosteroidi, Corticoidi
Sono utilizzati in molti trattamenti ad alte dosi e per lunghi periodi. Gli effetti collaterali variano da farmaco e farmaco da persona a persona i più noti sono ritenzione idrica, aumento del senso di fame e l'accumulo dei grasso corporeo.

Antidiabetici
Come i sulfaniluree, una famiglia di farmaci utilizzati per il trattamento del Diabete di Tipo 2, favoriscono l'aumento di peso in quanto limitano il dispendio energetico e di conseguenza senza accorgersi è facile prendere qualche chilo in più.


Farmaci per il disturbo bipolare
Anche alcuni dei farmaci utilizzati per il disturbo bipolare tra questi il Carbonato di Lithium, interferisce nel meccanismo della regolazione dell'appetito e della sazietà.

Betabloccanti
Alcune molecole betabloccanti come l'atenolo utilizzato nei trattamento dell'ipertensione in alcuni soggetti favorisce l'accumulo dei grassi.

Pillole contraccettive
Si tratta di una paura molto diffusa ma poco provata dal punto di vista medico scientifico, oggi un buon ginecologo è in grado di scegliere la pillola contraccettiva più corretta e più adatta al vostro caso (rapporto tra livello di estrogeni e peso). Le pillole di ultima generazione hanno un basso livello di estrogeni. Se la pillola consigliata dal proprio ginecologo fa aumentare l'addome o provoca gonfiore, bisogna tornare dal ginecologo e segnalare il problema, sono certo saprà trovare la pillola contraccettiva più adatta o il sistema anti concezionale più corretto.

La lista dei farmaci è molto più lunga di quello che si può pensare, ci sono farmaci come gli anabolizzanti, gli ormoni della crescita, farmaci epilettici, farmaci inibitori della tirosin chinasi utilizzato nella trattamento della leucemia, farmaci per il trattamento della tiroide, ecc ecc.


Cosa fare in casa d'aumento di peso?

Chiedere se è possibile sostituire il farmaco 
Il primo consiglio è quello di rivolgersi al proprio  medico, segnalare il problema è chiedere se è possibile cambiare farmaco. 

Affiancare Indicazioni Nutrizionali
In caso di risposta negativa, nel caso in cui non è possibile modificare il farmaco c'è bisogno d'affiancare la terapia con delle indicazioni nutrizionali personalizzate, un alimentazione controllata e equilibrata unita ad esercizio fisico per limitare l'impatto dei farmaco sull'aumento del peso.
In generale possiamo dire che oltre alla modifica d'abitudini alimentari vengono consigliati alimenti a basso indice glicemico e pasti che assicurano un indice di sazietà a lunga durata.

Sintesi

Abbiamo visto quali farmaci possono causare l'aumento del peso, spesso mi viene chiesto perchè il medico non informa sufficientemente il paziente di questo effetto collaterale? In realtà oggi il tempo della prescrizione è molto breve, il paziente emozionato e spesso non riesce a capire tutte le informazioni che il medico troppo velocemente cerca di fornire.

Tuttavia visto anche l'importanza delle patologie per cui vengono prescritte queste terapie non è raro che si eclissi sugli effetti collaterali che sono individuali che variano da persona a persona e si rimanda in un secondo tempo al primo follow up.

Bisognerebbe prestare più attenzione agli effetti collaterali dell'aumento del peso sia dal punto di vista fisico della salute che dal punto di vista psicologico nelle persone assistite.

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mercoledì 25 settembre 2019

Che cosa dovrebbe bere un bambino ? Qual'è la migliore bevanda per un bambino?

Antonietta S, Serravalle Scrivia: Cosa dovrebbero bere i bambini?
Giovanna 0, Teramo: Qual'è la migliore bevanda per un bambino?

L'acqua e se proprio vogliamo seguire le Nuove Linee Guida delle società scientifiche americane, acqua e latte ma specifichiamo in sintesi meglio per fasce d'età.

Dalla nascita fino a sei mesi : solo latte materno o latti per neonati.

Da 6 a 12 mesi: i bambini devono fare affidamento sul latte materno o sulla formule per neonati. Una volta che hanno iniziato a mangiare cibo solido, possono iniziare a sorseggiare acqua.

I genitori dovrebbero evitare di dare al bambino succhi di frutta, latte vaccino, latte aromatizzato, bevande zuccherate ipocaloriche,  bevande a base vegetale, bevande contenenti caffeina e bevande zuccherate.

Da 12 a 24 mesi: I bambini oltre all'acqua (da 1 tazza a 4 tazze o meglio da 25 cl a un litro al giorno) possono iniziare a bere latte intero pastorizzato .

Da 2 a 3 anni: oltre all'acqua (da 1 tazza a 4 tazze da 25 cl a un litro), si consiglia latte magro o parzialmente scremato.

Da 4 a 5 anni: Questi bambini dovrebbero bere oltre l'acqua ( da 1,5 tazze al giorno a 5 cioè circa da 40 cl a 1,25 l al giorno) , latte magro, scremato o parzialmente scremato, eventualmente succo di frutta al 100 %, naturale senza aggiunta di zuccheri (110 g.).

Sempre secondo le società scientifiche americane, bisogna evitare che a qualsiasi età assumano altre bevande  oltre quelle citate come latte aromatizzato, bevande contenenti caffeina, latti vegetali e non lattiero-caseari, bevande zuccherate e bevande zuccherate a basso contenuto calorico.

Per quanto riguarda i succhi di frutta solo se 100% frutta, senza aggiunta di zuccheri, senza conservanti e additivi, leggere bene le etichette, fate il confronto con la frutta, non esistono frutti che naturalmente contengono 20 g di zucchero per 100 g,!.

I bambini con allergia e/o intolleranza al latte vaccino, le società scientifiche rimandano ai consigli del Pediatra per valutare caso pe caso come coprire le esigenze nutrizionali per una normale crescita.


Queste linee guida sono state sviluppate dal Healthy Eating Research, in collaborazione con American Academy of Pediatrics, l'Accademia di Nutrizione e Dietetica, l'American Heart Association e l'American Academy of Pediatric Dentistry che si possono condividere o meno hanno l'obiettivo di modificare le abitudini e lo stile di vita degli americani.

La metà dei bambini dai 2-5 anni negli Stati Uniti bevono bevande zuccherate ogni giorno, che aumentano  il rischio di obesità, diabete e predispongono a malattie cardiovascolari (ogni anno negli Usa 40.000 persone muoiono a causa di problemi cardiaci dovuti al consumo eccessivo di bevande zuccherate).

In sintesi acqua, latte e quantità limitate ( 4 once al giorno più o meno 110 g.) di succo di frutta al 100%" naturale e senza aggiunta di zuccheri.

La prima infanzia è un momento importante per iniziare a modellare le abitudini alimentari e promuovere il consumo di bevande salutari, la speranza è che queste nuove linee guida possano aiutare il bambino a sviluppare un gusto sano e delle corrette abitudini alimentari per il futuro.

Tuttavia rimane molto difficile perché inevitabilmente l'attrazione per le bevande colorate, frizzanti e dolci rimane molto forte


I bambini tendono molto ad essere influenzati dalle abitudini familiari e più tardi dal contesto dove vivono e dalla società, pertanto dare un buon esempio in famiglia è importante, se per esempio tutti in famiglia a tavola bevono acqua anche il bambino vorrà bere acqua per sentirsi parte della famiglia. Oltre la famiglia anche la società a iniziare dalla scuola dovrebbe dare un buon esempio.

Bisogna fare comprendere ai bambini e ai ragazzi poi che ogni tanto si può anche bere qualcosa di diverso importante è che questa non diventi abitudine perché questo mette a rischio la propria salute anche se questo per loro non è molto percepibile.

Le linee guida dal Healthy Eating Research sono in controtendenza con l'evoluzione dei consumi della società odierna in particolare quella americana spero solo nella sensibilità dei neo genitori  e sulla consapevolezza delle scelte delle future generazioni

Per saperne di più: Healthy Eating Reserach

martedì 17 settembre 2019

I farmaci anticolesterolo aumentano il rischio diabete?

Jasmine P., Cremona: i farmaci anticolesterolo come le statine aumentano il rischio di diabete?

Si, la correlazione tra statine e il rischio di diabete è stata dimostrata in uno studio realizzato dalla Ohio University proprio recentemente pubblicato nel Giugno 2019 sulla rivista Diabetes/Metabolism Research and Reviews .

Non si tratta di una novità in assoluto ma una conferma in quanto nel 2013 uno studio canadese pubblicato su British Medical Journal aveva messo in relazione il consumo di statine con il possibile sviluppo di diabete.

Le statine sono una classe di farmaci che possono abbassare il colesterolo e la pressione sanguigna, riducendo il rischio di infarto e ictus. Si stima che in molti paesi occidentali, più di un quarto degli adulti di mezza età utilizza un farmaco per abbassare il colesterolo.

Lo studio pubblicato nel Giugno 2019 su un campione di 4.600 pazienti a rischio cardiovascolare, il 16% ha ottenuto una prescrizione di statine, tra il 2011 e il 2014.


I risultati mostrano che coloro ai quali sono state prescritte le statine avevano il doppio delle probabilità di sviluppare il diabete di tipo 2, le persone assistite e che hanno assunto statine per più di tre anni un rischio più alto.

Al momento non si conoscono i fattori dell'aumento del rischio di diabete in presenza di statine si ipotizza a un problema nella secrezione dell'insulina.

Le statine sono prescritti perché sono giudicati dalla classe medica efficaci nel prevenire attacchi di cuore e ictus. lo studio più che sconsigliare di prendere statine vuole stimolare una maggiore  consapevolezza del rischio diabete di tipo 2.

Lo studio suggerisce nei pazienti che assumono statine da più anni che potrebbe essere utile monitorare i livelli di glucosio nel sangue, la loro dieta e la loro attività fisica, per ridurre il rischio di diabete.


Bisogna tenere presente che le persone assistite che necessitano di prescrizione di statine hanno un quadro clinico già  a rischio diabete di Tipo 2.

Sarebbe imporatnte prevedere programmi che stimolino i pazienti a modificare lo stile di vita  e la dieta a che potrebbero essere discussi quando i medici prescrivono le statine, in modo che le persone assistite possano essere proattivi sulla prevenzione del diabete.

Le malattie cardiovascolari fanno parte di quelle patologie legate allo stile di vita come il diabete di tipo 2 che si possono prevenire e anche trattare con un cambiamento dello stile di vita con una migliore qualità dell'alimentazione, un maggiore movimento fisico e una migliore gestione dello stress. 

Un invito a prevenire sia il rischio cardiovascolare che il diabete di tipo 2, da non dovere avere bisogno della prescrizione delle statine .



giovedì 5 settembre 2019

Il tè verde è anticancro?

Giovanna O., Pescara: Volevo sapere se come ho letto su alcune riviste, il te verde è anticancro?

Cresce nel mondo la domanda di in particolare di tè verde, ed è oggetto di un' intensa attività di marketing e promozione di benefici della salute, dalle proprietà detox alle proprietà anticancro.

Se nel mondo il tè è la seconda bevanda più consumata in Italia per 1 grammo di tè si consumano 84 grammi di caffè, possiamo dire che siamo di fronte a un prodotto di nicchia.

Le foglie di tè verde contengono polifenoli ECGH della famiglia delle catechine, che sono degli antiossidanti, si tratta di composti che spesso vengono enfatizzati per sostenere effetti protettivi contro il cancro.

Fin ora studi in laboratorio hanno sostenuto che estratti di tè verde in dosi molto elevate possono ridurre la crescita delle cellule tumorali anzi sarebbe più corretto dire che possono interferire grazie all'effetto anti ossidante e anti infiammatorio con lo sviluppo dei tumori.

Tuttavia non è stato possibile dimostrare questo effetto negli essere umani.

Su 24 meta analisi pubblicate negli ultimi anni 6 anni, nessuna è riuscita a dimostrare che il te verde possa avere sugli esseri umani una protezione anti cancro

Perfino il World Cancer Research Fund che valuta l'evidenza di fattori nutrizionali con il rischio cancro, nel caso del tè verde sostiene che tranne per il cancro alla vescica non sono emerse evidenze e nel caso del cancro alla vescica è talmente il risultato debole che non si è riusciti a formulare delle raccomandazioni.

Efsa (se conta qualcosa il loro parere scientifico) nei 5 pareri sul tè verde espressi negli ultimi otto anni non ha autorizzato alcuna indicazione sulla salute relativa al te verde ed agli estratti di catechine in rapporto con il cancro.

Vorrei però fare notare un altro punto di vista, in molti paesi il tè è un vero e proprio rito, un break un intervallo della giornata, un momento antistress di grande aiuto. Anche se non c'è una relazione tra lo sviluppo del cancro e lo stress i benefici di questa pausa possono avere dei riflessi benefici sulla salute in generale, per cui trovo che concedersi una pausa per  bere una tazza di tè o di tè verde se vi piace possa essere una buona idea.  

Alcuni studi hanno dimostrato che il livello di stress incide sull'impatto della prognosi e della terapia del malato di cancro, ritengo per tanto che bere una buona tazza di tè può essere una delle attività antistress che può migliorare la qualità della vita del malato. 

Personalmente sono contrario al Marketing degli alimenti anticancro, perché generano troppe illusioni. Ci sono oggi più di 150 tipi diversi di tumori e l'alimentazione non incide per tutti allo stesso modo.

Invece di parlare di smart food o superfood si potrebbe fare una migliore comunicazione alimentare per la prevenzione del cancro partendo da una dieta equilibrata e uno stile di vita attivo, una dieta che predilige il consumo di cereali integrali, che privilegia come grassi l'olio d'oliva extra vergine, le 5 porzioni di frutta e verdura fresca giornaliera e la riduzione di tutti gli alimenti industriali trasformati ricchi di sale, grassi saturi, zucchero, additivi ed esaltatori di sapidità.