Per le festività di Natale ho deciso di riunire la mia famiglia intorno al tavolo, non so fin a quando le mie bimbe ottantenni e novantenni ci faranno compagnia, inoltre volevo dare ai miei nipoti quel calore quel senso della tradizione della famiglia e delle feste.
Quando si è nonni si sente di più la responsabilità di trasmettere valori e tradizioni, in modo che quel piccolo patrimonio immateriale familiare non si perda. Quando io ero bambino si metteva in tavola quello che si aveva e che si teneva da parte e si custodiva per le feste.
L'esperienza della tavola di Natale era un occasione per provare cosa nuove e per mangiare prelibatezze che sono una volta all'anno finivano in tavola, c'era il piacere di condividere insieme qualcosa di speciale nel gusto.
Oggi abbiamo una società differente, con dei consumi opulenti, dove si possono scegliere prodotti alimentari che provengono da tutto il mondo, una società multietnica e multiculturale che mi pone in una grande difficoltà con la scelta del menù di pranzo di Natale
Come potrò fare convivere un vegano, un seguace della dieta paleolitica, un intollerante al lattosio, un intollerante al glutine, a mia cognata che segue un regime chetogeno? (l'anno scorso era pescetariana e l'anno prima crudista) In particolare come posso farli convivere con un menù tradizionale delle feste? Siamo in 22, posso mica preparare 22 piatti diversi? Voi come fate? Si accettano suggerimenti (leciti e legali) di qualsiasi natura….
Mia figlia 26 anni mi dice "Papà non c'è problema ordiniamo con le app on line" ma amore di figlia mia li ho invitati il mese scorso, cosa gli dico? Che in un mese non avuto tempo di preparare da mangiare?
Ho proposto un buffet self service le bimbe (ottantenni) mi hanno detto ma cosa abbiamo fatto di male per meritarci un buffet a Natale? Alzarci e prenderci anche da mangiare ma che Natale è?
Ne hanno tutti una, quella che non vuole l'aglio, quella che non vuole la cipolla, quella che non vuole lo scalogno, chi non vuole il formaggio, quello che se vede un oliva sviene, quella che ha problemi con il sedano, ogni tanto mi chiedo se siamo una famiglia normale perché detta cosi sembriamo una famiglia d'Ospedale (Psichiatrico).
Tuttavia mentre su un foglio di carta facevo e disfacevo menù, mi sono chiesto nella società d'oggi siamo capaci di condividere un pasto insieme?
Si può essere familiari e avere uno stile di vita alimentare diverso? Perché il senso della famiglia è anche lo stare a tavola, come ci può convivere con l'individualismo crescente delle scelte alimentari con una condivisione del pasto in particolare del pasto di Natale?
Ci sono coloro che vivono in restrizione alimentare per motivi religiosi, coloro che "soffrono" di intolleranza alimentari o allergie, sono ben accette ma non semplificano la cucina di un padrone di casa, ci sono poi coloro che seguono dei regime o delle diete molto selettive, più dettate mi sembra da una rivendicazione simbolica d'identità, come se ogni persona custodisce la sua identità alimentare.
Una volta la tavola accomunava oggi la tavola divide?
Ci sono tante interpretazioni sociologiche che cercano di spiegare il fenomeno, tutte interessanti, si va dall'edonismo alimentare estremo portato dall'industria alimentare americana figlio del protestantesimo a coloro che indicano che la politica si è spostata dalla strada alla tavola, condivisibile o meno, non mi risolvono il problema.
Quello che io mi auguro e che mi piacerebbe è che il Natale sia occasione per riscoprire quando sia bello stare insieme condividere la tavola al di là della religione e delle scelte personali.
Se per caso qualcuno vi porta in tavola un cappone ripieno di castagne o qualsiasi altra pietanza che non gradite, fate buon viso e cattivo gioco almeno una volta all'anno con tutto quello che si mette in tavola a Natale, qualcosa che va bene la troverete no?