sabato 28 aprile 2018

Gli alimenti ricchi di zucchero possono essere considerati una droga?

Sandra C. (Cremona): gli alimenti ricchi di zucchero possono essere considerati una droga?

C'è un acceso dibattito su questo argomento, uno dei contributi più interessanti è quello del pediatra e endocrinologo americano Robert Lustig, nel libro "the Hunting of the American Mind", non solo considera che le persone possono diventare dipendenti dallo zucchero, ma aggiunge che la società Occidentale è in ostaggio del piacere, in particolare della dopamina.

Vi starete chiedendo cosa c'entra la Dopamina con gli alimenti ricchi di zucchero?

Comunemente si è leciti pensare che la felicità sia data dall'accumulazione del numero delle sensazioni di piacere, che possono derivare da più comportamenti, qualcuno ricercato qualcun'altro indotto dalla società senza una reale consapevolezza.

Robert Lustig avverte della difficoltà sul piano medico scientifico della dimostrazione che i cibi o comunque gli alimenti ricchi di zucchero possono sviluppare una dipendenza.

Tuttavia è innegabile che per molti soggetti la ricerca del piacere è precursore del raggiungimento della felicità in sintesi si è portati a pensare che più si accumula sensazioni di piacere più si potrà essere felici.


Il piacere e la felicità sono la stessa cosa?

Secondo il mio modesto parere sono due cose differenti il piacere è un appagamento fisico, un appagamento viscerale, un appagamento individuale, può essere anche intellettuale a volte estetico mentre la felicità è una condizione di gioia e soddisfazione, qualcosa di più spirituale.

Sarà capitato a tutti guardare qualche tempo fa lo spot dove la Felicità era portata a tavola dalla mamma con la bottiglia di Coca Cola, tramite le comunicazione le aziende ci hanno confuso facendoci pensare che la felicità passa attraverso il consumo di un prodotto o l'acquisto di un servizio.

Non c'è solo Coca cola, un altro esempio e Happy Meal di Mcdonald, una consuetudine associare il cibo alla felicità, talmente banale che tutti bar non fanno l'aperitivo ma propongono l'Happy Hour (le ore felici, che a quelli della mia generazione fa pensare ad altro).


La ricerca del piacere può diventare un comportamento ossessivo e si arriva facilmente in quello che noi possiamo chiamare dipendenza come alcol, cocaina, nicotina negli ultimi anni il concetto di dipendenza si è ampliato e ha inglobato altri comportamenti che possono fornire del piacere immediato ed ossessivo come il gioco d'azzardo, videogiochi, il sesso, shopping, i social.

L'aspetto più interessante è che le sensazioni di piacere e buon umore sono in realtà nel nostro cervello dipendenti da due neurotrasmettitori : la dopamina e la serotonina, la prima per il piacere immediato la seconda per il buon umore.

Entrambi hanno collegamenti con la sfera dell'appetito ma la dopomina secondo i ricercatori con il tempo si è evoluta (forse troppo sollecitata) e ha avuto il sopravvento rispetto alla serotonina, cosi l'insorgere di un desiderio continuo di piacere, ci ha reso incapaci di provare contentezza (buon umore o felicità) e dipendenti dal piacere.


Lo zucchero come agisce ? Come crea dipendenza?

Il gusto è uno dei cinque sensi, il gusto dolce è il gusto che per primo viene riconosciuto da un bambino, una stimolazione sensoriale che viene avvertita prima ancora dell'indigestione, grazie ai  ricettori presenti nella lingua che si connettono con i neuroni dopaminergici, attivando il circuito della ricompensa (il bisogno di ripetere l'esperienza).

C'è poi un altro livello quando lo zucchero entra nel sangue, si attiva una seconda volta il circuito dei neuroni dopaminergici della ricompensa tramite l'ipotalamo.

Si innesca cosi un meccanismo di richiesta di gusto dolce continua, tutto questo non basta per definirlo una dipendenza.

Secondo i criteri dell'Associazione Americana di Psichiatria si può parlare di dipendenza quando c'è un intenzione, un forte desiderio associato a una volontà di limitare un consumo di un qualcosa senza poterci riuscire.

Nel caso dello zucchero è molto difficile dimostrare la dipendenza, perchè alla base non c'è il desiderio di limitarlo, non c'è consapevolezza dell'introduzione della quantità giornaliera e della frequenza.


Più facilmente si preferisce parlare di disturbo del comportamento alimentare piuttosto che di dipendenza da una sostanza o da un alimento. 

C'è da parte dei ricercatori la consapevolezza fornita anche dai dati epidemiologici dell'eccessivo consumo di zucchero legato al possibile sviluppo di patologie come l'obesità, il diabete, il tumore.

In effetti il problema sono i consumi nel 1850 il consumo di zucchero era di 5 kg a persona in un anno, negli Usa oggi sono 60 kg ,in Europa non si raggiungono questi livelli ma siamo in alcuni paesi come Germania, Regno Unito e Francia sui 40-35 kg a persona all'anno.

Lo scorso anno OMS ha invitato a limitare il consumo di zucchero a meno del 10% della quantità d'energia giornaliera che assumiamo dai cibi durante il giorno, questo poco si coniuga con l'apertura di gelaterie e pasticcerie in ogni angolo della città.


Da quali alimenti provengono gli zuccheri?

Più che dai dolci, la relazione più nota e studiata è quella con le bevande zuccherata, dalle bevande tipo cola, aranciate, succhi di frutta. Più che su un alimento particolare volevo sottolineare l'incremento della domanda dei prodotti con zucchero, un piacere del gusto che dalla frequenta settimanale è passato a una consumo frequente durante tutto il giorno.

Quello che mi fa riflettere non è la domanda individuale ma la domanda collettiva di ricerca di soddisfazione, più volte in questo blog abbiamo indagato su quelle che potevano essere le cause come lo stress, la solitudine o forse molto più semplicemente il bisogno di gratificarsi immediato, il piacere facile e disponibile da ottenere n qualsiasi momento della giornata.

Per contro bisognerebbe chiedersi perchè le persone sono cosi insoddisfatte? Cos'è che conduce a questo continuo bisogno di gratificazione? Se l'effetto è l'eccessivo consumo di zucchero, qual'è la causa?


Sintesi

Non si può parlare di vera e propria droga o di una vera e propria dipendenza, più facile parlare di un disturbo del comportamento alimentare. 

Sviluppare una dipendenza da zucchero è molto più facile di quello che può sembrare, mi rivolgo ai bambini e adolescenti, sono molto importanti le abitudini alimentari in famiglia.

Sovente vedo utilizzare alimenti con zucchero per calmare pianti e capricci, credo sia importante non sollecitare troppo il sistema della ricompensa così precocemente.

Quello che mi lascia perplesso nella società odierna è il bisogno di gratificazione continua, che si rivolge prettamente al consumo del cibo e dagli alimenti ricchi di zucchero.

C'è un attenzione nei confronti del cibo sproporzionata, ci sono tanti piaceri nella vita è che bisogna coltivarli e richiedono più impegno dell'acquisto di un bignè o di un cioccolatino. 



sabato 21 aprile 2018

Ecce Cracco ecce Bartolini, ecce caffè a 0,50 euro

Ho deciso di mettere insieme più notizie che sono arrivate sul mio tavolo negli ultimi giorni, una notizia da sola non vuole dire nulla ma se invece le mettiamo insieme possono esprimere il mood, l'umore del momento.


Ecce Cracco

L'altra sera è andato in onda sul canale nove "Cracco confidential" ho voluto seguirlo per curiosità, solo che dopo dieci minuti non ne potevo più, quant' è bravo Cracco, quant' è intelligente Cracco, quant' è fenomenale Cracco. Un'apoteosi d'auto complimenti ad un certo punto mi sono detto piangere per piangere cambio canale e guardo chi l'ha visto !

Se si ritiene di fare una trasmissione per spiegare il nuovo ristorante di Milano, si rivela una debolezza, vuole dire che l'iniziativa non è stata compresa.

Non si va nel Ristorante per mangiare Cracco ma per mangiare un buon pasto realizzato con arte della cucina. C'è un'eccessiva pressione sul suo nome, il protagonista del ristornate non è lo chef ma il cliente e in questo caso il rapporto è decisamente sproporzionato. 

Essere uno chef televisivo rischia d'aumentare di molto le aspettative, personalmente ho visitato solo il bar del nuovo locale e non ho tratto sensazioni positive, anche l'ambiente così artefatto è  respingente.

Ultimamente ha aperto il dehors,  nello spazio davanti al bar ha messo i tavolini, ma se tutti i negozi e i bar aprono un dehors la gente in galleria dove passa? Ho compreso che basta pagare che il Comune di Milano acconsente a tutto (ha fatto mettere palme e banani in piazza Duomo), però i passanti possono zigzagare tra i dehors della Galleria per farsi strada?

Il target a cui il ristorante si rivolge è una clientela d'élite, nei giorni d'apertura si è parlato molto della re visitazione della pizza margherita, un piatto molto popolare. Il target che va a mangiare da Cracco si aspetta altro che una rivisitazione della pizza margherita, più adatta a un marchio di pizza come Sorbillo che a un ristorante raffinato.

C'è nella comunicazione di Cracco  dal mio punto di vista della confusione, da una parte si crea un ristorante rivolto a una clientela d'elite, dall'altra si cerca la popolarità facile, posso affermare che forse non è consigliato bene?


Ecce Bartolini

La notizia della chiusura del Ristorante di Bartolini da Fico è rimbalzata su tutti i giornali, Su Fico ho un'impressione molto negativa, ma non l'ho mai voluta esprimere pubblicamente. Si tratta però di un segnale, la gestione sostiene che in Fico ci molti ristoranti di qualità e qualcuno non regge il confronto, per chi non lo sapesse Enrico Bartolini, ha tre ristoranti e quattro stelle michelin in totale.

Una ristorazione secondo me differente dalla media del Fico non ha trovato un suo spazio, presumibilmente Bartolini non ha saputo adattarsi al pubblico del Fico o viceversa, il pubblico non è sempre uguale dappertutto, Venezia, Bergamo e Milano sono piazze differenti con differenti clienti, chi frequenta i ristoranti di Bartolini non è lo stesso pubblico che frequenta Fico.




Ecce caffè a 0,50 centesimi


Molti hanno contestato il post su Iginio Massari e sul costo di 55 euro al kg i dolci, costa perché è in piazza Duomo! Che vuole dire? Non è sulla Piazza del Duomo, ma in via Beltrami angolo Piazza Diaz, vicino il Duomo ma non in Piazza Duomo, se proprio vogliamo essere pignoli e per 55 euro al kg lo siamo.

L'aspetto divertente che Autogrill che è pochi metri da quando c'è Massari ha aumentato i prezzi di brioches e dolci, quello che una volta pagavi un euro o due ora lo paghi quatro euro.

Perchè nel commercio la concorrenza è fondamentale e in questo momento a Milano in prossimità della piazza Diaz a lato del Duomo c'era un solo bar oggi ce ne sono ben dieci in pochi metri, cosi si è scatenata la concorrenza ecco arrivare il caffè a 0,50 centesimi, si chiama il caffè del mio bar, in via Gonzaga, l'ho provato e non ha nulla da invidiare ad altri caffè in zona che fanno pagare il caffè' 1,20 e 1,30 più del doppio.

Un iniziativa che mi piace, che fa capire che in un libero mercato c'è la concorrenza non devi solo guardarti allo specchio ma sapere che il pubblico ha una grande offerta.



Sintesi

Questi tre esempi ci mostrano che è importante avere in mente per delle iniziative imprenditoriali  qual'è il target di riferimento, cioè quel gruppo di persone a cui ci rivolgiamo, non ci si può rivolgere a tutti indistintamente, chi va ad acquistare il panzerotto da Luini non è lo stesso target che frequenta un ristorante stellato in galleria.

A volte gli chef sono troppo concentrati su se stessi e il proprio lavoro che dimenticano che c'è una concorrenza che è anche molto agguerrita.

Finalmente il caffè a 0,50 centesimi è solo indice della forte concorrenza che si sta verificando a livello commerciale nel centro di Milano, se prima in un via c'era un bar oggi ce ne sono dieci, deve  ancora aprire Starbucks che presumibilmente cannabilizzerà molte attività commerciali.

Ma i milanesi si bevono tutto questo caffè? Non gli farà male? C'è chi vede in tutto questo un successo della città, si vede che la felicità a Milano si misura in caffeina va a sapere! 

Esprimo un giudizio fuori dal coro, io vedo più dei sogni i cui risvegli potrebbero essere degli incubi, tante nuove aperture ma tante chiusure dopo poco tempo, che fanno sorgere più di una perplessità. 

sabato 14 aprile 2018

Foodora e i ciclisti imprenditori fattorini per passione

La notizia è comparsa su tutti i quotidiani, garantendo a Foodora una bella pubblicità, tuttavia si impone da questa vicenda una riflessione.

Quello che emerge è un vuoto legislativo, politico e sociale dal ricorso rigettato dal tribunale e presentato dai .. come chiamarli ciclisti imprenditori che volontariamente consegnano pizze a domicilio per passione.

Tutti, ma proprio tutti a una certa ora precisa gli veniva la voglia di consegnare cene e pizze a domicilio, imploravano di farlo, non importava la neve, la pioggia, il vento, erano sempre li a chiedere qualcosa da portare.

Vuoi rimanere insensibile a queste richieste? Gli si dava qualcosa da portare a qualcuno per fargli felici mica per lavorare! Anzi sono i ciclisti che devono pagare foodora perchè soddisfa il loro bisogno irrefrenabile di andare in bicicletta e portare pasti a domicilio sotto la pioggia.

Un po' come se il cameriere paga il ristorante perchè gli fa portare i piatti al tavolo!

Stampa tremenda e sempre superficiale ma il nome e la foto del giudice bisognava anche metterla  per completezza dell'informazione.


Dal lavoretto occasionale al lavoratore autonomo

Io non uso queste App, c'è talmente una quantità e varietà di ristoranti a ogni passo che dal mio punto di vista è inutile, ci sono supermercati nelle grandi città aperti 24 ore su 24, torte dolci e torte salate fresche 24 ore, i surgelati, i prodotti di quarta gamma già pronti e solo da scaldare.

Personalmente ho un passato da studente di consegna di pizze a domicilio, stiamo parlando di 35 anni fà', devo dire che ho trovato tante persone molto generose dal proprietario della pizzeria che mi ha versato anche i contributi previdenziali ai clienti che mi lasciavano sempre qualcosa "domani hai un esame all'Università non venire stasera, recupererai un altra volta" non dovevo nemmeno chiederlo.

Oggi il mondo del lavoro è cambiato e fare i portatori di pizze, sono laureati ma anche persone che hanno bisogno di lavorare perchè hanno perso il lavoro o non lo trovano, ricollocarsi è quasi impossibile nel nuovo mercato del lavoro, se hai figli da mantenere meglio portare pasti a domicilio che il nulla.

La stampa sostiene che i fattorini ciclisti si erano lamentati delle condizioni del lavoro e l'azienda ha disattivato i strumenti di contatto non facendoli più lavorare.

In altre situazioni diremmo che sono stati licenziati e invece no, per il giudice non è un lavoro subordinato, pertanto non è licenziamento, bensì un invito a cercare la felicità altrove.

Ordinare di portare a qualcuno, un pasto da una parte all'altra della città, venendo geolocalizzati, fornendo tempi e modalità di consegna che cos'è? Un consiglio paterno? Volontariato?

La protesta oggi si è estesa anche a Deliveroo, altra App della consegna dei pasti a domicilio. Quello che mi chiedo è chi non ha un rapporto chiaro con i suoi "imprenditori fattorini" può avere un rapporto chiaro con i suoi clienti?


Se non rispetti il prossimo non puoi pretendere il rispetto

La cosa che più mi ha fatto ridere sono state le dichiarazioni dell'azienda che si lamentava della poca correttezza di 70 imprenditori fattorini per passione che erano scomparsi senza dare notizie, e ti chiedi pure come mai?

Magari sono morti sulla strada o dalla fatica, devono pedalare tutto il giorno, con qualsiasi tempo atmosferico, andare in giro con la loro bicicletta, un conto è farlo ad Amsterdam dove ci sono le piste ciclabili, un conto è farlo a Roma e Milano, città che non sono state fatte per le auto figurati per le biciclette, rischiano la vita tutti i giorni neanche i Lloyd's di Londra gli vuole assicurare.

Gli antichi romani mica hanno pensato a costruire la città per le biciclette, fatti tutti e sette i colli per consegnare una pizza! 

Per dire se uno ordina la pizza mentre si trova in Val Badia a Corvara, la pizzeria è in Val di Fassa per consegnare la pizza bisogna aspettare che passi il Giro d'Italia, tutto questo per 15 euro al giorno?

Aziende mondiali illegalità globale

Lavoro senza protezione sociale è inconcepibile in un paese industriale avanzato, senza malattia e senza pensione, di fatto le aziende utilizzano sempre di più lavoratori autonomi come dipendenti. La colpa è anche di noi consumatori che usiamo queste App con troppa superficialità.

L'altro giorno, giovedì ero in Francia, sciopero delle ferrovie non è partito un treno in tutta la nazione obbligando l'azienda a scendere a patti con i lavoratori.

Purtroppo non ci sono alternative alla "solidarietà sociale", perchè i controlli sul mondo del lavoro non esistono, la politica nemmeno il partito dei lavoratori è diventato il partito delle banche fallite, la giustizia se ne lava le mani, solo la mancanza di un ricavo può spingere le aziende a modificare atteggiamento.

Quello che non comprendo è che se dal momento che queste App vanno bene dato il numero dei ciclisti in giro durante il giorno, perchè non regolarizzare la loro posizione ?

All'estero come funziona?

In Regno Unito, il tribunale a cui si era rivolto un ciclista imprenditore ha riconosciuto la qualificazione di "worker" e non di imprenditore autonomo, come gli autisti di Uber, in quanto gli imprenditori ciclisti non avevano autonomia nel determinare il modo in cui svolgere il proprio lavoro e nessuna possibilità di definirne i termini.

Il worker è una categoria di lavoratori tra il lavoro autonomo e il lavoro subordinato, il quale comporta il riconoscimento di alcuni diritti per i lavoratori, come le ferie e giorni di malattia pagati ed un compenso e un orario minimo.

Secondo una sentenza del tribunale di Valencia in Spagna i rider ciclisti per Deliveroo sono dipendenti e non lavoratori autonomi.


Sintesi

Non sono un utilizzatore di queste App,  non solo perchè le trovo personalmente poco utili ma le trovo un modello di business globale molto discutibile. Non tiene conto del territorio, della conformazione geografica e della realtà sociale nel paese dove operano, sembrano dei modelli di business a zero etica, con dei risvolti sociali che mi lasciano perplesso, pensateci prima di ordinare qualche cosa. 

martedì 10 aprile 2018

Meno tasse più mignon, quando la Pasticceria costa 55 euro al kg.

La città di Milano in questo periodo sembra pervasa da una strana "onda" di rivoluzione commerciale nel settore del food. Per caso mi sono trovato il giorno dell'inaugurazione di un ristorante filippino, il fast food Jollibee, dove c'era una coda infinita, più di 500 m., non avevo mai visto una coda cosi nemmeno all'inaugurazione del primo fast food americano Burghy negli anni'80.


Anche un nome importante della Pasticceria Italiana, Iginio Massari ha aperto nella stessa Piazza Diaz, angolo via Marconi, nei locali che prima ospitava Banca Intesa.

Voglio scindere il nome Iginio Massari, una persona di grande esperienza e professionalità, insegnante, autore di libri di pasticceria, dal quale ho imparato anche qualcosa, con il locale che c'è a Milano in Piazza Diaz.

Il locale ha l'aspetto moderno dall'impatto un po' freddo, non ci sono posti a sedere ma qualche tavolino in piedi per consumare.

Un' offerta di pasticceria tradizionale forse un po' troppo tradizionale per una piazza di mercato come quella milanese. 

Un piccolo spazio dove sostengono di preparare i dolci, io non ho visto nessuno, si vede che sono passato quando il pasticcere era in pausa, ma quello che mi ha sobbalzato è stato il costo della pasticceria mignon e delle torte 55 euro al kg.

Può non volere dire nulla il prezzo di un prodotto ma se ti poni con un prezzo di molto superiore alle pasticcerie della città devi avere un prodotto non buono di più un prodotto eccellente.


Vado a ordinare un pasticcino per l'assaggio perché spendere 55 euro/kg mi indispone, la signorina mi guarda male come si guarda un morto di fame, mi sono sentito come Ugo Tognazzi in un noto film anni '60, devo prendere un dolce per accompagnare un caffè non posso mica ordinare un cabaret intero!

Mi porge il mio pasticcino, un bignè allo zabaione, non lo pesa, vado alla cassa, in altre pasticcerie lo pesano e poi passi alla cassa, un peso sulla fiducia diciamo cosi!

Un caffè e il pasticcino al prezzo di 2,70 euro (1,20 il caffè più 1,50 il pasticcino)

Quanto peserà quel pasticcino? Più o meno 27 g. per costare 1,50 euro, sempre se il peso è corretto.


Provo il bignè, (piccolo, talmente piccolo che ho dovuto mettere gli occhiali per mangiarlo, d'altronde se è mignon), crema più secca esternamente più morbida al centro, il sapore se posso dire mia aspettavo qualcosa di meglio, per 55 euro ak kg ti aspetti qualcosa di più.

Mi spiace molto ma non ho trovato nel mio assaggio l'arte del dolce del Massari, avrò sbagliato giorno? Avrò sbagliato scelta del Pasticcino? Avrei dovuto provarli tutti? Non sono mica il l'Emiro del Dubai !

Sono certo che tutti gli altri magari saranno stati invece buonissimi, tuttavia Milano è una città dove l'offerta di pasticceria mignon ha una forbice di prezzo molto ampia dai 18 euro al kg si arriva ai 34 euro al kg di pasticcerie nel centro della città in alcuni casi 38/40 fino ai 55 come in questo caso, ma non è l'unico.


Qual'è la differenza?

Ci tengo alla qualità di un prodotto in tanti anni d'esperienza ho imparato a non dare nulla per scontato, un prezzo alto non sempre è indice di un prodotto di qualità, come un prezzo basso non è indice di bassa qualità.

Sono tante le componenti che entrano in gioco nella formulazione di un prezzo, dagli ingredienti alla lavorazione, fattori che a un cliente possono interessare relativamente, ma il consumo deve darti una sensazione di piacevolezza.

Meno tasse più mignon

Facevo delle riflessioni tra me e me, un paese che ha votato compatto su chi poteva garantire un reddito di cittadinanza, perché i dati sulla disoccupazione sono devianti non tengono conto dei tanti che non lavorano, che non sono iscritti in nessuna lista, di coloro che vivono del sostegno d'accompagnamento dei propri cari, poi trovo una città che fa la coda per pagare i pasticcini 55 euro al kg? Forse c'è qualcosa che mi sfugge?

Suggerisco al prossimo Ministro dell' Economia di non fare nuove tasse, ho già visto l'Unione Europea pronta a chiedere nuovi sacrifici, tanto i veri ricchi le tasse non le pagano, hanno tutti residenza all'estero e intestati beni a società di comodo, perfino la più grande azienda italiana del settore alimentare ha la sede in Lussemburgo, qualcosa vorrà dire.

Per questo niente nuove tasse ma l'apertura da parte del Ministero di Pasticcerie Mignon in tutta Italia, cosi si ha una speranza che il debito pubblico possa essere appianato, al grido di "meno tasse più mignon", nel senso di pasticcini, perché sono certo che c'è un leader di un partito politico che facilmente potrebbe interpretare diversamente.

Personalmente auguro alla Pasticceria Massari un brillante futuro e di vendere tanti pasticcini mignon, i clienti ho visto che non mancano, mi fa piacere che diversamente da me c'è qualcuno che invece apprezza moltissimo, anche se non comprendo.

Suggerirei una maggiore varietà d'offerta e un giro nelle altre pasticcerie, per quanto mi riguarda credo che sia un'esperienza che non ripeterò.


Sintesi

Meno tasse più mignon si fa per sorridere, ma personalmente trovo fuori luogo il prezzo della Pasticceria Mignon a 55 euro al kg, siamo in un mercato libero, si può proporre il prezzo che si vuole, in casa con la stessa cifra si possono fare bignè per un anno!


mercoledì 4 aprile 2018

Che cos'è la Mizuna?


Giulia M, Pisa: Vorrei sapere cos'è esattamente la mizuna, da dove arriva e se fa veramente bene?

Si tratta semplicemente di una pianta le cui foglie vengono adoperate come insalata, le possiamo trovare nella composizione della Misticanza Orientale.


Una pianta della specie Brassica juncea var. japonica a foglie verdi seghettate, che per certi versi ricorda la nostra rucola, ha un sapore leggermente piccante che può ricordare la senape, non a caso viene chiamata senape giapponese ma è anche conosciuta come kyona o mibuna.

Originaria dal Giappone solo negli ultimi anni si è diffusa in Europa, è originaria delle zone marittime dove cresce spontaneamente.

In Asia la si coltiva durante l'inverno perchè è una pianta molto facile da coltivare e resistente al freddo, in Europa la si può trovare prodotta da terra all'aperto dal'inizio della primavera fino alla fine dell'estate, prodotto in serra durante l'autunno e l'inverno.


Se in Europa le foglie di Mizuna la si utilizza per l'insalata in Giappone viene utilizzata nelle insalate e nelle zuppe, come noi utilizziamo le erbette.

Per dare un sapore più speziato e piccante la si può aggiungere insieme alle erbette per fare ravioli, gnocchi e gnocchetti verdi, tagliatelle, alcuni ci fanno anche il pesto utilizzando lo stesso procedimento per il pesto alla rucola.

In cottura però perde buona parte della sua aromaticità e sapore.

A dire il vero la sua diffusione negli ultimi anni è dovuta non tanto al suo sapore ma al suo aspetto, è ricercata dai chef per la sua forma e colore, ha foglie lucide, seghettate, verde scuro e steli bianchi stretti, da un bell'aspetto alla presentazione dei piatti.



Dal punto di vista nutrizionale esistono pochi studi ma molti articoli che parlano di riduzione del rischio di cancro e rafforzamento del sistema immunitario.

Come tanti prodotti vegetali come broccoli, mele, zucchine e spinaci, la mizuna è interessante per il contenuto di Vitamina C, Vitamina A (antiossidanti), se vogliamo identificare una particolarità è il contenuto di Vitamina K , in qualsiasi caso comune alle erbette, cavolo verde e tarassaco, carenza di Vitamina K molto rara negli essere umani.

Può fare parte delle 5 porzioni di frutta e verdura giornaliere consigliate, al momento non sono note altre proprietà.

Una particolarità secondo la Cornell University ci sono sedici varietà diverse che vengono chiamate mizuna, dalla Early Mizuna alla Purle Mizuna, che variano dal sapore più meno piccante e del colore dal verde chiaro al verde scuro e perfino al porpora.