venerdì 30 maggio 2014

Crisi economica e sviluppo dell'Obesità

E' stato pubblicato in questi giorni il nuovo rapporto Ocse sull'Obesità, il quale mostra una relazione tra crisi economica e sviluppo dell'Obesità.
Il rapporto viene presentato in Bulgaria dove è in corso il Congresso sull'Obesità ECO 2014 a Sofia, dove in questi giorni ne sentirò di molto divertenti.

Volevo dire due cose fuori dal coro come sempre, dai media sembra che lo sviluppo dell'Obesità è colpa della crisi economica. 

Io non sono proprio propenso a pensarla in questo modo, ma è solo che la crisi finanziaria ha accelerato una tendenza già in atto e fatto modificare più in fretta alcuni comportamenti che conducono verso il sovrappeso e Obesità.


Rapporto Ocse e acquisti
I dati dicono che a fronte di una riduzione delle spese alimentari e aumentato il consumo di prodotti a più basso costo ( ma va!) . Secondo il rapporto Ocse, ogni aumento dell'1% del tasso di disoccupazione negli Stati Uniti comporta una riduzione dei consumi del 5,6% di frutta e verdura.

Nel Regno Unito la spesa alimentare è diminuita del 8,5% in termini reali nel 2008-2009, ma non incide sul consumo di calorie, che invece a livello di quantità è superiore.

Uno studio australiano ha dimostrato che, per parte sua le persone colpite dalla crisi hanno un rischio maggiore di diventare obesi del 20%.


Cominciamo nel dire che mentre nei paesi del mediterraneo frutta e verdura costano relativamente meno nei paesi del nord Europa e in America, frutta e verdura hanno un prezzo più alto, tenendo conto del rapporto costo scarto e che la frutta la si mangia  a fine pasto spesso le persone che devono ragionare in termini di pochi mezzi economici prendono la frutta in scatola, che non è solo frutta, ma spesso rinunciano alla frutta.

Se non si lavora, non è che si può stare digiuni, la spesa diminuisce ma le calorie aumentano in alcuni casi perchè si scelgono prodotti di costo più basso e più ricchi di zuccheri e grassi non di grande qualità, si stà più in casa e si tende a mangiare di più, anche come comportamento di compensazione di senso di autostima se non hai lavoro non hai il senso di autostima al 100%.

Tuttavia se si ha creatività e fantasia si può mangiare meglio scegliento alimenti base e preparandosi le cose da sè, visto che il tempo non manca ma oramai tutti ragionano comprando prodotti già pronti dalle zuppe alla macedonia in scatola.

Ho visto io personalmente fuori dai centri d'assistenza scambiare la frutta e verdura o carne che viene data come aiuto alimentare con snack dolci e salati, un atteggiamento non da condannare in assoluto ma da comprendere, magari cercando di modificare anche il sacchetto dei bene di necessità.

Quando decisi di fare una torta allo yogurt una volta alla settimana alla mensa d'assistenza, ancora un po' le sorelle del convento mi volevano mettere al rogo! 

Teniamo presente che come gli orsi quando si avvicina il letargo mangiato di più per costruirsi le riserve per l'inverno, anche l'uomo per istinto di sopravvivenza se si sente minacciato del suo futuro o lo percepisce come negativo, preferisce scegliere istintivamente alimenti più calorici, più ricchi di zuccheri e grassi.

Se sei disoccupato non ti metti a fare jogging o palestra, a parte che nelle grandi città costa anche quello, è difficile sfuggire a comportamenti che ad altri occhi possono sembrare irrazionali, essere senza lavoro ti fa anche essere senza energia senza volontà di saltare.


Obesità e salute
I dati Ocse dicono che l''obesità, promuove le malattie cardiovascolari, diabete e alcuni tumori, le persone con obesità grave muoiono, in media, dieci anni prima rispetto alle persone di peso normale (ma se sei disoccupato questa è ultima cosa del quale ti preoccupi). 
La percentuale di popolazione obesa nel mondo fino al 1980, era meno di un decimo, - 10% di adulti erano obesi in sede OCSE contro il + 18% attuale, anche se non distribuita tutta nello stesso modo.

I paesi più colpiti sono il Messico, Nuova Zelanda e Stati Uniti, dove ci sono in media oltre il 30% della popolazione obeso. nonostante i tassi non aumentino dal 1990 in Regno Unito, l'Italia. In altri paesi, tuttavia, i tassi hanno continuato ad aumentare a un tasso del 2-3% annuo come Australia, Canada, Messico, Spagna. Personalmente mi spaventano più le piccole percentuali di paesi come Cina, India, Brasile ma numericamente più importanti.

La rivista Lancet invece lancia in questi stessi giorni uno studio con dei dati più preoccupanti sostenendo che epidemia d'Obesità tocca il 30% della popolazione e il 62% nei paesi in via di sviluppo. Il Lancet fa notare che si sono alcuni paesi come Egitto, Kuwait, Libia, Arabia Saudita, Behrein dove l'8o% delle donne sopra i 20 anni è sovrappeso e obeso e anche alcuni paesi del Sud America e isole del Pacifico.

Ogni stato va analizzato singolarmente secondo me tenendo anche conto delle tradizioni, il nuovo "benessere" che è arrivato ha portato a consumare alimenti che prima si mangiavano ogni tanto ora si mangiano tutti i giorni, inoltre lo spirito d'imitazione dei comportamenti dei paesi occidentali fa il resto.

Locali dove si mangia 24 ore su 24, questa eccessiva visibilità, profumo, foto, chiacchiere fa si che il cibo sia protagonista della giornata, se una volta ci si differenziava per il colore della pelle o per la religione oggi ci si differenza per quello che si mangia, per alimentazione che però sempre di più diventa simile dal polo nord al polo sud con grade soddisfazione dell'industria.


Dal mio punta di vista l'obesità è più correlata all'aumento dell'importanza dell'industria alimentare nel mondo, ma anche alla diffusione della pessima qualità nutrizionale dei prodotti e degli ingredienti. L'industria alimentare stimola a consumare un certo di prodotti rispetto ad altri che garantiscono un maggiore ricavo, la cosa divertente che spesso scaricano la responsabilità sul consumatore.

Io faccio il biscotti triplo burro, se tu li compri e le mangi affari tuoi, nel frattanto però fanno crescere un bisogno indotto di quel prodotto attraverso media e pubblicità e la stimolazione dei cinque sensi come abbiamo visto negli alimenti multisensoriali.

Ci sono comportamenti personali da correggere ma anche l'industria alimentare deve prendersi le sue responsabilità, dal mio punto di vista anche l'industria deve contribuire ai programmi e alle spese sanitarie di salute in particolare dell'Obesità, è unico modo per disincentivare l'industria a produrre un certo tipo d'alimenti con un certo tipo d'ingredienti.


Centri di aiuto creativo
Quello che manca nei periodi di crisi sono dei centri creativi d'aiuto, che non sono solo la mensa del pane quotidiano dove fare la fila dalla mattina alle otto, ma un posto dove le persone possono stare, uscire di casa come se sono al lavoro, cercando di crearsi un lavoro proprio oppure dove possono imparare nuove professionalità, imparare a mangiare low cost ma equilibrato, dove le persone stanno insieme, gli si porta a fare movimento fisico, gli si cerca di fornire un supporto sia psicologico che professionale.

Prevenire l'Obesità è anche cercare di migliorare la qualità della vita delle persone, tenendo la loro mente e il loro fisico attivo.

PS: Attenzione però perchè questo non vuole dire vincere l'Obesità, l'evoluzione dei consumi alimentari va modificata a prescindere dalla crisi, un conto è sostenere e stimolare le persone in difficoltà in un momento di crisi economica un conto è diminuire a livello globale le percentuali dell'Obesità.

Chiedo scusa ma in questi giorni avrò modo di collegarmi solo la sera per rispondere ad eventuali commenti.


martedì 27 maggio 2014

Lo senti, è Voiello?

Lo slogan non avrebbe bisogno di commenti, tuttavia non l'ho compreso subito, ora sono un nonno, comincio ad avere una certa età, mi divido tra i Teletubbies e Peppa pig!

Ieri pomeriggio sono saliti sul tram alle fermata di una scuola superiore i studenti, passando vicino a questo tabellone pubblicitario hanno iniziato a fare il verso alla pubblicità, ho fatto fatica a trattenere le lacrime dal ridere, io fino ad allora non l'avevo capito.

Sapete i ragazzi sono giovani, creativi, hanno gli ormoni a mille a quell'età, ma anche voi di Voiello però è istigazione, quell'immagine con il fusillone, è un attimo che questi ragazzi trovino un pretesto per trovare un equivoco e fare ridere tutto il tram!

La cosa che mi stupisce è che Voiello è un marchio Barilla, che non dico nominare la parola gay ma anche solo la parola convivenza eterosessuale, non si poteva dire, non era nel loro vocabolario. Ora sembra che invece si sia aperta una porta e forse anche qualcosa di più, verso una comunicazione meno formale e più "allegra".

Certo quando bisogna rilanciare un marchio, potevi mica fargli vedere la famiglia costipata e pallida di Barilla, ci voleva qualcosa di più hard, di più forte.

Non so però quando questo giovi al marchio Voiello, che sembra punti su una valorizzazione di un grano italiano e una pasta dalla lavorazione tradizionale.

Il claim colpisce di più i ragazzi come abbiamo visto, che non sono dei grandi consumatori di pasta, sono più facilmente dei grandi frequentatori di fast food, non hanno molti soldini in tasca, per lo meno non mi sembra che sia il target più adatto ad una pasta che costa di più, facilmente è più rivolta all'intenditore di pasta più adulto, più navigato, con maggiore esperienza che andava forse coinvolto in modo differente.

Personalmente avrei abbinato il marchio Voiello con Napoli e la Napolaneità, che dà simpatia, immediatezza, allegria, spontaneità, poi si sa che i napoletani, non me ne vogliano comprendo che è uno stereotipo di Napoli, ma si dice che sono intenditori di pasta come i Milanesi sono intenditori di risotto, e i Bergamaschi intenditori di polenta e osei.

Insomma avrei dato risalto sia alla nuova Napoli che alla naturale simpatia dei napoletani, la pasta la fanno lì a Marcianise, il grano lo coltivano forse pure lì non so, l'azienda è nata a Torre Annunziata, se bisognava ricalcare l'importanza del territorio, forse era unica volta in cui una tarantella ci stava.

venerdì 23 maggio 2014

Expo 2015 per i tuoi figli e anche per i loro figli ?

Torniamo ad occuparci dell'Expo 2015, non parlo volentieri di questo argomento ma ne hanno parlato tutti i giornali dello scandalo delle tangenti sulla Città della Salute, non per vantarmi ma già ben cinque anni fa avevo criticato il progetto e fatto sorgere il dubbio che sarebbe stata si una città della salute ma per la salute di chi? Infatti si è visto ...


Però due cosine le voglio dire questo perché non vorrei essere preso per uno di destra, come non vorrei essere preso per uno di sinistra ma soprattutto non voglio essere preso per il .... bavero.

Quando vi prendete i soldi e ve li mettete in tasca potreste almeno non dire che lo fate per i nostri figli e per i nostri nipoti, grazie 

(Ps figli dei loro figli, si dice nipoti)


Quanto costa Expo 2015 nel suo complesso ai contribuenti italiani?

Tutt'ora a oggi non si è grado di conoscere il reale costo dell'evento Expo 2015, sembra il pozzo di San Patrizio, oltre al contributo del governo, ci sono i contributi delle regioni, della Provincia, della Camera di Commercio, del Comune di Milano, tutto danaro che non piove dal cielo ma danaro dei contribuenti perché Regione  e Comune non hanno pollai con le galline dalle uova d'oro, intanto siamo in un periodo di difficoltà economica e di crisi finanziaria, è un sacrificio per gli italiani, che hanno dovuto fare tante rinunce.

La politica delle larghe intese ha fatto in modo che si spartissero questa mole incredibile di danaro accontentanto tutti per generare consenso dall'Alto Adige alla Sicilia, cosi con Expo 2015 si faranno mille eventi , come la mostra di De Nitis a Foggia, ma soprattutto la grande ruota panoramica a Torino, scherzi vuoi vivere senza?

La versione ufficiale è che Expo 2015 è fatto per sostenere le aziende agroalimentari italiane, cosi aumentando la domanda, si generano nuovi posti di lavoro e gli italiani saranno tutti felici e contenti.


Il ruolo della aziende agroalimentari in Expo 2015

Prendiamo per esempio un' azienda italiana, Ferrero che è anche sponsor dell'Expo 2015, dove ha la sede? In Lussemburgo, ma ci ha fatto sapere che si sente italiana dentro al 100% e ne siamo molto felici, poi da quando ci mette il nome sul barattolo della nutella molto di più. Però continua ad aprire nuovi stabilimenti in tutto il mondo Mexico, Sud Africa e Russia, che bravi.

Non è la sola dobbiamo dirlo, l'altro giorno sono andato a trovare un azienda di confetture e mi dice
"Sa facciamo filiera corta"
"cioè?" (ho pensato avranno aperto stabilimenti in Centro Sud Italia)
 "Abbiamo aperto uno stabilimento direttamente in Bulgaria, da dove compriamo la frutta le ciliegie, cosi non dobbiamo portarle nemmeno in Italia, le produciamo direttamente sul posto" (!)
"Pensa, che bello", ho risposto, chissà come sono contenti i Bulgari e soprattutto l'Italiani.

La stessa cosa mi è accaduta in una nota azienda italiana produttrice di salumi, che ha aperto una stabilimento direttamente in Slovenia per produrre prosciutto crudo, speck, salami ecc ecc, sa mi dice il direttore, le cosce di maiale arrivano dall'Ungheria e la Slovenia è più vicina dell'Italia, certo il ragionamento non fa una grinza!

L'Italia è un paese trasformatore di materia prima, il valore aggiunto in più di prodotto italiano, viene dato dalla manodopera, dall'abilità della trasformazione, per questo si importano fese di manzo dal Brasile che diventano Bresaola in Valtellina, se tutte le aziende fanno "Filiera corta" cioè comprano all'estero la materia la lavorano sul posto dove creano anche posti di lavoro e le vendono senza neanche passare per l'Italia come prodotto del Made in Italy, gli italiani che non trasformano più e che hanno fatto sacrifici e pagano l'Expo con il proprio portafoglio, che cosa ci guadagnano?

Expo 2015 per i tuoi figli e i figli dei tuoi figli, sicuro?

martedì 20 maggio 2014

Olio di Palma 100% frutta

Non ho ancora capito se le boiate arrivano da me da sole o se sono io a cercarle, mentre sfogliavo una rivista in edicola ho visto questa pubblicità, che ha colto la mia attenzione, frutto della palma è 100% frutta, peccato amici miei del club della salute che l'olio di palma che si estrae è composto al 100% di grassi e il 49,9% dei grassi saturi, sapete darmi un altra frutta così?

Se confrontiamo olio di palma con i ciccioli del maiale, che non sono frutta, solo il 40% dei grassi, meglio i ciccioli della frutta verrebbe da dire. Non si può ragionare in questi termini amici miei, è un po' come dire che i Marron Glacè sono in realtà solo castagne, va beh c'è l'80% di zucchero ma daltronde lo zucchero è canna da zucchero o barbabietola, frutta e verdura!

La prossima volta che mi ferma la polizia, lei ha bevuto? Io? Solo uva al 100% di Nebbiolo delle Langhe!

Questa è la pubblicità sembra un' operazione come si dice oggi di green washing, anche se io adopererei il termine food health washing cioè operazione tesa a influenzare l'opinione dei consumatori sulla reali valori di un alimento.

Dal mio punto di vista si deve differenziare il frutto la materia prima dal prodotto che si ottiene tramite una lavorazione o un trattamento, è la differenza che c'è tra oliva e olio di oliva sono due prodotti differenti, non è la stessa cosa dire di mangiare l'uva se si beve vino, la barbabietola se si mangia zucchero, la patata e la vodka, ma anche il purè, non è come mangiare una patata lessa, perchè le patate sono accompagnate con burro, latte e formaggio

Diciamo più che alimentare e seminare dubbi anche in modo maldestro, sembra che crea gli alibi, mangiare qualcosa con olio di palma e come mangiare una frutta, quando mangi la nutella è frutta praticamente.... Va beh ... oh

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Olio di palma sostenibile una farsa?

martedì 13 maggio 2014

Il nuovo trend del senza: formaggio senza lattosio, il salame senza zucchero e la zuppa di pesce senza aragosta

Qualche giorno fa sono andato al supermercato e ho visto un formaggio con tutte una serie di senza che mi ha molto incuriosito, ho letto senza zuccheri (ma da quanto in qua nel formaggio ci si mette lo zucchero? Anzi gli zuccheri come dice il claim, può anche essere, oramai mi aspetto di tutto ma giuro non lo sapevo), senza lattosio, senza glutine, senza additivi, senza conservanti, ben 5 senza, ma uno deve mangiare sto' formaggio per forza?

Personalmente avrei più gradito sapere tutti gli ingredienti di un prodotto, ma oggi il termine che apppare di più nelle etichette è "senza". La parola senza è un termine ricorrente nel marketing alimentare, che ha avuto un evoluzione nel corso degli anni, facciamo un po' di storia :-)

Anni '80 (1981-1990) senza grassi
Il termine senza era riservato ai prodotti "light" senza grassi, l'importanza della linea e dell'estetica era fondamentale, erano gli anni del boom della moda italiana, dove per entrare in una taglia 44 sia uomini che donne facevano salti mortali, Questo claim è stato più volte messo in discussione per ingannevolezza, si è poi scoperto che tanto light, senza grassi i prodotti non erano, toglievano qualcosa ma mettevano molto altro e i consumatori lievitavano come soufflè.

Anni '90 (1991-2000) senza zucchero
Sono stati anni del "senza zucchero", diciamo che il senza grassi non bastava più, non tirava più, si ingrassava comunque. Sono gli anni del senso di colpa dello zucchero e del boom dei edulcoranti di sintesi a go go, bevande senza zucchero, merendine senza zucchero, dessert senza zucchero, in realtà lo zucchero cioè il saccarosio veniva sostituito con edulcoranti dalla saccarina all'aspartame, cosi i consumatori si abituavano a un gusto sempre più dolce e lievitavano comunque perchè non basta sostituire lo zucchero con un edulcorante per perdere peso.

Anni 2000 (2001-2010) senza allergene
Sono gli anni in cui il vocabolo senza è accompagnato da un ingrediente, sono gli anni del "senza glutine" "senza arachide" "senza frutta secca" "senza farina" "senza lupini" "senza nocciole" cioè il termine senza si associa ad un possibile allergene presente nel prodotto.

Finalmente le allergie vengono riconosciute anche dal mercato e si passa dalla distribuzione dei prodotti in farmacia al supermercato, ma da una parte abbiamo le persone realmente allergiche e intolleranti a un alimento, per cui trovare il termine senza su un prodotto alimentare è importante, dall'altra abbiamo tutta una serie di persone, quelli di venti anni prima, che pensano che nonostante mangino prodotti senza grassi e senza zucchero, ingrassano ugualmente e quindi sono portati a pensare che ingrassano per colpa dell' intolleranza a qualcosa.

Anni 2010 (2010-2020) senza a cacchio
Sono gli anni del "senza a cacchio" si può dire? Avrei un altra parola come avete capito, ma non si può.  Si è passati dal senza allergene a indicare un senza ingrediente che magari non c'è mai stato in quel prodotto come ingrediente.

L'ho visto giuro durante ultima fiera del food a Parma "salame senza zucchero" ma perchè c'è qualcuno che ci mette lo zucchero nel salame? Magari è vero e io non lo sapevo, adesso mi aspetto la Saint Honorè senza sale, vino senza lattosio, yogurt senza alcool, ma attenzione anche ai senza contradditori, dalla storica ricetta di Napoli pasta alle vongole fujute alla zuppa di pesce senza pesce, domanda sorge d'uopo ma uno se non gli piace il pesce perchè deve comprare una zuppa di pesce senza pesce?


Aspettiamoci dei senza esileranti io l'altro giorno cercavo al supermercato la camomilla, ho visto la camomilla senza fiore, scusa ma che mi faccio a fare una camomilla senza fiore? Venti anni fa la camomilla erano con lo stelo e il fiore o solo con il fiore che costava di più, adesso il contrario quella con solo fiore non la vuole nessuno, invece ci beviamo l'acqua calda con solo i steli del fiore della camomilla, mi faccio la tisana con i gambi delle piante di camomilla? Ma neanche la piccola fiammiferaia!

Ma la cosa più divertente e che tutte queste cosa senza costano di più , avete notato? La camomilla senza fiore il doppio!! Non oso pensare a quanto mi costerà una zuppa di pesce senza aragosta o una tartina al burro senza caviale, prodigi del marketing.

Paghiamo di più per avere qualcosa senza, ha più valore dire qualcosa senza,  anche nel linguaggio comune sono impegnata ma senza fidanzato, mi sono sposata ma senza consumare, oggi sono arrivato in ufficio ma senza la porsche, ma se non hai avuto neanche mai la patente!!

Ripeto fatto salvo per tutte le persone che soffrono d'allergie e intolleranza, per cui i prodotti senza sono molto importanti, oggi il termine senza viene utilizzato per creare valore aggiunto.

Oggi dire che un prosciutto crudo è a ridotto contenuto di sale, non attira più, non ci crede più nessuno ma se dico che è un prosciutto crudo senza zucchero, senza alcool, senza omega 3, senza caffeina attira molto di più e siamo anche disposti a pagare di più.

Paghiamo per l'idea di un qualcosa che non c'è e che non c'è mai stato, mangiamo l'illusione ma paghiamo con il portafoglio.

A me è venuto in mente questo film di Stanlio e Olio, Annuncio matrimoniale dove si ritrovano con una ricca ereditiera per un invito a cena  "senza cena", siamo diventati cosi?

NB: ricordo che la quantità di lattosio contenuto nel formaggio varia a seconda della freschezza più un formaggio è fresco e più ne contiene, più è stagionato e meno ne contiene per questo molto persone intolleranti al lattosio possono mangiare i formaggio stagionati perchè questi ne contengono sono piccole quantità, che in genere sono ben tollerate.



venerdì 9 maggio 2014

I benefici di una dieta a basso contenuto di carboidrati nei soggetti diabetici e prediabetici


Un altro argomento che seguo con continuità è il diabete, in particolare modo la ricerca di una dieta ideale per i pazienti diabetici, perché a livello medico scientifico non c'è un unanime consenso su quale sia la migliore dieta per un soggetto diabetico.
Da qualche anno vengono fatti studi interessanti che ribaltano le conoscenze nel campo dell'alimentazione per i soggetti con diabete.

In questi giorni è stato pubblicato l'articolo su PLoS One di un nuovo studio molto interessante in cui un gruppo di pazienti che aveva seguito una dieta (chetogenica) a basso contenuto di carboidrati ha avuto maggiori vantaggi nel controllo della glicemia.

In parole semplici una dieta chetogenica è una dieta a basso contenuto di carboidrati perché costringe a utilizzare i grassi come fonte di energia piuttosto che i carboidrati.

Questo studio integra un altro studio presentato lo scorso anno al Congresso di Vienna, Diabete, Pre diabete e sindrome metabolica ma che invece durava solo tre settimane.


Lo studio è stato svolto in USA nell' University of California San Francisco, solo con pazienti obesi e sovrappeso con diabete di tipo 2 o pre-diabete ( HbA1c > 6 % ), che prendevano farmaci orali e divisi in due gruppi, uno con una dieta a medio contenuto di carboidrati (45 % al 50 % delle loro dieta) e povera di grassi seguendo le prescrizione American Diabete Association e l'altro gruppo di pazienti con una dieta povera di carboidrati (25-30%), a contenuto di grassi senza limite e senza restrizione calorica, entrambi i gruppi hanno avuto un sostegno psicologico come aiuto a modificare il comportamento alimentare.

Alla fine dello studio i valori dell'emoglobina glicata  (HbA1c ) è rimasto invariato nel gruppo con dieta moderata di carboidrati  e povera di grassi, mentre è diminuita dello 0,6 % nel gruppo con basso contenuto di carboidrati.

Inoltre il gruppo con una dieta a basso contenuto di carboidrati ha perso in media  5,5 kg contro 2,6 kg persi nell'altro gruppo.

I risultati suggerirebbero che una dieta povera di carboidrati abbinata a un trattamento psicologico per promuovere il cambiamento delle abitudini alimentari può migliorare il controllo glicemico nel diabete di tipo 2 , consentendo riduzioni dei farmaci per il diabete del 44% il gruppo a basso contenuto di carboidrati.


Tuttavia desidero precisare che praticare una dieta chetogenica deve essere fatto solo su stretto controllo medico o di un professionista della salute, in quanto si tratta di una dieta poco equilibrata che tuttavia con degli accorgimenti personalizzati con l'aiuto di un professionista della salute può dare dei risultati interessanti in alcuni tipi di casi e di patologie, non è detto che sia adatta a tutti i casi.
Attenzione è una dieta che non può essere praticata per lungo tempo, il diabete è una patologia di lungo tempo, sul lungo periodo può dare luogo a problemi gastrointestinale, tossicità epatica, calcoli renali, ecc ecc.

Infatti il limite di tale studio è il tempo di circa 3 mesi, ma a più lunga distanza potrebbe dare dei problemi di salute? 

Lo studio parla di grassi senza limiti, andrebbe posto secondo me almeno delle indicazioni almeno sulla qualità sui tipi di grassi da preferire, un conto è olio extravergine d'oliva un conto è olio di palma o il burro.

Un altra cosa importante che lo studio non tiene conto dell'attività fisica, le persone andrebbero incoraggiate a fare movimento fisico, stiamo parlando di persone obese e sovrappeso che nemmeno fanno una camminata di un'ora al giorno, non sembra ma è un elemento che nel caso del diabete e dell'obesità va considerato anche in virtù della prevenzione del diabete tanto che dello studio fanno parte dei pazienti in pre-diabete.

Riferimenti: 
Laura R. Saslow, Sarah Kim, Jennifer J. Daubenmier, Judith T. Moskowitz, Stephen D. Phinney, Veronica Goldman, Elizabeth J. Murphy, Rachel M. Cox, Patricia Moran, Fredrick M. Hecht. A Randomized Pilot Trial of a Moderate Carbohydrate Diet Compared to a Very Low Carbohydrate Diet in Overweight or Obese Individuals with Type 2 Diabetes Mellitus or Prediabetes. PLoS One. 2014 Apr 9

martedì 6 maggio 2014

Delta yogurt greco autentico ....

Si amplia sempre di più l'offerta dello yogurt greco già due anni fa nel post yogurt greco it's beautiful avevamo parlato dell'incremento dello yogurt greco sul mercato internazionale e nazionale tanto che negli Usa 1 yogurt su 4 venduto è yogurt greco, è logico pertanto attendersi un aumento delle vendite dello yogurt greco anche in Europa.


Non può chiamarsi yogurt greco tutto lo yogurt colato che c'è sul mercato, però nessuno e tantomeno i marchi storici parlano della lavorazione dello yogurt greco e di come lo si ottiene e questa è una carenza piuttosto grande a livello di comunicazione lasciando così la porta aperta anche a tutti quei marchi che nel mondo non hanno una lavorazione "tradizionale", si aiutano con le "moderne tecnologie" e si definiscono yogurt greco anche se arrivano dall'Islanda.

In definitiva come fa un consumatore a riconoscere uno yogurt greco autentico? Se lo apre e balla il sirtaki è autentico? Se balla la macarena invece no? (Guarda il video)


Il nuovo yogurt greco presente sul mercato italiano è stato selezionato da Yomo, il marchio del gruppo Granarolo, ed è a marchio Delta (dell'azienda greca Vivartia), con la scritta yogurt greco autentico, un azienda greca, almeno apporterà si spera qualche vantaggio all'economia della Grecia.

Ricordo che lo yogurt greco è tra gli yogurt più cari, non necessariamente per mangiare yogurt occorre rivolgersi allo yogurt greco alcuni hanno una percentuale di grassi vicino allo zero ma una quantità di zucchero non indifferente, inoltre tutti i yogurt greco hanno porzioni abbondanti da 150g in poi.

Qualche ecologista si è lamentato perchè la lavorazione industriale dello yogurt greco immette nell'ambiente troppo siero di latte, cha fa fatica ad essere smaltito, anche se spesso viene recuperato e inserito nel mangime per animali e come fertilizzante in agricoltura, più la produzione di yogurt greco aumenta più però è difficile utilizzare lo scarto di siero della produzione.

Per amore del cielo ogni tanto uno yogurt greco autentico si può anche non farselo mancare... ma ricordate che ci sono yogurt buoni anche a 2,50 euro al kg

Tabella nutrizionale confronto: yogurt colato concentrato Danio Danone, Yogurt greco Fruyo Fage Fragola, Yogurt Greco Fage con fragola, Yogurt greco Delta Yomo


Lo yogurt greco Delta si allinea con i prezzi degli altri yogurt greco le poche differenze di un centesimo possono dipendere dal punto vendita e dal distributore.

Ingredienti Delta Yogurt Greco Fragola: yogurt colato 0% dei grassi 
80% latte scremato, fermenti lattici vivi
20% preparazione alla frutta : fragola il 39%, zucchero, fruttosio, amido nativo di mais, succo di aronia concentrato, addensante: pectina, aromi naturali

Come si fa lo yogurt greco?



Il Sirtaki indimenticabile di Zorba il greco nel finale del film

sabato 3 maggio 2014

Un nuovo vaccino per HIV? Passo dopo passo

Gli argomenti trattati in questo blog sono seguiti da parte mia con una certa continuità e aggiornamento. Uno di quelli che non trova molto popolarità ma che mi piace lo stesso è la ricerca di un vaccino per HIV

Ad inizio del 2013 di un certo clima di ottimismo avevo parlato di una serie di sperimentazioni che avrebbero potuto dare dei risultati positivi, ne ho parlato con moderazione per non alimentare delle false speranze.

Convivere con HIV non è solo un problema di salute, è un problema individuale, è un problema sociale, è un problema lavorativo, perché la salute si riflette sulle altre sfere della vita sia privata che collettiva.

Solo che i tempi delle sperimentazioni per la ricerca di un vaccino sono lunghi ma l'evoluzione a livello mondiale il numero degli infettati dall'HIV aumenta ogni giorno e di prevenzione non si parla più.

Programma TAT - Vaccino HIV
L'annuncio del passaggio di una nuova fase della sperimentazione di vaccino sull'uomo è stata data qualche giorno fa durante la conferenza internazionale "HIV e epatite" di Monpellier, la nuova fase viene svolta presso Hôpital de la Conception a Marsiglia, servirà a capire qual'è la dose ottimale e a valutare gli eventuali effetti collaterali.

Bisogna segnalare che questo rispetto ai progetti segnalati lo scorso anno è uno dei pochi se non unico progetto che cammina e che avanza, insomma di naviga in un certo segnale positivo nella comunità scientifica.

La maggior parte dei ricercatori, come i spagnoli e giapponesi dello scorso anno sono concentrati  su un vaccino che possa sostituire almeno per un certo periodo la terapia farmacologica, si cerca di arrivare al vaccino per piccolo passi.


Anche in questo caso non siamo di fronte ad un vaccino preventivo ma di un vaccino che mira a ripristinare l'immunità cellulare nei pazienti con HIV (tramite la neutralizzazione della proteina TAT extracellulare) ed eliminare le cellule infettate con HIV.
L'obiettivo e di tenere sotto controllo la carica virale senza avere bisogno di ricorrere alla HAART, cioè la terapia antiretrovirale altamente attiva, la terapia famacologica molto costosa e dagli effetti collaterali importanti per lungo periodo.

Avevo detto che la ricerca di un vaccino per HIV aveva bisogno di un nuovo modo di pensare e gestire la ricerca medico scientifica e infatti il progetto è di una piccola azienda Biosantech aperta nel 2011, di un piccolo gruppo di persone molto motivate, lontano dalle grandi aziende farmaceutiche e dai finanziamenti pubblici.

In questa impresa hanno messo oltre alla volontà, tutti i lori risparmi, inoltre sono andati a cercare attraverso il sistema di finaziamento partecipativo i fondi per la sperimentazione hanno raccolto più di 700.000 €, tutti privati, un innovazione anche sotto questo aspetto, questo anche per sottolineare tutti quei progetti che richiedono milioni di euro senza raggiungere alcun risultato.

I risultati di questa nuova fase gli avremo i primi del 2015 a cui dovrebbe seguire un altra fase a più larga scala di migliaia di persone di cui spero e conto d'aggiornarvi.


Intanto però bisogna ricordare l'importanza della prevenzione e fate il test periodicamente per quelle persone che sanno di essere a rischio, ricordo che 1 su 4 non sa di essere sieropositivo e per assurdo dagli ultimi dati ci sono due nuove categorie a rischio i ragazzi molto giovani dai 14 anni ai 18 anni e gli ultra 50 enni, due categorie negli anni scorsi giudicate meno a rischio.

Per saperne di più sul programma Tat vaccino HIV : Biosantech