giovedì 30 maggio 2013

L'Obesità è ereditaria? Uno studio sui bambini va in cerca dell'ereditarietà genetica sconosciuta


Diversi studi hanno indicato che l'Obesità ha una forte componente genetica, alcuni ricercatori sostengono che  la genetica potrebbe essere il fattore responsabile dell'Obesità per il 50%, personalmente non sono molto convinto perche ritengo che per le conoscenze che si hanno in questo momento si può riuscire a giustificare meno del 5% del peso in più .

Qualcuno la pensa diversamente cosi un nuovo studio pubblicato sull' International Journal of Obesity da Clare Llewellyn sull'obesità in eta pediatrica pur indicando che il peso corporeo del bambino è fortemente influenzata dai geni sottolinea che potrebbero esseri ancora un centinaio le altre varianti genetiche che influenzano il peso corporeo e sono ancora da scoprire.

Lo studio sostiene che precedenti ricerche hanno dimostrato che l'obesità è ereditaria e studi sui gemelli suggeriscono che questo è dovuto principalmente a fattori genetici. Un  totale di 32 geni sono stati identificati come fattori di rischio per l'obesità, tuttavia non sono in grado di  spiegare l'alto grado di ereditabilità dell' obesità.

In questo studio, i ricercatori hanno usato un nuovo metodo chiamato analisi di tutti gli elementi del genoma complesso (GCTA) per studiare nella genetica dell'ereditabilità del peso corporeo nei bambini. GCTA sfrutta il fatto che alcune persone sono geneticamente più simili tra loro se sono simili geneticamente sono simili anche per il peso.

Lo studio si basa sui dati dulla popolazione di 2.269 bambini di età compresa tra gli 8 e gli 11 anni, i ricercatori hanno scoperto che gli effetti cumulativi di diversi geni in tutto il genoma rappresentano il 30% del peso corporeo nei bambini e non solo meno del 5%.

Clare Llewellyn, sostiene che questi risultati sono importanti perché confermano che i geni nei bambini svolgono un ruolo molto importante nella determinazione del peso corporeo.

Attualmente, solo poche varianti genetiche sono state scoperte, e rappresentano una piccolissima quantità  Questi risultati indicano che ci sono centinaia di altre varianti genetiche che influenzano il peso corporeo che sono ancora da scoprire.

Ereditarietà, ambiente familiare e società
Questo studio mette in evidenza l'importanza dei fattori genetici nell'Obesità nei bambini,  i figli di genitori obesi hanno un rischio maggiore di diventare obesi, per il contesto nel quale vivono, ritengo che pure riconoscendo i fattori genetici non si può sottovalutare il fattore ambientale e l'ambiente obesogeno.
Parliamoci chiaro un bambino obeso ha un alto indice di probabilità di diventare un adulto obeso,  non metto in dubbio il fattore genetico pur tuttavia ho notato che i bambini obesi hanno anche abitudini di vita poco corrette che si porteranno nel mondo adulto.

Quello che preme ristabilire è una comunicazione più equlibrata perchè se noi affermiamo che è responsabilità genetica la maggior parte delle persone pensa che l'Obesità sia un fattore inevitabile e che bisogna rassegnarsi, invece è necessario sottolineare che anche se è un fattore genetico bisogna lo stesso prevenire e curare il proprio stato di salute, certo comprendo che c'è chi farà più fatica perchè è geneticamente predisposto ma si deve anche stimolare il controllo del peso e dell'alimentazione a iniziare proprio dalla più tenera età.

Carissima Clare Llewellyn, io non metto in dubbio che ci possono essere ancora delle varianti genetiche  non scoperte per quanto riguarda l'obesità, ma ora che scopriamo le varianti genetiche ora che si possa anche  trovare una terapia genica ci vuole tempo.
Ritengo sia necessario lavorare sul presente molto sulla prevenzione e sull'educazione del bambino e dell'adulto, indipendentemente dal fattore ereditario o meno. Stimolare comportamenti corretti ci aiuteranno comunque indipentemente dalla genetica.

Riferimenti: Clare Llewellyn "Childhood body weight is strongly influenced by genes according to new research" International Journal of Obesity.

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giovedì 23 maggio 2013

Malattie Cardiovascolari e Omega 3, un nuovo studio mette in discussione nella prevenzione primaria la somministrazione di complementi


Ancora Omega 3 e la prevenzione delle malattie cardiovascolari, mi rendo conto che ne parliamo spesso ma purtroppo è un argomento molto dibattuto tra studi e controstudi che ha visto questo blog anche essere preso di mira da critiche totalmente prive di fondamento.

Un nuovo articolo è stato pubblicato sul New England Journal of  Medicine, dove protagonista è uno studio italiano che ha voluto verificare il rapporto tra prevenzione e supplementazione d'Omega 3. Lo studio ha coinvolto 830 medici di famiglia e 12513 persone, tutti pazienti ad alto rischio cardiovascolare o con sintomi di aterosclerosi ma senza episodi d'infarto pregressi, 6244 pazienti sono stati trattati con Omega-3 a catena lunga in forma di capsule di olio di pesce (1 g al giorno) e l'altro gruppo 6269 pazienti con un placebo.

Dopo 5 anni di follow up, non ci sono state differenza tra i due gruppi nel numero di morti per la malattia cardiovascolare o il ricovero ospedaliero per cause cardiovascolari.

Gli autori concludono che la supplementazione quotidiana con omega-3 nei pazienti ad alto rischio cardiovascolare non riduce la mortalità o la morbilità (rischio di malattia).


Ampliare il concetto di valore nutrizionale del pesce 
Come avevo precedentemente scritto nel Settembre del 2012, questo non vuole dire rinunciare a mangiare pesce, è importante mangiare pesce per raggiungere i livelli raccomandati di Omega 3 ma non solo.

Ho invitato sia nel caso delle malattie cardio vascolari che nelle malattie celebro vascolari ad ampliare il concetto di valore nutrizionale del pesce, non solo per il contenuto di Omega 3  (Epa) e (Dha) ma anche di altri nutrienti come le Vitamine B, Vitamina D, Iodio, Calcio, Selenio, Potassio, Magnesio, Arginina potrebbe essere questo mix che ha un impatto favorevole sulla salute.

Da non sottovalutare l' effetto positivo dell' assunzione nel corso del tempo di più porzioni di pesce che  sostituiscono nella dieta le porzioni di altri alimenti potenzialmente più ricchi di grassi "cattivi" e di conseguenza più pericolosi per la salute cardiovascolare.


Prevenzione sulla riduzione dei fattori di rischio
Questo non mette in discussione assolutamente il contenuto dei pesce grassi  d' acidi grassi Omega-3 eicosapentaenoico (EPA), che limitano l'infiammazione, e l'acido docosaesaenoico (DHA ), che svolge un ruolo nella fluidità delle membrane cellulari, come in studi precedenti hanno dimostrato ma anzi lo arricchisce.

Mi piacerebbe inoltre ricordare che gli omega 3 sono sopratutto nel pesce azzurro, alici sarde sardine sgombri, tutto pesce del mare italiano e mediterraneo che è possibile acquistare fresco con un ottimo rapporto qualità/ prezzo.

Non bisogna dimenticare le vere cause delle malattie cardiovascolari sono lo stile di vita sedentario unito a un alimentazione non equilibrata, l' abuso d' alcool, la droga, il fumo, un programma di prevenzione primaria deve mirare a una riduzione del rischio di tutti i principali fattori e non solo con una supplementazione d'Omega 3.


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NB: Sono stati considerati fattori rischio per le malattie cardiovascolari nelllo studio in esame:
Diabete
Età superiore a 65 anni
Sesso Maschile
Ipertensione
Ipercolesterolemia
Fumo
Obesità
Precedente storia familiare di malattia cardiovascolare

martedì 21 maggio 2013

Pubblicita Usa: Oikos, lo yogurt greco per l'uomo , enfasi sul contenuto di proteine


La pubblicità dello Yogurt è sempre stata molto una pubblicità al femminile, protagoniste degli spot nella maggior parte dei casi sono donne che rispetto agli uomini sono più note per essere consumatrici di yogurt.

Negli Stati Uniti nell'ultimo anno c'è sempre di più la tendenza a vedere gli uomini protagonisti degli spot, un cambiamento molto evidente, perché fino a qualche anno fa l'alimentazione era praticamente appannaggio in esclusiva del pubblico femminile.

Un cambiamento anche sociale, negli Usa a perdere il lavoro sono sempre più gli uomini che le donne, pertanto a fare la spesa sono sempre più gli uomini, questo cambiamento è percepito anche dalla pubblicità.

Come avevamo visto lo scorso anno lo yogurt greco è uno dei prodotti di grande successo negli Usa, purtroppo non apporta nessuno beneficio alla Grecia, perché si tratta di imitazioni della lavorazione di yogurt greco.

Danone Usa, ha lanciato una campagna di comunicazione raffigurante lo yogurt Oikos come una dose di proteine, per sottolineare il contenuto di proteine dello yogurt greco (circa 11-12 g per confezione da 150g, lo yogurt greco in generale ha il doppio di proteine dello yogurt normale).

Uomini se volete fare il pieno di proteine invece del panino all'hamburger o dei petti di pollo o dell'uovo, fatevi uno yogurt greco Oikos il messaggio è un po' questo  ( la lobby del latte contro quella della carne?).

Peccato che non è sempre cosi perché oltre le proteine se non si attenti a scegliere come lo yogurt greco 0% di grassi o lo yogurt greco 2% di grassi ci sono anche grassi e sopratutto zuccheri! Un invito anche a leggere la lista ingredienti e confrontarla con lo yogurt greco originale, ricordate la differenza tra yogurt greco e yogurt alla greca e tra yogurt classico bianco e yogurt alla frutta perchè i valori nutrizionali sono diversi.


Danone Usa tramite il suo responsabile  della comunicazione fa sapere "E' un primo approccio al marketing per gli uomini, crediamo che ci sia una formidabile opportunità, perché il prodotto si adatta ad uomini  interessati  alla loro salute e alla loro dieta ", amici di Danone bastasse solo uno yogurt..., abbiamo già un alimentazione iperproteica in generale nella popolazione.

Tra i principali sostenitori delle diete iperproteiche sono gli atleti di rugby, degli sport di potenza, ma non siamo tutti atleti, quindi attenzione nell'abbracciare le diete iperproteiche, perchè nel lungo periodo possono non essere positive per la salute.

Questa enfasi sui prodotti con più proteine dovrebbe essere spiegata al pubblico un po' meglio, in quanto potrebbe generare falsi intendimenti, comunque un bello yogurt greco magari originale senza eccedere non ha alcun problema.

Mi è venuta nostalgia degli spot in bianco e nero e dall'Amaro Petrus e della storia di Carlo Magno, per gli uomini veri, un cambiamento non solo su come fare la comunicazione ma anche un cambiamento della società in sintesi dall'amaro Petrus allo yogurt  "greco" Danone Oikos.


Info: Dannon Usa Yogurt Oikos

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mercoledì 15 maggio 2013

Salumi e divezzamento tra abitudini familiari, senso del gusto e salute, la mia esperienza

Gloria F. Sono una mamma di due bambini Elia 6 anni e Marta di 7 mesi, per il divezzamento dall'ambulatorio dell'ospedale mi sono stati dati due consigli diversi nel primo figlio 6 anni fa mi consigliavano dai sette mesi in poi di partire con il prosciutto cotto 30 g sminuzzato, ora invece con la bambina il prosciutto crudo o la bresaola sempre 30 g sminuzzato, nello stesso tempo mi è stato raccomandato di non aggiungere sale nelle pappe, ma i salumi non sono ricchi di sale? Tu, da papà attento come hai fatto con i tuoi figli? 

Mi chiedo come mai non consigliano anche di mettere due fette di salame nel biberon? Oppure della bresaola in polvere da aggiungere al latte artificiale? Ovviamente scherzo ma di questi tempi si rischia di essere presi sul serio.

Diciamo che il divezzamento dovrebbe essere personalizzato infatti i  fogli che mi hai inviato, sono delle fotocopie fatte più volte che hanno un valore generale, si parla più che altro di consigli
Lo schema del divezzamento è diverso a secondo se si è seguito un allattamento al seno o un allattamento artificiale, divezzamento diverso anche nel caso di familiarità del bambino con allergie e intolleranze che possono comparire proprio durante il divezzamento, è opinione generale dei medici di ritardare il più possibile l'introduzione d'alimenti allergizzanti in quei soggetti ritenuti più a rischio.

Personalmente ho provato ad introdurre il prosciutto cotto, perché ai miei tempi si dava solo quello ai bambini, dicevano che conteneva meno conservati, che si riusciva a separare meglio la parte magra e per un minore, conteneva meno grassi, sale e spezie, ma i miei figli lo sputavano, (con alimenti nuovi può capitare) ho provato più volte ma non era particolarmente gradito, bisogna anche rispettare il gusto dei bambini, i miei perlomeno hanno sempre preferito altri alimenti.


Le aziende alla conquista del senso del gusto del bambino
Oggi però mi sembra che c'è una vera e propria guerra alla conquista del bambino importante per le aziende è entrare nella costruzione del gusto del bambino, il senso del gusto si forma proprio nei primi anni di vita, più il bambino si abitua a un certo tipo di sapore, più ricerca quelli alimenti che lo hanno aiutato a costruire il suo senso del gusto (chi non ricorda la bagarre mediatica tra Plasmon e Barilla).

Il rischio è che se un bambino abituato a mangiare un certo sapore fin dalla tenera età, rischia che manterrà anche da adulto questa abitudine al gusto con la possibiità in un  intervallo di tempo lungo che questo possa incidere negativamente sulla salute. Tutte le campagne d'educazione alimentare saranno perfettamente inutili, quando si ha un certo tipo di gusto come riferimento, mangiando altri alimenti sembra di non essere soddisfatti.

In virtù della prevenzione delle malattie dell'adulto gli specialisti in malattie cardiovascolari consigliano già dalla più tenera età di limitare l'abitudine di: alimenti ad alta densità calorica,  l'eccesso di proteine di origine animale e l'aggiunta di sale.


Le abitudini della famiglia a tavola
Dai teorici del divezzamento se ne sono sentite di ogni,  da una parte si sconsiglia aggiunta di sale dall'altra si indicano alimenti che sono noti per il contenuto di sale, qualcuno dirà sono solo 30 g non 100g, di prosciutto dove ci sono 2,5g di sodio è ininfluente, forse anche no il peso di un bambino di sette mesi è diverso dal peso di un adulto. 
Non ne faccio un problema di quantità ma ritengo importante la frequenza e l'introduzione di una consuetudine, inutile dire che gli alimenti ricchi di sale e grassi possono avere un ottima palabilità e sono sopratutto pronti subito, non fate scegliere l'alimentazione al bambino perchè lui non sa bene cosa è buono per lui.
Questo anticipo da un anno a sette mesi mi lascia molto perplesso.

Sui consigli del divezzamento che mi hai inviato carissima Gloria vengono elencati più variabili possibili al fine di fornire l'introduzione graduale di più alimenti con tutte le alternative possibili, quindi puoi seguire tutti gli schemi che ti sono stati proposti dallo stesso ambulatorio, nel dubbio puoi sempre rivolgerti a loro e chiedere più spiegazioni, il feedback delle mamme è sempre molto importante, se non ti danno retta cambia ambulatorio.

Ai miei figli semplicemente non piacevano e quindi non hanno preso la consuetudine di consumare salumi tutti i giorni come vedo spesso i loro compagni. Forse perché mangiavamo tutti insieme e dal momento che nella nostra tavola con c'erano salumi o erano presenti molto raramente, non hanno mai sviluppato quest'abitudine. I bambini apprendono molto dall'ambiente in cui vivono se il papà o la mamma, o fratello o la sorella  fa una cosa la vogliono fare anche loro e uno spirito d'emulazione molto comune che permette al bambino d'integrarsi con la sua famiglia.

Io merito al consumo o meno di alcuni alimenti sono scelte personali, etiche, culturali, salute ma anche economiche, io vivo in un paese dove rispetto all'Italia i salumi costano un 30-40% in più e devo dire costano molto di più rispetto ad altri prodotti invece freschi come per esempio la carne fresca o il pesce fresco, fare la spesa per la famiglia vuole dire anche questo cercare un buon rapporto qualità/prezzo specie se si ha una famiglia numerosa.

Lo studio dell' Università di Zurigo
Ricordo che è stato pubblicato uno studio recentemente fatto dall' Università di Zurigo, ha dimostrato che i più grandi consumatori di insaccati hanno una probabilità maggiore del 44% di morire prematuramente rispetto a chi ne mangiava meno. Alti livelli di consumi aumentano il rischio di morte per problemi cardiaci del 72% e quella per tumori dell' 11% , con il rischio totale che aumenta del 18% ogni 50 grammi consumati in più. Secondo i ricercatori, se tutti si limitassero a 20 grammi al giorno di salumi, il 3% di tutte le morti premature potrebbe essere evitato.

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venerdì 10 maggio 2013

La Nutella è diventata grande....

Uno dei metodi che il consumatore ha di giudicare un azienda o un prodotto è la coerenza della comunicazione. Il messaggio deve essere chiaro, continuo, fluido, l'utente giudica negativo qualcosa di contradditorio, se per esempio si dice caldo e freddo, queste due parole sono il contrario  e la percezione  all'orecchio del consumatore arriva distolta. 

Nel breve momento del messaggio pubblicitario non si segue tutto il filo quello che conta è il contesto di coerenza del messaggio e tra l'esperienza passata e presente dell'utente.

Questo concetto è messo a dura prova dalla nuova comunicazione di Nutella di Ferrero, dove troneggiano in grande visione i nuovi formati dei barattoloni di Nutella.

Perchè vi siete fermati a 1kg, io avrei proseguito con la damigiana, la botte e anche il tir, cosi uno lo viene direttamete a ritirare al casello dell'Autostrada, chi non ricorda il bicchierone gigante "terapeutico" di Nutella del film di Nanni Moretti?


Cara amici del club della comunicazione della Ferrero, senza utilizzare facili sottintesi, ci state prendendo in giro?

Ci avete per ben due anni martellato con gli spot della Tata Lucia, della colazione perfetta ( che piaceva solo a voi), lo spot della porzione dei 15g sulla fetta di pane, perché voi non favorite l'obesità e chi lo mette in dubbio?
C'è una casalinga americana che gli è venuto l'esaurimento a furia di contare i grammi , avete rifatto la mini nutella da 30g quella per il consumo occasionale e adesso il barattolone da 1 kg! Vi sembra un messaggio coerente?

Ma secondo voi in quanti dobbiamo essere nella mia famiglia per consumare per colazione 1 kg di nutella?.
I nuclei familiari sono sempre piccoli, da una parte sostenete piccole porzioni dall'altro venite fuori con i formati da 1 kg? Voi dite fare la scorta, perché capisco che anche quel movimento fisico di fare avanti e indietro dal supermercato è bene evitarlo. 

Se fossimo negli anni '50 sarebbe "addescamento nutelloso" , (un po' d'ironia, concedetemelo per strappare qualche sorriso) cercate di capire io ho 4 figli adolescenti se metto in tavola 1 kg di nutella, come posso insegnarli il significato di porzione? Potrebbe sembrare un invito implicito a consumarne di più,  a che serve scrivirci la porzione sopra?

Amici di Nutella un po' più di coerenza, forse non è questo il vostro punto di forza ma si può migliorare,  uno sforzo si può anche fare ogni tanto, per esempio dal momento che avete tanti stabilimenti all'estero per la produzione di Nutella, non potreste aprirne qualcuno in più anche in Italia? Visto il numero di disoccupati.  La Nutella prodotto italiano d'eccellenza non potreste farla un po' più in Italia e un po' meno all'estero? Come si fa a dire che un prodotto è italiano nel mondo se si produce in Russia o in Usa o in Francia.

Potreste non vederci solo come mangiatori di Nutella da extraformati?

mercoledì 8 maggio 2013

Magnum Pleasure Store: il gelato Magnum in versione fai da te

Magnum è un gelato nato nel 1989, la sua diversità rispetto ad altri gelati industriali è sempre stato il suo gusto più palatabile, più cremoso, data la composizione degli ingredienti, la comunicazione ha cavalcato l'onda del "piacere" del gusto, era la prima volta che ci si trovava di fronte a un gelato per adulti e non un gelato per bambini.

L'evoluzione del Magnum negli anni ha seguito la strada dell'esclusività (Magnum oro) e del piacere per soddisfare il lato edonista e narcisista del suo target.

Per farlo a livello di gusto ha abbinato il sapore della vaniglia e del cioccolato con il pistacchio, la menta, la nocciola, il cioccolato bianco, la mandorle con le famose linee 7 peccati  e 5 sensi, giocando tra le parole peccato di gola e piacere, è uno di quei prodotti che noi abbiamo chiamato alimenti multisensoriali.


Oggi il prodotto è molto imitato non c'è azienda produttrice di gelato che non abbia un gelato tipo Magnum nei suoi prodotti, non c'è supermercato che non abbia un Magnum Private Label a marchio di supermercato.

Anche la capacità di sapersi rinnovare fa parte della strategia del successo di Magnum, quest'anno abbiamo i Magnum barattolino, Magnum Kisses (al gusto di creme brulèe, meringa frutti rossi, tiramisu, torta di mela, ) ma la vera novità  sono i Magnum Pleasure Store.


Prendendo esempio dai negozi di frozen yogurt, dove si può scegliere lo yogurt e poi abbianarlo al top che si vuole per personalizzare il gelato, hanno fatto lo stesso, la novità non è più dentro al gelato ma fuori alle personalizzazione fai da te, aggiungici quello che vuoi per renderlo più goloso, supponiamo anche più calorico magari, sulla falsariga dei gelati artigianali che mettono sopra la panna montata, in sintesi un gelato industriale che vuole imitare il gelato artigianale.


La personalizzazione del gelato industriale ( in pratica io la chiamerei più un gelato condito) è questa la nuova frontiera del Magnum, non mancheranno le ricette d'autore di Ernst Knam e la presenza di Andrea e Maurizio di Masterchef, qualche persona maligna e sospettosa potrenne pensare quanto talento sprecato ma noi non lo pensiamo. 
Per il futuro cosa aspettarci? I negozi del calippo? I negozi del cornetto?

Magnum Pleasure Store: Milano Piazza San Fedele



Tabella nutrizionale dei Magnum Classico, Magnum Almond. Magnum Cioccolato Bianco, Double chocolate, Double Caramello.





Qualche spot per la campagna un sorriso al giorno allunga la vita


lunedì 6 maggio 2013

Chefs contro Jet chefs, si affilano i coltelli in nome dell'arte della cucina e della cultura del territorio

Il settore della ristorazione d'oggi è ben lontano dall'immagine veicolata dalle trasmissioni televisive come la Prova del Cuoco o Masterchef dove i chef si sfidano a colpi di padella, il 2013 secondo gli istituti di ricerca sarà l'anno in cui i luoghi di ristorazione veloce (fast food, snack, self service) supereranno i ristoranti classici con servizio.

Viviamo già all'interno di un panorama economico non molto favorevole, tra le spese tagliate dalle famiglie ci sono le uscite al ristorante, a disincentivare le uscite al ristorante si sono aggiunti gli scandali alimentari che non predispongono positivamente i consumatori, tante che anche in questo settore si prevedono chiusure d'attività.

A questo bisogna aggiungere anche un peggioramento della qualità in generale, per uso sempre più frequente di piatti precotti d'origine industriale che facilitano la gestione del ristorante e limitano il lavoro in cucina, non mi riferisco solo alle salse pronte o ai dessert, oggi l'industria alimentare serve i ristoranti per tutto fornendo perfino i prodotti finiti porzionati sotto vuoto, il lavoro dei cuochi si limita a  scaldare e "rifinire il piatto".

Voglio parlavi di due iniziative che vanno controcorrente ma che reputo interessanti che ho visto recentemente passando a Parigi per trovare mio fratello (colpa mia se mio fratello è andato a vivere lì?), perchè spero che altri paesi seguano l'esempio delle iniziativa.

Ristorazione di qualità, trasformazione degli ingredienti in cucina del ristorante
Contro il dilagare dei piatti già pronti industriali per la ristorazione qualcuno ha voluto lanciare un grido l'allarme lo fa Alain Ducasse con il College Culinarie de France, che ha lanciato un marchio di "Ristorazione di Qualità" per distinguere i chefs che trasformano dall'ingredienti al piatto in tutto il ciclo completo dai jet chefs che invece scaldano e impiattano, tenete presenti che su 4 ristoranti 3 utilizzano prodotti industriali, solo il 25-30% percento dei ristoranti parte del prodotto fresco.

Ho trovato l'iniziativa interessante che spero abbia un seguito perchè spesso mi sono ritrovato in ristoranti anche di un certo prestigio con il risotto porzionato "scaldato" al micronde, la cosa mi ha fatto molto arrabbiare specie se il piatto ti costa 20 euro!


Non si può bandire l'utilizzo di prodotti industriali in tutto nei ristoranti però ritengo che bisognerebbe fare una distinzione effetticamente tra quello che trasforma l'ingrediente a quello che invece scalda cose non sue, qualcuno potrebbe dire è il prezzo che fa la differenza, vi assicuro che non è sempre vero e il consumatore non ne è a conoscenza nella maggior parte dei casi.

L'assurdo è che siamo dei selezionatori al supermercato mentre invece basta che entriamo in un ristorante che azzeriamo tutte le nostre conoscenze consapevolmente o inconsapevolmente.


Ristorazione a Km zero, il marchio produit d'ci, cuisines ici
Un altro marchio è nato anche in questi giorni nella ristorazione per distinguere i ristoranti che scaldano da quelli che cucinano, oggi i termini provenienza e tracciabilità sono abbastanza noti ai consumatori, sulla spinta del consumo locale e del minore impatto ambientale dell'alimentazione, questa iniziativa mi fa molto simpatia, unica cosa mi chiedo se è praticabile dappertutto.

"Produit d'ci, cuisines ici" è la prima etichetta che distingue ristoranti di cucina con prodotti locali, vale a dire prodotti nella regione dell Île-de-France in questo caso. Per quanto può sembrare incredibile la regione di Parigi  ci sono quasi 5.000 aziende agricole (barbabietole, piselli, orzo, fagioli, prezzemolo, ravanelli e crescione ), 12.500 specialisti del settore della ristorazione e più di 500 PMI che producono miele, cioccolato, formaggi , sidro, olio, senape, farina e pane.


Per un ristorante fare parte di questo circuito l'impegno consiste nell'acquisto di prodotti locali in una buona percentuale e trasformarli e cucinarli presso il ristorante, queste due condizioni contribuiscono a differenziare il ristoranti  che fanno parte dell'iniziativa.


Penso per esempio alla città di Milano ma sopratutto città come Torino, Bologna, Parma, Ferrara, Roma, Firenze, Napoli, Palermo possono avere delle potenzialità incredibile nel proporre dei menu con prodotti a km zero con ricette e specialità locali. Un certo successo da alcuni anni lo hanno raccolto i cosiddetti Farmer Market, mercati del contadino, sono certo che molti consumatori sarebbero contenti di trovare dei ristoranti a Km zero.


In Cantone Ticino invece abbiamo il marchio "Nostrani del Ticino" una serie di prodotti dai pomodori, salumi e dolci fatti con prodotti locali distribuiti da Migros oppure i prodotti locali distribuiti da Manor, la testimonianza di un impegno della grande distribuzione, inoltre non è raro trovare alcuni crotti con prodotti a km zero.

Qualche anno fa le camere di commercio italiane lanciarono il programma di ristorazione tipica, peccato una maggiore lungimiranza avrebbe potuto prevedere non solo ristorazione tipica ma con prodotti locali, qualche tempo in un mio viaggio a Roma un oste romano mi confido che i carciofi alla giudia, per garantirli nel menù tutto l'anno vengono sempre di più dall'estero sopratutto Bretagna, Argentina, Egitto, Turchia.


Personalmente sono favorevole all'utilizzo non solo di prodotti locali ma di prodotti che seguono la stagionalità, ma la mia vita è costellata più di dubbi che di certezze,  ho visto chiedere al ristorante un risotto alla milanese in Sicilia e una cassata siciliana a Milano, forse la responsabilità è anche di noi consumatori che facciamo scelte poco coerenti, ma come proibire a uno di Bolzano di mangiare le sarde alla beccafico?

Ovviamente non possiamo proibirlo pur tuttavia è bene che i consumatori imparino a conoscere i prodotti locali e la loro stagionalità per fare scelte più consapevoli e se ogni tanto vorranno mangiare una fetta di pastiera napoletana o una fetta di strudel alla mele, non ci meraviglieremo più di tanto anche se siamo a Firenze.


Sintesi: la crisi nel settore della ristorazione spinge molti ristoranti all'utilizzo di prodotti industriali per cercare di risparmiare sui costi e rimanere inalterati i ricavi mentre altri a farsi promotori dell'arte della cucina come artigianalità e a difendere i prodotti locali e la cultura del territorio attraverso due nuove segmentazioni di mercato, quella del marchio dell'utilizzo di prodotti locali cucinati e quelli della ristorazione di qualità che stà per cucina, per trasformazione del prodotto, che potrebbe sembrare banale ma se io vado al ristorante mi aspetto sempre che il cuoco cucini e non scaldi qualcosa per me, perchè se devo mangiarmi un piatto industriale surgelato e poi scaldato, mangio a casa!

Ps: non ho aperto un ristorante ma per caso l'ho scoperto un giorno in auto a Sarntal, chi si chiama Alfredo ci avrà fatto l'abitudine ad avere il proprio nome sul ristorante io invece sono rimasto un po' sorpreso.