mercoledì 26 febbraio 2020

Si può prevenire il Coronavirus Covid 19?

Matteo C., Bassano del Grappa: Si può prevenire il Coronavirus Covid-19?

No, non è possibile prevenire il Coronovirus Covid 19, per lo meno non nei termini a cui siamo  abituati a parlare di prevenzione. Con i virus quello che si può fare è contenere per evitare il contagio un insieme di gesti e comportamenti per non fare in modo che il virus si replichi.

L'importante è cercare di non venire in contatto con persone che hanno contratto il virus e d'adottare tutta una serie di precauzioni di cui la stampa e la televisione hanno diffusamente parlato come lavarsi le mani tornati a casa, gel disinfettanti, uso di mascherine con persone malate, evitare rapporti ravvicinati al fine di tutelare la nostra salute e quella dei nostri cari, le precauzioni che si dovrebbe  adottare anche per una normale influenza.

Oltre a tutto questo, quello che possiamo fare è rinforzare le difese immunitarie.


Come rinforzare le difese immunitarie?

Un buon sonno prima di tutto  e poi semplicemente con una dieta equilibrata abbinata ad attività fisica regolare queste da sole aiutano a mantenere efficaci le difese immunitarie in modo naturale, non c'è bisogno d'altro. 

All'interno di una dieta equilibrata possono aiutare alcuni ingredienti meglio di altri come:

Pesce  (per l'apporto di zinco, ma anche magnesio, fosforo, calcio, omega 3, vitamine del gruppo B) Agrumi (Vitamina C) yogurt (fermenti lattici per intestino), le 5 porzioni di frutta e verdura.

Ricordate che al contrario una dieta ricca di zuccheri semplici  e grassi, abbinata a sedentarietà, sovrappeso, abitudini di vita scorrette (fumo, alcol) possono modificare la flora intestinale e debilitare il sistema immunitario.


Quali sono i sintomi di sistema immunitario debole?

I sintomi più frequenti sono:  

- Un senso di Stanchezza persistente, che è un indice di spesso di situazioni da stress sia parziale che cronico, la mancanza di sonno dormire poche ore per notte.

- Aumento della sensibilità alle infezioni per esempio avere diversi episodi di herpes, avere diversi episodi di infezione delle basse vie, avere più episodi di raffreddore.

- Piccoli tagli e lesioni che sono lenti a cicatrizzarsi e a guarire.


Cosa può aiutare in caso di difese immunitarie basse?

Non ci sono molti studi in merito, per cui il loro utilizzo secondo molto ricercatori è discutibile, tuttavia nella letteratura e nella tradizione di alcuni paesi sono noti per stimolare le difese immunitarie, da prendere solo ed esclusivamente su consiglio del medico curante :

Ginseng.
L'Oms riconosce nel ginseng le proprietà di tonico ma è noto per la capacità di ridurre lo stress e nevrosi, migliora l'adattamento agli stimoli della vita quotidiana, potenzia il rendimento fisico e mentale e rafforza le difese immunitarie.

Echinacea
Utile a ridurre la durata di un raffreddore e di alleviarne i sintomi. L'uso delle estratto di echinacea porpurea per il raffreddore è stato approvato dall'Emea l'agenzia europea del farmaco. Le sue proprietà stimolanti del sistema immunitario era note ai nativi americani che adoperavano l'echinacea per guarire dalle ferite.

Probiotici
Sui probiotici ho parlato spesso gli studi sono contradditori, potrebbero stimolare la risposta immunitaria ma dipende dal probiotico dalla sua capacità di oltrepassare la barriera gastrica e dalla dose per la colonizzazione dell'intestino.

Zinco
Una normale alimentazione varia ed equilibrata riesce a coprire il suo fabbisogno, tra le fonti: pesce, carne rossa, cereali, legumi e frutta secca. Diversi studi concordano sul ruolo di stimolo delle difese immunitarie ma con un integrazione costante e lunga nel corso del tempo minimo 6 mesi, da fare solo su consiglio del medico curante.

Astragalo
Astragalus membranaceus (Fish.) Astragalus membranaceus (Bge) si tratta di una pianta cinese, è una delle erbe più adoperate nella farmacopea cinese per rinforzare le difese immunitarie specie dopo una malattia, tanto che sono in corso studi per associarla allla terapia dell’ AIDS, anche se l’impiego più abituale attualmente degli estratti Astragalo è nella prevenzione dei danni della chemioterapia.

Shiitaké (Lentinula edodes)
è un fungo commerstibile noto nella farmacologia orientale per rafforzare il sistema immunitario e inibizione dello sviluppo di tumori, virus e batteri.

Reishi (Ganoderma lucidum) 
Un fungo, che contiene una percentuale interessanti di betaglucani che secondo alcuni ricercatori potrebbero stimolare il sistema immunitario.  

L'albero del tè (Melaleuca alternifolia) è un piccolo albero nativo dell'Australia, l'olio essenziale, avrebbe virtù immunostimolanti.

La ravintsara (Cinnamomum camphora), il suo olio essenziale è conosciuto per avere proprietà immunostimolanti.

Sintesi

Non c'è una prevenzione come noi la intendiamo ma un contenimento dell'esposizione al virus da attuare con una serie di comportamenti che devono mirare a tutelare la nostra salute e quella dei nostri familiari in particolare le persone anziane che vivono in casa, che hanno un sistema immunitario più lento e debole.

Il sistema immunitario interviene per difenderci dall'attacco di virus e batteri, durante l'inverno è più facile avere un sistema immunitario debole, pertanto può essere utile prestare attenzione nell'avere un' alimentazione equilibrata e uno stile di vita attivo per avere delle difese immunitarie efficienti per rispondere al meglio ai virus.

martedì 18 febbraio 2020

L'indolo presente delle crucifere potrebbe ridurre l'accumulo di grasso nel fegato

In uno studio pubblicato recentemente su Hepatology si è messo in rilievo che l'indolo, che è un composto contenuto nelle crucifere ma che si trova anche nel microbiota può ridurre l'accumulo di grasso nel fegato in particolare in tutte quelle persone assistite che soffrono di Steatoepatite non alcolica (Nash) .

La Nash o più comunemente nota come malattia del fegato grasso non alcolica, è una patologia epatica associata al sovrappeso e al diabete, caratterizzata da accumulo di grasso nel fegato e infiammazione cronica che può evolversi se non trattata in processi cicatriziali permanenti e irreversibili, Negli Usa è la seconda causa principale del trapianto del fegato.

Una patologia la cui causa è l'alimentazione moderna ricca di grassi saturi e zuccheri aggiunti, una patologia che può riguardare il 30% della popolazione nei paesi occidentali.

Per informazione completa è bene differenziare la Nash di cui stiamo parlando (Steopatite non alcolica) e la Nafled, che è la forma più comune di malattia di fegato grasso ma che diversamente delle Nash si distingue per mancanza di danno cellulare e infiammazione.

La terapia consigliata per la Nash prevede un cambiamento dell'alimentazione e dello stile di vita, un percorso terapeutico che si prospetta difficile per molti soggetti che sono restii a modificare le proprie abitudini.

Da diversi anni si cercano metodi naturali per questa patologia, più scienziati hanno voluto verificare la relazione tra indolo e l'accumulo di grasso epatico.


Su 137 dei partecipanti allo studio a coloro che avevano un indice di massa corporea più alto (BMI), sono stati osservati livelli di indolo più bassi nel loro sangue e anche un maggiore quantità di depositi di grasso nel fegato

I ricercatori cosi hanno alimentato un gruppo di cavie con una dieta ricca di grassi e poi indolo, hanno notato una significativa diminuzione della gravità della steatosi epatica e dell' infiammazione.

Sembra inoltre che l'indolo oltre a ridurre la quantità di grasso nelle cellule del fegato, agisce sulle cellule dell'intestino che in qualche modo contribuiscono a ridurre l'infiammazione.

l legame tra l'intestino e il fegato aggiunge un altro strato di complessità agli studi sulla malattia del fegato grasso non alcolico e studi futuri sono molto necessari per comprendere appieno il ruolo dell' indolo.


Una dieta personalizzata che stimoli un approccio alimentare verso una dieta equilibrata unita ad uno stile di vita che include una maggiore attività fisica, rimane il metodo più efficace per trattare le malattie con il fegato grasso come le Nash.

Sulla base di questa ricerca, si potrebbe supporre che all'interno di una dieta equilibrata e ricca di frutta e verdura con varietà di crucifere più ricche di indolo, queste possano svolgere un ruolo di prevenzione per quei soggetti a rischio di Nash e migliorare la compliance del cambiamento dello stile di vita e dell'alimentazione in cui soggetti con diagnosi di steatopatite non alcolica Nash. 

Tra le crucifere più ricche d'indolo ci sono, cavolo nero, cavolo bianco, cavolo verza, cavolfiore, cavolo cappuccio, cavolini di Bruxelles, broccoli, broccoletti. 

Riferimenti: 
Linqiang Ma, Honggui Li, Jinbo Hu, Juan Zheng, Jing Zhou, Rachel Botchlett, Destiny Matthews, Tianshu Zeng, Lulu Chen, Xiaoqiu Xiao, Giri Athrey, David Threadgill, Qingsheng Li, Shannon Glaser, Heather Francis, Fanyin Meng, Qifu Li, Gianfranco Alpini, Chaodong Wu "Indole Alleviates Diet‐induced Hepatic Steatosis and Inflammation in a Manner Involving Myeloid Cell PFKFB3 " Hepatology 01 2020

venerdì 7 febbraio 2020

Perchè il pane in vendita è sempre poco cotto?

Deborah B., Vicenza: le volevo chiedere come mai si trova dai panettieri sempre il pane poco cotto? Ho nostalgia del pane di una volta con la sua bella crosta dorata ma sembra impossibile trovarlo!

Basta restare mezz'ora in un panettiere e alla fila del banco del pane per sentire dire:
"tre panini non troppo cotti per favore"
"un filone di pane meno cotto che c'è grazie"
" del pane tipo baguette francese ma morbido e poco cotto per favore"
Più meno l'80% delle richieste dal panettiere in mezz'ora d'osservazione.

Ci sono più ragioni che spiegano queste scelte, alcune sono tecniche legate alla produzione di pane altre invece riguardano le scelte dei consumatori

Fermo restando che personalmente sono per il pane cotto e cotto bene perchè la cottura migliora la digestione del pane e valorizza la buona qualità delle farine, del lievito e della lavorazione.

1) Fattori legati alla masticazione
I dati statistici sulla popolazione ci fanno notare che l'Italia è un paese vecchio nel senso che l'età media è 45 anni, più l'età è matura maggiore è l'abitudine di consumare il pane durante il pasto. Spesso la maggiore età è legata a problemi di masticazione, per questo si preferisce un pane più morbido che crea meno difficoltà di masticazione (basterebbe cambiare la scelta della varietà di pane ma questo è un altro discorso).

2) Fattori legati al nuovo gusto 
La cultura del pane è legato alle generazioni con maggiore età, per i giovani millenians il pane è quella cosa morbida che sta sopra e sotto l'hamburger, il riferimento è quel pane morbido (burger buns) che non ha bisogno di masticazione, vorrai mica fare fatica per mangiare! 
L'esatto contrario della cultura del pane, vedo anche tanti giovani che si avvicinano al pane tradizionale ma sono un numero ancora limitato.

3) Cuocere il pane costa
Ci sono sempre meno panettieri produttori di pane e sempre più "panettieri" che scaldano pane surgelato oppure "panettieri" che il pane se lo fanno portare direttamente in negozio prodotto da laboratori industriali fuori città.
Il tempo di cottura incide anche sui costi di entrambe le categorie di panettieri, e un risparmio di energia per infornata a fina giornate e a fine mese, vuole dire un minore costo e un maggiore ricavo.


Esistono poi due considerazioni sul pane che sono discutibili

A) Il pane crudo fa ingrassare meno del pane cotto
Non c'è scritto da nessuna parte e non c'è nessuno studio che io sappia tuttavia questa convinzione è molto forte nelle persone comuni.

B) Pane cotto fa venire il tumore
Il riferimento è alla formazione di acrilammide, una molecola potenzialmente cancerogena che si forma quando i cibi bruciano. Tuttavia riguarda più altri alimenti come chips le patatine fritte il 49%, il caffè 34% e invece proprio il pane morbido il 23%, a seguire i biscotti, crakers e per ultimo il pane croccante (dati opuscolo Ministero della Salute). 
Per i consumi che oggi abbiamo di pane fresco è mediamente difficile superare i livelli d'esposizione fissati dall'Efsa . 
Più alta e frequente è l'esposizione all'acrilammide maggiore è la percentuale di rischio. Per quanto riguarda il pane questo si dovrebbe formare quando la crosta è bruciata, in genere ha un sapore amaro e poco piacevole per quanto riguarda il pane croccante.  

Stabilendo con ragionevolezza che esiste una differenza tra pane cotto e pane bruciato, più che eliminare il pane cotto dalla vostra dieta per questa ragione vi conviene eliminare se proprio volete la crosta e tenere la mollica. 

Interessante questa preoccupazione per il pane croccante che è l'ultimo degli alimenti più a rischio mentre nessuno si preoccupa delle chips.

Una nota sul consumo di pane che è diminuito, va precisato che è diminuita la vendita di pane fresco ma non la vendita di prodotti come crackers, taralli, focaccine, grissini, prodotti confezionati e ultra trasformati, in sintesi è aumentato il consumo di succedanei del pane in genere più ricchi di sale, grassi e calorie.

In pdf : Rischio acrilammide opuscolo dal sito del Ministero della Salute