

I miei amici vignaioli si sono lamentati che è tanto che non parlo di vino, oggi li voglio rendere "contenti". La Tenuta Valdipiatta, una delle aziende più note del nobile di montepulciano ha lanciato una nuova idea di marketing (non tanto nuova) un vino su misura (taylor made), un vino dove il cliente non sceglierà (come già avviene ora) solo l'etichetta, la bottiglia, la tipologia ma la possibilità di crearsi un proprio vino da zero, scegliendo vitigno, vigneto, seguendo il processo di produzione e facendo delle scelte per avere un risultato di un vino su misura, ma il vino non è un abito su misura e il vignaiolo non è un sarto. Devo essere sincero a me questa idea non piace, se ben comprendo l'esigenza di offrire ad un segmento di mercato di lusso questo servizio così esclusivo consentendo a ogniuno di coltivare il sogno del proprio tuscan wine trasforma secondo me quello che è un produttore di vino ad un semplice agricoltore.
Stefano Cinelli Colombini dell'azienda Fattoria dei Barbi, ha fondato negli Stati Uniti un azienda per la commercializzazione del suo vino, convinto che non veniva sufficientemente considerato dai suoi partners americani. Il mercato americano valuta il tuo vino in base ai numeri che riesce a dare, gli Stati Uniti sono un paese molto grande, , se il tuo vino non fa guadagnare abbastanza passi in secondo piano. Proprio per questo chi non ha milioni di bottiglie deve scegliere di orientarsi su aree di mercato più piccole esempio New York, Chicago, San Francisco e sceglierne solo una, perche scegliere tutti gli Stati Uniti è molto dispersivo, ma sopratutto se la tua capacità produttiva è bassa non è conveniente. Nessun partner potrà fare un investimento se sà che non potrà avere un ritorno economico.
Nel giro di pochi mesi tre grandi aziende farmaceutiche hanno dichiarato di limitare le ricerche e la vendita di farmaci contro l’Obesità, prima la Sanofi-Aventis, con il ritiro di Acomplia, favorito dall’ EMEA. Nello stesso tempo due multinazionali farmaceutiche americane, Pfizer e Merck, hanno annunciato di rinunciare agli studi sulle molecole CP-945-598 di Pfizer, e Taranabant di Merck.
Ha destato un certo stupore nell' ambiente del settore alimentare la bocciatutre di un "heath claim" per il mercato francese relativo al succo di cranberry della Oceanspray. Lo avete mai visto? Un succo fatto con il mirtillo rosso americano molto più grande del nostro. La documentazione esaminata dall'Efsa non ha ritenuto completi gli studi presentati a favore del claim "Aiuta a ridurre il rischio di infezione del tratto urinario nelle donne inibendo l'adesione di alcuni batteri delle vie urinarie ". Per dirla in breve (la relazione ha 14 pagine) hanno presentato studi che dimostrerebbero la validità health claim in vitro ma non completi studi clinici. L'azienda ha già comunicato che "Per il futuro avremo modo di garantire che i nostri studi clinici vengono effettuati per soddisfare le esigenze delle richieste dell'Efsa". (immagine di proprietà del sito thecranberryhome )
Se è un sogno non svegliatemi, se è uno sbaglio non ditemelo, se è uno scherzo non lo voglio sapere, ma sono 11° blog in lingua italiana d' alimentazione, secondo la classifica di wikio, sono incredulo e devo dire lusingato grazie a tutti voi che passate di qui, è uno stimolo molto forte per cercare di fare informazione, almeno per un po' mi illudo di essere stato bravo. Voglio credere voglio pensare che a spingere il blog in alto, sia la richiesta d' informazione nella rete che registra sempre più interesse.
Secondo una ricerca europea del Gruppo Hersant Media, Internet è il primo media utilizzato per la ricerca d'informazione(Internet 39% e la Tv 30%), per la scelta di un prodotto o di un servizio, pertanto sempre di più questo costringerà le aziende a rivolgersi agli utenti di internet e a calibrare i loro messaggi di comunicazione diversamente di come hanno fatto oggi. La raccolta pubblicitaria in rapporto con i media, di cui avevo parlato il mese scorso sta cambiando sempre di più TV e Stampa, sempre di più in particolare la stampa vedrà diminuire il sostegno della pubblicità (questo anno -8%), mi rivolgo particolarmente ai direttori di marketing e comunicazione ancorati alla Tv e alla stampa, in quanto i consumatori hanno già scelto dove reperire l'informazione e sono in grado di selezionarla per tanto i budget della comunicazione devono essere rivisti, perchè in un paese come a esempio l'Italia dove la televisione rappresenta più + del 70% del budget della pubblicità unico caso in Europa, desta più di una perplessità ed è difficilmente giustificabile.
Si è tenuto la scorsa settimana a Nuova Dehli, IV° Congresso Mondiale sulla Conservazione Agricoltura New Delhi, 4-7 febbraio 2009, dal momento che nessun giornale ne ha parlato mi permetto di fornire nel mio piccolo un contributo, perchè ritengo che siano state dette delle cose importanti. Mi colpito l’intervento di M. Pandey, Direttore della Divisione di produzione vegetale e la protezione delle piante della FAO, che ritiene che quella che lui chiama " l'agricoltura di conservazione" (che si basa su interventi minimi sul terreno, copertura suolo e rotazione delle colture), possa divenire un pilastro di questo cambiamento economico e ambientale e sottolinea che l’agricoltura deve essere convertita immediatamente a sistemi più sostenibili che diverrano più produttivi se si vuole alimentare la crescente popolazione del pianeta e vincere la sfida del cambiamento climatico. L'intervento completo lo potete leggere su sito FAO, credo anche se non sono un agronomo, che sia una risposta positiva e una possibile strada verso una nuova agricoltura, che potrebbe essere meno dipendente da pesticidi e OGM, che sono stati visti come unica soluzione al cambiamento climatico per aumentare la produzione agricola, anche se sono convinto che intervento di Pandey sarà poco ascoltato.
Spero sia capitato solo a me, ma sempre più spesso mi capita di dovere protestare per un disservizio: uffici di customer care assenti, call center sempre occupati, la linea telefonica che cade, aziende senza possibilità di contatto, email a cui non rispondono mai. Un quadro devo dire piuttosto inquietante, che non riguarda un caso isolato perche ad avere questo atteggiamento sono l'70% delle aziende, indica una forte volontà nel non volere avere una relazione con il cliente, tutto questo avviene in un momento in cui non si fa altro che di parlare di soddisfazione del cliente, di customer care, oggi grazie alle nuove tecnologie della comunicazione, è divenuto più semplice gestire questo rapporto invece si sta diffondendo una vera e propria cultura del disservizio .Sono cliente di una banca da venti anni, nonostante i miei anni di onorevole fedeltà ho condizioni di contratto svantaggiose rispetto ai nuovi clienti, mi sento come quei prodotti che si comprano in offerta e non si sa dove metterli e li si tiene con un certo imbarazzo nel frigorifero. Oggi la strategia per il consumatore è cambiare spesso perchè le aziende puntano solo a strategie volte all'acquisizione del cliente e non strategia volte a ricercare e premiare la fedeltà del rapporto. Ho deciso oggi di cambiare banca, essere vecchi clienti non vuole dire essere stupidi. Il confine tra il disservizio e la truffa diviene sempre più labile, perchè qualsiasi cliente si si sente truffato, quello nuovo per le promesse mancate quello vecchio per la poca considerazione. Sembra essere più la pratica del mordi e fuggi o in alcuni casi della pretesa della "sudditanza"del cliente. Sarò questa la giusta strategia? L'acquisizione di nuovi clienti ha un costo. Attenzione imprese la crisi finanziaria avanza, costa molto meno soddisfare i propri cliente che cercarne sempre di nuovi.
Immagine1 http://www.fatal-exception.blogspot.com/ , Immagine2 dal sito http://www.thesykesgrp.com/
Comportamenti dei clienti in confronto al disservizio su retailforum
Si è appena conclusa la settimana organizzata da World Action on Salt and Health per promuovere la riduzione del sale sulla tavola, devo dire tranne qualche blogger informato come Gianna Ferretti, non ho trovato molta attenzione in merito. Più forse preoccupati a ridurre il consumo di zucchero che di sale. Eppure il consumo medio di sale è di 10-12 g più del doppio dei livelli raccomandati, il sale può essere considerato uno dei responsabili dell'aumento dell' ipertensione, uno dei maggiori fattori di rischio per le malattie cardiovascolari. Negli ultimi anni si è registrato un aumento del contenuto di sale negli alimenti e nei prodotti per la ristorazione collettiva. Il consumatore spesso è ignaro del contenuto di sale negli alimenti e di quanto sale introduce nella propria alimentazione. Lo scorso anno avevamo parlato dei prodotti LIDL , della linea salute e benessere con un tonno a basso contenuto di sale, una catena della distruzione alimentare attenta all'evoluzione della domanda dei consumatori. Evidentemente le aziende si informano e cosi quest' anno Nostromo ha presentato una linea a basso contenuto di sale con tonno e alici, garantendo una riduzione dell’80% di sale. Le sole due etichette con indicato il contenuto di sodio
Nostromo a basso contenuto di sodio : 0,12 mg. e Tonno Rio Mare Ultrà sodio : o,45 mg.
Il costo
Nostromo all’olio extravergine d’oliva, confezione 3x 80 gr Euro 12,05 /KG
Nostromo a basso contenuto di sale, confezione 3x 80 gr Euro 11,46 /KG
Una differenza di prezzo non particolarmente significante dello o,59 euro al KG
Link contenuti: é stato pubblicato recentemente uno studio sugli effetti positivi sulla salute della riduzione del consumo di sale in American Journal of Clinical Nutrition e abbiamo parlato recentemente dei sostitutivi del sale .

Una cosa positiva è stata la comunicazione del ritiro del prodotto e l'ammissione che qualcosa non era andato bene, mentre altre aziende fanno sparire il prodotto senza fornire chiarimenti.
Mentre i consumatori vanno alla ricerca di propotti naturali, di cibi biologici, di prodotti eco-sostenibili, gli industriali stanno cercando di migliorare il contenuto degli alimenti attraverso nuovi componenti di piccole dimensioni come le nanoparticelle. C'è un forte dibattito sulla sicurezza tanto che c'è il rischio che si ripeta lo stessa strategia dei prodotti OGM.