Facebook e le altre reti sociali, hanno un numero di appassionati sempre più alto, numeri che iniziano ad essere interessanti, le aziende vedono la possibilità di una modalità di comunicazione più economica ed efficente rispetto alle classiche TV, Stampa, per raggiungere il loro target di riferimento. Infatti secondo l'agenzia Fullsix, un terzo utenti su facebook sono fans di almeno un brand.
Aprire una pagina per immergere gli utenti nel mondo del brand e aumentare i migliaia di appassionati, ha senso se è una tappa intermedia per la vendita on line (le cialde di caffè) o si cerca di fidelizzare in cliente. In un epoca di alta volatilità non è poco, ma non è un operazione renumerativa a livello immediato ma è un operazione per stabilire una relazione con il proprio cliente.
Per fare questo occorre un azienda dove è il cliente al centro della strategia di marketing e comunicazione e non il prodotto, bisogna adoperare un approccio corretto la rete non è lo spot televisivo dove più si urla e più si viene ascoltati.
Comunicazione è partecipazione
Ottimo esempio da Luis Vuitton, la rete contava 800.000 appassionati del marchio, che non potevano ottenere il loro biglietto per la settimana della moda, il brand aveva trovato la soluzione: trasmissione in diretta della collezione e degli eventi con gli spettatori che potevano commentare in tempo reale.
In questo modo il brand è riuscito a tirar fuori un argomento di conversazione e quindi a stimolare la discussione e la visibilità, soddisfacendo così una delle regole da seguire per farsi strada nel mondo delle reti sociali cioè la partecipazione, I social networks sono dei luoghi creati da e per gli utenti e non per l'azienda.
Ricordarsi che la rete è un luogo di condivisione, di ascolto e di conversazione, ascoltano tutti non solo gli appassionati ma anche la concorrenza.
Ho visto in questi giorni diverse pagine di aziende su facebook nessuna mi convince è più un area rivolta all'intrattenimento che alla potenziale relazione di comunicazione,Oltre che alle aziende ci sono anche pagine di chefs come Gualtiero Marchesi (2.204 fans), Alain Ducasse (8.058 fans) Pierre Hermè (8593 fans), riviste di cucina come La cucina Italiana (5.909 fans), Gambero Rosso (7.486) e perfino siti internet di cucina come Giallo Zafferano, ma se non comunichi e non crei partecipazione dal tuo sito internet, dalla tua rivista, dalla tua azienda cosa ci fai su facebook?
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condivido molto la differenza che hai dato tra avere una pagina di facebook e il blog come condivido le ultime parole del testo.
RispondiEliminaOvvio è che il mercato tende ad entrare dove c'è tendenza....i contenuti? sai quanto gle ne frega? l'importante è fare odiens il fine è un potenziale rientro economico...la società è chiaramente aperta al gossip...i contenuti non interessano piu almeno per ora
Non dimentichiamo che dietro le più importanti campagne pubblicitarie c'è lo studio scientifico dei bisogni della gente.Per far meglio breccia nel cuore delle persone e,dunque,per esser più persuasivi.Se in questo momento molte aziende si promuovono su facebook è perchè hanno capito come far leva sul cliente e anche perchè ,come hai giustamente osservato,sempre più persone vengono coinvolte da facebook.La pubblicità vuole sempre vendere e siccome è intelligente,ha capito come è il mondo e soprattutto ha capito dove va!
RispondiEliminaIo non conosco il mondo di facebook quindi posso solo immaginare che in questi casi serva solo ed esclusivamente da vetrina....per quanto riguarda i blog, ho notato che molte società e marchi si rivolgono a semplici e comuni signore appassionate di cucina puntanto a far breccia nel loro "sano egocentrismo" proponendo di publicizzare i loro prodotti nelle pagine di cucina, ( sotto forma di Contest, o gare come le si voglia chiamare ) promettendo magari in cambio qualche prodotto gratùito. Niente di male "forse", ma se si pensa a che bel sistema si è trovato per farsi pubblicità senza sborsare un euro!!...
RispondiEliminacredo che facebook sia ormai talmente diffuso che non esserci per alcuni "grandi" sia sinonimo di non cavalcare l'onda, non esistere sul mercato o, semplimente, essere indietro con i tempi (non al passo). Intendo dire che molti aprono la pagina su facebook solo perchè "così fan tutti", per moda, per non essere da meno. Un modo per essere più visibili. Niente di più.
RispondiEliminaChe poi non interagiscano con i lettori o che non diano informazioni diventa "solo" un particolare.
Sempre molto interessanti i tuoi argomenti. Grazie.
RispondiEliminaBuona settimana.
Tutto ciò che crea un ritorno di immagine e di profitti direttamente o meno che sia va bene e se questo passa per facebook o per i blog poco importa, l'ordine non è condivisione ma estensione del mercato. Penso che non vada detto altro...agli utenti la scelta di farsi strumentalizzare più o meno maliziosamente dai brand. Pecunia non olet in molti casi la pecunia è solo "visibilità per un giorno"...più triste di così ;)
RispondiEliminaInteressante spunto di riflessione.
RispondiEliminaGrazie, soprattutto per la continua onestà e chiarezza con cui ti esprimi.
Buona serata,
wenny
Questo ci fa capire come cambiano le tendenze del mercato sulla base delle tendenze della società, noi, il nostro agire, comunicare, aggregarci attira le aziende verso un mondo che ormai è in continua espansione...il mercsato non può ignorare questo fenomeno!
RispondiEliminaBravo Gunther! Mi piace il modo con cui hai esposto l'argomento! La rete è senza dubbio un terreno fertilissimo per la pubblicità!
RispondiEliminameglio spendere qualche migliaio di euro su internet che milioni di euro per la televisione
RispondiEliminaSinceramente la sovraesposizione su tutti i media, facebook compreso, secondo me potrebbe rivelarsi un boomerang o, al limite, non cambiare proprio nulla nei propri risultati aziendali. o sarà perché facebook a me non ha mai convinto... boh! comunque grazie della tua ricerca.
RispondiEliminaciao