giovedì 4 ottobre 2007

Un ottusa e strategica follia: il mercato del vino

Il mercato del vino è divenuto uno dei settori più competitivi del mondo, solo in Italia abbiamo quanche centinaio di migliaia d'aziende del settore vitinicolo, per la maggior parte produttori (consorzi, aziende, associazioni di produttori, imbottigliatori, cantine sociali, banche, assicurazioni, grossisti, distributori, attori, giornalisti, pubblicitari, enoteche) e tutti in concorrenza su tutti i canali e su tutti i mercati, migliaia d'etichette che sugli scaffali della distribuzione moderna, delle enoteche, dei ristoranti, sono egualmente anonime e sconosciute.
A liveli economico i prezzi sono bassi o relativamente bassi e il marketing è del tutto ignorato. Ogni anno Unione Europea elargisce contributi per l'estirpazione dei vigneti, lo scorso anno per 200.000 ettari e 400.000 per il 2008 , di conseguenza solo un folle potrebbe decidere di entrare in un mercato cosi affollato e difficile.

Come diceva mia nonna la mamma dei folli è sempre incinta e cosi, editori, geometri, architetti, ingegneri, medici, dentisti si cimentano nel mondo del vino, per motivazioni diverse vanità, passione, realizzazione di un sogno. Investono i loro risparmi, impiantano vigneti nuovi, costruiscono nuove cantine secondo i nuovi dettami dell'architettura moderna. Dopo qualche anno si accorgono che il vino rimane in cantina, che i consumi diminuiscono, parlare quindi solo di eccesso d'offerta in molti casi è un eufemismo!!!

I produttori quelli titolati dalle stelle del gambero rosso, veronelli, luca maroni,ecc.. per intendersi cercano di introdurre il loro vino nel settore del mercato del lusso, con strumenti ahimè superati, nel disperato ma quasi esanime tentativo di creare del valore aggiunto per avere margini sufficienti di profitto, ma non avete idea della fatica che fanno.

Come se tutto questo non fosse sufficiente, ci è infagocitati di marketing del territorio, strade del vino, che ha favorito la trasformazione area come la maremma toscana o le langhe del piemonte in una sorta di Napa Valleys italiana, ma che sono rimasti in attesa di turisti da parchi disney, mentre tutta l'Italia affoga in un mare di vino invenduto.

Una volta eravamo popoli di navigatori e santi, ora siamo anche popolo di produttori di vino, ci si accinge alla fine di ottobre all'ennesima Fiera del vino a Torino http://www.salonedelvino.it/ , dopo tutta una primavera e estate d'eventi e fiere di diverso livello. Non è che le fiere o gli eventi siano tanti, quanto la loro ripetitività in termini di contenuto, basterebbe un po più di fantasia e originalità per fornire stimolo al mercato. Invitare i buyer di tutto il mondo (i quali ne hanno piene le....) e pagarli per la loro presenza, non solo è una tecnica superata ma si è dimostrata controproducente.

Le due grandi fiere del settore alimentare del mondo Anuga 07 http://www.anuga.com/ e l'anno prossimo per la prima volta la più grande fiera dei prodotti alimentari a Parigi http://www.sial.fr/ , avranno uno spazio solo per il vino, categoria che nei precedenti venti anni è stata esclusa. Obiettivo è chiaramente aggangiare la grande distribuzione e la distribuzione organizzata, che purtroppo molte delle fiere specializzate non sono riuscite a fare, facendo rimanere legato il vino a un discorso di elite. Queste non sono fiere come Vinitaly o salone del vino ecc ecc, bisogna andarci potendo garantire dei numeri in termini di bottiglie, qualità, prezzo e le aziende che vi transiteranno devono essere all'altezza della situazione altrimenti è inutile andare ( produttori al di sotto di 100.000 bottiglie per esempio) . Ritengo che sia un opportunità importante, so per certo metteranno della buona volontà anche i due enti fiera, per creare nuovi canali di comunicazione che possa offrire degli spunti agli eventi del settore in Italia.

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4 commenti:

  1. le vorrei fare i miei complimenti per la sincerità e per l'audacia, nessun ha il coraggio di scrivere quello che lei ha riportato

    Casimiro Monluè

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  2. premetto che non sono un esperto ma se il vino non si vendem tutta questa comunicazione chi la paga?

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  3. guardi che sono solo gli effetti della globalizzazione, ci vogliono più vetrine per vendere i propri prodotti. Il mercato del futuro sono la Cina e la russia, il nostro mercato italiano è troppo limitato non offre più margini.

    Pierluigi Aceti

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  4. dobbiamo imparare a nuotare!

    enzo vizzari

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