Due novità questa settimana : uno studio pubblicato su Nature, che promette che nel giro di due al massimo tre anni, si potrà grazie solo ad un esame del sangue indicare se una persona svilupperà i sintomi della malattia d' Alzheimer.
Un altro studio pubblicato invece su PNAS (Accademia delle scienze americane) sulle AGE la glicazione avanzata che mette in relazione alcuni cibi e la loro cottura, allo sviluppo della demenza tra cui l'Alzheimer.
Un esame del sangue dirà se siamo a rischio Alzheimer
L' Alzheimer è una malattia neurodegenerativa contro la quale non esiste ancora un trattamento efficace. Il lavoro in corso in questi anni è cercare di identificare biomarcatori che permettono di potere anticipare la diagnosi in modo di rallentare prima possibile il declino cognitivo .
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Alcuni ricercatori statunitensi hanno sviluppato un nuovo test del sangue per identificare coloro hanno la maggiore probabilità di sviluppare il morbo di Alzheimer con una precisione fino al 90 %. I ricercatori hanno individuato dieci metaboliti lipidici nel plasma sanguigno che hanno una relazione con il declino cognitivo e l'Alzheimer.
Attualmente, i due marcatori esistenti : peptide amiloide che forma le placche tra neuroni e tau che si accumula nelle cellule nervose, possono essere misurati solo nel fluido cerebrospinale, un esame utile per confermare la diagnosi della malattia di Alzheimer, ma avviene quando già quando la malattia è in uno stadio avanzato, ed è un esame piuttosto invasivo con una puntura lombare.
I neurologi americani guidati da Howard Federoff della Georgetown University Medical Center di Washington DC, hanno monitorato la composizione lipidica nel sangue di 525 persone, con più di 70 anni in buona salute per un periodo di cinque anni .
Il loro lavoro ha individuato una serie di indicatori derivati da fosfatidilcolina, una componente delle membrane di neuroni, ed acilcarnitina, coinvolta nel nel metabolismo dei neuroni, i loro valori erano diminuiti nei pazienti con segni della malattia, ma ancora più importante che il loro valore era già sotto del normale in persone asintomatiche che successivamente hanno sviluppato il declino cognitivo o il morbo di Alzheimer .
Questo potrebbe essere importante verso per uno screening su larga scala che potrebbe facilitare lo sviluppo di un trattamento per ritardare o prevenire la malattia.
Io qualsiasi caso un po' di cautela, in quanto bisogna dire che solo 28 dei partecipanti hanno sviluppato sintomi simili a quelli del morbo di Alzheimer, i biomarcatori presi in esame dipendono da più organi e le membrane dei neuroni, potrebbero dare risultati diversi nel corso del tempo, tenendo conto che con l'età la loro funzione diminuisce.
Qualche anno fa si era pensato che il colesterolo poteva essere un biomarcatore per Alzheimer e si era provato con uno studio sulle statine, ma non ha dato alcun risultato, pertanto è bene attendere altri risultati per confermare questi studi con un campione più grande.
Tenendo inoltre presente che esiste un problema etico, non esiste tutt'ora una terapia curativa per Alzheimer, sapere o non sapere?
La riservatezza dei dati medici diventa sempre più importante se questi esami fossero noti a istituzioni quali banche, compagnie di assicurazione, datori di lavoro, che tipo di atteggiamento potrebbero avere nel confronto di persone non malate ma che potenzialmente negli anni potrebbero sviluppare tale patologia?
La riservatezza dei dati medici diventa sempre più importante se questi esami fossero noti a istituzioni quali banche, compagnie di assicurazione, datori di lavoro, che tipo di atteggiamento potrebbero avere nel confronto di persone non malate ma che potenzialmente negli anni potrebbero sviluppare tale patologia?
Carne e cibi ad alte temperature a rischio Alzheimer?
Il secondo studio che vede coinvolta anche l'Università di Pavia con l’Icahn School of Medicine de Mount Sinai negli Usa e George Institute in Australia, collegata l'AGE la glicazione avanzata, meglio noto come Advanced glycation end-product cioè prodotto glicato finale, con le malattie della demenza come l'Alzheimer.
L'AGE si può formare nel nostro organismo oppure sulla superficie dei cibi con i metodi di cottura ad alte temperature dalla reazione tra zuccheri e proteine .
Lo studio è stato condotto su cavie e su esseri umani rivela che le grandi dosi di AGE alimentari potrebbero essere uno dei fattori a rischio per sviluppare una demenza come l' Alzheimer e il rischio di sindrome metabolica .
La sindrome metabolica non è propriamente una malattia. Piuttosto si riferisce alla presenza di un insieme di segni fisiologici che aumentano il rischio di diabete di tipo 2 , malattie cardiache e ictus .
Lo studio ha notato che una dieta ricca di AGE potrebbe promuovere l'insorgenza di demenza con l'accumulo nel cervello di placche amiloidi come per la malattia d' Alzheimer .
I ricercatori hanno scoperto che un elevato livello di AGE nel sangue è spesso associata a declino cognitivo e una ridotta sensibilità all'insulina .
Prevenire o ritardare l' insorgenza di demenza e di sindrome metabolica sarebbe possibile riducendo il consumo di alimenti ricchi di grassi e proteine come la carne, ma anche garantendo metodi di cottura dove meno si raggiungono temperature elevate, come la griglia favorendo invece cotture più dolci come il vapore e cotture a fuoco lento (ideale stare al di sotto dei 120°).
A salire sul banco degli imputati anche molti cibi che a noi piacciono molto come il pollo arrosto.
Anche in questo caso un minimo di cautela, le cause della malattia d'alzheimer non sono note, possiamo dire che alcune condizioni sono più a rischio rispetto ad altre, questo però indica che è meglio non esagerare con carne e alimenti alla griglia, ricordando che cotture più dolci, oltre che alla salute fanno bene anche al gusto.
Riferimenti: Weijing Cai, Jaime Uribarri, Li Zhu, Xue Chen, Shobha Swamy, Zhengshan Zhao, Fabrizio Grosjean, Calogera Simonaro, George A. Kuchel, Michal Schnaider-Beeri, Mark Woodward, Gary E. Strikera, and Helen Vlassara, "Oral glycotoxins are a modifiable cause of dementia and the metabolic syndrome in mice and humans" Pnas
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come sempre, caro Günther, ci offri spunti e ragionamenti sui quali riflettere a lungo, guarda io ho avuto un nonno malato di Alzheimer ed è stata una cosa tremenda vedere un uomo trasformarsi sia fisicamente che (soprattutto) nel carattere, vederlo vivere nel suo mondo, proteggersi da lui dall'aggressività sviluppata per colpa della malattia, lui uomo dolcissimo trasformato in un essere cattivo e senza colpa. Anni tremendi che non auguro a nessuno, Per rispondere al tuo quesito sapere o non sapere io rispondo: sapere! e aggiungo che se è vero che è una malattia genetica mi fa molta, molta paura. Certo se ci fossero marcatori attraverso l'esame del sangue sarebbe davvero un gran bel passo avanti.... (bellissime le tue foto!) un abbraccio grande
RispondiEliminagarzie dei complimneti sulle foto sono messe per alleggerire l'argomento
Eliminaè una gran brutta malattia sopratutto per la sua gestione richiede un grande impegno da parte dei familiari
Mi è piaciuta molto la riflessione sulla relazione tra banche e diritto alla privacy. Che lo si accetti o no viviamo tutti a credito e negare un finanziamento sulla base di una futura probabilità di ammalarsi è ingiusto.
RispondiEliminaNon si ragiona mai abbastanza sul fatto che le implicazioni etiche e di privacy hanno (o possono avere) ripercussioni nella vita di tutti i giorni.
:-)
speriamo davvero che entro tre anni si possa fare questo esame,grazie come sempre e complimenti per i tuoi post !!!
RispondiEliminaio spero che si riesca a capire presto, attraverso un esame, se siamo a rischio alzheimer. E' una malattia terribile e devastante per chi la subisce ed anche per i parenti. Ottime informazioni. Ciao
RispondiEliminaComplimenti e grazie per il tuo interessantissimo post!!!!
RispondiEliminaHo avuto entrambe le nonne che hanno presentato una degenerazione tipo Alzheimer. Non si è capito se era Alzheimer vero e proprio o qualche forma simile di degenerazione. Capisco il problema etico e di privacy, ma io sinceramente sarei contenta di poter sapere se sarò a rischio in futuro.
RispondiEliminaSarebbe una cosa fantastica, speriamo in bene-.....
RispondiEliminasarebbe proprio una bella cosa, speriamo, buona giornata!
RispondiEliminaVisto che la malattia di Alzheimer non ha attualmente una cura efficace, io non credo di voler sapere con tanto anticipo che svilupperò la malattia.
RispondiEliminaCerto, forse individuare le persone ad alto rischio di sviluppo della malattia, ci consentirebbe di costruire studi per esaminare se interventi precoci possono avere influenza sulla storia della malattia e sul suo successivo sviluppo.
ciao Leo
Leggere dei progressi - per ora non pare possibile chiamarle scoperte - della conoscenza è sempre bene. Se si può avanzare un dubbio, però, è che i fattori di rischio, o di protezione, vedi caso fragole/colesterolo, individuati sembrano essere su quantità un po' troppo grandi per ritrovarsi nelle abitudini reali della maggior parte delle persone, e pure in quelle degli effettivi casi di malattia.
RispondiEliminaQuanto al sapere o non sapere, beh che i pazienti e i medici sappiano può essere solo un bene. La possibilità di un'indagine e di una cura migliori possono passare forse anche dall'identificazione e dallo studio di una popolazione a rischio. Mentre nei casi singoli questo può permettere di prendere certe decisioni a ragion veduta, specie quando c'è familiarità.
Quanto alle assicurazioni, le possibilità di diagnosi precoci dovrebbero ancora una volta sconsigliare, a livello politico come individuale, di ricorrere a un tale sistema di pretesa sanità, e per quanto riguarda le banche, beh, appelliamoci ai dati sensibili, per una volta...
sono studi molto difficili per la complessità del corpo umano e dell'ambiente in cui vive, le tue perplessità sono più che legittime, tempo fa ho visto un film "Gattaca" (dalle sigle delle basi del DNA), te lo consiglio, in cui ogni individuo era geneticamente diviso in classi sociali e di lavoro in base al profilo genetico senza vie di uscita, la fantascienza fa riflettere portando all'estremo degli spunti di vita reale.
RispondiEliminaSto leggendo articoli sulla dieta della restrizione calorica alternata, o anche 5-2, che promette vantaggi di salute a lungo termine anche sulla memoria, potrebbe essere un argomento interessante per un prossimo post anche in vista delle diete primaverili :-D
ciao e grazie!
Francesca
Articolo davvero interessante. Senza cura che io sia a rischio o meno cambia poco, per cui non credo mi piacerebbe saperlo in anticipo. Oggi giorno siamo più attenti a tutto, ma mia nonna, che alle cotture non è mai stata attenta, che le verdure le metteva nei piatti altrui e non si faceva mancare nulla è arrivata con un invidiabile forma fisica a 92 anni... idem il nonno del fidanzato e lui fuma pure tanto! Spesso mi trovo a pensare che certi studi siano su campioni troppo ristretti per avere risultati veramente attendibili.
RispondiEliminaForse è piuttosto il nostro personale campione a essere così ristretto da non risultare attendibile, rispetto a quello molto più ampio di uno studio, no?
EliminaLo studio non stabilisce, generalmente, a meno di catastrofi, tipo esplosione di centrale nucleare a 100 metri, che nel 100% dei casi succederà una data cosa, ma stabilisce le proporzioni in cui una data cosa, o malattia, si manifesta o no. Che non sono tutto o niente. Per cui ci sta l'eccezione del nonno del fidanzato, della propria e pure quella della vicina di casa...
pellegrina credo che Beatrice si riferisca solo la fatto del numero esiguo dei casi 58, diciamo che secondo me ci vogliono più studi concampione maggiore di persone, so che l'anno già avviato in più stati negli Usa
Eliminadai staremo a vedere diamoci anche una dose di ottimismo
D'accordo, ma mi sembra ancora più esiguo riferirsi a un campione di casi "personali" rintracciati a caso tra amici e conoscenti per considerarlo abbastanza significativo da smentire una ricerca. Dire, ad esempio: "il mio trisavolo ha fumato tutta la vita ed è morto a 99 anni nel suo letto mangiando salumi a colazione e cena quindi fumo e colesterolo non fanno niente" non mi pare abbia un gran valore scientifico, no?
EliminaIn Italia su questo c'è parecchia incertezza, non è un paese che abbia una mentalità scientifica diffusa né una consapevolezza di cosa significhi il rigore scientifico. Ci sarebbe da lavorare proprio sui concetti di base, oltre che sui casi specifici (come fai tu).
aggiungerei un altro tarlo...da quali multinazionali del farmaco sono sovvenzionate queste ricerche? Un campanellino d'allarme mi è suonato alla parola statine e colesterolo!
RispondiEliminaQuanto a sapere e non sapere. Se non c'è cura...sapere che fra tre giorni cadrò inevitabilmente in un burrone, serve solo a rovinarmi i miei ultimi tre giorni di vita, non credi?
Grazie per lo spunto di riflessione ;)
No, può servire a mettere dei segnali davanti al burrone. Magari qualcuno cadrà lo stesso, ma altri potrebbero salvarsi. Sarebbe un po' ingeneroso non dargli la possibilità di tentare... se si trattasse dei nostri figli o coniugi?
Eliminaio preferisco saperlo però è una scelta personale è difficile da giudicare.
EliminaUno screeening sulla popolazione potrrebbe giovare, non si può prevedere il futuro
l'intenzione dello studio è quello di trovare dei mercatori e lavorare su questi,
veramente ragazze per alzheimer non abbiamo proprio niente di certo, si naviga nella nebbia
"l'intenzione dello studio è quello di trovare dei mercatori e lavorare su questi"
Eliminaappunto, sarebbe già molto. Ovvio che nessuno obbliga (c'è una legge in merito), ma sarebbe anche giusto decidere a ragion veduta, sapendo cioè che non si tratta solo del "nostro" destino, ma anche di quello collettivo della società umana di cui tutti facciamo parte e dell'evoluzione di una medicina che potrebbe un giorno salvare altre persone. Cosa che in Italia si dimentica spesso e volentieri per guardare il proprio caso personale come se non esistesse altro. Fatta salva l'assoluta riservatezza della cosa rispetto a assicurazioni e banche, ovviamente.
Più in generale e assolutamente al di là del caso in questione trovo che la frase oggi di moda: "scelta personale da non giudicare" oggi come oggi, finisca purtroppo per oltrepassare molto il senso che aveva all'origine, cioè di sacrosanta garanzia delle libertà individuali, per coprire e assolvere una serie di comportamenti che sfiorano e oltrepassano qualsiasi senso di responsabilità verso gli altri e pure verso se stessi.
in questo caso procedere con la massima cautela e privacy sarebbe opportuno, sapere in anticipo una notizia del genere sarebbe un aiuto per chi, a distanza di tempo,potrebbe trovarsi in questa orribile situazione ma se venisse divulgata fuori dall'ambito famigliare potrebbe portare solo guai, in Italia non so come potrebbe venir manipolata, qui la privacy è sconosciuta....Mi piacerebbe far parte del tuo blogroll, ormai passare a trovarci è diventata una bella abitudine, buona giornata !
RispondiEliminagrazie Chiara, sei nei miei link degli amici di papille vagabonde, non ho ancora aperto un blog roll mi prometto di farlo settimana prossima
Eliminaavete ragione tutti non avevo mai pensato di falro per papille perchè non aveva e non ha tanti accessi 1/10 rispetto a ricette vagabonde, ma ci siete tutti su ricette vagabonde
Grazie! Come sempre post interessantissimi! E' un piacere passare a leggerti! Buona giornata!
RispondiEliminaHo sentito alla tv questa notizia , ora approfondisco da te ! grazie
RispondiElimina