lunedì 27 aprile 2015

Un ristorante a casa, un trend sotto il segno dell'autenticità?

Qualche anno fa mi era stata segnalata l'iniziativa a Roma delle cene romane, in poco tempo l'iniziativa ha coinvolto anche altre città, tanto che si sono costruite delle vere e proprio reti di ristoranti a casa, per mangiare una cucina locale fuori dagli schemi della ristorazione classica.

L'unica iniziativa che io ricordo in passato, era quella dell'isola di Cuba, dove in mancanza di ristoranti e per favorire il nascere di una piccola imprenditoria, veniva dato alle signore la possibilità d'aprire un ristorante in casa.

Oggi però siamo di fronte a un fenomeno diverso, sembra che aprire un ristorante a casa sia diventato un trend. Quello che io mi chiedo è cosa porta ad aprire un ristorante a casa e che cosa spinge delle persone con la grande offerta di ristorazione, a cercare un esperienza cosi originale? Una rivincita delle brave cuoche di casa rispetto alla cucina dello chef?

Per capirne un po' di più, ho lanciato su facebook una sorta di messaggio per parlare con chi aveva aperto la sua casa per l'ospitalità, dove vari passaparola sono capitato a casa della Signora Anita per una piacevole conversazione, molto ma molto vicino a Piazza Navona a Roma.


La Signora Anita è una donna con un bel sorriso, ex insegnante, poi moglie e mamma, non c'è bisogno di fare domande la signora si racconta da sola

Io non sono romana, arrivo dalla provincia Frosinone, mio marito ero invece di Roma, la mia suocera aveva un banchetto di frutta e verdura al mercato Campo dei Fiori.

Prima di sposarmi facevo l'insegnante in una scuola superiore, una volta sposata dopo un po' di anni mio marito mi ha chiesto di rimanere a casa e facevo la moglie e la mamma, i pranzi della domenica e del Natale, i pranzi di lavoro per mio marito che nel frattanto era diventato un dirigente d'azienda.

Poi in due anni la mia vita è cambiata, mio marito e venuto meno  e l'anno dopo anche mio figlio, cosi mi sono impegnata a fare corsi, ho fatto corsi di ceramica, corsi lingua cinese, corsi di pittura.

Un giorno mi chiama la moglie di un collega di mio marito mi chiede aiuto per preparare una cena di lavoro, cosi ho iniziato a fare da mangiare per altri, all'inizio non volevo nemmeno essere pagata mi sembrava brutto.

Poi ho trovato più comodo che venissero da me, perché ho in cucina tutto quello che mi serve, cucinare in casa d'altri è molto faticoso, non sono attrezzati per delle grandi cene.


Chi sono i clienti?
Un buon 80% sono stranieri sopratutto americani e canadesi, inglesi, francesi ogni tanto, sono iscritta a un sito inglese di vacanze su Roma, prenotano on line il menù, il prezzo e pagano in anticipo direttamente sul sito.
Non c'è passaggio di danaro, questo aspetto è importante, crea un clima di convivialità a tavola, tra padrona di casa e ospiti.
Contrariamente a quello che si potrebbe pensare gli ospiti sono persone colte, dai professori universitari ai manager d'azienda, ma anche famiglie curiose delle tradizioni e della cucina.

Quante persone può ospitare?
Al massimo 10 persone, non di più altrimenti diventerei un ristorante!

Cucina romana dove l'ha imparata?
Da mia suocera, i primi anni di matrimonio vivevamo sullo stesso pianerottolo, guardavo quello che faceva e imparavo, tornassi indietro mi sarei fatta insegnare molte più cose.

Perché vengono a mangiare da lei?
C'è una grande curiosità nella cucina tipica, molti vengono in cucina a vedere, una grande curiosità anche culturale, storica, è una fame di cultura più che di cucina, la cucina è solo un mezzo per imparare a conoscere.
La creazione di una storia intorno a un piatto un ristorante non lo può fare, può fare un piatto perfetto, ma non da informazioni e raccontare aneddoti sia pubblici che privati legati a quel piatto.

Ha clienti tutti le sere?
Assolutamente no, è già buono 2 al massimo 3 sere a settimana.

Quali piatti apprezzano di più?
La pasta fresca in assoluto, esercita un fascino sui stranieri incredibile, non credono ai loro occhi quando vedono il tavolo con dei tagliolini freschi o dei ravioli, apprezzatissime anche le alici fritte e ripiene, alici con i carciofi, il baccalà, i carciofi e la coratella sono i piatti più apprezzati, sono anche piatti che richiedono tempo per la preparazione, forse per queste ragioni sono spariti dai menù di molti ristoranti.

Ha qualcuno che l'aiuta?
Si posso contare su un ex cameriere in pensione che ha lavorato all'Hassler, che ho conosciuto al Centro Anziani, è un napoletano, molto abile, parla 4 lingue è un grande intrattenitore.
Spesso sono gli ospiti che si offrono d'aiutare chi apre la bottiglia di vino, chi dalla cucina porta a tavola, chi sparecchia, chi si offre di lavare i piatti, c'è una bella partecipazione.


Qual'è la cosa più difficile?
Fare la spesa, perché scegliere le materie prime non è facile ho dovuto selezionare i fornitori, per esempio non ci sono più i macellai di una volta, per avere alcuni tagli particolari devo cercare a lungo come per le verdure, in genere la spesa la faccio la mattina poi il pomeriggio cucino preparo le basi, la sera curo solo i dettagli.

Si guadagna?
Assolutamente no, vorrei anche fare diverse precisazioni, è un piccolo contributo che integra la mia pensione, perfettamente dichiarato, se uno vuole guadagnare deve aprire una pizzeria o un ristorante, questo è più fare la guida turistica, c' è molto impegno ma dire fare i soldi direi di no, richiede meno impegno il Bed and Breakfast, tuttavia è un attività che mi piace che mi ha rigenerato, mi tiene attiva mi piace raccontare a modo mio la cucina romana.

Qualcuno ritorna da lei?
Si tanti, un signore di New York ma d'origine ungherese, viene tutti gli anni, mi ho portato a conoscere sua moglie e i suoi figli, ora anche le nuore e i nipoti, ogni volta che vengono a Roma vengono sempre a trovarmi. Qualcuno da l'indirizzo ai parenti o ad amici e questo è molto piacevole e rassicurante.
Ricevo molti regali, tante persone mi ringraziano mandandomi fiori, piante o libri il giorno dopo sono una testimonianza d'affetto.

Dopo avere incontrato la signora Anita sono passato a Milano, sono stato invitato nel nuovo ristorante di Filippo La Mantia, dove con mia sorpresa ci sono piccole sale per colazioni di lavoro, pasticceria a vista e fatta al momento, quasi a garantire il fatto delle qualità e della freschezza delle proposte.

Forse non c'entra nulla ma sembra che ci sia una voglia d'autenticità e una voglia d'intimità nel settore della ristorazione, posti piccoli e curati, se una volta c'era l'intenzione d'andare fuori al ristorante per vedere ed essere visti, ora si tende quasi più a nascondersi, a vivere il momento della tavola come un momento di raccolta con gli altri commensali, un cambiamento di direzione oppure sia nel caso del ristorante a casa che nei nuovi ristoranti, c'è solo la ricerca di vivere delle esperienze autentiche ed esclusive?

19 commenti:

  1. Grazie Gunther! Questa signora Anita è davvero fenomenale... Certo che un trattamento così familiare in un ristorante non si riesce a trovare... E' bello che esistano tutte e due le possibilità. Un abbraccio, ciao!

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  2. Sai che invece io pensavo che lo si facesse per guadagnare? Io ne ho parlato con alcuni amici e conoscenti, chs si stanno attrezzando per poterlo fare e loro lo farebbero perchè sono senza lavoro e facendolo in casa, non si è soggetti a controlli, regole e vincoli. In definitiva si tratta di ospitare persone a cena a casa propria. Certo devi avere lo spazio per poterlo fare, oltre la bravura naturalmente! Per il discorso dei piccoli spazi in effetti ho notato anche io che c'è una tendenza a preferirli. Sarebbe un idea carina, peccato non avere lo spazio a casa mia :)

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  3. Ammiro la Signora Anita ed immagino la bontà dei suoi piatti. Un nuovo modo per condividere esperienze, idee, spazi e soprattutto passione per la cucina.
    Bellissimo post, un abbraccio Gunther!!!

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  4. Mi è piaciuta molto l'intervista alla signora Anita, a chi non piacerebbe partecipare ad una sua cena, vista la simpatia, la semplicità e l'autentico amore per la cucina, i piatti e le tradizioni. Sicuramente gli stranieri ne sono attirati, ma non solo loro. Penso anch'io che ci sia una gran voglia di tranquillità, di condividere passioni e piaceri a tavola in maniera intima e raccolta, privilegiando la qualità dei prodotti e l'autenticità di chi li cucina.
    Alla prossima

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  5. E' interessante questo fenomeno e ti confesso che non mi dispiacerebbe partecipare ad una di queste cene, non fosse altro che per conoscere la cucina regionale piu' autentica e avere l'opportunita' di ascoltare, dal mio anfitrione, dei consigli mirati sulla localita' che sto visitando. Non mi attira l'inverso. Non riuscirei mai ad ospitare nella mia casa dei perfetti sconosciuti. Forse, in determinate situazioni - come quelle della signora che hai intervistato - la cosa e' fattibile e quasi da incoraggiare: si allarga la cerchia delle conoscenze; si scaccia la solitudine con un' attivita' che tiene impegnati; si arrotonda il bilancio familiare. Insomma: che sia questa la ristorazione del futuro?

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  6. Quando la passione per cucinare c'è si fa con amore anche quando non si guadagna soldi, ma la gioia di essere apprezzati in quello che si fa e il modo di stare in compagnia. Complimenti alla signora !

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  7. racconto molto toccante, almeno per me. tanto di cappello alla signora, …. io mi ci butterei anche in un'avventura del genere… ma Roma è Roma.. i pini e boschi dietro casa mia non sono sicura abbiano lo stesso fascino e probabilmente manco la sottoscritta, grazie Gunther delle foto e di aver condiviso con noi questa bella esperienza di vita, proprio di vita.

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  8. Ho sentito molto parlare di queste iniziative, sempre più di moda... Peccato che io sono al piccolo, altrimenti mi ci sarei già tuffata!!!

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  9. ammiro tanto la signora Anita, che rimasta sola si è rifatta una vita piena in tutti i sensi, senza badare all'aspetto economico. Io a casa sua ci andrei molto volentieri, non so perchè ma mi sembrerebbe andare a casa di mia madre, che tra le altre cosa hanno lo stesso nome.

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  10. So per sentito dire ma non per esperienza diretta che anche qui a Bologna qualcuno ha cominciato a proporre delle cene in casa. Credo che la fortuna di questo format sia che si può avere un'esperienza diversa dal solito ristorante, più intima e diretta.

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  11. Ciao Gunther mi è piaciuto molto il racconto della Signora Anita. Penso che ci voglia generosità, coraggio e voglia di mettersi in gioco. Nei ristoranti tradizionali lo chef non è a tu per tu con il cliente e in qualche modo penso che sia più facile. Per l'ospite (mi viene da pensare a chi partecipa più come a un ospite che a un cliente) è l'occasione di provare una cucina davvero casalinga e senza troppe sofisticazioni. Ciao!

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  12. molto bella questa cosa,quasi quasi mi ci butterei anch'io ;)

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  13. Ho sentito parlare di questi ristoranti, ne hanno aperto uno anche a Genova e immagino che siano ricercati per trovarsi come in famiglia fra amici. La signora Anita è una forza della natura direi! Grazie per questo bel post, a presto

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  14. non disdegno l'idea anche se adesso la trovo prematura ma mai dire mai....

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  15. Ma è bellissimo!!Leggendo mi sono sentita quasi come un ospite coccolato dalla dolcezza e dai modi familiari e ospitali della signora Anita...molto bella questa iniziativa.

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  16. Non ci crederai, ma proprio sabato sul giornale settimanale locale ho letto di home restaurant....che dire, anche nelle terre di Camelot è giunta questa moda!!! bella e piena di risorse...forse!

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  17. sì, sembra voglia di intimità e come sottolinei di autenticità. Ora che anche alcuni prodotti tipici finiscono in catene, nel senso del franchising ed istituzionalizzati, c'è voglia di ridimensionare il tutto. Bravissima la Sig.ra Anita!

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  18. In questo senso qualcosa si sta muovendo anche nella mia regione. E il particolare curioso è che queste iniziative arrivano proprio da persone non giovanissime che mettono a disposizione del prossimo la loro esperienza e la tradizione culinaria locale. Encomiabile.
    Grazie, caro Günther!
    Buon week-end!

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