lunedì 29 maggio 2017

Green Condom Club: il preservativo vegano e senza glutine

Iniziamo la settimana con una notizia originale, è stato presentato d'alcuni giorni il primo preservativo vegano e senza glutine, in modo che anche coloro che seguono una dieta vegana e una dieta senza glutine possono fare sesso sicuro!

Dal Falloppio al Condom

Comunque i profilattici di budello, fatto con le interiora d'animale non esistono più dal 1855, da quando un tale Charles Goodyear, proprio quello dei pneumatici veloci delle automobili, brevettò i profilattici dal lattice dell'albero della gomma.

Notizia curiosa il preservativo dovrebbe chiamarsi Falloppio, dal nome di Gabriele Falloppio, un anatomista dell'Università di Padova, che ha lavorato a Firenze presso i Medici. Nel 1550 sperimentò una tecnica per adattare il budello alle forme del pene. Giuro non me lo sono inventato proprio Falloppio si chiamava, un nome un destino.

Più comunemente si chiamano Condom, dal nome di un medico inglese d'origine francese, portato a Londra  da Enrichetta Maria di Borbone, figlia di Enrico IV e Maria de Medici, moglie di Carlo I e madre di Carlo II Stuart, quest'ultimo dalla fama d'uomo licenzioso, il medico diffuse prima nella famiglia reale e poi in tutta Londra, l'uso del budello come preservativo per la prevenzione delle Malattie Veneree.

Green Condom Club

Questo preservativo vegano, in latex naturale, è stato brevettato da Gabrielle Lods una 32 enne di Ginevra, è garantito insapore, inodore, non contiene sostanze d'origine animale, non viene testato sugli animali, è senza glutinesenza caseina cioè senza proteine del latte, senza benzocaina, senza glicerina, senza parabeni e ha il marchio europeo Vegan, un preservativo quindi anche certificato da un organo ufficiale dell'Unione Europea.

Anche la confezione è studiata per ridurre le emissioni di carbonio, materiale riciclabile, azienda di produzione che risponde alle normative ISO 9001  e ISO 13485.


Non ci sono più scuse, io sono vegano il preservativo non posso adoperarlo, sono intollerante al glutine non posso adoperare il profilattico, sono allergico alle proteine del latte non posso adoperare il condom.

Io non voglio essere polemico, ci sono per amore del cielo quelle persone che sono allergiche al lattice e alcune allergie possono dare luogo a reazioni allergiche incrociate, un problema che va oltre il preservativo ma per esempio i miei amici senza glutine, hanno avuto problemi anche con i preservativi? 

Io capisco il biscotto con il glutine uno lo mangia e ha una reazione all'intolleranza, senza entrare nei particolari non è il mio stile ma il preservativo da origini alle stesse reazioni?

Si vede di si, non ci avevo mai pensato giuro al preservativo senza glutine!

Il settore dei preservativi sempre più fervido d'idee

Il settore dei profilattici negli ultimi anni è una vera miniera di idee nuove, questo che io sappia è il primo preservativo green nato con rispetto dell'ambiente e dell'uomo.

In commercio c'è il preservativo nebulizzatore uno spray, che si spruzza sul pene in erezione.

C'è il preservativo intelligente, che non va dove di porta il cuore ma rileva le malattie sessualmente trasmissibili cambiando colore.

In Australia hanno provato a fare un preservativo quasi vegetale a base di latte di Spinifex, una pianta australiana ricca di nano cellulose, che mischiato al lattice ha la possibilità di creare un preservativo più sottile e più resistente.


Preservativi e stile di vita alimentare

Siamo a un punto di rottura, si è passati dai preservativi rilassanti per lei e ritardanti per lui, ai preservativi legati allo stile di vita alimentare, io sono figlio dei preservativo settebello per intendersi, c'era solo quello una volta per tutti.

Un dubbio mi appare all'orizzonte ma il preservativo vegano, va bene per tutti i vegani? Che ne pensano i crudisti? I fruttisti o i pescetariani?

Per esempio i nostri amici della dieta Paleolitica, adoperano il preservativo? Se sì, quale? Quello preistorico o cos'altro?

Quelli che seguono la Dieta Dunkan iperproteica è previsto anche un preservativo speciale in dotazione?

Sintesi

Quindi amici ed amiche vegani, ricordate che c'è anche il preservativo vegano, ogni tanto un "peccato carnale" si può anche fare!

Il Green Condom Club è in vendita al prezzo di 4,90 per 3 preservativi, la confezione da 12 a 12,90 e per i più arrapati, la confezione da 100 per 65 euro.

Fonte notizia e fotoGreen Condom Club


martedì 23 maggio 2017

Avocado assassino

Notizia da food blogger, andiamo in Regno Unito ed esattamente a Londra, dove la Bapras l'Associazione dei Chirurghi Estetici ha emesso un comunicato d'allerta.

Una nuova invasione dei vichinghi? No
Interventi impropri di modellamento delle coppe di champagne? No
Troppi interventi d'allungamento dei baccelli ? No

Nulla di tutto questo per fortuna, l'Associazione Inglese dei Chirurghi Estetici ha emesso un comunicato che mette in guardia gli inglesi, da uno degli incidenti domestici più diffusi, il taglio della mano dovuto alla preparazione dell'Avocado.

La notizia sarebbe rimasta inosservata se fosse arrivata da un paese come il Messico, il paese dove si consuma più avocado ma anche il paese maggior produttore con il Brasile, il Perù, l'Indonesia e il Kenya, oppure dal Giappone il secondo paese consumatore d'avocado nel mondo, in fatto che arrivi dal Regno Unito la rende più originale.

Il segno che anche in Europa l'Avocado è un frutto molto diffuso e utilizzato in particolare da coloro che seguono una dieta vegetariana o vegana, per sostituire a freddo uova e burro in cucina, quanto questo poi si coniughi con una dieta green a km zero è difficile da dire.

Credo sia più una domanda legata al sogno esotico che legata al gusto, in qualsiasi caso la domanda d'avocado sul mercato aumenta del 25% ogni anno, una richiesta più alta dell'offerta, tanto che il prezzo in alcuni periodi dell'anno, chiamati di transizione tra l'offerta di prodotti del bacino del mediterraneo come Israele e Spagna e l'offerta dei prodotti che arrivano dall'America Latina, è raddoppiato.


L'associazione dei Chirurghi Estetici ha ufficialmente invitato i distributori d'Avocado a indicare nelle confezioni e nei punti vendita informazioni sulla preparazione di un avocado.

Si parla di ben 4 interventi al mese nella sola Londra dove bisogna intervenire chirurgicamente, presupponiamo dei tagli profondi, una dei Vip più noti a subire quest'incidente è stata Meryl Streep.

L'Associazione dei Chirurghi Estetici indica che una maggiore informazione sulla preparazione dell'avocado può aiutare a prevenire questi incidenti domestici che hanno un costo alla sanità alto.

La raccomandazione è quella di tagliare l'avocado su una superficie piana e non nel palmo della mano, perchè l'avocado è scivoloso; sembra che più che il taglio in due dell'avocado o il ricavare la polpa sia il nocciolo centrale il problema più difficile.

Amici inglesi e non amanti dell'Avocado, due consigli semplici, ci vuole un avocado maturo e un coltello adatto.


Come riconoscere un avocado maturo?

Dipende dalla varietà, la più comune è la Haas (che si trova in vendita da Novembre a Maggio) sono dei frutti piccoli con la pelle rugosa verde, quando è maturo la pelle tende a colore viola. la varietà Nabal ( Marzo - Aprile) che ha una pelle verde liscia che quando diventa matura diventa rossastra.

Un altro modo per verificare la maturazione di un avocado, per esempio per la varietà che rimangono verde come la Pinkerton (sul mercato da Novembre a Marzo) e Fuerte (in vendita da Novembre a Marzo, dal sapore che ricorda  molto la nocciola), è fare una leggera pressione con un dito se cede leggermente è maturo, se non cede è acerbo e se invece cede lasciando un bel segno è troppo maturo.

In qualsiasi caso se acquistate avocado acerbo, per farlo maturare basta metterlo qualche giorno fuori da frigo avvolto in un carta da giornale.

Il coltello, non serve una mannaia, non dovete andare alla conquista del Messico come Hernando Cortes, basta un semplice coltello da frutta o da cucina, in genere se maturo il nocciolo del'avocado viene via molto facilmente

Personalmente dopo avere fatto il taglio laterale dell'avocado, per togliere il nocciolo ruoto le due metà in senso opposto il nocciolo viene via da solo, per ricavare la polpa poi basta un cucchiaio tra la polpa e la buccia, non c'è bisogno di coltello, il metodo del video è più divertente, per togliere il nocciolo, anche se avrei adoperato un coltello un po' più piccolo..

Sotto il metodo Jamie Oliver  per preparare un avocado ... senza tenere l'avocado nella mano.


Che gli inglesi avessero qualche problema con il coltello, lo avevamo capito, qualcuno ricorderà che proprio ultimamente un grande magazzino inglese organizza Master per Pelare Patate, ora può anche organizzare un Master in taglia Avocado consigliato dall'Associazione dei Chirurghi Estetici.

Per gli altri paesi sono certo che la Ministra Lorenzin troverà un vaccino anche per questo.

Fonte dell'informazione: The Guardian


mercoledì 17 maggio 2017

Emulsionanti che aumentano la permeabilità intestinale?

Da qualche anno a questa parte abbiamo preso sempre più confidenza con un nuovo ruolo del nostro intestino.

Non solo come parte del nostro sistema digestivo ma come filtro, grazie alla composizione del microbiota, che può impedire a batteri, allergeni e tossine d'entrare nel nostro organismo.

Le ultime ricerche medico scientifiche collegano la composizione e la funzionalità del microbiota con le patologie come l'obesità, la sindrome metabolica, il morbo Alzheimer e in generale le malattie infiammatorie croniche e le malattie autoimmuni.

Come la ricerca medico scientifica si rinnova e si amplia di nuove conoscenze anche l'industria alimentare si rinnova e sempre di più le etichette alimentari si arricchiscono di nuovi ingredienti come gli additivi quali polisorbati e carbossimetilcellulose.


Alcuni ricercatori universitari negli Usa ad Atlanta e in Belgio hanno sperimentato che queste due famiglie d'additivi anzi meglio d'emulsionanti possono modificare e distruggere la flora intestinale del nostro microbiota, indebolendo cosi il nostro intestino e favorendo una maggiore permeabilità intestinale e di conseguenza la possibilità di sviluppare malattie infiammatorie croniche.

Riproducendo virtualmente per via sperimentale sull'uomo questi effetti si è notato che potenzialmente i due gruppi d'emulsionanti avrebbero la possibilità di modificare la composizione dei ceppi batterici dei microbiota intestinale.

Negli studi si è notato che anche a concentrazione relativamente basse di questi gruppi d'emulsionanti si possono produrre alterazioni del sistema intestinale favorendo stadi infiammatori e sindrome metabolica.

Gli emulsionanti secondi i ricercatori sono: 
- polisorbati denominati E 432, E 433, E434, E 435, E 436 
- carbossimetilcellulose denominati E 466, E 468, E 469.

Dove li possiamo trovare? Dolci, gelati industriali, chewing gum, caramelle, salse già pronte.


Sintesi:
Nell'industria alimentare gli emulsionanti sono adoperati da sempre, sovente per aumentare le proprietà organolettiche e la consistenza del prodotto, questo porta a pensare che il loro utilizzo sia rivolto a prodotti non di qualità

Senza allarmismo come sempre l'invito è quella di limitare la frequenza l'utilizzo di prodotti già pronti, d'avere un' alimentazione equilibrata ricca di frutta e verdura (5 porzioni al giorno) associata ad regolare esercizio fisico, limitare gli alimenti ricchi di zucchero e controllare le etichette alimentari prima dell'acquisto.

Post correlati:
Alimenti ricchi di fibra e microbiota, quale ruolo nell'obesità e nella perdita di peso
Quali alimenti per la salute del cervello?

N.B.
Per tutti quelli interessati alla sicurezza alimentare e al settore dell'alimentazione consiglio l'articolo e il libro da scaricare "Scaffali in allerta" da Il fatto Alimentare di Roberto La Pira


Riferimenti: 

Csáki K "Synthetic surfactant food additives can cause intestinal barrier dysfunction " Med Hypotheses. 2011 May;76(5):676-81.

Lerner, Matthias " Changes in intestinal tight junction permeability associated with industrial food additives explain the rising incidence of autoimmune disease".Autoimmun Rev. 2015 Jun;14(6):479-89

Chassaing B, Koren O, Goodrich JK, Poole AC, Srinivasan S, Ley RE, Gewirtz AT " Corrigendum: Dietary emulsifiers impact the mouse gut microbiota promoting colitis and metabolic syndrome" Nature. 2016 Aug 11;536(7615):238.

Rolhion N, Chassaing B. When pathogenic bacteria meet the intestinal microbiota. Philos Trans R Soc Lond B Biol Sci. 2016 Nov 5;371(1707).

Chassaing B, Van de Wiele T, Gewirtz A "Dietary Emulsifiers Directly Impact the Human Gut Microbiota Increasing Its Pro-inflammatory Potential and Ability to Induce Intestinal Inflammation " Inflamm Bowel Dis. 2017 Feb;23 Suppl 1:S5

lunedì 15 maggio 2017

Hermes dietro le quinte, l'importanza del sapere fare nell'artigianato

Complice una visita a Milano, nel centro della città di fronte a Society (negozio che molti blogger conoscono) in Via Palermo nei locali della pelota, mi sono fatto attrarre da quest'evento organizzato dal marchio Hermes.

Un laboratorio dal vivo con gli artigiani che ogni giorno lavorano per il celebre marchio del lusso.

In un primo momento ero incredulo ho pensato che fossero degli attori e quindi ho formulato delle domande in francese, al quale invece hanno tutti risposto con grande sapienza dimostrando una grande dimestichezza nel loro lavoro.

Erano veramente degli artigiani e ho imparato tante cose, per esempio come si fa una cravatta, ci vogliono venti minuti per fare una cravatta, ogni cravatta ha all'interno il numero dell'operatore o del laboratorio, nella sola Narbonne ci sono dodici laboratori di cravatte.





Ho scoperto come si prepara un prototipo d'orologio, tutto il lavoro che c'è dietro, come di fa il vetro, come si realizza un gioiello, come si dipingono le ceramiche, come si creano gli articoli di pelletteria.

Il pubblico era misto, le persone più agè, come me avevano più confidenza con l'artigianato perché ci ricordiamo di queste figure che erano fondamentali, ogni quartiere ogni città poteva contare su degli artigiani per creare degli oggetti di cui si aveva bisogno.

Una volta non c’erano le misure standard e ogni prodotto era personalizzato sulla figura delle persone che lo ordinavano.

Quando vado a conoscere una nuova azienda mi fanno sempre vedere una macchina nuova che fa tanti biscotti al giorno, tante tranci di torta, tanti pacchi di pasta..

In Italia devo dire che incontro bravi artigiani, forse l’Italia è uno dei paesi in cui l’artigianato è molto presente.





Ho un amico stilista del settore della pelletteria che gira gli artigiani tra Toscana, Umbria e Lazio alla ricerca di laboratori artigianali che perfezionano le sue creazioni grazie alla loro esperienza nel sapere realizzare lavorazioni uniche per il grande mercato internazionale del lusso.

Mi chiedo visto anche l’età delle persone che ho incontrato e conosciuto, tutto questo sapere fare, tutto questo know now, visto la delocalizzazione all’estero, che fine farà?

Hermes con questo show, mi ha fatto intendere che le multinazionali del lusso è il settore più interessato a stimolare l'artigianalità.

L'artigianalità può pero sopravvivere se ci sono sia soddisfazione personali legate al piacere di creare qualcosa di propria ma anche alle soddisfazioni economiche delle persone che vi lavorano.

Io che arrivo da un territorio di montagna, l'abbandono di alcune aree montane è dovuto al fatto che si poteva guadagnare di più a lavorare per un impianto di risalita che avere un maso con la stalla, certo perpetuare la tradizione è importante ma se questa permette d'avere un reddito soddisfacente.



L''artigianalità però vedo che scompare sempre di più nel settore alimentare, c'è sempre più industria e sempre meno artigianalità, osservo sempre meno gelatai artigiani sempre più rivenditori di gelato industriale, pasticceri rivenditori di prodotti industriali, panettieri venditori di prodotti scongelati e poi cotti in forno, ho visto perfino le basi per pizze già pronte per pizzerie, realizzate dall'industria e poi distribuite nelle pizzerie.

Una cosa banale mi capita spesso d’andare al ristorante e di trovarmi di fronte a dessert industriali già pronti, certo sono più comodi, perfetti e non lo metto in dubbio ma avrei voluto dei dessert meno perfetti e meno omologati nel gusto.

Comprendo che oggi avere un ristorante è un attività d'impresa con dei tempi molto ristretti e l'uso dei prodotti già pronti semplifica le cose.

Una cosa che mi ricordo in un ristorante storico a Firenze vicino a Santa Maria Novella, avete il dolce? Si. Lo fate voi? No il pasticcere qui all'angolo ce li prepara tutti i giorni, infatti era molto buono e fresco.

Mi rendo conto che costa di più per il ristoratore ma sostenere l’artigianalità può servire anche un piccolo gesto economico come questo.

C'è modo  e modo di sostenere l'artigianato, non tutti possiamo diventare clienti di marchi di lusso. L'Artigianato può sopravvivere e essere una fonte economica importante su tutto il territorio, se non lo solo le aziende del lusso dedicano attenzione e ricompensano in modo adeguato, ma anche se c'è un sistema locale più attento che sappia valorizzare il fare da se che in molti casi si coniuga con l'arte del sapere fare.

Per chi lo vuole vedere a Milano fino al 17 Maggio Via Palermo

venerdì 12 maggio 2017

Tutto Food 2017: le novità e i trend del settore alimentare

I grandi appuntamenti come le fiere nazionali sono il momento di fare il punto della situazione dell'industria italiana alimentare, per comprendere meglio i trends e le novità.

Personalmente deserto le conferenze stampa, preferisco andare in giro negli stands per conoscere e vedere la realtà con i propri occhi e parlare con i produttori.

Da notare che sono mancati alcuni marchi che distribuiscono esclusivamente nella grande distribuzione moderna, ma non si è sentita la mancanza, perchè erano presenti molte aziende di buon livello qualitativo e innovativo.

Solo per citarlo c'è stato anche un convegno sulla nutrizione, diciamo per essere buoni che è meglio pensare che non ci sia mai stato per il bene di tutti.

1) Grani antichi
In qualche mio vecchio post avevo parlato di questa tendenza, che ora è divenuta sembra una splendida realtà. Non solo farine in vendita nei negozi come farina da grano arso, farina di grano Senatore Cappelli, kamut come l'azienda Molino Bongermino, sempre queste stesse farine si utilizzano come ingredienti  con altre farine come quella di farro, quinoa, le farine integrali, farine di lenticchie, per prodotti di qualità dalla pasta dai vari formati come Grano Armando ai dolci per le ricorrenze come le chiacchiere di Asolo Food.




2) Nuove farine ottenute da legumi e verdure
Oramai il settore delle farine si arricchisce ogni giorno, non solo di farine dai grani antichi ma di farine ottenute da legumi e verdure come la farina di piselli, la farina di zucca, farina di fave, farina di carote.



3) Pasticceria vegana e pasticceria senza glutine : Panettone e Pandoro 
La pasticceria vegana e senza glutine, fino a qualche anno fa, era esclusiva di soli pochi artigiani o pasticceri, invece ora è sempre più presente nell'offerta di molte aziende industriali. Per il Natale 2017 si preannuncia come il Natale con i dolci da ricorrenza che accontentano tutti, dai vegani al senza glutine.



4) Salumi tradizionali di qualità, salumi halal, salumi di pesce
Il mercato dei salumi è quello più debole, una domanda che diminuisce sempre di più, un settore che va in cerca di soluzioni, quattro sono le tendenze in atto proposte dalle aziende.

a) Salumi di qualità in cui si esalta la tradizione, cito come esempio oltre ai prosciutti crudi invecchiati e prodotti di prosciutto crudi e cotti selezionati da allevamenti biologici come quelli dell'azienda Dok dall'Ava ,anche formati tradizionali dimenticati come il salame fiasco di Monte Savino, della Salumeria Monte San Savino.




b) Salumi con verdure
c) Salumi da altra materia prima come la Bresaola di Tonno della Coam Scandia 


d) Salume halal fatto con la carne di Vitello di Il vitello di Casa Vercelli 


5) Uno spruzzo di salute: l'olio aromatizzato a spruzzo
Non è una novità in assoluto ma quello dello spruzzo con le indicazioni della salute mi diverte molto, uno spruzzo d'omega 3 , mi piace l'idea, lo spray leggero della Fratelli Mantova, Gli olli sono di versa materia prima e poi ci sono gli olli aromatizzati.


6) Bibite al bergamotto, cedro e chinotto
Qualcuno ricorda un vecchi post in cui invitavo a utilizzare dei agrumi non esteri, ma prodotti del Made in Italy come appunto il bergamotto, cedro e chinotto, sono molto contento che l'azienda Bevi più naturale abbia colto il messaggio, in particolare quello al bergamotto l'ho provato è molto buono e aromatico.


7) Gelato vegano, gelato biodinamico, galato senza lattosio
Come altri prodotti anche il gelato viene incontro a nuove esigenze, interessanti le più proposte di gelato vegano fatto con latti vegetali, interessante la linea Demeter con i sorbetti da agricoltura biodinamica  e sempre di Gildo Rachelli invece propone un gelato bio senza lattosio.




8) La pasta veloce
C'è chi celebra lo slow food, il rito lento dell'alimentazione e chi il fast c'è la velocità in questo senso due novità per la pasta

a) Istant my pasta di Canossa
Per tutti quelli che non hanno tempo my istant pasta, dovrebbe essere una soluzione d'emergenza, ma sono certo che per molti possa diventare un abitudine (si aggiunge acqua calda, si mescola si aspetta qualche minuto ed è pronto).


b) Tortellini da Passeggio
Non mi piacciono i food truck, il cibo di strada è una cosa che non fa per me, tuttavia l'idea del Laboratorio Tortellini della Surgital, cioè pasta ripiena d'origine surgelata di diverse forma fritta e/o calda pronto da mangiare in un cono è un 'idea divertente, io ho provato un tortello di zucca con guanciale e devo dire aveva un buon sapore.


9) Bevande Green 
Novità Green anche nel settore della bevande come:

a) I Juising di Dimmi di si , dei nuovi prodotti detox con mirtillo e zenzero, zenzero e limone, melograno e rapa rossa, finocchio te verde e kale, drink che promettono bibite di green salute.



b) Aperitivi freschi e dissetanti della Sottobosco Paoli linea Verde Paoli, al basilico, salvia e sedano


10) Surgelati erbe spontanee
Nello spirito di chi cerca trova ho trovato Vital Natural Gel un'azienda abruzzese di Pescasseroli che offre oltre ai classici surgelati già pronti per l'uso, non solo spinaci e piselli, anche Jrug, Jorap, Rape del Pastore, Invidia scarola, Cicoria, Cicorietta di Montagna, Borragine ed Ortica.


Queste le principali novità e le tendenze del settore presentate alla Fiera di Tutto Food 2017  

mercoledì 10 maggio 2017

Adotta un Food Blogger e Food Blogger d'Autore

Il  precedente post sulla trasmissione di Rai 3 Report e food blogger ha avuto in sette giorni ben 89,796 visite, un record per quanto mi riguarda, segno che si tratta di un problema molto sentito.

Tanti i commenti che ci hanno fatto riflettere, uno dei più interessanti è stato fatto da Artemisia Comina, blogger storica un mentore per tutti quelli che hanno aperto un blog di cucina, giustamente sostiene che noi food blogger abbiamo dato attendibilità alla rete, al web, ai blogger e a qualcuno sta sfumando tutto il lavoro costruito con tanta fatica.

Come quando un contadino prepara il terreno per piantare i pomodori, compra le piante, le cura tutti i giorni, le annaffia, le fa crescere e quando i pomodori sono maturi, passa qualcun altro a raccoglierli.

Questo sta accadendo nel mondo del web in particolare nel settore dell'alimentazione, influencer o non influencer.


Che cosa fare per tutelare il nostro lavoro?

Recitando anche il mia culpa, perché in questi anni ogni persona ha pensato al proprio giardino, nessuno ha mai pensato di difendere immagine dei food blogger in generale, gli attacchi ai blogger e ai food blogger si fanno sempre più pesanti.

Ho visto la condivisione di un post su facebook un filmato di Carrefour in cui più o meno ironicamente si prendevano in giro i food blogger ma con un fondo di verità, questo non è un lavoro, può essere un momento d'approfondimento di un argomento preciso che aiuta a entrare in un settore lavorativo.

Tuttavia gli attacchi ai blogger con commenti negativi sono continui, in primo luogo da parte della stampa, che non hanno compreso che il problema della crisi dell'editoria non è stato colpa dei blogger, si vende sempre meno giornali? Chiedetevi come mai il pubblico non è interessato a quello che pubblicate?


C'è anche una proposta di legge che vuole obbligare chi apre un blog, sito web o forum diretto alla pubblicazione o diffusione online d’informazioni, dovrà tramite posta elettronica certificata fornire tutte le informazioni personali (nome e cognome, domicilio e codice fiscale) alla Sezione per la stampa del tribunale di dove si scrive il blog.

Cosa noi food blogger abbiamo fatto di male? Non ho capito, forse abbiamo pubblicato troppe ricette di tiramisù? Se ve li siete mangiati tutti in una volta sola e siete stai male, la colpa non è mica nostra!

In tutta questa confusione sono rimasto molto deluso nei confronti delle Associazioni di Food Blogger, di fatto non sono mai presenti per tutelare l'immagine dei food blogger e sembra che si occupino di ben altro.

Ci vorrebbe maggiore chiarezza, una differenza tra siti di cucina e food blogger non sono la stessa cosa, bisogna che ci differenziamo dai siti di cucina e di food blogger farlocchi.

I siti di cucina sono fatti da redattori, che nel corso del tempo possono cambiare, sono dei magazine on line delle riviste e come tali devono iscriversi in tribunale al registro dei quotidiani e riviste, pagare i redattori che non possono essere food blogger, lavorare per il proprio piacere, il volontariato ha senso solo se ci si occupa di no profit.

La situazione attuale dei food blogger è molto frammentata, ci sono food blogger indipendenti che utilizzano una piattaforma di cui sono ospiti (blogspot o wordpress), ci sono food blogger molto bravi che hanno un sito che si gestiscono autonomamente, ci sono food blogger che fanno parte di raccoglitori di blog, come I food, Giallo Zafferano, che in teoria raccolgono la pubblicità per loro.



Food Blogger d'Autore

Il Food blogger è sempre singolo, anche se non mancano blog con più autori, bravo o non bravo non importa, non è che Picasso o Dalì  al primo quadro hanno fatto un’opera d'arte, uno solo che scrive, che ricerca, che fotografa, che si pulisce la cucina, sono la maggior parte dei food blogger.

Quello che dobbiamo fare e differenziarci già lo facciamo per i contenuti originali ma non basta, bisogna che creiamo un marchio collettivo tipo "food blogger d'autore"  o Food blogger per passione e che ci si dia delle regole di comportamento nel rispetto di chi legge, contenuti propri, fotografie proprie, la cucina di casa propria ecc.

Food Blogger d'autore perchè ci si mette nome, cognome, il viso, le nostre emozioni, la nostra vita, i nostri affetti, pochi si rendono conto che quelle foto e quelle ricette non trasmettono solo colori e profumi ma anche storie di vita, raccontano di persone un po' speciali, raccontano d'amore ma anche di delusioni, di storie liete ma anche di storie di blues, foto e ricette sono come quadri d'autore.

Ricette d'autore ricette che ogni blogger sa fare in modo diverso, sa raccontare in modo diverso e rendere speciali.


Adotta un Food Blogger

Si può adottare un orto e farmi mandare i frutti a casa, perché no un food blogger si può scegliere se basta la visibilità o altro un solo sponsor per un certo tempo.

Vantaggi per un’azienda

Il blogger ha un target segmentato, già pronto e ricettivo, nessuno vuole sapere come realizza un piatto Carlo Cracco, lui è bravo ha una cucina super attrezzata, ma vuole sapere come lo realizzi una persona semplice con una cucina normale.

La credibilità del food blogger offre la possibilità d'inserirsi in un contenuto già positivo.

Pochi sanno che i blogger di cucina sono soprattutto frequentati da utenti esteri che vogliono imparare la cucina italiana, dai tagliolini a mano alle alici, quale miglior modo d'impararla guardando i blog, si vuole fare la cucina italiana di casa, lo ha capito Jamie Oliver che viene in Italia a imparare non la cucina accademica delle scuole ma la cucina che si fa in casa.

Quest’aspetto non deve essere sottovalutato perché inconsapevolmente i blogger sono diventati i principali testimonial della cucina italiana nel mondo.

I food blogger non sono editori non prendono soldi pubblici per l'editoria potrà sembrare poco ma in un mondo in cui la stampa vive grazie ai fondi pubblici, i food blogger non portano via niente dalla tasca di nessuno.


Ora mi rivolgo alle aziende come Ferrero e Barilla, che spendono per uno spot in televisione anche 100.000 euro, potete fare qualche spot in meno e contribuire a realizzare dei progetti con food blog veri e non farlocchi?

Cari amici di Ferrero, ho appena visto la vostra pubblicità delle nonne con tutti i riferimenti ai prodotti d'origine italiana, non ci credete nemmeno voi, figurativi noi guardando lo spot, volete dimostrare d'essere italiani? Adottate i food blogger, bastano anche tre spot in meno ma un ritorno in termine di pubblicità e credibilità molto più grande e vasto.

Barilla, dopo che abbiamo visto i vostri spot sui nuovi formati di pasta e sughi pronti, che appena iniziano, cambio canale, qualche spot meno e più food blogger, sono certo che ne guadagna l'immagine e vi fate conoscere a un pubblico più vasto sia in Italia sia all'estero.

Ci sono anche un grande numero d'aziende che fanno dei prodotti interessanti ma che non sono conosciute, proprio ieri sono stato a Tutto Food, ci sono tanti prodotti di qualità, ma poco noti che rischiano di passare inosservati a livello nazionale e internazionale per la poca comunicazione.

Impegni per il food blogger

Pubblicare ricette fare il suo lavoro di sempre, ricette vere  contenuti propri.
Una sola adozione per volta per un certo tempo non ci si può fare adottare da più genitori.
Rendere a chi adotta il numero di visitatori e contatti effettivi.


Alle aziende che utilizzano blogger farlocche

Non è affare mio sapere perché utilizzate blogger e cuoche farlocche, so per certo che contano anche le relazioni e le amicizie ma se finanziate qualcuna che si fa fotografare o filmare con uno scolapasta in mano che non sa cosa farci perché non l' ha mai visto in vita sua, che figura ci fate?

Cosi come le aziende di pentole e di coltelli che abbiamo visto in questi anni, senza offesa per nessuno più che delle sponsorizzazione sembravano il pagamento d'altre consulenze.



Sintesi

L'anno scorso ho aperto un'associazione no profit per la ricerca, la cura e l'assistenza su una malattia genetica, ma non l'ho mai reso pubblico sul blog e nemmeno su internet, perché non c'è attinenza tra il mio lavoro e la passione gastronomica.

D'aprire un’altra associazione per i food blogger per difendere l'immagine e il lavoro di tutti, non me la sento da solo, fossi già in pensione lo farei ma mi mancano più di vent'anni di lavoro.

Mi piacerebbe portare avanti sia il progetto "Food blogger d'autore" e "Adotta un Food blogger", poche parole creare un marchio food blogger d'autore da condividere in line con delle regole da decidere con più blogger.

Lancio un'appello se c'è in ascolto un’associazione che mi aiuti, un’azienda di comunicazione che mi sostiene fornendomi dei professionisti potrei essere più celere altrimenti dovete aspettare i miei tempi tra il lavoro e la famiglia.

Ringrazio tutti dell'ascolto

Aggiornamento del 13 Maggio 2016

Spiacente d'essere stato equivocato, la mia era un'esortazione all'unità dei blogger e non alla frammentazione, pazienza non si può essere simpatico a tutti, cercavo solo di portare delle cose positive, una migliore rappresentatività sia all'interno della rete che fuori.

Nessun problema amici come prima, io vado avanti per la mia strada come ho fatto fino ad adesso.