giovedì 18 febbraio 2016

Quale relazione tra pesce, mercurio e Alzheimer?

Ilaria M. Bassano del Grappa: Volevo chiederti che pericoli ci sono per il consumo di pesce per i malati d'Alzheimer dal momento che alcune varietà di pesce contengono Mercurio?

Una delle raccomandazioni per le persone anziane è il consumo di pesce in più porzioni a settimana.

Il pesce contiene tanti nutrienti come abbiamo più volte visto in più ricerche, che possono proteggere il cuore e il cervello da diverse malattie degenerative. Negli ultimi anni dato il forte inquinamento dei mari, il pesce può anche contenere un metallo pesante il mercurio, che può rivelarsi particolarmente negativo per il funzionamento del cervello.

Qualche settimana fa, è stato pubblicato uno studio sullo JAMA, che ha analizzato il cervello delle persone che mangiavano frutti di mare e pesce almeno una volta alla settimana hanno mostrato livelli più alti di mercurio nel cervello di coloro che ne mangiavano con meno frequenza.

Tuttavia in coloro che avevano invece il fattore genetico di predisposizione per il rischio per il morbo di Alzheimer, chiamato ApoE4, come il gruppo precedente avevano tracce di mercurio ma hanno mostrato minori formazioni di placche amiloidi, quelle che favoriscono l'Alzheimer, rispetto a coloro che non mangiavano pesce con la stessa frequenza.

Secondo i ricercatori stando attualmente ai livelli di consumo di pesce e quella piccola parte di mercurio che riesce ad arrivare al cervello, è difficile dimostrare un collegamento tra il consumo di pesce e il morbo Alzheimer, pertanto si esclude per i dati finora disponibili un collegamento tra malati d'Alzheimer, mercurio e consumo di pesce.

Quindi come già più volte espresso consumare più porzioni a settimana di pesce, minimizzare il rischio alternando pesci grassi come il salmone una volta alla settimana con pesce anche più magri, o pesci di taglia piccola come pesce azzurro, sogliole, calamari  e seppie.

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Prevenzione primaria e secondaria dell'Alzheimer

Intanto ci si focalizza sempre di più sulla prevenzione primaria e secondaria dell'Alzheimer, una nuova ricercata pubblicata su New England Journal of Medicine, una ricerca che non è nata per lo studio delle malattie celebrali o della demenza, ma delle malattie cardio vascolari, negli anni hanno anche monitorato le malattie celebrali oltre che le patologie cardiovascolari e hanno scoperto che negli anni chi teneva sotto controllo alcuni fattori a rischio aveva meno il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e anche patologie celebrali.

Attualmente non esiste alcun trattamento efficace per prevenire o curare la demenza o Alzheimer, ma questo studio unito ad altri studi sembra dimostrare  che una prevenzione efficace potrebbe ridurre almeno in parte il numero di persone assistite.

I ricercatori sono certi che è possibile ritardare da diversi anni l'insorgenza di questa malattia neurodegenerativa, attraverso una dieta adeguata, la pratica d'attività fisica, stimolazione cerebrale e il monitoraggio dei livelli di colesterolo.

Una speranza che non è poco, anche se bisogna vedere quando questo programma di prevenzione possa incidere sul fattori genetici


Il villaggio dell'Alzheimer

Visto che siamo in argomento vi parlo di un progetto pilota che si sta conducendo in Francia, la cittadina di Dax, ospiterà il primo villaggio dell'Alzheimer, che prevede 120 residenti con la malattia. L'idea di questo progetto pilota, si ispira al modello olandese di Hogewey della cittadina di Weesp, nei pressi di Amsterdam, istituito nel 2009, per fare in modo di mantenere più a lungo possibile i malati di Alzheimer nella vita sociale ordinaria, senza camice bianco visibile, per favorire un approccio non ospedalizzato, ma sotto la stretta supervisione di più di 120 assistenti e volontari.

Il progetto è indubbiamente interessante perché il peso di questa malattia grava solo ed esclusivamente sulle famiglie, il ricovero in strutture chiuse specializzate è spesso la soluzione più utilizzata ma anche molto infelice. Sono curioso di vedere come si svilupperà questo progetto aperto, nelle speranza che portare via le persone dalla loro casa non sia un trauma e che riusciranno a sviluppare un adattamento a relazionarsi con i nuovi compagni di viaggio.

Questo tipo di trattamento è tradizionalmente utilizzato nei paesi del Nord Europa, il mettere insieme persone con identiche patologie e relazionarli con piccole comunità, già nell'800 i folli venivano ospitati nei villaggi di contadini, una pratica con forte impatto emotivo che spero dia maggiore dignità ai malati e alla malattia.

Riferimenti:
Martha Clare Morris John Brockman,; Julie A. Schneider, Yamin Wang, David A. Bennett, Christy C. Tangney, Ondine van de Rest, Association of Seafood Consumption, Brain Mercury Level, and APOE ε4 Status With Brain Neuropathology in Older Adults  JAMA. 2016;

Claudia L. Satizabal, , Alexa S. Beiser., Vincent Chouraki., Geneviève Chêne, Carole Dufouil and Sudha Seshadri Incidence of Dementia over Three Decades in the Framingham Heart Study N Engl J Med 2016; 374:523-532February 11, 2016DOI: 10.1056/NEJMoa1504327

7 commenti:

  1. è sempre interessante leggerti, scrivi in modo chiaro ed accessibile a tutti !

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  2. Interessante questo post, anche se per ora grazie a Dio non abbiamo problemi in famiglia. Certo un'alimentazione sana e l'attività fisica sempre aiuta un pochino nel prevenire o almeno nel ritardare che tutto ciò accada. Grazie del post e una felice giornata !

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  3. Ma sei meglio che la Treccani tu! E poi bellissimo anche il post sui flavonoidi. Buon weekend! :-)

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  4. come al solito anche qui vale la regola di mangiare tutto con moderazione, così da non correre nessun tipo di rischio.Ho qualche perplessità circa i benefici del villaggio dell'alzheimer, vedremo cosa succederà- Buona serata.

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  5. Sempre interessante leggere i tuoi post, grazie Gunther!!

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  6. In questi ultimi giorni, tante sono le notizie spaventose di maltrattamenti in centri anziani, piuttosto che case di cura per disabili. Quindi tu capisci che sarebbe bellissimo questo progetto ma dovrebbe essere controllato e tutelato dalle autorità. È anche vero che la famiglia che si trova sola a gestire un ammalato di questo genere, invecchia precocemente. Sai che parlo con cognizione di causa, avendo avuto una suocera, che non c'è più e ora un cognato. Sarebbe bello riuscire a prevenire questa malattia e spero che la ricerca possa presto arrivare a una soluzione.

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