lunedì 25 gennaio 2016

Quali alimenti per la salute del cervello? (dall'intestino al cervello, dal microbiota alla genetica)

Maria Cristina L., Teramo ; Ci sono alimenti che fanno bene al cervello? Che possono fare diventare più intelligenti?

Cristiano G, Cormons: Ci sono cibi speciali che aumentano le funzioni cognitive?

Pasquale G, Salerno: Ci sono cibi che possono in qualche modo aiutare a prevenire le malattie degenerative del cervello come l'Alzheimer?

Quante domande, tutte interessanti che mi permettono d'introdurre dei nuovi studi medico scientifici, le loro interessanti novità ma anche i loro limiti.

No, non ci sono alimenti che fanno diventare più intelligenti, diciamolo subito, se ci fossero vi sembra che io non li avrei già presi?

Per stare in buona salute occorre un alimentazione varia ed equilibrata unita all'attività fisica, tutto l'organismo ne apprezza i benefici incluso il nostro cervello, che ha bisogno d'esercizio fisico ma anche mentale per rimanere allenato e funzionare correttamente (mens sana in corpore sano).

Negli ultimi periodi sono emerse diverse ricerche che mi permettono d'introdurre dei nuovi concetti, proprio in questi giorni sto leggendo un libro molto interessante di un neurologo americano, tale David Perlmutter, il quale associa la salute del microbiota e dell'intestino alla salute del cervello.

Una relazione a prima vista difficile da comprendere  ma che vale la pena raccontare.


Dall'Intestino al Cervello dal Microbiota alla Genetica

Da molto tempo voglio parlavi della relazione tra microbiota, la genetica, l'alimentazione e la salute , può essere un occasione per introdurne un breve accenno ne parlerò in modo più approfondito quando parleremo di genetica e obesità.

Ricordatevi di questa parola, microbiota, sul funzionamento del microbiota che sia ricercatori che alcune aziende hanno deciso di puntare per il futuro per motivi ovviamente qualche volta simili, ma spesso diversi.

Cos'è il microbiota? E' quell'insieme di microbi che noi abbiamo nell'intestino, mentre con il termine microbioma si intende interazione del microbiota con il patrimonio genetico di chi lo ospita, la funzionalità del microbiota può dipendere dai nutrienti provenienti dall'alimentazione.

Il microbiota ha diversi funzioni, per esempio regola il sistema immunitario, ma ha la capacità di comunicare con il cervello e perfino arrivare a influenzare il nostro comportamento.

Il professore neurologo americano si spinge oltre, sostenendo che trattare il microbiota vuole dire prevenire o trattare patologie collegate con le funzioni celebrali e inserisce tra queste anche Alzheimer (anche se personalmente su quest'ultima nutro più di una perplessità).

Questo perchè i microbi che vivono in simbiosi con il nostro intestino, inviano delle informazioni al cervello sul nostro stato metabolico, secondo l'autore ci sono microbi e batteri che partendo dall'intestino sembra possono innescare un processo d'infiammazione anche nel cervello.

Tutto questo si collega alle ultime ricerche che mettono in relazione il genoma umano, l’ambiente ( inclusa la dieta e le abitudini alimentari), e il microbiota intestinale e di come questo può influenzare la nostra salute con effetti nel breve, medio e lungo termine.


La teoria del professor Perlmutter per quanto interessante però mi ha deluso quando passa alle indicazioni nutrizionali, sostenendo schemi alimentari e noi già noti che mancano di quell'aspetto innovativo che caratterizzava l'aspetto teorico:

Evitare e limitare alimenti trasformati, piatti pronti, piatti in scatola che nella nostra società rimane sempre più difficile.

Il Dr. Perlmutter invita a prediligere cibi con batteri benefici, alimenti fermentati, cibi con probiorici e prebiotici, come yogurt e kefir, che secondo il neurologo americano aiutano a mantenere l'integrità del rivestimento intestinale, bilanciare il pH del corpo  e possono svolgere un ruolo positivo come regolatori e controllo dell'immunità e dei stati infiammatori.

Il neurologo invita a limitare grassi e zuccheri, più zucchero si consumano, più il nostro microbiota si ammala, data lo sviluppo delle malattie celebrali croniche con l'aumento nella dieta generale della popolazione del consumo di grassi e zuccheri e povera di fibre che secondo il suo parere aumenta la permeabilità intestinale, compromette il sistema immunitario e aumentano il livello d'infiammazione del corpo e del cervello.

Per la parte proteica invita a privilegiare le proteine d'origine vegetale senza escludere quelle animali, invita solo a privilegiare le proteine da uova e pesce

Indica inoltre di privilegiare i buoni grassi come olio d'oliva,


Le porzioni di frutta e verdura 

Quello su ci tutti i ricercatori sono d'accordo sono le porzioni di frutta e verdura 

Lo stesso Perlmutter indica che alcune verdure sono meglio di altre come come cipolle, rape, avocado, pomodori, zucca, melanzane.

Elogia tutti quei alimenti ricchi di polifenoli, antiossidanti, che hanno la possibilità di ridurre il rischio di malattie neurologiche.

Proprio su quest'ultime indicazioni si innescano alcuni studi della prevenzione dell'Alzheimer che è una malattia neurodegenerativa associata con l'invecchiamento che è caratterizzata da perdita cognitiva, problemi di memoria, che porta alla demenza.


Diversi studi suggeriscono un maggiore consumo di verdura e frutta in particolare più frutta si mette in rilievo :

Il melograno, grazie alle proprietà antifiammatorie degli sui antiossidanti, lo studio è stato pubblicato nel 2015 sulla rivista Chemical Neuroscience nel 2015, dai ricercatori della University of Rhode Island.

Altro frutto collegato alla prevenzione è la fragola, in uno studio pubblicato nel 2013 fatto dai ricercatori del  Salk Institute for Biological Studies, indica che i flavonoidi contenuto aiutano a rallentare l'invecchiamento cellulare e la perdita di memoria.

Altro frutta collegato alla prevenzione è l'uva rossa per il contenuto di resveratrolo, uno studio pubblicato su Neurology, ha mostrato i benefici della supplementazione di resveratrolo nelle persone con malattia di Alzheimer.


Più che su un alimento io punterei sull'Alimentazione in generale, attenzione ai squilibri nutrizionali

Il settore della nutrizione ha tanti punti di vista ognuno esprime il proprio e tende a considerarlo unico e vero, io non ho di queste sicurezze, se pure obiettivamente trovo tutto interessante, rimango sempre del parere che al di là di questi studi, al di là di un singolo alimento, del melograno o dello yogurt con probiotico, conta molto l'alimentazione nel suo complesso che deve essere varia ed equilibrata e unita al movimento fisico.

Dal momento che però nella società odierna della grande abbondanza, ma anche una società dei squilibri alimentari, che si manifestano in più patologie come l'obesità, l'anoressia, la bulimia, ortoressia, persone a dieta costante, sempre in restrizione calorica, patologie che diventano croniche.

Queste aumentano il rischio di declino cognitivo associato con l'età, una dieta troppo povera o una dieta troppo ricca di zuccheri e grassi è in grado d'accelerare il deterioramento delle funzioni cognitive e dell'invecchiamento neuronale.

Mi sentirei di porre di più l'attenzione verso quei gruppi di nutrienti un cui sappiamo già da studi epidemiologici, che nella popolazione generale ci sono dei deficit, quindi attenzione a includere il pesce nell'alimentazione per l'apporto di omega 3 e di tutti gli altri nutrienti che costituiscono un mix unico e importante per il cervello per le funzioni celebrale.


Un attenzione verso l'intake di Vitamine del gruppo B, Vitamina C, Vitamina E, mentre spendo due parole sugli alimenti ricchi di vitamina A, in quanto l'acido retinoico ha un effetto protettivo sul cervello dopo una certa età, permette ai neuroni di stabilire un maggior numero di connessioni tra di loro, stimola la produzione di neuroni nell'ippocampo e ha un effetto regolatore su ciò ricercatori chiamano l'asse di stress. 
In genere i paesi occidentali non hanno deficit di vitamina A, quello che non tutti sanno è che le esigenze di vitamina A possono aumentare con l'età. 


In sintesi: tornado a noi, per avere un cervello in buona salute, non vanno dimenticate le nozioni di base dell'alimentazione e del movimento, mangiare anzi mangiare bene è di vitale importanza per la nostro salute e per il nostro cervello, come anche condividere e mantenere il piacere della buona tavola, nella nostra società il primo fattore causa della depressione e dell'invecchiamento celebrale è la solitudine.
Oggi possiamo essere in grado forse di migliorare la nostra salute mentale ma questo è solo la parte nutrizionale dietetica mentre invece l'affetto, la condivisione e il piacere di stare con gli altri è la parte che bisogna imparare a coltivare, l'una accanto all'altra.




Fonti: 
D. Perlmutter K.Loberg "L'intestin au secours du cerveau" (l'intestino in soccorso del cervello)

Yuan T, Ma H, Liu W, Niesen DB, Shah N, Crews R, Rose KN, Vattem DA, Seeram NP. Pomegranate's Neuroprotective Effects against Alzheimer's Disease Are Mediated by Urolithins, Its Ellagitannin-Gut Microbial Derived Metabolites. ACS Chem Neurosci. 2015 Nov 17.

Currais, A., Prior, M., Dargusch, R., Armando, A., Ehren, J., Schubert, D., Quehenberger, O. and Maher, P. (2013), Modulation of p25 and inflammatory pathways by fisetin maintains cognitive function in Alzheimer's disease transgenic mice. Aging Cell. doi: 10.1111/acel.12185

R. S. Turner, R. G. Thomas, S. Craft, C. H. van Dyck, J. Mintzer, B. A. Reynolds, J. B. Brewer, R. A. Rissman, R. Raman, P. S. Aisen. A randomized, double-blind, placebo-controlled trial of resveratrol for Alzheimer disease. Neurology, 2015

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mercoledì 13 gennaio 2016

Nel 2020 finirà il cioccolato?

Graziella M., Modena Ho sentito dire che il cioccolato è a rischio d'estinzione? Che nel giro di pochi anni, si parla del 2020, potrebbe finire? Ma è mai possibile? Bisogna iniziare a fare le scorte?

Infatti non è possibile, più che il cioccolato è il cacao la materia prima da cui si ricava il cioccolato ad essere protagonista di tante voci speculative.

Nel 2010 avevo scritto un post sull'aumento del prezzo del cioccolato, mi sono sorpreso di quello che avevo scritto non cambierei una virgola, dopo sei anni è ancora attuale.

Il mercato del cacao è in mano a pochi operatori ed è facile influenzare il meccanismo del prezzo.

Storicamente il cacao è uno dei maggiori prodotti soggetto a speculazioni, c'è chi in passato ed ancora oggi, non immette sul mercato le fave di cacao aspettando il momento in cui il prezzo raggiunge il prezzo più alto per vendere.


Cosa è cambiato dal 2010?

Non è cambiato molto ma c'è stato nei paesi produttori tendenzialmente una politica d'abbandono del Marketing Boards dove lo stato esercitava un controllo sugli acquisti stabilendo un prezzo, per adottare una politica di Libero Mercato, dove i diversi stati lasciano libera la contrattazione tra i contadini e gli operatori ed esercitano solo un controllo qualitativo sulle fave di cacao. 

I maggiori produttori di cacao il 70% sono i paesi africani come la Costa d'Avorio, Nigeria, Camerun, da sempre contrassegnati da corruzione, insicurezza economica e politica.

Questa nuovo corso del Libero Mercato non ha aiutato i coltivatori ma ha diffuso di più i speculatori, che si rifanno delle perdite finanziarie con i futures sui prodotti alimentari come cacao, grano e caffè.

Vorrei aggiungere che è molto faticoso coltivare il cacao e poco redditizio, tanto che molti contadini preferiscono coltivare olio di palma oppure in particolare in Sud America canna da zucchero.

Da una parte abbiamo la coltivazione del cacao la cui quantità varia anno per anno perché dipende da più fattori inclusi i fattori climatici (il cacao è una della piante su cui si riflettono gli effetti negativi del riscaldamento del clima), dall'altro abbiamo una domanda di consumo che cresce.

Il risultato è un aumento del costo della materia prima che ai coltivatori di cacao non porta alcun vantaggio.


Marketing del Cioccolato

Il cioccolato da sempre è legato al gusto del piacere e nei paesi occidentali si è puntato molto sul marketing del cioccolato, oramai ogni città ha una sua festa del Cioccolato, non è più solo Perugia con Eurochocolate

Sono aumentati i negozi specializzati di solo cioccolato. Efsa ha perfino dato la possibilità ad un noto marchio di cioccolato di potere utilizzare un heath claim, una dizione speciale sulla salute, che io avevo chiamato ironicamente cacao meravigliao

In questi giorni c'è in televisione uno spot dove si fa la pubblicità a un integratore di vitamine con cioccolato.
Mentre India e Cina iniziano ad apprezzare il sapore del cioccolato fino a pochi anni fa poco noto.

Possiamo dire che per essere un prodotto che sta per finire, ci stanno investendo molto!


Esempio del prezzo del cacao dovrebbe essere da monito

Un incremento della domanda globale di cioccolato trova difficoltà ad essere soddisfatta, perché al momento pensare d'aumentare la superficie coltivata a cacao è alquanto difficile, trovo fuori luogo tutte quelle azioni volte a incrementare il consumo di cioccolato.

Fino a qualche decennio fa la cultura alimentare si relazionava con la cultura del territorio mentre oggi consumare un prodotto locale o un prodotto del proprio territorio è un capriccio, una distinzione sociale, uno sfizio.

La diffusione dello stile alimentare occidentale in tutto il mondo può rappresentare un rischio per l'intero pianeta.

Una dei principi della Fao per riequilibrare le risorse alimentari e abbattere la fame nel mondo era quello che ogni stato ogni paese deve cercare d'essere autosufficiente per quanto riguarda le risorse alimentari, principio che è totalmente in contraddizione con il mercato alimentare d'oggi.

Certo il cacao non si può coltivare in tutto il mondo, viene utilizzato per creare il cioccolato un prodotto legato al piacere del gusto, non si tratta di un prodotto di base dell'alimentazione, ma da un consumo occasionale siamo passati ad un consumo quotidiano.

Ritengo magari sbagliando che in primo luogo bisognerebbe diminuire il consumo di dolci in generale o per lo meno anche andare alla scoperta di quelle tradizioni alimentare dolci locali fatto con ingredienti locali, che possono in qualche modo contribuire a dare un piacere del gusto.

La mia speranza è che l'esempio dei meccanismi che influenzano l'aumento del prezzo del cacao possano incutere una maggiore riflessione sull'alimentazione, agricoltura e mercato globale.

In sintesi: No il cioccolato non si smetterà di produrre, di sicuro spenderemo di più per permetterci quel piccolo piacere di gusto e diminuirà la quantità della percentuale di cacao presente nei prodotti a favore d'altri ingredienti.

Post correlati: la speculazione finanziaria sul cacao

Un video ironico in cui in un prossimo futuro si potrà "acquistare" il cioccolato, un giovane nasconde nell'impermeabile barrette di cioccolato pronte per essere spacciate, finiremo cosi?





giovedì 7 gennaio 2016

Olio di noce di cocco, buono o cattivo per la salute?

Tanti lettori mi hanno chiesto informazioni sull'olio di noci di cocco, ho rimandato le risposte perchè i dati sull'olio di cocco sono spesso inconciliabili tra le diverse fonti, questo non rende facile dare un parere obiettivo.

Durante l'ultimo Fancy Food negli Usa, ho visto una grande varietà di prodotti derivati dal cocco, in molti negozi è presente l'acqua di cocco, ma sul mercato a breve arriveranno l'acqua di cocco effervescente, la farina, il latte, le chips, i biscotti, lo zucchero, l'aceto di cocco e persino la birra di cocco.

Come mai tutti questi prodotti a base di cocco?

Le ragioni sono in primo luogo economiche oggi i luoghi di produzione e di ricerca delle aziende agro alimentari si sono spostati in Asia, in particolare nel Sud Est, è perfettamente normale che si cerca di valorizzare i prodotti a loro più noti e di più facile reperibilità.

Più difficile adoperare ingredienti che vengono da più lontano, l'olio d'oliva non viene prodotto localmente, deve arrivare, lo conoscono poco, non fa parte della loro cultura alimentare.

Sempre di più i consumatori maturi dei paesi occidentali familiarizzano con le cucine di tutto il mondo, tra cui la cucina che arriva dall'Asia e i suoi ingredienti.

A questi si uniscono diversi altri gruppi, che per diverse ragioni sono attratti da ingredienti "naturali" che arrivano da un altra cultura, come quelli che seguono la paleodieta e i diversi gruppi vegani e vegetariani, che utilizzano prodotti che devono fare almeno qualche migliaio di km in aereo, altrimenti sembra che non sono buoni, dalla Quinoa che arriva dalla Bolivia al Caviale di limone dall'Australia olio di noce di cocco dall'Asia.

Io comprendo il desiderio di gusto e di varietà ma se si vuole seguire una dieta vegetariana, è veramente necessario consumare quotidianamente alimenti che vengono da cosi lontano?


Il marketing del passaparola

Mentre ero al Ristorante l'altro giorno, una signora si rivolge all'amica:
Vuoi acqua minerale? 
No, scherzi. Io bevo solo Acqua di Cocco, l'unica acqua che non mi fa ingrassare.

Tesora mia, nessuna acqua fa ingrassare, non ingrassi per l'acqua ma forse quella doppia porzione di tiramisù con aggiunta di panna montata e una spolverata di cannella che hai appena mangiato!

Il passaparola è la migliore strategia di marketing che si può avviare ma anche la più difficile da smentire e da controllare, perchè sfugge la razionalità.

Ricordo anni fa era protagonista del passaparola la Papaya, c'erano orde di persone che arrivavano in Cantone Ticino per acquistare Papaya, fresca, trasformata, in pillole. Effetto spinto da una star della televisione che dichiarava che la Papaya non faceva ingrassare, accelerava il metabolismo e permetteva di contrastare l'invecchiamento.

Non è normale andare ad acquistare Papaya in Svizzera, è come andare in Norvegia ad acquistare Ananas, è più facile andare in Svizzera per acquistare del formaggio o del cioccolato.

Era molto divertente, talmente ampio il fenomeno che anche tutti distributori di benzina al confine, oltre al cioccolato, alle sigarette, vendevano Papaya (si facevano più il pieno di Papaya che di carburante).

Fortunatamente l'effetto è finito, più studi hanno dimostrato che si la Papaya è un ottimo frutto ma nulla di più, in pochi giorni la Papaya è scomparsa. 

Quanti olii di cocco ci sono in commercio?

Olio di noce di cocco bio
Olio di noce di cocco vergine o spremuto a freddo
Olio di noce di cocco raffinato
Olio di copra, che si ricava sempre dalla noce di cocco
Olio di noce di cocco idrogenato o parzialmente idrogenato

La qualità dell'olio di cocco dipende dalla qualità della materia prima e dalla sua lavorazione, senza scendere nei dettagli di come si realizza l'olio di cocco, diciamo che olii di noce di cocco che si può consigliare di consumare sono i primi due.

Gli ultimi olii subiscono processi chimici come la sbiancamento e la deodorazione, comunque sono da anni adoperati nell'industria alimentare, non hanno una buona fama in particolare olio di cocco idrogenato, si può trovare in diversi prodotti alimentari industriali come le merendine, inoltre questi ultimi vengono utilizzati anche per le fritture.
Dagli anni '70 gli si guarda con diffidenza, su tutti pesa la percentuale alta d'acidi grassi saturi, che possono contribuire ad aumentare il colesterolo cattivo e di conseguenza esporre ad un maggiore rischio cardiovascolare.

Bisogna dire che le autorità sanitarie pubbliche invitano i consumatori a diffidare degli olii tropicali.


Da dove nasce questa nuova attenzione all'olio di cocco?

L'interesse dell'olio di noce di cocco inizia dalla pubblicazione di uno studio sulla rivista American Journal of Nutrition, dove su un campione di popolazione in Asia di 350.00 persone per 25 anni non mostrava alcun legame tra il consumo d'olio di noce di cocco vergine o spremuto a freddo, i valori di colesterolo e pertanto il rischio di malattie cardiovascolari.

Queste perchè secondo i ricercatori è vero che l'olio di noce di cocco è costituito dal 100% acidi grassi, di cui più 85% sono acidi grassi saturi e il 65%  è acido laurico denominati trigliceridi a catena media o acidi grassi a catena media, che il nostro corpo secondo i ricercatori utilizza diversamente dagli acidi grassi a lunga catena

Però molte di queste ricerche del rapporto positivo tra il consumo d'olio di noce di cocco, valori di colesterolo e rischio malattie cardiovascolari sono fatte in isole del Pacifico, dove esiste uno stile di vita e un modello alimentare completamente diverso dai paesi occidentali, dove la dieta e costituita praticamente da pesce e frutta e verdura.

I valori di colesterolo alto non dipendono solo dall'alimentazione ci sono delle particolari condizioni metaboliche che lo possono favorire, il calcolo del rischio cardiovascolare ha più parametri che non il solo colesterolo.
Post correlato: Si può fare scendere il colesterolo? . 


Le ricerche pubblicate sull'olio di noce di cocco riferite dai media:

Dal 2010 in poi le ricerche medico scientifiche sull'olio di noce di cocco si sono moltiplicate e sbizzarite, come in tutte le strategie di marketing per lanciare un prodotto e conferirgli aspetti che possono riguardare la salute:

Olio di noce di cocco vergine o pressato a freddo ( negli animali e non sull'uomo), aumenta la tollerabilità al glucosio e migliora la sensibilità all'insulina.

Olio di noce di cocco, la sostituzione del'olio di soia con olio di cocco ha permesso di ha permesso di ridurre un lieve calo di peso per le donne con obesità addominale e a dieta ipocalorica dopo i 50 anni.

Non poteva mancare una ricerca dell'Alzhemier uso dell'olio di cocco protegge i neuroni della corteggia celebrale (si ma nei topi, studi sull'uomo ancora non ci sono).

Secondo altri olio di noce di cocco è un potente attibatterico che distrugge batteri, virus e quant'altro come lo Staphylococcus aureus e Candida albicans!

Secondo me lo studio più interessante è quello che olio di cocco contribuisce a proteggere la pelle e i capelli, se spalmato bene dai raggi ultraviolenti, una sorta di crema solare naturale.

Mentre pare, da voci di corridoio, che stiano lavorando per verificare se l'olio di noce di cocco può risolvere l'annoso problema delle doppie punte, mi hanno fatto capire che su quest'ultima ricerca possiamo essere più che tranquilli.


Olio di cocco e la dieta chetogenica

Sempre secondo alcuni ricercatori che la medicina ufficiale non riconosce, esprimono un parere positivo sull'uso dell'olio di cocco in coloro che seguono o che devono seguire un regime alimentare chetogenico.

In soggetti che hanno problemi d'epilessia ma alcuni ricercatori alternativi estendono la dieta chetogenica anche a coloro che soffrono d'emicrania, morbo di Alzheimer, di Parkinson, Sclerosi Multipla, Diabete, Cancro.

Negli ultimi anni la dieta chetogenica viene seguita da molti personaggi che praticano un attività sportiva, pare che olio di cocco si integri perfettamente con questo regime dietetico, che prevede più proteine e più grassi e meno glucidi.


Olio di cocco fa dimagrire?

La vera ragione della ricerca dell'olio di noce di cocco è che secondo alcuni ricercatori gli olii ricchi di acidi grassi a catena media come l'olio di cocco possono aiutare più facilmente a perdere peso e grasso perchè sono più difficili d'accumulare e più facili da bruciare, di questa risposta non c'è consenso unanime a livello scientifico.

Secondo alcuni ricercatori nel fegato questi grassi vengono metabolizzati subito e danno energia immediata da spendere subito, ma se sei un atleta è un ottima cosa se sei un impiegato e stai otto ore seduto un po' meno.

Secondo altri ricercatori questo effetto dura solo qualche giorno, poi il corpo si abitua e utilizza l'olio di noce di cocco come gli altri olii. (tenere presente che oli di noce di cocco ha uno o due calorie meno rispetto ad altri olii, un risparmio poco evidente su 2000 calorie al giorno).


Preferisco essere fuori dal coro, che dire cose che non condivido, non esistono olii che fanno dimagrire, il problema è un altro, l'obesità è una patologia complessa, l'aumento di peso è dato dalle differenza tra le calorie introdotte e calorie consumate, più calorie si introducono e meno calorie si consumano e più si ingrassa.

Sempre di più i studi mostrano che i soggetti assistiti reagiscono agli stessi alimenti in modi molto diversi, aggiungendo un ulteriore complessità, pertanto è meglio cercare una dieta personalizzata studiata su misura da un professionista della salute che seguire consigli generali sugli alimenti da mangiare o da evitare.

Quello che fa in realtà la differenza tra persone normopeso e persone obese è l'attività fisica o meglio uno stile di vita attivo più che la scelta di un grasso vegetale aggiunto.

Per le persone obese e in sovrappeso non è solo importante preferire grassi vegetali rispetto a grassi animali ma ridurne l'apporto, trovo molto "simpatico" quando vedo le persone contare i cucchiai d'olio d'oliva, e non quelli della panna montata che si mangiano, non c'è olio nella panna montata direte voi  No, olio no ma grassi si, 100% grassi del latte.

Più del 50% dei grassi che assumiamo sono inclusi nei prodotti che comunemente mangiamo sono che non percepiamo come tali, pertanto leggere le etichette e verificare la qualità degli ingredienti e il contenuto dei grassi.

Non è pensabile sostituire tutti i grassi della nostra alimentazione con olio di noce di cocco. Quale tipo di grasso aggiunto andrebbe a sostituire olio di noce di cocco spremuto a freddo? Quello che aggiungiamo a tavola? L'olio extra vergine d'oliva? La vedo difficile perchè ha la consistenza del burro diffiicile da utilizzare a freddo.


L'olio di noce di cocco, non contiene proteine, zero carboidrati, zero sali minerali, zero vitamine, è grasso puro con un po' vitamina E, mi dispiace se parliamo di olio aggiunto io preferisco la "ricchezza" dell'olio extra vergine d'oliva  con solo il 14% di grassi saturi.

Non è vero che utilizzo sono olio extra vergine d'oliva,
l'ho detto per estremizzare, personalmente utilizzo più olii in cucina, perchè ritengo che sia importante variare oltre che per il mio gusto anche per la mia salute gli olii vegetali, mi piace adoperare a crudo, oltre che l'olio extra vergine d'oliva, l'olio di noce, olio di colza e olio di lino, come mi piace un giro d'olio di zucca su una zuppa, mi piace aggiungere in una crema inglese un cucchiaio dell'olio di mandorle dolci grigliate.

Non escludo che magari qualche volta posso anche per una buona padellata di gamberi saltati nel wok utilizzare dell'olio di cocco spremuto a freddo, perchè no? Anche se il prezzo di 6.90 per 200g , cioe 34,5 al kg, mi un po' raffredda le intenzioni.

In definitiva posso usarlo se voglio aggiungere un sapore esotico alla tavola ma tutto qui, non per perdere peso.


Olio di fico

Ma se proprio volete un alternativa, se volete essere originali e sorprendere gli amici in cucina, vi regalo una dritta: olio di fico, (ho scritto fico al maschile, in realtà bisognerebbe scrivere olio di semi di fico).

Vegetale è vegetale, il fico c'era già nel paleolitico (quelli della dieta paleodieta non possono dire nulla), la cultura mediterranea è fichi , olive e uva, la Turchia è più vicina dell'Isola di Tonga nel Pacifico.

L'ho trovato in Fiera all'Anuga, a Ottobre lo produce un azienda turca la Oneva, contiene secondo Università dell'Egeo in Turchia (40% Omega-3, 30% Omega-6 e 17% Omega-9, Vitamina D e Potassio), mi piace per il nome, non fa dimagrire ma la faccia dei commensali quando dico ho condito insalata con olio di fico è impagabile. 

In sintesi: c'è una forte pressione mediatica sull'olio di noce di cocco, quando si parla di benefici dell'effetto del consumo dell'olio di noce di cocco (se le ricerche saranno confermate), si parla di olio di noce di cocco vergine o spremuto a freddo, non di tutto olio di cocco, per esempio quello contenuto in alcuni prodotti industriali alimentari non lo è.

Se si vuole aggiungere un tocco esotico alla nostra cucina, ogni tanto perchè no? Un po' di olio di noce di cocco vergine o spremuto a freddo,

Se invece si vuole diminuire i livelli di colesterolo e si vuole perdere peso è meglio affidarsi a un professionista della salute che potrà fare uno schema alimentare personalizzato in base al proprio stile di vita, piuttosto che seguire indicazioni parziali e generiche su questo o quell'alimento.

Ricordate la grande differenza tra persona normopeso e persona obesa è l'attività fisica, il movimento, lo stile di vita attivo, proprio recentemente è stato valutato che fare 5 volte alla settimana trenta minuti d'attività fisica, equivale a fornire i stessi benefici di salute che comporta l'abbandono del vizio del fumo.