martedì 29 novembre 2011

Gli alimenti multi sensoriali stimolano a mangiare troppo?


Da quando all’inizio del nuovo millennio l’obesità è divenuta una patologia, si sono moltiplicati studi e ricerche sulle ragioni dell’incremento dell’obesità nel mondo, spesso questi tendono a colpevolizzare il comportamento delle persone obese ma poco ad analizzare le situazione di contesto o ambientali che possono favorire la diffusione dell'obesità nella società. 

Nel frattanto l'obesità si è trasformata in un grande business, risposte ad un problema medico che viene fornito dalle aziende farmaceutiche alle industrie alimentari, dalle cliniche per dimagrire alle diete per dimagrire con il nome dell'esperto del momento. I libri per dimagrire e controllare il peso sono i più venduti; uno solo vende più di tutti  i libri di Umberto Eco, negli ultimi anni non sono solo consigli dietetici ma consigli  per oggetti da cucina dai coltelli agli elettrodomestici.

Personalmente invece mi piace dare maggiore responsabilità alle aziende alimentari, le quali per ingolosirci sempre di più, inventano prodotti “multi sensoriali”, cioè prodotti che sanno fornirci maggiori stimoli che possono coinvolgere tutti e cinque i sensi, dalla vista al gusto. Sono alimenti che cercano di coivolgere tutti i sensi del gusto, prodotti più croccanti con aggiunta di frutta secca come arachidi, alimenti più dolci e salati insieme, con aggiunta di sale e zucchero, spesso anche con aggiunta d' esaltatori di sapibilità come lo sciroppo di mais (ex sciroppo di glucosio-fruttosio), alimenti con aggiunta di grassi spesso panna, ma anche additivi per esaltare il profumo.


Tutti i nuovi prodotti usciti negli ultimi anni vanno in questa direzione, come la pubblicità dice “nati per soddisfare il gusto”, vanno in queste direzione i gelati ricchi di panna ma anche di frutta secca e caramello,  merendine per bambini, formaggio con cioccolato, le creme spalmabili, biscotti dolci e salati, pizze surgelate, troviamo zucchero aggiunto nelle confezioni di mais in scatola, per non parlare di tutti quei piatti già pronti, di fronte a questi prodotti molto persone non sanno resistere, la pubblicità da sola ci porta a pregustare e a individuare una circostanza di piacevolezza, questi alimenti possono esercitare lo stesso potere di una droga per il cervello, tanto che si parla sempre più spesso di persone con sindrome d'alimentazione condizionata.

Trovo personalmente irriverente quando leggo sulle confezioni "dose" consigliata: 15 g, le aziende in realtà conosco molto beni i meccanismi di soddisfazione e le debolezze dei consumatori, sanno che nessuno si atterrà dietro ai 15 g, la trovo una presa in giro con tanto di codice etico accompagnato.

In questi giorni sto leggendo il libro del Dott. David Kessler  perché mangiamo troppo”. Chi è David Kessler? Uno dei membri della Commissione Medica della Food and Drug Administration (FDA) negli Stati Uniti, insegna alla Scuola di Medicina dell'Università della California a San Francisco, un libro che consiglio di leggere e che mi permette di fare delle riflessioni.

Kessler sostiene il fatto che i cibi industriali sono nati per indurci a mangiare di più, abbiamo molte persone che mangiano anche quando non hanno fame e non si rendono conto delle ragioni, si mettono a dieta ma poi ritornano nel lungo periodo al peso di partenza. Deluse e amareggiate spesso si rassegnano ai chili di troppo, complici anche i media che diffondono immagini di uomini e donne poco reali grazie alle nuove tecnologie e vedono un abisso tra loro e quell’immagine ideale di vera o presunta felicità.

Kessler si concentra sulla dopamina, sostiene che la quantità di zucchero contenuto in alcuni prodotti fa salire la dopamina , l'insieme di una certa percentuale di zucchero e grasso questo stimola la funzione celebrale in modo da creare una certa dipendenza.

Il ruolo della dopamina, secondo Kessler è importante perché monopolizza l'attenzione, se per esempio vi entra un iguana nella vostra stanza, il livello di dopamina avrà un picco, cosi i livelli di dopamina possono avere gli stessi effetti  della dipendenza dell'alcool o del gioco d'azzardo, una volta introdotto lo stimolo le persone rischiano di perdere il controllo, come al casinò un giocatore d'azzardo.



Questa è una delle ragioni dell'importanza degli stimoli visivi e del ruolo della pubblicità, che non è informazione neutrale, stimola a creare e rendere familiari un certo tipo di contesto e di comportamento che invita all'acquisto, al consumo e all'esperienza di piacevolezza. Non è casuale che il settore food è tra i top spender della pubblicità. 

Se entrate in un centro commerciale sarete inebriati dall’odore di vaniglia, di caramello o di cioccolato, tanto da attirare la vostra attenzione, il profumo manderà dei stimoli al cervello che li collegherà con le esperienze del passato, tutta la vostra attenzione sarà rivolta alla ricerca di quell'alimento, una reazione istintiva, così mangerete senza avere fame per godere di quell’esperienza .

Se si vuole affrontare il problema seriemente bisognerebbe richiedere in primo luogo la
1)      Collaborazione delle aziende (che vedo alquanto difficile)
2)      Un istituto che vigili sulla pubblicità ma che sia un intervento rapido e sanzionatorio forte, avere degli istituti di autodisciplina a cosa serve? Se intervengono dopo mesi e dopo che il messaggio deviante è stato assimilato dai consumatori, sanzioni da qualche migliaio di euro per prodotti che hanno reso miliardi di euro! Anche no grazie.
3)      Il controllo delle quantità di sale, grassi e zucchero sia individuale che della somma delle tre
4)      Da parte dei consumatori un atteggiamento diverso.

David Kessler indica come difendersi dai prodotti multi sensoriali

Si va dalla programmazione in anticipo dei pasti degli ingredienti e della quantità, con l'individuazione di quei alimenti naturali che soddisfano la fame come cereali integrali, legumi, verdure e frutta.

Sopratutto pone l'attenzione nel riappropriarsi del controllo degli stimoli, a evitare e allontanare tutte quelle situazioni di stress emotivo che innescano un comportamento automatico di ricerca multisensoriale.  Ancora meglio se si associa il cibo che ci rende dipendenti a un’ immagine negativa opponendo all'immagine patinata della comunicazione.

Per saperne di più: David Kessler "perchè mangiamo troppo" Ed. Garzanti

NB: In primo piano nella prima foto la crema spalmabile di Dallmayr a Monaco di Baviera, 50% cioccolato 50% frutta nel caso della foto, lamponi e cioccolato pralinato, cioccolato e frutta sarà uno degli argomenti di un mio prossimo post dedicato a golosi impenitenti :-)

Le immagini dei filmati pubblicitari sono state scelte casualmente e non hanno alcuna attinenza all'argomento del post, come la pubblicità nei film in televisione, non hanno alcuna attinenza con il film sono un break per spezzare il ritmo.

mercoledì 23 novembre 2011

La birra ha gli stessi benefici cardiovascolari del vino? E l'acqua?

In questo periodo sarà la vicinanza del Natale, è un fiorire di ricerche sulle bevande, tutte "interessanti" dal mio punto di vista, abbiamo appena parlato del vino che fa dimagrire ed ecco arrivare a tempo di record, ricordate anche nella comunicazione i tempi sono importanti, una ricerca sulla birra, se già i benefici di un consumo regolare di vino sono associati alla salute del cuore, invito a leggere il post il vino fa bene o fa male alla salute, che ecco arrivare pubblicata sull European Journal of Epidemiology del mese di Novembre, uno studio condotto a Campobasso, sulle virtù della birra. Devo sempre capire perché gli studi sul vino gli fanno in Inghilterra e quelli sulla birra gli fanno in  Italia.

Una meta-analisi sul rapporto tra vino, birra e alcol è malattie cardiovascolari. Dopo aver selezionato 16 studi hanno analizzato e verificato che un consumo regolare di vino (due bicchieri al giorno per gli uomini e un bicchiere al giorno per le donne ) riduce il rischio di malattie cardiovascolari del 31%.
Invece su 13 studi la birra riduce il rischio di malattie cardiovascolari del 33%, un valore leggermente superiore a quello previsto dal vino, secondo i ricercatori è la prima ricerca che documenta il rapporto tra la birra e le malattie cardiovascolari. La quantità ottimale è 0,5 litri con 5% di alcol.

Una domanda si pone d'obbligo, se il vino fa dimagrire, la birra diminuisce il rischio di malattie cardivascolari, l'acqua fa male?

Cosi la pensa la vicina di casa di mia suocera che abita a Ginevra sul Lago Lemano, la signora erede di una delle famiglie industriali italiane più famose, non posso citare il nome altrimenti l'ultimo dei suoi avvocati mi mangia anche quello che non ho.

"Gunther, io bevo solo champagne, l'acqua mi fa male non la digerisco, ogni volta che bevo l'acqua sto male, me la sono fatta portare anche dall'Himalaya (sapete a noi in Svizzera con tutte quelle montagne e ghiacciai, l'acqua manca!), sono stata male uguale, ma chissà cosa ci mettono dentro l'acqua che mi fa male?"

....... A ognuno la sua bevanda per le motivazioni che meglio crede!

Ps: qualcuno ha pensato che dicessi che l'acqua fa male, il mio voleva essere un tono ironico, l'acqua rimane la migliore bevanda in assoluto.

Riferimenti : Costanzo S, Di Castelnuovo A, Donati MB, Iacoviello L, de Gaetano G. Bere vino, birra o spirito in relazione a eventi cardiovascolari fatali e non fatali: una meta-analisi. Eur J Epidemiol. 11 novembre 2011.



Devo fare qualche ringraziamento in particolare a Roberto La Pira del Il fatto alimentare per citare i miei post, non è facile essere solidale con Gunther  e con i lettori di Papille Vagabonde, quindi grazie, perchè porta nel mondo dei blog un pubblico nuovo. Sempre sul il fatto alimentare, in questi giorni è possibile scaricare il libro di Dario Dongo sulle Nuove Etichette Alimentari, la nuova legge italiana di recente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. 

Da un po di giorni è on line che pesce pigliare, iniziativa dell' Unione Europea, che arriva con molto ritardo e mi sembrerebbe con tanti copia e incolla dei siti delle Associazioni dei consumatori e del WWF, si gradirebbero iniziative dell'Unione Europea in merito alla pesca più determinate e originali, senza appropriarsi del lavoro degli altri senza fare nulla!

domenica 20 novembre 2011

Il resveratrolo contenuto nel vino fa dimagrire? Forse si, forse no!

M.B. di Monza è vero che il vino fa dimagrire?
Risposta : Più o meno un anno fa avevo già risposto a questa domanda, precisando che non è il vino che fa dimagrire, ma alcuni ricercatori avevano trovato un composto anzi per meglio dire un fenolo, il resveratrolo appunto che si trova nella buccia dell'uva che in laboratorio aveva dato alcuni risultati interessanti.

Tuttavia il suo effetto dimagrante al momento è alquanto difficile da giudicare, sicuramente non lo si ottiene bevendo un bicchiere di vino o mangiando un grappolo d'uva, perché la quantità presente in vino, uva, arachidi e altre piante è piuttosto limitata.

Si possono trovare on line anche degli integratori di resveratrolo, a tutt' oggi i rapporti tra resveratrolo e Obesità sono ancora in fase di studio e non è possibile formulare un giudizio.

Il resveratrolo è piuttosto studiato negli ultimi anni , a cui vengono attribuite diverse proprietà come antiaging cutaneo, antiossidante, antinfiammatori, vaso endotelio protettive, sirtuino stimolate ecc ecc, ... un po' troppe per i miei gusti

Nel numero di Novembre della rivista Cell Metabolism uno studio condotto da alcuni ricercatori della Maastricht University, coordinati da P.Schrauwen ha documentato i risultati del primo studio della supplementazione di resveratrolo nell'uomo.

Supplementazione di resveratrolo ha determinato un miglioramento del metabolismo e della salute in generale, in 30 giorni ha indotto alterazioni metaboliche simulando gli effetti della restrizione calorica, con diminuzione del grasso nel fegato, diminuzione della glicemia e della pressione sanguigna 

Per ora gli effetti sono modesti e solo su alcuni parametri della salute degli obesi, avremo non più obesi malati ma obesi più sani? Staremo a vedere, intanto però se per caso vostra moglie vi becca a bere vino

D. Perchè bevi a quest'ora?
U. Günther dice che fa dimagrire

No, vi conviene rispondere invece

U. Perchè ho sete! 

Intanto il vino a qualcuno mette..... allegria

mercoledì 16 novembre 2011

1 grammo di sale in quali alimenti lo posso trovare?

Domanda di Enrica B. di Novara: ho difficoltà a regolarmi con il sale nei prodotti che acquisto, nelle confezioni non viene scritto, potresti fare qualche esempio? Tipo dove trovo 1 grammo di sale? In quale alimento? In quanto peso?

Risposta : Ho diverse volte affrontato il problema del sale nell'alimentazione è intervenuta anche una lettrice Antonina G. che ci ha spigato le difficoltà che ha dovuto affrontare quanto al marito in seguito a dei problemi di salute ha dovuto limitare il quantitativo di sale.

L'assunzione giornaliera media di sale in Europa : 10 g/die. Fabbisogno fisiologico di sale: meno di 2 g /die. Fabbisogno giornaliero suggerito dall' OMS: 6 g/die o 2,4 g di sodio.

Il 80% dell'assunzione di sale, non arriva dall'aggiunta che facciamo a tavola in cucina ma dagli alimenti già pronti., non c'è una grande consapevolezza di quanto sale introduciamo. Il sale viene aggiunto non solo come conservante, magari ci fosse solo il sale negli alimenti già pronti, ma l'industria alimentare lo utilizza in grande quantità per dare maggiore palabilità, non è raro incontro percentuali di sale alto in prodotti insospettabili come dolci.

Ricordiamo che l'eccesso di sale favorisce l'aumento della pressione arteriosa, lo sviluppo delle malattie cardiovascolari, inoltre l'eccesso di sale è uno dei fattori a rischio per l'osteoporosi, esistono anche dei studi che collegano l'eccesso di sale ad un possibile rischio di malattie renali.

Non voglio creare allarmismo non è questa l'intenzione ma solo una maggiore consapevolezza sulle scelte, cercare di non abusarne.

Questo non servirebbe se le aziende dichiarassero il contentenuto di sale o sodio, cosa non ancora obbligatoria è bene dichiararlo ma certo aiuterebbero molto di più quei soggetti che per ragioni non dipendenti dalla propria volontà devono limitare l'apporto di sale.

Desidero anche indicare che ci sono molte aziende distributrici che lo fanno nella maggior parte dei prodotti private label, cioè a loro marchio in Svizzera Migros, in Italia : Coop e Esselunga .

NB Nota metodologica (prima che mi arrivi qualche saputello quindicenne): la mancanza dei dati sulle confezioni mi ha costretto a utilizzare diversi dati di diversi istituti di Nutrizione, Italia, Francia, Germania, c'è un grande abisso tra paese e paese tra prodotti stessi e i diversi marchi , per cui la confusione non è grande ma immensa, potrebbero essereci sul mercato prodotti con livelli differenti di sale rispetto a quelli indicati, per cui i dati non interpretateli come valori assoluti ma come valori puramente indicativi.


Esempio in più tabelle il sodio nella mozzarella di latte vaccino viene indicato 0,20 g di sodio, quella che io casualmente avevo comprato in offerta al supermercato  e che avevo in frigorifero, non volevo crederci neanche io, indica lo 0,35 di sodio, il 75% in più, quasi il doppio di quanti indicato nelle varia tabelle, è logico pensare rispetto a questi dati che vengono diffusi agli operatori del settore non sono sempre affidabili, come avevo visto nel caso dei salumi e che quindi ci possono essere prodotti con valori molto differenti indipendentemente dalla mia buona volontà.

Sembra un non nulla  ma 0,15 g di sodio in più invece per quei soggetti che devono controllare il sale introdotto nell'alimentazione sono molti, perchè vuole dire che una mozzarella da 125 g è 1 grammo di sale e se devi al max consumare 2 g  di sale al giorno è un dato importante.

Ovviamente gli alimenti messi in cima sono quelli da consumare con più moderazione, come vedrete salumi, formaggi pane e derivati fanno parte dei prodotti con più sale, tuttavia non tutti con la stessa proporzione.

1 grammo di sale in 15 grammi di :
Prosciutto Crudo
1 cucchiaio di salsa tartare
1 cucchiaio di ketchup
1 cucchiaio di mostarda

1 grammo di sale in 30 grammi di
Feta
Salame Ungherese
Speck
Bresaola
Coppa
Chips
Sardine sott'olio
Aringa marinata


1 grammo di sale in 50 grammi di
Pecorino
Prosciutto cotto
Provolone
Taralli
Grissini

1 grammo di sale in 60 grammi di
Grana
6 biscotti

1 grammo di sale in 70 grammi di
Parmigiano
Gorgonzola
Digestive Biscotti
Fette biscottate
Minestrone di verdure già pronte
Pizza Surgelata già pronta (una pizza surgelata intera è da 300g, quasi intero apporto giornaliero di sale consigliato)

1 grammo di sale in 100 grammi di
Pancetta
Emmenthal
Bologna
Creme alle verdure già pronte
Tonno sotto'olio
Brioches (l'equivalente di 2 brioche)
Legumi in conserva ceci o lenticchie
Cappelletti emiliani
Tortellini al prosciutto crudo
Frollini alla panna


Dimenticavo la cosa più importante come convertire il sodio in sale 400 mg di sodio equivalgono a 1 g di sale, un esempio se comprate un prodotto con scritto 0,60 g di sodio o meglio 600 mg vuole dire che per 100g contiene 1,5 sale.

Non è rientrata in questo schema  la salsa di soia che ha un contenuto di sodio di 5720 mg per 100g, tantissimo, da usare centellinandola, non fa parte di un prodotto abituale della nostra alimentazione occidentale anche se viene molto utilizzato. Non è stata inserita nemmeno la maionese non perchè non includa sale ma per la troppa differenza tra una confezione e l'altra il range va da 0,4 g di sodio/100g a 1,2 g un range troppo alto per dare un indicazione possibile a qualsiasi utente, avrei dovuto mettere il contenuto di tutte le marche, cosa non possibile e sopratutto perchè molte non lo indicano.

Non va sottovalutato nemmeno l'apporto di Corn Flakes, di cereali per la prima colazione alcune confezioni contenzono lo 0,5 g di sodio/100g, più o meno 75g x 1 grammo di sale, tuttavia è bene ricordare che la porzione consigliata e di 30/40g per fare 1 grammo di sale bisognerebbe mangiarne due porzioni circa.

I sali nelle foto sono di un negozio di Nizza della parte vecchia sulla strada che dal mercato del Pesce porta a Place Garibaldi, è un esempio commerciale di come il sale può essere aromatizzato un metodo per consumarne meno, per chi deve limitare il consumo, è un problema importante, lo potete fare anche in casa come insegna la nostra dolce Anastasia Any Secret nel suo sale aromatizzato alle erbe aromatiche

Post correlati: Come diminuire il sale in cucina, come ridurre il sale e il sodio nella vita di tutti i giorni, nuovi salumi vecchi valori?, Salmone Affumicato confronto fra valori.

venerdì 11 novembre 2011

I cereali per la prima colazione sono buoni o cattivi ? Cereali trasfomati a tutte le ore per tutte le età. Dai Corn flakes ai Crispy Snax

Maetta: Gunther cosa ne pensi dei cereali da prima colazione?
Risposta : ad essere sincero non ho mai avuto alcuna simpatia per i cereali trasformati per la prima colazione, mi ricordano da bambino la colazione di mio cugino, vivevamo dai nonni e spesso facevamo colazione insieme io prendevo il caffelatte con il pane del giorno prima, io ero il bimbo povero, mentre lui di due anni più grande di me, quando si è piccoli due anni in più contano, prendeva un ciotolone del latte e lo rimpizzava di biscotti, cioccolato, frutta secca, in sintesi tutto quello che trovava, lui era il bimbo ricco.

Io lo prendevo in giro dicendo che faceva prima colazione con il "pappone" delle galline, in effetti la sua tazza somigliava a quello che la nonna preparava come cibo per le galline per farle crescere e diventare belle grandi, grosse e tronfie, in effetti anche lui è diventato così. Non nascondo di avere una vera e propria sana antipatia per questo genere di prodotto, sarà perché mi ricordano mio cugino?



Da dove arrivano i cereali trasformati?
I cereali quelli già pronti per la prima colazione e in particolare i cereali corn flakes sono arrivati in Europa dall'America alla metà degli anni 60', non sono mai stati una tradizione da prima colazione europea è bene sottolinearlo. Nonostante il passare degli anni il mercato non ha molti concorrenti si tratta di un duopolio diviso tra Kellog's e Nestle, due grandi multinazionali che insieme hanno l' 87% del mercato dei cereali per la prima colazione. Negli ultimi anni si sono sviluppate delle marche nuove come Jordans, Quacker, Weetabix cosi come anche le private label cioè a marchio di supermercato come Esselunga, Coop, Migros, molte però propongono più muesli che corn flakes. Nessuno indica il luogo di provenienza dei cereali e nulla viene indicato sulla coltivazione o origine dei semi.

La comunicazione e la pubblicità dei cereali corn flakes
Quello che si è cercato di fare negli anni è creare l'associazione tra la parola "cereali"petali o meglio corn flakes. In secondo luogo come ingredienti di una perfetta prima colazione con il supporto di allegati alla salute, daltronde anche la Nutella è accompagnata dagli allegati alla salute perché no i cereali trasformati? Ma perché no anche il coniglio con le cozze?
Anche 30g di coniglio con le cozze, c'è qualche studio che sostiene che fa male? No! Lo so lo so non ci sono studi che ne testimoniano i benefici, ma se li fanno li trovano i benefici prima o poi, ovviamente scherzo :-))


Mercato dei cereali per la prima colazione e colpi di marketing
Si tratta di un prodotto che per il 50% è rivolto ai bambini, dove il 33% è composto da cereali cioccolatati e il 17% da cereali zuccherati senza cioccolato. L'altra 50% invece è rivolto ad un pubblico adulto dove la comunicazione mette in luce più il contenuto di naturalità è benessere (per il benessere di chi non si comprende tanto bene).

I prodotti per i bambini nella comunicazione insistono sulla supplementazione o meglio aggiunta di Vitamine e Sali minerali o con l'aggiunta elementi con una forte connotazione nutrizionale nell'immaginario collettivo come il miele, ma se i cereali per la prima colazione sono cosi buoni e completi perchè ci aggiungi, fibre, vitamine e sali minerali?

Infatti i cereali destinati inevce per gli adulti invece mettono in luce l'arrricchimento di fibre, minerali, i cereali completi, nutrimenti essenziali tutto per dare l'impressione che si ha a che fare con un prodotto non trasformato e non modificato, figlio di un marketing molto aggressivo. In natura i cereali così non esistono, il mondo dei cereali è molto più vasto e sopratutto non è soffiato, glassato, anellato gonfiato o arricchito.

Patate = Chips come Cereali = Corn Flakes



La comunicazione ci ha fatto il lavaggio del cervello cereali = corn flakes come le patate sono uguali alle chips le patatine fritte, ma non sono la stessa cosa. queste segnale negativo mi è arrivato il mese scorso, facendo dei test in alcune scuole, dove sembrava che i bambini mangiavano sufficientemente frutta e verdura, insospettito sono andato a verificare, ebbene molti avevano indicato che mangiavano si patate ma chips patatine fritte, è talmente alta oramai la percezione che i bambini fanno fatica a distinguere il prodotto naturale di base dal prodotto trasformato e certo la pubblicità non aiuta.


Cosa trascura la comunicazione dei cereali per la prima colazione?
L'apporto calorico, l'apporto di carboidrati, l'apporto di zuccheri, l'apporto dei grassi: nascondendosi dietro i grammi consigliati, pure comprendendo l'importanza del concetto di porzione, dosare alcuni ingredienti per bambini non è molto pratico, nessuno pesa i cereali per la prima colazione ce ne si mette finché ci piace e sovente sono molto più dei 30 g consigliati, è come per la nutella solo 15 g, io un bambino che mangia solo 15 g di nutella non l'ho mai visto.

Un conto è parlare di bambini che non fanno la prima colazione un conto è parlare di ideale di prima colazione con i cereali trasformati, ma la modalità di assumere cereali nella prima colazione è molto più vasta, come più vasto è il mondo della prima colazione. Ultimo esempio co marketing tra Parmalat e Kellog's ne è un esempio, latte + cereali  = prima colazione.

Si tratta in realtà di cereali altamente modificati e trasformati, gli unici cereali grezzi che conosciamo sono i fiocchi d' avena, tutti gli altri sono dei prodotti altamente trasformati e modificati di naturalità non hanno nulla, infatti gli troviamo sotto forma di petali, glassati, soffiati, anellati, non sono forme di cereali naturali, i petali per esempio sono grani di mais, grano e orzo seccati, raffreddati messi ad alte temperature dentro grossi cilindri e arricchiti con zucchero, miele e cioccolato per non parlare dei soffiati ai gran viene introdotta aria come si gonfia  la ruota di una bicicletta.


Cereali da prima colazione e indice glicemico elevato?
La maggior parte dei cereali per la prima colazione in commercio hanno un indice glicemico superiore a 70, questo il consumatore non lo sa, mi auguro che diventi obbligatorio indicare l'indice glicemico di un alimento sulla confezione, che li classifica come prodotti ad alto indice glicemico. I prodotti ad alto indice glicemico secondo alcuni nutrizionisti sono alimenti che stimolano l'appetitto e  favoriscono l'aumento di peso, la maggior parte dei cereali per bambini hanno tutti questa caratteristica. Come vediamo sotto la differenza tra semplici fiocchi d'avena e altri cereali trasformati per la prima colazione.

Esempio: 
cereale di prima colazione / indice glicemico*
Fiocchi di avena = 59
Corn flakes = 77
Coco Pops = 77
Miel pops = 80
Rise Krispies = 82
Special K = 84

Si considera alto indice glicemico gli alimenti che superano i 60

Recentemente una pubblicazione di uno studio sul Britsh Journal Nutrition di  Cooper SB. Breakfast glycaemic index and cognitive function in adolescent school children. Br J Nutr. 2011 Sep 29:1-10, sostiene che quando i bambini fanno una colazione con alimenti a basso indice glicemico hanno migliori risultato a scuola rispetto a colori che fanno una colazione con alimenti ad alto indice glicemico o che non la fanno per nulla.


Cereali trasformati a tutte le ore del giorno dalla Prima Colazione ai Milka Crispy Snax
Ma se non li volete per la prima colazione, i cereali trasformati oramai li possiamo trovare a tutte le ore dalle versioni barrette fino alla versione snack, ed ecco i Milka Crispy Snax, i corn flakes ricoperti di cioccolato milka.



Questa ve la devo raccontare, durante una conferenza stampa di una nota azienda di cereali trasformati, una notissima blogger è intervenuta sostenendo che i cererali trasformati sono talmente buoni che lei non li mangia solo al mattino, li mangia tutte le sere con il latte. Tu che dici ..di essere una chef, che utilizzi solo la fava tonka tra il 42 parallelo e il 35 meridiano, tu che il formaggio lo compri solo nella malga a 1800m dopo 4 ore di cammino a piedi, tu che non utilizzi l'acqua del rubinetto ma solo di sorgente che ti vai a prendere personalmente perchè non ti fidi.... ma và......!

In sintesi: Io non li mangio perché non mi piace il sapore e neanche i miei figli, il mondo della prima colazione è più ricco e vario di quella che la pubblicità suggerisce, cereali non vuole solo dire cereali corn flakes, ma anche muesli, ma anche pane ai cereali., pane integrale. La maggior parte dei cereali trasformati per la prima colazione hanno un alto indice glicemico sono molto cari, in media anche se il prezzo oscilla in Italia da 5 ai 12 euro al kg, ma è più facile trovare prodotti che vanno dai 8 ai 12 euro al kg, in Svizzera stesso discorso dagli 8,20 ai 18,40, li pone come tra i prodotti più cari in assoluto della prima colazione.

Qualche dritta nella scelta: io non li mangio ma se piacciono vi suggerisco cosa guardare nella tabella nutrizionale nel momento d'acquisto (consigli di parte, da chi odia i cereali trasformati per la prima colazione).

1) Il contenuto di fibre, una delle motivazione per cui i cereali trasformati per la prima colazione vengono consigliati è che il nostro apporto di fibre giornaliero è basso, l'introduzione dei cereali  nella prima colazione potrebbe essere un buon gesto per migliorare l'apporto giornaliero di fibre. Peccato però che i cereali per la prima colazione ne contengono una quantità bassa, tanto che negli ultimi 3 anni, per giustificare queste scelta le aziende hanno cercato di immetere sul mercato nuove formulazioni con maggiore contenuto di fibre date da cereali completi o aggiunte.

Per l'acquisto sarebbe meglio orientarsi in quei prodotti che ne contengono intorno ai 7g per 100 g. o meglio di più, il concetto vuole essere questo più fibre c'è meglio è ( per escludere quelli di mais  visto che non mi piacciono e favorire i muesli, ovviamente, ancora meglio se cerco di favorire quelli che derivano da cereali completi. perchè i cereali completi hanno una densità nutrizionale superiore rispetto ai cereali raffinati, hanno un maggiore contenuto di fibra e i fiocchi d'avena 9g/100g, ma è lo stesso consiglio per cui è meglio il pane integrale di quello bianco)

Per esempio
prodotto/tenore di fibre g x 100g
Kellog's Frostie/ 2,0
Kellog's Special K Classic/ 2,5
Cereali Crunch Nestlè/ 4,3
Biscotto Integrale/ 6,0
Fette biscottate integrali/ 6,0
Pane integrale/ 6,5
Jordan muesli/8,5
Weetabix/ 10

2) Il contenuto di Glucidi Totali  meglio che sia inferiore a 70 (sempre per favorire i muesli),

* fonte dati: Affsa, Anses, le bon choix pour la sante t.souccar Savoi Manger la veritè sur nos aliments P.Serog JMCohen

domenica 6 novembre 2011

Yogurt Probiotici non modificano la flora intestinale, il calcio non aiuta a perdere peso e la musica migliora il gusto del vino

Settimana contraddistinta da news scientifiche o quasi, da prendere come sempre con un bricciolo di serietà e un po' d' ironia.

Probiotici non modificano la flora intestinale?
I probiotici secondo le aziende farmaceutiche e alimentari, migliorano l'equilibrio della flora intestinale, vantaggi però mai dimostrati tanto che gli health claims sui probiotici sono stati bocciati dall Efsa 

Un nuovo studio sul consumo di yogurt con probiotici, pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine, nel numero di Ottobre, ha dimostrato che questi non hanno modificato la microbica intestinale delle cavie. 

Il risultati mostrano una stabilità del microbioma e di conseguenza gli alimenti probiotici potrebbero avere solo effetti trascurabilii nel complesso di circa 100 miliardi di batteri che compongono la flora intestinale
Post correlato: probiotici e prebiotici (rispetto ad allora lo avevo scritto nel 97, sulla risposta immunitaria ci sono studi controversi, è probabile che la stimoli come tutti gli yogurt).


Il latte che fa dimagrire (3° puntata)


Capita spesso su questo blog che io esprima punti di vista non condivisi, uno di questi riguarda il latte che fa dimagrire, proposto dalle grandi multinazionali del latte, sul quale ho espresso i miei dubbi.

Nel mese di Settembre 2001 uno studio molto importante , ha affermato che statisticamente non si può dire che i prodotti derivati del latte aiutano a perdere peso.
Nel mese di Ottobre 2011 un nuovo studio controllato su un gruppo d'adolescenti obesi, ha concluso che non c'era alcuna relazione tra intake di calcio e perdita di peso.

In risposta a questi studi il professor Astrup, cambia strategia, decide di scrivere un editoriale per il AJCN (American Journal of Clinical Nutrition), dove sostiene l'importanza del calcio nella prevenzione dell'Obesità, cancro e malattie cardio circolatorie. In merito al rapporto tra peso e calcio scrive che la mancanza di calcio crea l'aumento dell'appetito, tuttavia non sà come dimostrarlo.

Se posso permettermi quando sei un uomo di scienza, se hai una tesi e non puoi dimostrarla non dirlo, è la differenza che c'è tra avere il dubbio che tua moglie di metta la corna e la certezza,  ma sopratutto non farlo sapere a tutti.

Sempre il prof. Astrup si è dimenticato di dire nell'editoriale che è membro del comitato scientifico per l'industrie del latte Kraft Foods e Danone. Quello che io mi domando si può essere credibili e obiettivi quando si lavora per aziende che possono ricevere benefici dalle nostre affermazioni?

Riferimenti:

M J Soares, W Chan She Ping-Delfos and M H Ghanbari "Calcium and vitamin D for obesity: a review of randomized controlled trials" EJCN September 11

Astrup A.Il calcio per la prevenzione dell'aumento di peso, malattie cardiovascolari e il cancro. Am J Clin Nutr. 12 Ottobre 2011.

Weaver et al. Calcium, dairy products, and energy balance in overweight adolescents: a controlled trial. Am J Clin Nutr. 2011 Sep 14.
 

La musica rende il vino migliore.....


La notizia invece più divertente, arriva dall'inghilterra, non si capisce come mai tutti gli studi sul vino arrivino dall'Inghilterra, che notariamente è paese consumatore più di birra e di whisky!
Secondo un recente studio pubblicato sul British Journal of Psychology, la musica ascoltata durante la degustazione è d'impatto determinante sul gusto del vino.

Lo studio condotto nell' Università di Edimburgo con più di 250 persone, suddivisi in diversi gruppi, per la degustazione di due vini un Cabernet Sauvignon 2005 e uno Chardonnay del Cile al suono di Carmina Burana di Karl Orloff , Valzer dei fiori di Tchaikovsky, Just Can't Get Enough della Nouvelle Vague, e Slow Breakdown di Michael Brook 




Il risultato è che i gruppi che avevano ascoltato musica, davano dei giudizi sul vino più positivi rispetto a coloro che non avevavo ascoltato musica, tanto che il ricercatore sostiene che la funzione della stimolazione uditiva può influenzare la percezione della degustazione del vino. Attenzione però se a dei scozzesi fai assaggiare del vino gratis direbbero di tutto!

Quindi ragazzi se dopo avere consultato tutte le guide dei vini e avere fatto il vostro prezioso acquisto a tavola il vino non vi sembra granché, per non fare una brutta figura musica a gò gò.
Tenete sempre un disco a portata di mano da un Bolero di Revel, a un Tchaikovsky. Secondo me dipende anche da chi sono gli invitati, per esempio se invitate la nonna o i vostri futuri suoceri un "je t'aime moi non plus" non è consigliabile.

Se proprio la musica migliora il gusto del vino non ve lo posso assicurare, però distrae che a volte per una  serata sbagliata è una salvezza! Nei casi proprio più estremi, che capitano nella vita, mai dire mai, con un discreto Schnee walzer, un orchestra, un trenino e la neve, chi volete che si ricordi di com' era il vino?

Riferimenti: Adrian C. North "The effect of background music on the taste of wine" Britidh journal of Psycology Sett 2011