lunedì 25 maggio 2009

Il verde chiaro e il verde scuro dell'olio extra vergine d'oliva italiano

Nuova etichettatura UE
Olio d'oliva è uno dei simboli della dieta mediterranea, simbolo della cucina italiana eppure quando ci si mette in mezzo la politica, certa politica, produce più danni che benefici. La nuova normativa europea ha stabilito che gli oli provenienti da un solo paese porteranno il nome dello Stato membro e le miscele saranno etichettate come
1. miscela di oli di oliva di provenienza comunitaria
2.miscela di oli di oliva di provenienza non-comunitaria
3.miscela di oli di oliva di provenienza comunitaria e non
e i termini come fruttato, verde, maturo, dolce e ben equilibrato, possono anche essere utilizzati sulle etichette di olii d’oliva vergine ed extra vergine di oliva. Inoltre ha stabilito che dovrà essere indicato in etichetta anche l'origine delle olive per la produzione dell'olio.

Certificazione di qualità, troppi marchi e la domanda e il prezzo scendono!
Ad affiancare questa nuova normativa, oltre alle Dop e alle IGP, qualcuno ha pensato di aggiungere delle nuove certificazioni per posizionare più in alto, olio extravergine, come 100% Italian Olive Oil presentato al Vinitaly 2009, per creare un nuovo extravergine d'oliva di alta qualità proposto da Aifo e Unaprol, con un disciplinare d'alta qualità, in seconda istanza Unaprol Cno e Unasco hanno depositato un disciplinare di alta qualità con due marchi: Alta Qualità e 100%. Assitol e Federolio invece ne faranno altri due, quindi avremo più marchi di qualità. Nel frattanto è arrivato anche la certificazione di qualità internazionale UNI EN ISO 22005/08. Tutta questa segmentazione del mercato sta creando però uno strano effetto, invece che aumentare il prezzo dell'olio, incredibilmente il prezzo scende siamo ai 1,86 al litro all'ingrosso, la mancanza di fiducia è totale, ma come mai?

I numeri della produzione di olio d'oliva
Alla prima edizione di Medioliva, si è fatto il punto sull’olio di oliva del mediterraneo, la produzione nel 2006-2007 si è attestata su 2.834.000 milioni di tonnellate, di cui la Spagna è il paese leader con 40% della produzione, seguita dall’Italia e dalla Grecia. La produzione d’olio d’oliva in Italia è tra i 6 e i 7 milioni di quintali all’anno,di cui il 25 e il 30%, di questo 2,5 milioni di quintali è per uso personale e non arrivano nei canali di vendita. Tuttavia l’Italia imbottiglia 7,5 milioni di quintali d'olio d’oliva, sei milioni per il mercato nazionale (12 kg all’anno a testa) e 1,5 milioni di quintali per l’export.

Ma da dove arriva l’olio d’oliva che Italia non produce (circa il 40%)?
Un dato su tutti per semplificare in Toscana viene imbottigliato il 25% della produzione nazionale di cui solo 600.000 quintali sono italiani il resto quasi più del doppio, arriva dagli altri paesi europei come Spagna, Grecia, Tunisia, Turchia. Su 100 bottiglie che sono commercializzate in Italia l’80% non hanno alcuna indicazione di provenienza, 15% indica italiano sulla bottiglia e solo il 5% riporta il marchio DOP. Ma per un paese che punta sull'origine e il legame del territorio il 20% della produzione non è un po' poco?

Consumatore allo sbando
Il dubbio è che come per il vino, si creino disciplinari che permetteranno la possibilità di inserire percentuali di olio d'oliva provenienti da altri paesi, come già viene fatto! Chi abita in una zona vocata è fortunato magari conosce chi coltiva e produce e non è difficile procurasi un buon olio d'oliva. Teniamo conto che la produzione di olio d'oliva extravergine italiano è veramente limitata. Da parte dei produttori c'è la volontà di uscire fuori dalla grande distribuzione per privilegiare solo la vendita diretta, canale ritenuto più redditizio ma che può essere in mancanza di controlli anche un po' truffaldino, se non si va da un produttore onesto. Si dovrebbe fare un lavoro di valorizzazione del prodotto, sopratutto spiegare e comunicare al consumatore la qualità, perchè tra marchi e dop, rischia di andare in confusione e quali garanzie sono fornite, avere un olio extra extra extra vergine italiano (giuro l'ho visto scritto negli USA) ha senso solo se viene spiegato e il consumatore ne riconosce la qualità, le differenze e non solo il prezzo.

Etichettatura : denominazioni di vendita e categorie in commercio
- Olio extravergine d'oliva: olio d'oliva di categoria superiore ottenuta da olive tramite procedimenti meccanici. Acidità uguale o inferiore all' o,8%.
- Olio d'oliva vergine : olio d'oliva ottenuto da olive tramite procedimenti meccanici. Acidità uguale o inferiore all' 2%.
- Olio d'oliva: olio contenente olii d'oliva che hanno subito un processo di raffinazione e olli ottenuti da olive. Acidità uguale o inferiore all' 1 %.
- Olio di sansa d'oliva: olii ottenuti dalla lavorazione del prodotto ottenuto dopo l'estrazione dell'olio d'oliva e di olii ottenuti direttamente dalle olive, in genere una miscela di olio di sansa raffinato e olii vergini. acidità inferiore a 1%.
L'acidità incide sulla qualità dell'olio, ma è un dato non obbligatorio in etichetta, spremitura a freddo è riservato solo agli olii extravergini, vuole dire che i processi estrattivi sono avvenuti a temperatura inferiore a 27°C.

9 commenti:

  1. Il tentativo è quello di fare come nel vino, la valorizzazione delle produzione, ma mentre il vino lo puoi bere nelle grandi occasioni, l'olio lo usi tutti i giorni. Certo che da due euro al litro me lo trovo al super a 5 euro fino anche a 10 euro, la qualità costa si sa anche farla però trovo alcuni prezzi di alcuni olii un po' troppo cari, come olio ligure

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  2. E' un bel problema, io fortunatamente per me aggiro questo ostacolo prendendo l'olio direttamente da un'azienda sulle colline di firenze.
    Addirittura è un olio biologico con tanto di certficazione!!!!
    Però capisco che la questione peggiora sempre di più.

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  3. di questi tempi credo che il consumatore tenda a comprare l'olio che costi meno senza badare troppo alle etichette, marchi e certificazioni. Uno sbaglio certo,xò come ha detto Mina, alcuni olii sono davvero troppo cari e pochi possono permettersi di comperarli da qualcuno di fiducia che lo produce.
    Certo che la chiarezza della provenienza e di come è prodotto xò è davvero importante e una scelta più accurata dell'olio che portiamo a tavola gioverebbe sia ai produttori che ai consumatori.

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  4. oh mamma gunther, ogni volta che passo da te mi viene una crisi di coscienza, ma questa volta no.
    sull'olio non transigo, lo acquisto italiano, buono e certificato (almeno credo.....)
    ciao e buona giornata

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  5. Per fortuna che noi lo produciamo ancora il nostro...non corro rischi!

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  6. Gunther, non conoscevo questo tuo "altro" blog.
    Molto interessante, ci sono arrivata grazie a Ciboulette

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  7. io sono stra fortunata. perchè credo che in casa mia non lo abbia mai comprato nessuno.... e il nostro come dice mio padre con un cetro orgolio è " il top"anche perche è biologico...
    Ma mi rendo conto che per chi è costretto a comprarlo al super è un bel casotto.... vai a fidarti!

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  8. ciao, Domenica scorsa ho partecipato ad una degustazione di olio...mettete un mezzo dito d'olio in un bicchierino di plastica, scaldatelo col palmo della mano e annusatelo: se sentite un profumo di oliva fresca, di erba ...allora e' genuino, se sentite un odore di "avvinato" come se fosse vino o aceto, non dolce ma quasi pungente allora siete sicuri che e' fatto con olive troppo mature (nella migliore delle ipotesi) e non usatelo! Provate e' divertente e utile!

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