mercoledì 30 gennaio 2008

Eataly e Città del gusto. I nuovi format per i prodotti enogastronomici italiani di qualità .

I prodotti italiani in particolare i prodotti di qualità, hanno sempre incontrato molte difficoltà nella commercializzazione. Carenze culturali, carenze manageriali, carenze commerciali che vanno dalla mancanza in termine di numeri per la partecipare alla grande distribuzione, la mancanza di saper creare una rete d’agenti, mancanza di sapere creare una scala di prezzi e una diversificazione della produzione.

I nostri imprenditori nella maggior parte sono persone che si sono fatte da sé, nella maggior parte artigiani, partendo da zero con poca propensione ad accettare i consigli. Negli anni ’90 il movimento Slow Food ha portato a fare emergere tanti produttori di qualità, ma le lacune commerciali sono emerse ancora di più, vanificando i diversi sostegni economici europei.

Era chiara la necessita di spazi appositi di promozione e vendita per i prodotti che nei canali della grande distribuzione e della ristorazione si perdono e non riescono a dimostrare la differenza di qualità a giustificazione di un prezzo alto, oggi la rincorsa al primo prezzo non gli rende merito.

Si stanno creando così dei nuovi “format” che intendono proporre al consumatore il meglio della qualità e all'interno di uno shopping emozionale che sembra che sia la formula più adatta per i prodotti italiani.

Eataly
Oscar Farinetti ha vinto la sua scommessa? A un anno dall’apertura di Eataly a Torino, uno spazio multifunzionale dove si trova tutto quello che serve a cucinare e mangiare bene, un successo da 31 milioni di euro d’incasso! Si tratto di uno spazio unico nel suo genere che unisce, mercati, luoghi di consumo e luoghi di convivialità con degustazioni e ristorazione. Farinetti ha colto un opportunità e l'ha trasformata in un idea tutt’altro che disprezzabile. A essere sincero non so quanto sia replicabile ma le prossime aperture a Genova, Venezia e Bologna ma soprattutto le due aperture a New jork al Rockfeller Center e a Tokyo potrebbero aprire nuovi orizzonti, per la mancanza in questi paesi dei punti di riferimento per i prodotti italiani.
Eataly Milano, in P.za Cinque Giornate (dentro COIN al piano -1)
Eataly Torino, Via Nizza, 230 int. 14 (di fronte a "8 Gallery") Torino LingottoTel. 011/19506811 . Eataly Torino è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 22:30.

Città del gusto
Invece è inscindibile dal Gambero rosso, gruppo editoriale, ma anche scuola di cucina, scuola di degustazione, iniziative culinarie, incontri enogastromici in una cornice d'eleganza e gusto, luogo per autentici gourmand. Ora dopo Roma si duplica a Napoli possibili nuove aperture in tutta Italia.

lunedì 28 gennaio 2008

Solo noi ...... dedicato ai 40 -50enni di oggi

Noi che ci divertivamo anche facendo "Stregacomanda colore".
Noi che facevamo "Palla Avvelenata"
Noi che giocavamo regolare a "Ruba Bandiera".
Noi che non mancava "dire fare baciare lettera testamento".
Noi che ci sentivamo ricchi se avevamo "Parco DellaVittoria e Viale DeiGiardini".
Noi che i pattini avevano 4 ruote e si allungavano quando il piede cresceva.
Noi che mettevamo le carte da gioco con le mollette sui raggi della bicicletta.
Noi che chi lasciava la scia più lunga nella frenata con la bici era il più figo.
Noi che "se tifaccio fare un giro con la bici nuova non devi cambiare le marce".
Noi che passavamo ore a cercare i buchi sulle camere d'aria
mettendole in una bacinella.
Noi che ci sentivamo ingegneri quando riparavamo i buchi col tip-top.
Noi che il Ciao si accendeva pedalando.
Noi che suonavamo al campanello per chiedere se c'era l'amico in casa.
Noi che il primo novembre era "Tutti i santi", mica Halloween!!!
BEATI NOI

Liberamente tratto da un post di Storm
Grazie per avermi ricordato le cose più belle....

mercoledì 23 gennaio 2008

Chiquita e l'agricoltura per uno sviluppo sostenibile

Chiquita per quelli della mia generazione è la banana. Il primo frutto tropicale ad arrivare in Italia a conquistare il gusto degli italiani. Oggi a distanza di anni, ad occupare il mercato sono
arrivate le banane dall'Africa e dal Sudamerica ad un costo molto più basso, ma anche da un agricoltura di sfruttamento della terra e delle persone, ricca di concimi e fertilizzanti. Chiquita ha invece deciso di puntare su un modo diverso di fare agricoltura è difatti impegnata in progetti di Sviluppo Sostenibile che vedono l'azienda impegnata sul fronte della responsabilità d'impresa: con Chiquita Nature & Community Project che vede nella Riserva di Nogal, in Costa Rica, la testimonianza concreta di come sia possibile conciliare la produzione di banane con il sostegno e il coinvolgimento della popolazione locale, nonché la salvaguardia del delicato ecosistema della foresta pluviale.
Per maggiore informazioni il loro nuovo sito internet Chiquita dove troverete la storia del marchio e le informazioni su questo frutto tra i preferiti di tutte le età.

lunedì 21 gennaio 2008

Ocm vino, un'altra occasione persa

La riforma del vino della commissione agricoltura al Parlamento Europeo, del quale avevo già parlato a Ottobre , è stata approvata; avevamo lasciato il Commissario Europeo per l’Agricoltura, Miriam Fischer-Boel, molto speranzosi.

Abbiamo atteso tutto questo tempo perché le notizie che ci arrivano, sulle votazioni non erano delle migliori. Si sa che le direttive sono dei negoziazioni fra i diversi stati membri e purtroppo su quel tavolo e rimasto solo e sconsolato il Ministro delle Politiche Agricole Paolo de Castro ma ancora più delusa il commissario europeo (sapesse noi!!).

La riforma lascia per strada il valido progetto del rilancio dei vini europei sul mercato internazionale della Miriam Fischer-Boel. La nuova Ocm cambia veramente poco, in particolare offre ancora la possibilità dell’utilizzo del saccarosio nella pratica d’arricchimento dei vini dei paesi del nord Europa, ma senza una contropartita finanziaria sufficiente a coprire i maggiori costi dei produttori dell’area mediterranea che utilizzano mosto concentrato decisamente più caro del saccarosio.

I vini da tavola non dovranno fornire indicazione geografica, ma viene data facoltà d’indicazione del vitigno e dell’annata di produzione (che sforzo!!!). In pratica si sono volute mantenere quella serie di distorsioni del mercato invece di incentivare le produzioni di qualità e nessuno ha voluto rinunciare ai fondi che Unione elargisce con molta generosità dalla distillazione al reimpianto dei vigneti.

Quello che si percepisce in generale è la rinuncia a guidare il cambiamento, lasciando al mercato la possibilità di scegliere. Credo che alla luce delle dinamiche del mercato, si sarebbe potuta studiare una tattica migliore è probabile che non sia sufficiente per fare questo una normativa comunitaria ma una Unione di Produttori europei più motivati.

martedì 15 gennaio 2008

La favola del vino del suo prezzo nella neuroeconomics

Come ha riportato la Reuters e come ha commentato il Times di Londra, un gruppo di ricercatori dello Stanford Graduate School of Business and the California Institute of Technology, che opera nell’ambito di una nuova disciplina “neuroeconomics”, hanno scoperto su basi scientifiche, che nei confronti del vino e del suo apprezzamento, le aspettative nei vini costosi sono superiori tanto che ci si "autoconvince" di trovarsi dinnanzi a una qualità oggettivamente superiore, al di là del suo gusto, del suo sapore.

Emeriti scienziati volevo dirvi, prima di diffonderle a livello globale risultati di studi, bisognerebbe indicare come, chi, e in quale area lo avete svolto. Attenzione, prendere la microarea di Standford e la popolazione universitaria del college di Stanford come riferimento, non è corretto farne un dato assoluto. Uno stesso studio a Radda in Chianti avrebbe dato dei risultati molto diversi.

La leva del prezzo per un prodotto di qualità è importante ma non determinante e deve essere integrata con le altre leve del marketing, sono numerosi i prodotti che sono stati abbandonati e ritirati dal mercato perchè nonostante una leva di prezzo alto non soddisfacevano le aspettative di qualità.

Lo studio da per assodato che il consumatore sia sprovveduto, non è vero tutt'altro, forse negli Stati Uniti dove la cultura del vino e recente ma se da noi in Europa adotti questa leva del marketing ti ritrovi con le bottiglie spaccate in testa nella maggioranza dei casi e potresti considerarti anche fortunato che si siano fermati lì.

I ristoranti che aumentano il prezzo delle bottigilie di vino del 300%, scientificamente parlando nel praticare ricarichi elevatissimi lo fanno per fare un piacere al cliente, per rendere più indimenticabile la sua percezione dei vini pagati a caro prezzo, non per guadagnare di più come si è volgarmente portati a pensare?

Questa notizia denota una mancanza di rispetto, per tutti coloro che lavorano nel settore del vino da una vita e alla fatica che fanno per realizzare prodotti sempre di maggiore qualità con un buon rapporto qualità/prezzo, nonchè una mancanza di cultura ed educazione al gusto, livella "scientificamente" i vini per renderli tutti uguali, lo sono solo se bevi cola cola tutto i giorni e mangi patatine fritte, ti sembrerà tutto uguale.

La leva del prezzo non viene decisa dal produttore ma dal mercato, dal rapporto tra domanda e offerta. Sono però convinto che c'è una parte dei consumatori che non ha una grande cultura del bere e del vino, (che è comunque qualcosa che si acquisisce con il tempo, quindi non disperate, bisogna provare e ri-provare). Penso ai cosiddetti "nuovi ricchi" in particolare dell'Est Europa che scorrazzano in tutto il mondo spendendo senza ritegno, per farsi uno status, dove tutto è uguale e tutto è importante solo che costi molto, traggono piacere estremo dallo spendere, attenzione le ubriacature di danaro prima o poi finiscono a lasciano più di un mal di testa.

martedì 8 gennaio 2008

Elisir di lunga vita : il vino Ogm cinese che non farà invecchiare


Ho letto questa bella notizia su Repubblica e su Adnkronos . Unico elisir di lunga vita che io ricordo è Amaro Don Bairo, ricordate la pubblicità tra gli anni ’60 e ’70? Del famoso intenditore Frate Priore e del novizio Cimabue, “fatto con uve eccellentissime e erbe al mondo rare, elisir di lunga vita”.

La ricerca di un' elisir è storica, dagli egizi fino ai nostri giorni, così abbiamo letto di studi che individuano in alimenti o molecole, qualche virtù di lunga vita come in Yogurt, Aceto balsamico, Aglio, Papaya, Melatonina, alimenti funzionali antiossidanti, apolipoproteina e uno studio sull'ossido di azoto del Prof. Enzo Nisoli pubblicato su Science. Intanto diciamo che un conto é avere una vite con uva transgenica un conto è fare un buon vino. In Italia per esempio abbiamo uve da vino che hanno un contenuto 10 volte superiore di tras-resveratrolo rispetto ai vini denominati pertanti superiore 4 volte del ancora teorico vino ottenuto in Cina.

Da sempre l'umanità custodisce il sogno di creare un elisir di lunga vita. Il desiderio di vivere più lungo e di dribblare le malattie della terza età spingono la ricerca a nuove frontiere attualmente però mi spiace deludere i più ma non c'è ancora un elisir di lunga vita.

Intanto propongo di fare Santo Frate Priore e almeno Abate il povero Cimabue che si spaccato la schiena in tutti questi anni a raccogliere uve ed erbe e io bevo un buon bicchiere di vino rosso che contiene di dieci volte superiore tras-resveratrolo e senza OGM è proprio il caso di dire ..... Salute!!

venerdì 4 gennaio 2008

Chi ha il naso più lungo? La "sponsorizzazione" dei pediatri contestata da medici e associazioni di consumatori

Inizia l'anno con una polemica, come riferisce l'articolo del Corriere della Sera.

Quanti errori in una comunicazione cosi! Per me hanno sbagliato tutti. L'azienda non doveva chiedere una comunicazione di questo tipo e fare del rapporto con la federazione dei medici la propria strategia di marketing. La federazione dei medici pediatri, avrebbe dovuto chiedere un controllo sulla comunicazione, in genere avviene che si rilascia utilizzo del marchio dopo avere visionato la comunicazione e si stabilisce a priori le modalità d'utilizzo del marchio o dell'approvazione. Inoltre avrebbero dovuto concordare un programma di collaborazione per un progetto di comunicazione . L'agenzia che ha realizzato il lavoro, anche se il cliente lo richiede, bisogna dire anche dei no o per lo meno orientare il cliente su modalità diverse. Io non avrei mai accettato di fare un lavoro cosi. Etica? Correttezza? Hanno dei valori? Si.
Per quanto riguarda invece la "sponsorizzazione" a società scientifiche o a federazione mediche, non c'è nulla di scandaloso, ma dipende dalle modalità e questo caso è infelice.

giovedì 3 gennaio 2008

Fragole Ice fruits, un nuovo modo di gustare la frutta


Un nuovo modo di gustare frutta sotto forma si snack, va letto sotto questo aspetto "Ice fruits". Presentato al Sial 2006, come novità, ha avuto un solo voto, nella giuria del Sial D'or ( il mio), un idea che mi piace o per lo meno il tentativo di premiare l'intento attraverso tecniche nuove creare dei nuovi prodotti. Un idea "Glamour" e leggera . L'innovazione non solo originale per il consumo ma anche per la tecnologia e procedimento di fabbricazione. Si tratta di frutta che tramite uno speciale procedimento viene disidratata e refrigerata, si presta sia per accompagnare gelati che per cocktails e aperitivi dolci e salati.