venerdì 20 giugno 2008

Comunicazione il caso Recoaro: liscia, gasata o veneta

Il dilemma è meglio essere qualcuno in un posto ben preciso o uno dei tanti in tutto il mondo? E’ questo che sembra si siano chiesti il gruppo dirigente della Recoaro e hanno scelto di essere un brand noto e importante nella loro zona d’origine. Una scelta molto criticata ma che secondo me ha delle sue motivazione e ragioni sia in termini di scelte imprenditoriale che di marketing e di comunicazione.

Spesso mi capita di essere contattato da aziende che aspirano al sogno di essere conosciute in tutto il mondo, quando gli prospetto che visto le reali possibilità dei loro prodotti, e delle potenzialità dell’azienda è bene che limitino il loro agire all'interno di un mercato ben preciso, al raggiungimento di obiettivi pochi reali e possibili, vengo guardato con stupore e disapprovazione, ma rimango sempre dell’idea che non si può essere qualcuno al mondo se non sei nessuno da dove provieni.

Ci sono delle aziende che hanno una rilevanza molto forte a livello locale e hanno quote di mercato più alte dei concorrenti nazionali e internazionali, ma la loro posizione rimane inattacabile nonostate i tentativi di acquisire quote di mercato, questo perché hanno saputo dialogare con i propri consumatori in modo costante e continuo.

Per dare rilancio al brand il gruppo San pellegrino ha deciso di puntare sulle leva della comunicazione facendo pubblicità sui media del triveneto sullo spirito di località “made in veneto” dal claim “Acqua recoaro, un tesoro della nostra terra” e giocando con il dialetto veneto. È stato colto lo spirito giusto di un territorio fortemente ancorato alle sue tradizioni e origini.

Questa scelta si è rilevata vincente perché si tratta di un lavoro perseguito nel tempo che ha visto l’azienda sempre in prima linea nei progetti di conservazione del patrimonio naturale e ambientale, protagonista nell’attività sportiva amatoriale e professionista, è stato tra i grandi contributori di progetti legati al mondo della cultura, dell’intrattenimento e dell’enogastronomia, tanto da divenire un marchio a garanzia di affidabilità degli eventi del Veneto ed in particolare della provincia di Vicenza. La comunicazione non si improvvisa, deve fare parte di un percorso d’evoluzione dell’azienda che proprio per essere leader nel suo territorio ha ampliato la gamma della sua acqua minerale segmentato l'offerta per canale distributivo (bar, ristoranti, chioschi, casa) e occasione di consumo con formati differenti (dal litro al mezo litro), e nuove referenze come gingerino, acqua tonica, acqua brillante . Il mio vuole essere un invito alla comunicazione locale e a livello imprenditoriale a ragionare per area e non vedere il mercato come un unica grande categoria.

9 commenti:

  1. il senso è corretto e mi trovi d'accordo.
    Piuttosto che disperdersi in un mercato globale in cui è più difficile reggere il passo è meglio diventare un prodotto "di nicchia" dedicato alla realtà locale.
    e ci siamo.
    però con questa storia il prodotto di nicchia è meno fruibile rispetto a quellodi distribuzione nazionale e se è particolarmente buono allora è un peccato.
    Non è un fatto di regionalismo o di appartenenza o di identità e dialetti.
    Credo che la chiava di intepretazione in questo senso non sia corretta.
    E' unicamente un problema di ricavi e di clienti senza buttarla in politica.
    per tornare al mio discorso ti faccio l'esempio dell'acqua S Anna.
    io la trovo una delle acque più buone che ci siano, l'ho scoperta per caso e allora era abbastanza difficile trovarla.
    Così ne facevo scorta...il pallet spariva in un attimo perchè tante mamme come me la prendevano.
    Insomma essendo in quantità limitata andava a ruba.
    l'esca di marketing deve avere funzionato perchè adesso è distribuita dalla quasi totalità delle grandi catene di distribuzione e da realtà locale il prodotto eccezionale si è trasformato in realtà nazionale, quindi secondo me il prodotto qualitativamente valido e dal giusto prezzo ha tutti i numeri per non essere uno dei tanti.
    (e si dimostra che il consumatore non è poi così stupido come sembra ) :D

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  2. Corretto quello che dici, si tratta di un percorso graduale prima si diventa noti in un area ben precisa e poi quando il prodotto funziona si vanno ad occupare altri spazi graduatamente, a volte però c'è un problema quantità di materia prima e di potenzialita in termini di produzione dell'azienda al di là del fatto che il prodotto sia più o meno buono. Esempio se io produco 100 pacchi di biscotti al giorno non posso pensare ad un consumo globale è molto meglio che in rapporto ai costi di distruzione e ricavi, mi dedico ad un mercato a me vicino (I costi di distribuzione incidono anche il 40% sul costo finale). Nel caso Recoaro è che dal 1927 l'azienda è rimasta sempre e solo leader a livello locale una scelta ben precisa da 80 anni.

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  3. immagino che il percorso sia sempre quello, incidere sulla realtà locale per poi espandersi a quella nazionale o internazionale addirittura.
    il problema è sempre la richiesta e la diponibilità.
    se la disponibilità è comunque limitata val la pena giocare in casa.
    in questo caso non riesco a capire se la scelta è stata obbligata dai problemi organizzativi che impediscono l'accesso ad un mercato di più ampio respiro o dal fatto che si è scelto di rivolgersi alla clientela locale per motivi diversi.
    sull'impiego del dialetto.
    il dialetto per alcune regioni è una vera e propria lingua, con una grammatica, una sintassi e un'ortrografia assolutamente peculiari.
    Non sono di certo quella più qualificata ad approfondire questo aspetto (e, diciamolo, nemmeno gli altri) ma il dialetto è una memoria storica un patrimonio culturale profondo e antico che secondo me val la pena valorizzare, mi sembra troppo miope la visione di chi sostiene che in questo modo si caldeggiano le appartenenze regionali e si finisce per sentirsi poco italiani.
    e lo dico da siciliana che quando può parla in dialetto con le persone che lo conoscono, ovviamente.
    se la recoaro opera unicamente all'interno di una realtà territoriale e quelli sono i suoi clienti allora perchè non usare una lingua dialettale?

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  4. semmai li si potrebbe tacciare di sfoggio di cultura :D

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  5. he he he sei molto simpatica enza, infatti a me è stata simpatica l'idea. La sicilia per noi che viviamo a nord è un sogno. nel caso Recoaro credo che conti in fatto che faccia parte di un multinazionale che ha già in Sanpellegrino un marchio nazionale e hanno lasciato Recoaro per il triveneto ma è una mia interpretazione personale, buon weekend enza a te e a tutti

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  6. io sono di brunico e da noi non arriva l'acqua recoaro, noi abbiamo la kaiser wasser, che viene distribuita in tutto alto adige

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  7. Avete visto il sito dell'Aranciata San Pellegrino? c'è anche la versione in dialetto siciliano. :)

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  8. si è simpatica penetra molto nella mente del consumatore, per dire credo che le arancie che adoperano sono siciliane, almeno lo spero

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  9. Perfettamente d'accordo.
    Se poi il prodotto è di buona qualità e la politica svolta è coerente, si può diventare col tempo qulacuno nel mondo.

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