mercoledì 26 dicembre 2007

Polemiche sulle presunti virtù cardiache del cioccolato

La rivista scientifica Circulation, ha pubblicato il mese scorso uno studio di un team di scienziati che ritiene che il cioccolato fluidifica il sangue. Una conclusione contestata nell’ultimo numero di The Lancet, il quale indica può anche avere un effetto dannoso sul cuore.

Mi hanno appena regalato una stecca di cioccolato svizzero e leggo la notizia di questa polemica che secondo me è un esempio di cattiva divulgazione medico scientifica in questi ultimi anni sugli alimenti, creando una confusione in coloro che non sono in grado di potere valutare questi messaggi contribuendo ancora di più a creare l’ignoranza e indicazioni di riferimento non corrette.

Il fatto nasce dallo studio pubblicato sulla rivista Circulation che sostiene che cioccolato ha effetti favorevoli sul sistema cardiovascolare, causando vasodilatazione delle arterie coronariche. La rivista britannica The Lancet, nel numero del 22 dicembre, risponde che "tutto dipende dal tipo di cioccolato, in quanto alcuni che possono avere effetti nocivi per il cuore".

Lo studio della rivista Circulation indica che la metà di un gruppo di persone è stato somministrato 40 grammi di cioccolato con una percentuale di cacao intorno al 70% (fondente quindi!), ricco di flavonoidi, e l'altra metà 40 grammi di un placebo (una sostanza inattiva). Prima e dopo aver mangiato il cioccolato o placebo, è stato misurato il grado di dilatazione delle arterie coronariche mediante angiografia .

I pazienti che hanno assunto cioccolato hanno dimostrato una significativa dilatazione delle arterie coronariche, a differenza di quelli che hanno solo placebo, e per i quali il diametro delle coronarie è rimasto lo stesso. Inoltre, altre analisi hanno evidenziato che coloro che hanno preso il cioccolato hanno una minore aggregazione piastrinica, e il sangue è più fluido. Per gli autori, non vi è alcun dubbio, il cioccolato ha virtù cardiovascolari.

La rivista The Lancet, in un editoriale intitolato "Il diavolo si nasconde nel cioccolato fondente", dice che un trattamento basato su cioccolato è il sogno di produttori di cioccolato e dei pazienti. Ma non è la realtà? ". E' una buona notizia solo per gli amanti del cioccolato fondente. In quanto cioccolato bianco e al latte sono privi di flavonoidi, sostanze antiossidanti .

Tuttavia coloro che amano il cioccolato fondente potrebbero essere delusi, svela The Lancet. I produttori di cioccolato durante i processi di lavorazione per rafforzare il colore nero di cacao eliminano i flavonoidi, che danno un sapore amaro. Quindi il cioccolato può essere nero ma potrebbe non contenere flavonoidi. Il consumatore non ha alcun modo di sapere che cosa mangia, perché nelle etichette questo tipo di informazioni non compare .

Quello che personalmente non mi piace e nel volere dare a un alimento il valore di una terapia nutrizionale, ammesso e non concesso che ci sono flavonoidi nel cioccolato , ma ci sono anche zucchero, i grassi e le calorie a questo punto per avere degli effetti positivi credo che bisogna ridurre la quota giornaliera di zucchero e di grassi, di un importo equivalente a quella contenuta nel cioccolato altrimenti gli effetti sulla salute e sul cuore rischiano di non essere quelli sperati. Ci rimane quindi una dieta equilibrata (con ausilio di una calcolatrice grazie),un po'di attività fisica con aggiunta di un po 'di cioccolato fondente.

Che dite lo mangio allora questo pezzo di cioccolato svizzero?
problemi di cuore non ne ho, calorie?
Va beh ma a Natale chi non ha un po ....
Lo mangio e correrò un po’ prometto,
Una tavoletta da 100 gr 3 ore di corsa!
Va beh comincio a correre ho capito!

martedì 25 dicembre 2007

Guide ristoranti 2008, ma qual'è l'indirizzo giusto? Il tuo

Sono arrivate da più di un mese le guide gastronomiche del 2008, Michelin, Gambero Rosso, Slow Food, Espresso, Veronelli, Accademia della Cucina, Osterie d'Italia, Touring Club e De Agostini (ristoranti, prodotti, eventi, cantine ecc ecc) c'è una guida per tutto o quasi.

Ho potuto seguire le polemiche sui vari giudizi, tra Tv, carta, stampata, blog come Gambero Rosso dove ogniuno dice la sua. Pochi affrontano l'argomento rapporto qualità prezzo che invece secondo invece non è secondario, come pochi affrontano l'argomento servizio, la cucina è importante ma spesso il servizio lascia molto a desiderare, capita spesso vedere servire il vino nel bicchiere sbagliato, posate per mangiare la pizza utilizzate per il pesce, la maleducazione delle persone di servizio, le pareti sporche, per non parlare dei servizi igienici o dei parcheggi, le lunghe attese telefoniche per prenotare un tavolo, chissà perchè risponde al telefono chi non è addetto alle prenotazioni e il resposabile è introvabile, se uno vuole pretendere che il proprio locale sia top dei tops, lo deve essere su diversi punti di vista non solo sulla cucina.

Il settore della ristorazione, si è evoluto in questi anni moltissimo ed è molto difficile stare dietro all'apertura dei locali, visitarli tutti, casualmente tutte le guide hanno i stessi locali, compri una ci sono tutti, sono sempre gli stessi. Preferirei vedere delle guide enogastronomiche ragionate, fatte da chi è capace di giudicare quando si ha a che fare con ristoranti con prodotti industriali precotti rifiniti dal cuoco o da chi invece e capace di lavorare direttamente la materia prima, di ricercare prodotti locali e prodotti che seguono la stagionalità, guide che mi sappiano differenziare quando devo andare a mangiare con la famiglia e i miei figli, quando ho una cena di lavoro o quando ho una cena con amici.

Le guide che ci sono non mi piacciono, sono autoreferenziali da parte di chi le scrive, impegnate a promuovere il proprio punto di vista più che il pranzo del lettore, faccio fatica a leggerle e a capirle, tutti pronti a dare consigli non gratuiti, ma chi mi assicura che coloro che giudicano hanno la corretta preparazione e non sia solo marketing, ebbene si perchè accanto ai ristoranti etnici, locali, toscani, ci sono adesso i "ristoranti da guida" creati per quel target di persone che acquista e si fa indirizzare solo dalle guide, un target volante, egocentrico a cui vengono offerti ristoranti dove si riesce pensate a mangiare bene con 200/300 euro a testa (e vorrei anche vedere di mangiare male!!)

Fatevi voi la vostra guida gastronomica, fatevi guidare dal vostro naso, dai vostri occhi, dalle vostre papille, io mi sono fatto una guida personale con un metodo infallibile, prima di mettermi a sedere in un ristorante chiedo dove è il padrone se è dietro i fornelli mi fermo, se è in sala facciamo due chicchiere e poi mi siedo, se il padrone è una società xxxx nella maggior parte dei casi scappo.

"Quale è l'indirizzo giusto? Il tuo"

martedì 18 dicembre 2007

Danone Wahaha, paese che vai usanze che trovi

Oggi parliamo di cose serie, cito questo esempio, perchè la voglia di stringere accordi commerciali con la Cina da parte di molte aziende occidentali e anche italiane è irrefrenabile e disposti a qualsiasi tipo di accordo. Il mio vuole essere un monito, prima di firmare un accodo commerciale con partner cinesi, verificate ogni aspetto contrattuale anche due volte, perchè questa vicenda è accaduta a Danone, e se è accaduta a loro che in genere sono attentissimi immaginate ad altri sprovveduti cosa può capitare. Una vicenda cha ha un risvolto legale e commerciale che rivela i paradossi dell’economia globale, soprattutto quando c’è di mezzo la Cina.

Danone nel 1996, per entrare nel mercato cinese stringe un accondo di joint venture con il gruppo Wahaha, di cui detiene il 51% della joint venture Danone - Wahaha, che è composto di 39 aziende, ed è questa la sola aziende che in linea di principio, ha il diritto di usare il marchio e la distribuzione di prodotti Wahaha. In questi anni il rapporto di fiducia diviene ampio Danone fornisce il proprio know-now modernizza impianti e produzione, vengono aperte nuove filiali, nuove linee di prodotti, tante che il proprietario della Wahaha, Zong Qinghou, viene nominato presidente della Danone-Wahaha.


Nel 2005 Danone scopre l'esistenza di un mercato parallelo, cioè di prodotti che utilizzavano le tecnologie e know-now Danone, ma che avevavo solo il marchio Wahaha. Facendo concorrenza a Danone. Il signor Zong Qinghou, si difende dicendo che le unita produttive dove vengono fuori i prodotti a marchio Wahaha non facevano parte dell'accordo e che personalmente, non è coinvolto perchè si tratta di un nuovo marchio Wahaha.

La realtà è più complessa, il nuovo marchio Wahaha è una società che vede come soci la compagna di Zong Qinghou e il figlio, l'agenzia governativa cinese del commercio e il governo locale di Hangzhou.
Il ricorso al tribunale cinese è stato per Danone deleterio, perchè il giudice ha dato torto 100% alla multinazionale francese, anche se Danone ha denunciato pressione politiche sui giudici e pressione di media stampa che in questi mesi hanno parlato in maniera negativa del gruppo francese e dei suoi prodotti, tanto che sono stati bloccati diversi carichi commerciali per presunte irregolarità. Sta di fatto che ora Danone dovra ricorrere al tribunale Internazionale di Stoccolma.
Intanto si sta cercando una soluzione di compromesso nella vicenda, ma rimane per mio conto allucinante come Shan Qining, portavoce della compagnia, secondo cui “l’addio di Danone al mercato cinese non è così lontano”.

La soluzione di compromesso, da fonti ufficiose vedrebbe Danone passare dal 51% al 40% della Danone Wahaha oppure una quota di acquisizione della nuova Wahaha.

"Paese che vai usanze che trovi"

domenica 16 dicembre 2007

Quinze: l’acqua minerale per il sesso forte

Una nuova segmentazione si affaccia all'inizio del 2008 nel mercato dell’acqua minerale. Dopo le acque minerali povere di sodio, dopo le acqua minerale Vitasnella chiaramente rivolte al sesso femminile, arriverà in Italia l’acqua minerale per il sesso maschile.
QUINZE è un marchio dell’acqua minerale Volvic, azienda slovena acquisita dal gruppo Danone.

Quinze nasce e si propone come l'acqua minerale studiata per il sesso maschile, in particolare per gli uomini che regolarmente praticano un' attività fisica. Una ricerca europea svolta in dieci stati dell'Unione, 88% degli uomini dai 15 ai 75 anni, ha dichiarato di pratica attività fisica almeno una volta alla settimana (vorrei sapere dove hanno fatto questo studio e sopratutto a quanti degli intervistati gli è venuto il naso lungo!)

tre tipologie diverse

“QUINZE RECUPERO FISICO” arricchita di sodio e potassio zucchero 37gr/litro in modo che venga garantito una buona idratazione e un recupero fisico.

“QUINZE rinfrescante” per idratare e apportare sollievo, al gusti di limone e lime

“QUINZE idratante” acqua minerale per tutto il giorno.
per maggiori ragguagli : Quinze

PS: al di là della natura della segmentazione dell'acqua minerale per sesso: donne e uomini, e dovremmo avere chiuso. Tutte le acque minerali dopo uno sforzo fisico aiutano a recuperare i liquidi persi, è un lavoro di marketing e comunicazione con un budget interessante, realizato con metodo anche se non lo condivido.

lunedì 10 dicembre 2007

Italia Slow e Italia Low Cost

Presentato il 41° rapporto Censis sulla situazione economico e sociale del Paese, che viene definito una "poltiglia", una "società mucillagine", composta da tanti coriandoli che stanno l'uno accanto all'altro, ma non stanno insieme. Il rapporto individua diversi punti critici della nostra società, ma sopratutto la mancanza di fiducia: nel futuro, nello sviluppo, nell’economia, nei soggetti che la rappresentano e nella politica. Un analisi che io ritengo fredda e razionale che condivido in pieno e che nonostante tutto ritengo sia ottimista.

Ebbene si questa è un Italia che va lenta, qui il termine “slow”, non ha alcuna eccezione positiva (come per slow food), un economia lenta per una società lenta, lo "slow life" impera, perché quando sei una gallina, non hai le gambe per camminare e per correre, sei lenta perché non ce la fai a stare al passo con i tempi, con le dinamiche d'evoluzione del mondo e del mercato. “Chi va piano va sano e va lontano”, non è vero, oggi chi va piano rimane indietro e a mani vuote.

All'interno del capitolo sicurezza, un dato che non può non balzare agli occhi è la presenza di quello che Giorgio Saviane cita nel libro “Gomorra”, la fitta presenza delle organizzazioni criminali nel sistema economico del paese, dove il 36% delle aziende ufficialmente risulta essere tiranneggiato nel 2003 era solo il 14,5 %, con questi tassi di incidenza della malavita, in un paese dove regna illegalità e omertà, sull’economia che sviluppo si pretende? Che cosa è possibile sviluppare secondo voi?

Una mancanza di fiducia nello sviluppo economico e come averla diversamente? A livello politico manca un progetto una “vision” per il futuro, che paese vogliamo costruire per il futuro?

Una classe politica di settantenni, ha riportato il paese agli anni '50, da un punto di vista sociale ed economico, ma sopratutto dal 92 ad oggi hanno creato dei modelli di comportamento basati su illegalità, egoismo, sopraffazione, mancato senso di rispetto verso il prossimo, impegnati a costruire e aumentare il solo conto bancario che la costruzione economica e sociale del paese. Un dato di fatto è che da questo paese si scappa, chi può va a lavorare all'estero es. premio Nobel Rubia, ma fuggono anche aziende e investimenti. Non a caso il nostro partner storico gli Usa, investono più in altri paese europei che in Italia, e non dico solo io, lo dice niente poco si meno che la stampa americana.

13/12/2007 e su questo argomento anche il New York Times ci da una mano

41° rapporto censis: consumi alimentari

A seguito di un economia che rallenta, "slow" appunto, le famiglie sono divenute low cost dai budget risicati, una tendenza che noi operatori del settore ci eravamo già accorti i mesi precedenti: le famiglie hanno modificato le dinamiche dei consumi.

La maggior parte del reddito è rivolto all'abitazione (una speculazione immobiliare che non si vedeva dagli anni 60'). Nel periodo 1996-2006, incidenza sul reddito dell’abitazione, è passata dal 20,6% al 26%, attestandosi al 31% se si include le spese per energia. In Italia abbiamo circa 2,4 milioni le famiglie che hanno un mutuo a carico, con un esborso medio annuo di 5,5 mila euro pari a circa il 14% della propria spesa totale, ma che per alcune famiglie raggiunge il 27% della propria spesa totale.

In questa situazione non poteva essere altrimenti, per la prima volta nel nostro paese c’è una contrazione della spesa per alimenti (la cui incidenza è passata dal 1996 al 2006 dal 21,1 al 18,9%).

Cosi la famiglia low cost, per massimizzare il budget disponibile fa ricorso :
- ai canali di vendita meno costosi, il 58% delle famiglie fa acquisti nei mercati rionali, il 60% presso gli hard-discount
- il nomadismo tra i punti vendita dei beni di largo consumo alla ricerca della convenienza (il 66% delle famiglie cerca di massimizzare le offerte)
- l’infedeltà ai marchi (sono 200 le marche acquistate da una famiglia in media in un anno)

Non a caso il 37% degli italiani associa il low cost a tutte le fasce di popolazione, il 60% degli italiani ha dichiarato che ha utilizzato o utilizzerebbe il low cost e, di questi, l’87% perché si risparmia ed i prodotti/servizi costano meno.

Di fronte a questa situazione quale futuro per i prodotti alimentari? Sarà ancora possibile parlare di qualità? Il consumatore avrà ancora la possibilità di scegliere un prodotto di qualità che costa un po di più ed è più buono?

Già da qualche mese Gambero rosso e Slow Food, hanno proposto una guida per una ristorazione a piccoli prezzi e una guida al vino quotidiano per fornire quelle risposte al mercato a essere vicino ai consumatori. Anche la lussuosa guida Michelin ha creato al suo interno uno spazio alla ristorazione piccoli prezzi. Sono un esempio di come le aziende intendono avviare un rapporto di dialogo continuo con i propri clienti e in un momento di cambiamento sanno velocemente adeguarsi e fornire delle risposte.

I commenti sono una libera interpretazione dei dati presenti nel rapporto 41° rapporto Censis consultabile presso il sito http://www.censis.it/

un po di buono e sano confronto e discussione con il gambero rosso

mercoledì 5 dicembre 2007

Parmalat nei guai per pubblicità ingannevole

Il comitato di controllo dello IAP (Istituto dell'autodisciplina pubblicitaria) e l'Antitrust, hanno emesso dei provvedimenti di ingiunzione e condanna per quanto riguarda la pubblicità dei succhi Santal e la scritta Latte Parmalat Natura Premium Omega 3. Alla base dei provvedimento dello IAP, la mancata presentazione di 4 punti su 5, di risultati scientifici che provassero le affermazioni che sostenevano nella comunicazione, cioè che i succhi hanno proprietà in grado di garantire effetti benefici sulla salute.

Di diversa natura invece per Antitrust , l'inserimento della scritta su Latte Parmalat Natura Premium di Omega 3 a cui è stato contestato la possibilità di confondere il consumatore sul tipo di prodotto che stesse acquistando e indurre in errore in merito all'efficacia connessa al prodotto capace di migliorare la salute del cuore con la sola assunzione del latte Omega 3.

Parlare male della Parmalat, è un po come sparare sulla croce rossa, difficile trovare situazioni a livello d'immagine cosi compromesse e fanno di tutto per crearsene di nuove. Tuttavia mi auguro che risolvano questi problemi, spero in futuro nell'intervento di Antitrust e Iap anche su altri prodotti e pubblicità , non vorrei che la Parmalat fosse capo espiatorio di tutte.

Cito questo esempio, e chiedo scusa a Parmalat, per invitare i consumatori di prestare maggiore attenzione all'acquisto di prodotti alimentari in generale e di alimenti funzionali in particolare, anche se preferirei che ci fosse un controllo prima che questi prodotti vengano messi sul mercato, l'intervento dello IAP è lodevole ma mi chiedo se non era il caso che altri organi istituzionali intervenissero prima. Alle aziende un invito a essere più attente a prendere con troppa leggerezza l'ingresso nel settore degli alimenti arricchiti e alimenti funzionali, alla stampa invece i miei complimenti per non averne parlato.

per ulteriori informazioni :
Antitrust pubblicazione bollettino n.39 2007 del 18.10.07

giovedì 29 novembre 2007

Pastiglie o Caramelle di latte d'asina

Nel cuore dei pirenei francesi, un agricoltore produce delle caramelle dal gusto ...... un po come dire... insolito?

Chi possiede una cultura generale di un livello normale, sa che il latte d'asina deriva dalle mammelle della femmina dell'asino. Chi ha invece ha una cultura di un livello superiore (cosmetica direi), sa che il latte d'asina è utilizzato da più di duemila anni come prodotto di bellezza: chi non ricorda l'episodio di Asterix dove Cleopatra faceva il bagno in una piscina di latte d'asina, che le donava una pelle giovane e vellutata. Torniamo alle cose serie, se voi avete una cultura gastronomica non potete non sapere che con il latte d'asina si fanno delle pastiglie anzi ancora meglio sarebbe dire delle caramelle.
Qui l'eccezione medicinale di pastiglia è solo ironica, indica che si deve avvicinare alla bocca. L'invenzione di questo nuova caramella la si deve a Olivier Campardou, allevatore d'asini che ha una quarantina di asine d'allattamento, che produce dal latte d'asina diversi prodotti sia cosmetici che alimentari.

Ha realizzato una dolcezza gourmand da una materia prima eccezionale (il latte d'asina), ma ci tiene a precisare che non lo ha inventato lui, ne parlavano già i suoi nonni, si racconta che erano in vendita in Spagna negli anni venti, ma dopo la guerra civile se ne sono perse le tracce, ha provato a farle in casa per i suoi bambini e piacevano molto per la dolcezza e la cremosità nonostante siano senza zucchero aggiunto.

Olivier Camapardu è uno dei pochi allevatori d'asini in Francia e posso permettermi di dire anche in Europa, un allevamento iniziato nel 1994, un po' per caso un po' per necessità, un po perchè a lui gli asini erano sempre stati simpatici. Partito con solo otto capi, oggi ne possiede una sessantina e vende latte d'asina, realizza prodotti cosmetici naturali. Nel 2003 ha ricevuto il premio d'agricoltore dell'anno e la sua azienda è visitata da turisti e scolaresche. Un esempio di nuova agricoltura che integra tradizione e innovazione. Sempre nel 2004 ha avviato con il latte d'asina la produzione di latte in polvere e creato il marchio "asinus" per tutti i suoi prodotti. Le vendite per corrispondenza o su internet oppure la mercato di Saint Girons tutti i sabato mattina


Da qualche anno anche in Italia, il latte d'asina ha una sua riabilitazione in virtù delle sue proprietà nutrizionali, presso la coldiretti è stato istituito il primo consorzio dei produttori di latte d'asina a breve ci auguriamo delle nuove iniziative.

domenica 25 novembre 2007

Ultimo trend: la dermonutrizione, la bellezza viene mangiando

Nella tradizione della cultura orientale, il cibo, la salute e la bellezza sono un tutt'uno. Nei paesi Occidentali il concetto di dermonutrizione inizia ad acquisire terreno da qualche anno. Il più noto, degli alimenti che rivendicano virtù cosmetiche è Essensis Danone, arricchito con olio di borragine, tè verde, vitamina E , fermenti lattici "il primo yogurt, che nutre la pelle dal di dentro" come dice lo spot!
Altri esempi: - Acqua bronzante Sun water, una bevanda ricca di licopene del pomodoro e carotene, che promuove l'abbronzatura. Acqua minerale Vichy celestins che associa le virtù dell'acqua minerale Celestins a dei principi attivi naturali (cocktail di antiossidanti da estratti di mela e succo d'uva ) per combattere i radicali liberi principale causa dell'invecchiamento della pelle e della comparsa dei segni del tempo. Il Succo di frutta Tropicana al mirtillo nero e cranberries. Anche il cioccolato diventa antiage" Young" della New-tree ai frutti rossi.
Oltre alle aziende alimentari sono arrivate anche le aziende di cosmetica come Daniele De Winter con la linea "Inside out", dei smoothie al mirtillo, ribes, melograno, sorsi di bellezza da bere! Altre aziende del settore cosmetico come invece Dr. Nicholas V. Perricone , Dr. Brandt, Elixir Fushi hanno invece creato dei prodotti della cosmafarmaceutica una specie di complementi per cosmetologia orale.
La bellezza buona come caramelle è questa la filosofia di due case cosmetiche come la Oenobiol e Borba anche con drinks anti rughe che si consumano come sorbetti. L'azienda belga Need produce invece delle caramelle e delle gomme da masticare alla curcuma antiossidante o acacia che apportano piacere alle papille gustative e cura del propria bellezza anche se il parlerei più di salute che di bellezza.
Credo che siamo solo all'inizio di questo trend ne vedremo delle belle di qui a qualche anno, rimane sempre il fatto che non sappiamo se questi prodotti dalle tante proprietà se fanno diventare belli chi li acquista o chi li vende!

mercoledì 21 novembre 2007

Dimenticate l’energia nucleare sarà l’energia solare l’energia del futuro

Questa notizia non ha trovato spazio nei media italiani, ma un gruppo di ingegneri tedeschi, ha prima convinto il Governo di Berlino e ora l’Unione Europea che il prossimo 28 Novembre si appresta ad organizzare un convegno su uno dei progetti tecnologici e energetici più ambiziosi e innovativi.

L'idea è forte e semplice: l'illuminazione solare del Sahara è abbondante, si prevede di trasformarla in energia per soddisfare i bisogni energetici dei paesi del Mediterraneo, ma anche dell’Europa. Negli ultimi anni le tecnologie solari hanno fatto progressi, in questo modo è facile che il progetto diventi una prospettiva realistica.

Sulla carta, il ragionamento è semplice : "I deserti coprono circa 36 milioni di kmq sui 149 milioni di kmq di terra del pianeta", dice il fisico Gerhard Knies, ispiratore del progetto TREC . Energia solare colpisce ogni anno 1 kmq di deserto in media di 2,2 (TWh), o 80 milioni di TWh all'anno. Ciò rappresenta una quantità di energia così grande che l'1% della superficie di deserti sarebbe sufficiente a generare l'energia elettrica necessaria per l'intera umanità. Di conseguenza, dovrebbe essere possibile per aumentare il numero di impianti di energia solare nel deserto.

L'idea comincia ad essere formalizzata nel 2002, da Gerhard Knies. Un incontro d' esperti si è svolto nei primi mesi del 2003 e lo studio di fattibilità è stato svolto nel 2004 e nel 2005 dal centro aerospaziale tedesco (DLR) diretto da Ing. Franz Trieb.

Tra l'altro aspetto economico è rilevante, poiché il prezzo per la produzione dell’energia potrebbe essere compreso tra 0,08 e 0,12 euro, al kWh, e tra 0,04 e 0,06 euro / kWh ", dice Franz Trieb che rapporto al costo del petrolio è un inezia.

Il crescente interesse per il progetto TREC , ha portato a fornire la piena disponibilità delle società elettriche d' Egitto, Marocco e Algeria. In particolare quest’ultima ha un potenziale solare tra i più importanti di tutto il bacino mediterraneo, il paese ha annunciato nel mese di giugno, un piano di sviluppo con un programma, che sarà attuato dalla società NEAL (Nuova Energia Algeria). Il 3 Novembre, con atto ufficiale il ministro dell’energia ha avviato il progetto che dovrebbe culminare nell’apertura di una centrale nel 2010.

Il 13 novembre, è stato raggiunto un altro obiettivo: il CEO - NEAL, cioè l'avviamento di un progetto di uno collegamento elettrico 3000 km tra Adrar, Algeria, e Aachen, Germania. Questo è l'inizio della rete tra l'Europa e il Maghreb. Si vuole portare l'elettricità, che sarà solare al 80%".
L'Europa ha fissato un obiettivo del 20% di elettricità da fonti rinnovabili entro l'anno 2020, questa progetto arriva al momento giusto. I finanziamenti per la connessione Adrar /Aachen - devono essere stanziati per affrontare le conseguenze negative che potrebbe avere sul paesaggio, la creazione di una rete ad alta tensione tra i paesi del Maghreb e l’ Europa.

Più in generale, lo sviluppo di energia solare, potrebbe diventare una credibile alternativa al nucleare. Peccato che uno dei paese affacciati sul mediterraneo come l'Italia, non abbia partecipato al progetto e tutt'ora formalemente ne ignora l'esistenza sia a livello istituzionale che politico.

lunedì 12 novembre 2007

Le mucche sotto accusa per le emissioni di "gas"

Gli ambientalisti dopo avere inveito contro automobili, aerei, riscaldamento, frigoriferi, nella loro battaglia per salvare il pianeta, ora sostengono dati alla mano che il gas metano prodotto dalle mucche potrebbe essere la minaccia più potente del clima. Non sto scherzando giuro, ne hanno parlato il Times, Guardian, e in Regno Unito infiamma una polemica.

Nel tentativo di avvicinarsi a un ecomonia verde, c’è chi ha smesso l'auto, chi ha annullato la vacanza all'estero, chi separa la spazzatura, chi si riscalda con energia solare. Ma tutti questi cambiamenti non sono sufficienti. E 'il consumo di carne bovina e del latte, secondo la ricerca, che sta facendo più danni al pianeta. Questa dichiarazione provoca uno scontro tra ambientalisti e agricoltori senza precedenti. Dovremo rinunciare alla carne e al latte?

Le mucche producono metano, un gas a effetto serra molto nocivo. Pare che una tonnellata di metano provoca 23 volte di più del riscaldamento di una tonnellata di biossido di carbonio, secondo il Protocollo di Kyoto. Gli animali d'allevamento producono 18% delle emissioni di gas serra, che superano il 13,5% cifra di quello prodotto dai sistemi di trasporto.

"Un mangiatore di carne, che guida un auto fa più danni di un vegetariano che guida un auto,” dice Caryn Hartglass, direttore esecutivo del ambientale gruppo Earth Save. "Se tutti rinunciano a carne e al latte, domani, ci sarà un miglioramento del pianeta e del clima entro una generazione"

Dopo queste affermazioni gli agricoltori britannici sono in rivolta “Siamo sempre stati una nazione che ha mangiato carne ed è irresponsabile consigliare di eliminarla dalla propria dieta il pascolo del bestiame è anche essenziale per la vita rurale, che ne sarà dell’agricoltura britannica?”

Oggi, le persone sono molto consapevoli di come , uno stile di vita può fare la differenza per l'ambiente. Gli agricoltori, non ci stanno, e dopo afta epizootica, BSE, maltempo, l'aumento delle spese di carburante e la pressione sociale per mantenere al minimo i costi sono in agitazione!

"Allevamento di bovini è già in calo " spiega il portavoce degli agricoltori Vicye Rogers. "Io non sto sottovalutando l'impatto del metano per l'ambiente, sto solo dicendo che abbiamo bisogno di più ricerca e soprattutto non si può come e quando si vuole, sparare slogan ai media verso una categoria".

La National Farmers' Union, cerca di buttare acqua su fuoco, ritiene che il nocciolo della questione non è il consumo o l’allevamento della carne bovina, ma il controllo dei livelli di metano, ad esempio, facilmente raggiungibile attraverso il cambiamento della dieta delle mucche.

Il Dipartimento per l'Ambiente, Food and Rural Affairs ha commissionato uno studio per determinare le cause. La preoccupazione è che le mucche abbiano dei problemi intestinali nati dalla difficoltà di digerire l’erba.

Un analogo studio in Nuova Zelanda ha già dimostrato che la modifica della composizione del mangimi può ridurre la produzione di metano fino al 50%.

Alcuni di coloro che traggono profitto dalla settore stando dando molta importanza al finanziamento della ricerca. Ben & Jerry's, che si basa sul latte per la fabbricazione dei suoi gelati, è intenzione di diventare "clima neutrale" - tenendo conto di altri gas a effetto serra di CO2. Ed è £ 1,63 milioni la somma da investire nei prossimi cinque anni per raggiungere questo obiettivo, per fare ridurre le emissioni di gas metano.

Anniek Mauser, un portavoce della società, dice: "Noi non possiamo smettere di fare ciò che proviene dalle mucche, naturalmente, ma si può lavorare sulla riduzione delle emissioni di metano - cambiando l'alimentazione degli animali."

Ben & Jerry's si aspetta che gli altri a seguire il suo esempio.

statistiche : Climate Care (http://www.climatecare.org/) e
Energy Saving Trust (http://www.energysavingtrust.org.uk/).

domenica 11 novembre 2007

Alixir e il mercato degli alimenti funzionali

Cresce in modo rapido il mercato degli alimenti funzionali, sembra che stia conoscendo un vero e proprio successo. Nell'ultima edizione della Anuga07 erano presenti 1.200 espositori in totale, le aziende presenti nel settore alimenti funzionali, rispetto all'edizione precedente Anuga 2005, hanno avuto un incremento del 70 %. Istituto del mercato agroalimentare tedesco sostiene che il segmento agroalimentare dei alimenti funzionali rappresenta oggi un valore intorno ai 20 miliardi di euro e la previsione per il 2010 e che questa cifra potrebbe moltiplicarsi per cinque.

L'Italia in questo settore è in ritardo, per la mancanza d'innovazione di prodotto, più impegnati a "scoprire la tradizione" e la mancanza di individuare trend del mercato. Dopo che tutte le aziende agroalimentari straniere avevavo creato una propria linea, è uscita da una specie di letargo si muove la prima azienda italiana del settore agroalimentare : Barilla. Ha presentato un nuovo marchio ALIXIR associato ad una linea di prodotti per uno stile di vita sano e attivo.

Il direttore marketing Eugenio Perrier dice in una intervita “Ci siamo accorti che la vita della popolazione dal 800 a oggi è raddoppiata”. Incredibile ma vero si sono fatti realizzare una ricerca di mercato da Astra demoskopea, che dimostra la consapevolezza che esiste tra le persone una forte sensibilità al rapporto tra l'alimentazione e salute . Bastava recarsi in un edicola e comprare una qualsiasi rivista, non dico di alimentazione, ma anche di moda , bastava andare in un qualsiasi supermercato, bastava essere presenti in una qualsiasi fiera dell'agroalimentare per accorgersi di tale tendenza, non è scientifico, per amore del cielo, mentre le ricerca di Astra lo sono, ma comprendo la necessità di avvalersi di una ricerca di mercato.

Sono quattro le linee "alixir cor" per il cuore, linea "alixir immunitas" per le difese immunitarie, "elisir regularis" per la regolarità intestinale "alixir juvenis" per l’antivecchiamento Il direttore marketing aggiunge “abbiamo prodotti unici, non esistono prodotti simili”. Non sappiamo se questo è vero e non lo mettiamo in dubbio, però esistono molti alimenti funzionali oggi.

Alixir , questa linea di prodotti, è caratterizzato da un packaging nero, i prodotti Alixir si differenziano in 4 linee ciascuna delle quali è rappresentata da un simbolo grafico che richiama le relative aree funzionali.

Dal momento che questi prodotti servono a cibo e cura insieme, perché la comunicazione usa il nero il colore, da sempre associato alla morte, se deve dare la vita ? Risposta nell'intervista “Perchè il nero da autorevolezza al prodotto, perché il nero in Giappone è il colore del benessere” “si ma tu lo stai proponendo in Italia non in Giappone, l'autorevolezza di un alimento funzionale lo deve dare il contenuto forse più che il colore o per lo meno un consumatore particolarmente attento alla sua alimentazione e al rapporto tra alimentazione e salute, presterà più attenzione al contenuto, alla spiegazione del suo contenuto che al colore del packaging.
Fonte: Ufficio Stampa Anuga, Agranews editrice, Italia Oggi

mercoledì 7 novembre 2007

Il muro del pianto: Museo del tartufo a Borgofranco sul Po'

Ho deciso di aprire una nuova sezione dei post chiamandola "muro del pianto", sono quelle iniziative che per diverse ragioni trovo personalmente discutibili.

Da alcuni tempi in Italia si parla molto di Tartufo, sembra che non vi sia località dove non si trovino tartufi (!) ed ecco arrivare il Museo del Tartufo in provincia di Mantova nato grazie ad un finanziamento di 851.000 euro di cui 613.000 dall'Unione Europea (di cui il 60% a fondo perso) e 238.000 dalla provincia di Mantova . Un area espositiva di 300mq di un parco di 5.000 metri quadrati e un parcheggio di 2.800 metri quadrati. Il museo fa parte di un progetto che vuole valorizzare il tartufo locale.

Tutto questo sarebbe un iniziativa di indubbio interesse se si fosse realizzata a Alba o ad Acqualagna . Ritengo che non sia sufficiente avere un prodotto per istituire un progetto, deve rappresentare un eccellenza gastronomica. Lo stesso numero di licenze per la raccolta circa centinaio, rapportate alla sola provincia di Pavia che sono 1.800, non sono un indice positivo, non voglio nemmeno paragonarle a quelle di Alba . Non saranno un po troppi 2.800 mq di parcheggio per 300mq d' esposizione?

domenica 4 novembre 2007

Latte fresco e yogurt nel metrò

Tanto successo riscuote l'iniziativa delle distributrici automatiche di latte nelle stazioni della metropolitana a Milano (Duomo, Cadorna, Loreto, Stazione Centrale e Lambrate). Grazie ad una norma della Regione Lombardia che consente ai produttori di latte di poter vendere il proprio latte crudo non solo in prossimità della stalla, ma in altri luoghi tramite distributori automatici.

Cosicchè la Societa Agricola Saletti Alessandro di Remedello in provincia di Brescia, ha istallato nelle principali stazione del metrò a Milano dei distributori automatici per latte, latte crudo , yogurt. Si tratta di un prodotto di ottima qualità, di grande palabilità, ogni mattina dalla fattoria, un incaricato passa a rifornire i distributori automatici con il latte dell'ultima mungitura e bisogna velocizzarsi a prenderlo perchè va via in un baleno! Il successo è tale che a breve saranno istallati in tutte le Stazione ferroviarie di Milano e in altri fermate del metrò.

L'iniziativa è lodevole perchè consente quel passaggio diretto dal produttore al consumatore e il successo, al di la del prezzo, indica che il consumatore sa scegliere la qualità. Tutto questo in un paese come l'Italia che è al penultimo posto in Europa per il consumo di latte procapite. Non c'è avversione per il latte come le aziende sostengono (Granarolo, Parmalat, ecc) l'iniziativa che crea un nuovo canale distributivo, testimonia l'indice della distanza tra i gusti dei consumatori e le grandi aziende, che all'interno della grande distribuzione si perdono, si confondono e non convincono.

Quando una piccola fattoria riesce allo stesso prezzo (e anche più basso) a distribuire il latte prodotto, a creare un canale distributivo, diviene sempre meno giustificabile il prezzo del latte imposto dalle grandi aziende e i relativi costi che sostengono di avere.

venerdì 2 novembre 2007

Latteria di Vipiteno: yogurt pera e camomilla

Il settore dello yogurt negli ultimi anni è rivolto verso l'innovazione e la ricerca in particolare di molecole per arrichirne il contenuto in termini di super-salute; trasformando lo yogurt in un alimento più che funzionale. L'intenzione è di stimolare il consumo in un settore oramai maturo. Così abbiamo yogurt che aiutano ad assimilare il calcio, yogurt che inibiscono l’assimilazione dei grassi, yogurt che stimolano la memoria, yogurt che rinforzano le difese immunitarie dell’organismo, yougurt che rallentano i processi d'invecchiamento, yogurt che fanno diventare belli...

Personalmente preferisco mangiare uno yogurt buono e che riesce a soddisfare il mio senso del gusto e ho deciso di mettere in evidenza questo yogurt per il coraggio di andare contro corrente verso la ricerca di nuovi gusti e sapori, piuttosto che di benefici molto difficilmente dimostrabili. Una nuova linea quella dei "Sapori di vipiteno" che include anche altri sapori come lampone e rabarbaro, melaverde, miele. Una linea di yogurt che preferisce soddisfare il senso del gusto.


In particolare due gusti hanno catturato la mia attenzione : yogurt ai lamponi e rabarbaro, yogurt con pere e camomilla. Due abbinamenti che insieme si amalgamano bene il rabarbaro dona al sapore dolce del lampone maggiore carattere e forza, mentre il sapore di camomilla, da una nota di dolcezza e aroma al sapore della pera.
L'uso del rabarbaro ha una grande tradizione in montagna e nei paesi alpini, mentre è poco conosciuto al resto d’Italia, le torta al rabarbaro è una specialità della tradizione pasticcera del centro europa. Si abbina anche molto bene con la fragola.
La camomilla mi risveglia un ricordo bellissimo legato alla mia infanzia, di quanto la mia nonna per prepararmi la torta di crema usava aromatizzare il latte con i fiori di camomilla messi ad essiccare in estate.
L'innovazione di un prodotto alimentare non sta solo nella tecnologia ma anche nei suoi ingredienti
maggiori informazioni sul sito Sterzing-Vipiteno

martedì 23 ottobre 2007

Tutti chefs o jet-chefs?

Il film “ratatouille” pone una riflessione, di come nel giro di pochi anni l’argomento cibo, cucina e vino sono divenuti di patrimonio comune, come un fumetto Disney, argomento da globalizzazione che suscita interesse dal Giappone alla Norvegia. Con estrema facilità si moltiplicano nel mondo esperti d’alimentazione chef e cuochi, personaggi che a 24 anni sono e si sentono delle star, acclamati in TV, sulle riviste, rilasciano interviste solo a pochi selezionati giornalisti, mentre i loro coetanei sono ancora intenti con gli studi universitari; con ottimi guadagni che in molti casi in altri settori ci vogliono anni e anni d’ apprendistato.

Una volta le uniche scuole di formazione erano le scuole alberghiere e l’esperienza nei vari ristoranti, ma il tempo ci ha fornito esempi di autodidatti, scuole professionali o semi professionali di riviste, che hanno sfornato , quelli che io chiamo i “Jet-chefs” il segreto sta nell’ottima campagna di marketing e di una cucina semplificata. Qualche nome per attirarci qualche antipatia? (una più una meno), la francese Sophie, che Joel Rebuchon definisce “l’Alain Ducasse da marciapiede”, (i suoi libri vendono milioni di copie), Gordon Ramsay ex portiere di calcio, ora acclamato chef , Jamie Olivier degno dei manuali dei consigli pratici per casalinghe pasticcione perché ci sono delle casalinghe che sono delle autentiche cuoche provette. Ci sono anche in Italia, non c’è cuoco che non abbia fatto un libro di cucina, è sufficiente qualche passaggio in televisione, qualche citazione nelle riviste giuste e voilà, tutti chefs…

Complice un viaggio di lavoro a Lione, due chiacchiere con J. Robuchon non so se è lo chef più bravo ma sicuramente il più simpatico che io conosca


- JR: ma si in generale tutti possono divenire chefs, come tutti possono fare i piloti di formula uno o i giocatori di calcio, un po’ siamo tutti autodidatti, cerchiamo un modo personale per proporre la cucina, ma bisogna distinguere secondo me i chef, dai bravi cuochi, e da chi sa cucinare bene 4 o 5 piatti. Guarda, secondo me uno chef è colui che in primo luogo comanda una brigata, è come una squadra di calcio, deve sapere fare le diversi tipi di cucina dalla tradizionale all’innovativa o altri che invece sanno fare un solo tipo di cucina o una loro tipo di cucina, fatta perfettamente, ma limitata io non posso definirli chefs.

- GKF: chefs a 24 anni?
- JR: No questo non riesco ad accettarlo. La cucina, le tecniche di cottura, il distinguere gli ingredienti, il saperli lavorare sono cose che si apprendono con il tempo e con l’esperienza, certo non mancano le persone che hanno talento, ma anche il talento deve essere educato. Io apprendo tutti i giorni cose nuove. L’esperienza deve essere unita anche allo studio, deve esserci una conoscenza pratica ma anche una conoscenza teorica, scientifica, culturale. Sai oggi basta poco, se fai la scuola alberghiera, fai qualche stage vai a lavorare nel ristorante del tuo papà e divieni uno chef.
- GKF: c’è un età giusta?
- JR: no ma credo sia difficile prima dei trenta-trentatre anni, devi avere una esperienza completa.

- GKF come si diventa Joel Robuchon?
- JR: avendo la fortuna di incontrare degli chef che mi hanno insegnato molto, devo tutto a loro, alla mia capacità di apprendere, d’adattarmi alle diverse situazioni, la passione era innata, ma ho avuto bisogno d’evoluzione personale, di studiare, l’ambizione quella è arrivata tardi con la maturità.

- GKF: parliamo di immagine, che rapporto hai con il mondo della comunicazione?
- JR: sono molto contento che si parli di me ovvio ma vorrei che non mi si definisse come un uomo austero, esigente, di rigore, che esigo il massimo della disciplina, sembro la pubblicità dell’estrema destra, proprio io? Ma mi vedi? Curare e gestire un certo numero di ristoranti non mi lascia molto tempo, ma comprendo oggi giorno le esigenze delle PR.

- GKF quale è la cucina migliore, secondo te?
- JR non c’è una cucina migliore di un'altra, certo io sono francese, ed per me la cucina francese è quella che mi piace di più è quella che mangio tutti i giorni, piuttosto c’è la cucina fatta bene o fatta male questa fa la differenza sempre.

- GKF: il cliente fa parte dell’ingrediente di un piatto?
- JR si io chiedo sempre la nazionalità del cliente, per esempio se io ho un giapponese, cucino diverso da un inglese, ma anche piatti cucinati a mezzogiorno e la sera li cucino differenti, a mezzogiorno vogliono alzarsi e ripartire in piena forma fisica.


capito la differenza tra uno chef e uno jet-chef?

sabato 20 ottobre 2007

Unione Europea e Vino, riforma in corso

Nelle stanze dell'Unione Europea è in corso in questi giorni, la stesura della nuova politica commerciale sul vino dell'Unione, al centro in realtà c'è la riforma del settore vitivinicolo, di fronte a una produzione che non trova mercato, si vogliono dettare delle nuove norme che hanno l'obiettivo di produrre meno e meglio, ma nessun paese vuole rinunciare alla sua presunta quota di mercato. Attualmente la diatriba e tra i paesi affacciati al mediterraneo come Spagna e Italia e paesi del Centro europa, come Austria, Germania, Francia, Ungheria, in quanto questi ultimi, per aiutare la fermentazione, utilizzano la pratica dello zuccheraggio, che aumentare anche la produzione oltre che la gradizione alcolica, utilizzano in genere la barbabietola, mentre in Italia si utilizza per esempio il mosto cioè lo zucchero dell'uva. Quello che è certo sono dei contributi per la riconversione dei vigneti ad altro indirizzo nel tentativo di diminunire le sovrapproduzione. Ci terremo informati su questo argomento perchè potrebbe condizionare il mercato del vino nei prossimi anni, Intanto la Cina avanza anche in questo campo teniamo gli occhi aperti.

venerdì 19 ottobre 2007

Pane e latte controlli a tappeto

Come qualche settimana fa, le associazioni dei consumatori e "papille vagabonde" abbiamo reso pubblico nei rincari dei generi alimentari e il ruolo svolto dalle associazioni di categoria è intervenuta la magistratura, è l'Unione Panificatori è stata formalmente indagata. Ora stanno scendendo in campo anche i politici grazie al Ministro dello Sviluppo Economico Bersani che in coordinamento con il Ministro delle Politiche Agricole, Fiamme Gialle, Nas, Agenzia delle dogane effetueranno dei controlli tutti i possibili comportamenti speculativi, il fare cartello dei produttori, accaparramento di merci per turbare il mercato e i prezzi. Protesta Confesercenti "il governo non deve dimenticare che siamo in un libero mercato" io penso neanche la Confesercenti. Come intervento politico è un pò tardivo, ma sono tante le parti sociali che ne hanno richiesto l'intervento, obiettivamente è difficile intervenire su questi meccanismi ma sarebbe stato ancora peggio non farlo.

Il presidente di Coldiretti, Sergio Marini, durante il suo intervento inaugurale della settima edizione del Forum internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione in svolgimento a Cernobbio, fornisce copia di alcuni scontrini emessi da un supermercato romano in cui si evidenzia che il costo al chilo del pane è aumentato da un euro del 29 settembre a 1,79 del primo ottobre. Per le «rosette» si passa invece da 1,20 a 1,79 euro al chilo sempre nelle stesse date. Gli scontrini che mostrano l'aumento del 79% del pane in un solo giorno.


I dati Istat sulla rivelazione dei prezzi del pane, e non solo di quelli, non riflettono lo stato attuale e «sono inattendibili» ha spiegato lo stesso Marini. «Loro parlano di un aumento del prezzo del pane del 7%- dice Marini- ma a noi risulta che l'aumento sia molto più alto, fino al 79%, e la nostra preoccupazione maggiore è che si possano moltiplicare nel tempo episodi incontrollabili».
Sotto accusa sono anche i rincari eccessivi applicati dai commercianti e dalle catene di distribuzione (37%_50%).

A seguito dei rincari dei prezzi tre/quarti degli italiani hanno cambiato le abitudini alimentari. La spesa alimentare è divenuta la seconda voce dopo l'abitazione ed assorbe il 19% della spesa mensile totale delle famiglie per un valore che è salito a 467 euro al mese destinati nell'ordine principalmente all'acquisto di carne per 106 euro, di frutta e ortaggi per 84 euro, di pane e pasta per 79 euro e di latte, uova e formaggi per 64 euro. Se complessivamente la spesa alimentare è rimasta invariata le quantitá portate a casa si sono ridotte dell'1,5% e tra gli spostamenti più significativi si registra un calo nei consumi di pane (- 7,4%), pasta di semola (-7,4%), latte fresco (-2,6%), vino (- 7,9%), carne bovina (-4,1%) mentre aumentano la carne di pollo (+ 7,5%) e le uova (+ 6,4%), secondo le elaborazioni su dati Ismea Ac Nielsen, nei primi otto mesi del 2007.

giovedì 4 ottobre 2007

Un ottusa e strategica follia: il mercato del vino

Il mercato del vino è divenuto uno dei settori più competitivi del mondo, solo in Italia abbiamo quanche centinaio di migliaia d'aziende del settore vitinicolo, per la maggior parte produttori (consorzi, aziende, associazioni di produttori, imbottigliatori, cantine sociali, banche, assicurazioni, grossisti, distributori, attori, giornalisti, pubblicitari, enoteche) e tutti in concorrenza su tutti i canali e su tutti i mercati, migliaia d'etichette che sugli scaffali della distribuzione moderna, delle enoteche, dei ristoranti, sono egualmente anonime e sconosciute.
A liveli economico i prezzi sono bassi o relativamente bassi e il marketing è del tutto ignorato. Ogni anno Unione Europea elargisce contributi per l'estirpazione dei vigneti, lo scorso anno per 200.000 ettari e 400.000 per il 2008 , di conseguenza solo un folle potrebbe decidere di entrare in un mercato cosi affollato e difficile.

Come diceva mia nonna la mamma dei folli è sempre incinta e cosi, editori, geometri, architetti, ingegneri, medici, dentisti si cimentano nel mondo del vino, per motivazioni diverse vanità, passione, realizzazione di un sogno. Investono i loro risparmi, impiantano vigneti nuovi, costruiscono nuove cantine secondo i nuovi dettami dell'architettura moderna. Dopo qualche anno si accorgono che il vino rimane in cantina, che i consumi diminuiscono, parlare quindi solo di eccesso d'offerta in molti casi è un eufemismo!!!

I produttori quelli titolati dalle stelle del gambero rosso, veronelli, luca maroni,ecc.. per intendersi cercano di introdurre il loro vino nel settore del mercato del lusso, con strumenti ahimè superati, nel disperato ma quasi esanime tentativo di creare del valore aggiunto per avere margini sufficienti di profitto, ma non avete idea della fatica che fanno.

Come se tutto questo non fosse sufficiente, ci è infagocitati di marketing del territorio, strade del vino, che ha favorito la trasformazione area come la maremma toscana o le langhe del piemonte in una sorta di Napa Valleys italiana, ma che sono rimasti in attesa di turisti da parchi disney, mentre tutta l'Italia affoga in un mare di vino invenduto.

Una volta eravamo popoli di navigatori e santi, ora siamo anche popolo di produttori di vino, ci si accinge alla fine di ottobre all'ennesima Fiera del vino a Torino http://www.salonedelvino.it/ , dopo tutta una primavera e estate d'eventi e fiere di diverso livello. Non è che le fiere o gli eventi siano tanti, quanto la loro ripetitività in termini di contenuto, basterebbe un po più di fantasia e originalità per fornire stimolo al mercato. Invitare i buyer di tutto il mondo (i quali ne hanno piene le....) e pagarli per la loro presenza, non solo è una tecnica superata ma si è dimostrata controproducente.

Le due grandi fiere del settore alimentare del mondo Anuga 07 http://www.anuga.com/ e l'anno prossimo per la prima volta la più grande fiera dei prodotti alimentari a Parigi http://www.sial.fr/ , avranno uno spazio solo per il vino, categoria che nei precedenti venti anni è stata esclusa. Obiettivo è chiaramente aggangiare la grande distribuzione e la distribuzione organizzata, che purtroppo molte delle fiere specializzate non sono riuscite a fare, facendo rimanere legato il vino a un discorso di elite. Queste non sono fiere come Vinitaly o salone del vino ecc ecc, bisogna andarci potendo garantire dei numeri in termini di bottiglie, qualità, prezzo e le aziende che vi transiteranno devono essere all'altezza della situazione altrimenti è inutile andare ( produttori al di sotto di 100.000 bottiglie per esempio) . Ritengo che sia un opportunità importante, so per certo metteranno della buona volontà anche i due enti fiera, per creare nuovi canali di comunicazione che possa offrire degli spunti agli eventi del settore in Italia.

Technorati Profile

domenica 30 settembre 2007

Colore giallo oro colore di zafferano

Si terrà il 26, 27, 28 Ottobre a Cascia, la Mostra dello Zafferano, che testimonia la volonta di piccole aziende di portare una coltivazione tradizionale che si era persa nel tempo. Recenti studi agrari tra gli anni '90 e inizio 2000 hanno dimostrato che Cascia e il suo territorio erano luoghi di coltivazione ideale per lo zafferano. La mostra coincide la fioritura e la raccolta e vuole divulgare l'uso dello zafferano nelle ricette tradizionali della Val Nerina e dell'Umbria, ma sopratutto la scoperta di un territorio per chi è alla ricerca di nuovi sapori e testimonia un nuovo modo di fare agricoltura.

L'origine dello zafferano è lontana in un piccolo lembo di territorio tra Pakaistan e India, sotto la grande catena montuosa dell'Himalaya, il Kashmir, sopra i 1500 metri di altezza, dove si verificano le condizioni di clima ideali per la coltivazione. Nell'India il Kashmir viene denominato "la ciotola d'oro". Infatti, da questa terra arriva il 99% dello zafferano prodotto.

Il periodo della fioritura dello zafferano, tra maggio e giugno, contraddistingue il colore del paesaggio di questa regione. Paesaggi incantati che risplendono di un colore violetto, intorno alle zolle di terra, attenti e vigili guardiani dei preziosi fiori, in quanto il valore dello zafferano ha lo stesso valore della carta moneta. La raccolta dei pistilli avviene tra il mese settembre e ottobre.

Viene fatta solo manualmente al mattino presto, prima che il sole scaldi troppo l'aria e disidrati i fiori. Le abili mani di esperte raccoglitrici, selezionano solo i fiori appena sbocciati, un lavoro questo che richiede mani gentili e delicate per evitare di danneggiare i stigmi purpurei dai calici violacei, quando essi sono freschi e turgidi. Un procedimento difficile e laborioso che spiega il costo alto.

Si calcola che occorrono 20.000 fiori per ottenere un chilo di zafferano. I stigmi vengono messi poi a seccare al sole per fare evaporare l'umidità in eccesso. L'ultima fase è quella della selezione degli stami fatti passare traverso setacci molto fini. Secondo la tradizione del popolo della regione del Kashmir è di grande raffinatezza servire in un pranzo con sorbetti, liquori e dolci alla fragranza dello zafferano.Il colore dello zafferano è ritenuto simbolo del coraggio tanto da essere associato alla più alta casta guerriera.

In occidente il suo uso in cucina, non ha dei momenti di gran fama e neanche dei momenti di riluttanza, tuttavia alla sua affermazione sicuramente ha contribuito il colore, giallo come l'oro. Lo zafferano offre l'illusione che si sia ricorso all'oro in polvere, come nel caso del risotto alla milanese.

Si narra che un giorno il maestro vetraio del Duomo per sbaglio mescolò lo zafferano per colorare il giallo dei finestroni con il riso bianco della minestra e nacque così l'abitudine di aggiungere al riso lo zafferano. Esistono delle piccole produzioni di zafferano anche in Italia.

Il suo cammino per trovare l'habitat ideale, parte dalla Sicilia, dall'occupazione dei mori, passa poi in Umbria e in Toscana, Navelli in provincia dell'Aquila

Una piccola produzione di gran pregio è presente anche in Sardegna, a Turri in Marmilla nella pianura sottostante la Giara di Setzu. In autunno tutta la campagna è pervasa dall'odore dello zafferano, e cosparsa di fiori dai petali rosa e dagli stigmi rossi e gialli. Una tradizione centenaria vuole che al primo giorno di raccolta, i petali dei fiori vadano sparsi davanti alla porta di casa per un buon auspicio di raccolta.

RICETTE: Tre sono attualmente le ricette in Europa che includono lo zafferano: la bouillabaise, la paella e il risotto alla milanese. Lo zafferano viene anche utilizzato in una piccola percentuale nel formaggio, tradizione storica in Toscana, Umbria, Sicilia e Lombardia, come il fiore molle umbro (da documenti storici) del Centro Italia, il Piacintinu in provincia di Enna, il grana lodigiano, cacioforte aquilano, il bagoss. Nel Monastero della Beata Colomba a Perugia è stato ritrovato un vecchio ricettario di cucina del 1500, "Gola e preghiera nella clausura dell'ultimo '500" dove a sorpresa sono emerse ricette con l'uso dello zafferano, la cui abitudine al suo uso si era dimenticato nel corso dei secoli.

Da poco tempo in alcune zone della Toscana oltre che dell'Umbria è ripresa la coltivazione dello zafferano. A Cascia coincide con la scoperta di vecchie ricette tradizionale accostamenti e sapori che si erano persi nel tempo, come la zuppa di farro allo zafferano, stringozzi allo zafferano, linguine e quaglie allo zafferano, pizza pasqualina allo zafferano, trota allo zafferano, ricotta dolce allo zafferano.
Corsi e ricorsi della storia dove l'uso dello zafferano segna il ritorno ad una età dell'oro.

maggiori informazioni su http://www.zafferanodicascia.com/

giovedì 27 settembre 2007

Prezzi dei prodotti alimentari alle stelle

(ANSA) - ROMA, 13 SET - I rincari degli alimentari, registrati nelle ultime settimane, sono stati determinati in larga misura dall'aumento dei prezzi dei beni energetici e fertilizzanti, dai bassi livelli delle scorte, dalla scarsità di alcuni raccolti e dal forte aumento della domanda di raccolti. "Quest'ultimo elemento rispecchi principalmente due fattori. In primo luogo, le crescenti disponibilità finanziarie in gran parte delle economie emergenti, in particolare la Cina, hanno modificato notevolmente i modelli alimentari in questi paesi. In secondo luogo, i prezzi elevati dei beni energetici - precisa la Bce - e i crescenti incentivi statali per lo sviluppo di carburanti alternativi sostenendo un sensibile aumento della domanda di input agricoli per la produzione di carburanti biologici, soprattutto etanolo e biodiesel".
"La domanda mondiale dovrebbe rimanere alta, l'offerta di prodotti agricoli tende a rispondere all'aumento di domanda e prezzi più rapidamente rispetto ad altri mercati delle materie prime, come petrolio e metalli. Quindi - spiega la Bce - la portata dei rincari osservati in questi mercati potrebbe essere limitata. Tuttavia, il rischio che si protraggano le pressione al rialzo sui prezzi degli alimentari rimane il fattore determinante".
"Tuttavia, le prospettive per i prezzi degli alimentari sia mondiali sia interni rimangono caratterizzate da una elevata incertezza. I prezzi degli alimentari dipendono da diversi fattori - conclude la Bce -, come i progressi tecnologici e le evoluzioni della politica energetica, che sono molto difficili da prevedere. Inoltre, non è ancora chiaro in che misura le variazioni climatiche potranno contribuire all'andamento dei prezzi degli alimentari".


La mia modesta opinione è che quello che la Bce non considera o considera poco sono che in un anno le quotazione del grano sono schizzate del 60% rispetto al 2006 e difficilmente al momento esistono delle ragioni sulla sua discesa. Solo nel 2005 era al limite storico.Il prezzo del latte è cresciuto del 25 % all’ingrosso, all’allevatore viene pagato 0,30 il litro, per il consumatore mezzo litro di latte fresco 0,75 ossia un litro 1,50! Il burro è rincarato dal 40 al 70% dall’inizio dell’anno, i frutti di bosco del 70%. La farina il cui prezzo e di 0,22 all’ingrosso mentre noi consumatori paghiamo il pane in media 3,35 euro al kg e parlo per la piazza di Milano di scadente qualità, perché l’80% è prodotto surgelato e che viene solo riscaldato nei punti vendita. Insomma un impennata che non si vedeva da anni!

Dobbiamo distinguere alcune cause
A) la prima è la ricerca di energia alternative nel nostro caso biocombustibili che ha fatto schizzare i prezzi agricoli, la corsa hai finanziamenti dello Stato, dell’Unione Europea, hanno generato una maggiore convenienza a destinare i prodotti da coltivazione di cereali alla produzione d’energia. Senza questi finanziamenti sarebbe stato lo stesso? Cito l’esempio dell’erogazione dei contributi al biologio nella Regione Sardegna (una delle più generose) nel 2001 hanno ottenuto contributi 8.000 aziende nella realtà solo 200 erano quelle effettive reali ed esistenti. Nel 2004 tolti i contributi si sono volatilizzate anche le aziende! La classica truffa italiana che sembra si stia ripetendo anche per olio combustibile derivante dalla coltivazione dei cereali più kw si producono più contributi si ottengono, veri o falsi che siano! I controlli nella pratica sono inesistenti. Non solo ma quest’anno le rese per ettaro saranno inferiori e pare che la ricaduta sui prezzi sia inevitabile!

B) La seconda riguarda gli imprenditori negli anni 90 sono scomparsi gli imprenditori classici, quelli che hanno saputo costruire inventare a partire dal prodotto(Barilla; Ferrer, Zuegg, Agnesi), oggi ci sono nuovi personaggi più esperti di finanza e investimenti che di cibo, con obiettivo di generare percentuali di utili almeno 5 volte superiori al prezzo reale dei prodotti. Questo ha portato con il nascere di sempre più improvvisati imprenditori, difficile non guadagnare quando si ha un margine cosi grande! In più il danaro per costruire impresa proviene da finanziamenti pubblici di vario genere, in alcuni casi come il Sud Italia a fondo perso! Ciò ha comportato aziende che non riescono a essere competitive sul mercato o lo sono solo se vengono sempre finanziate da fondi pubblici in maniera costante. Non si può fare di tutta un erba un fascio e abbiamo anche aziende serie e sane. Questi fattori destabilizzano il mercato a scapito di quelli seri.

C) Il libero mercato non esiste. La liberalizzazione dei prezzi, si pensavo comportasse dei vantaggi per il consumatore, dato la concorrenza che ci sarebbe stata sul mercato. Invece tutti i produttori si sono messi d’accordo, sostenuti dalle associazioni di categoria, di stabilire a priori un prezzo, altrimenti non si capisce come mai tutti i produttori presentino sul mercato con lo stesso prezzo! Le aziende stanno facendo cartello, in questo modo i prezzi per i consumatori sono aumentati a dismisura e senza alcun tipo di controllo.

D) Siamo in emergenza alimentare? A livello globale consumiamo più cibo di quanto ne produciamo? Solo questo può causare un aumento dei prezzi cosi alti, ma non avevamo fino a qualche mese fa problemi di sovrapproduzione o c’è forse qualcuno che ha interesse a mantenere i prezzi cosi alti?

E) Cosa fare come consumatori? Poco la politica molto! Schiacciati dai costi dei mutui abitativi oramai senza ritegno le famiglie hanno riscoperto la voglia di stare di più in casa, di preparasi il cibo a casa, alcuni sono tornati a farsi l’orto per le proprie esigenze, si prepara il pane in casa, ci si porta il cibo da casa per intervallo di mezzogiorno. Va di moda la spesa ragionata, acquistare solo prodotti in offerta, acquisti nei mercati all’ingrosso, selezione dei punti vendita, acquisti direttamente dai contadini, riscoperta dei mercati, ascoltare i consigli delle associazioni tipo altroconsumo che sanno indirizzare in modo appropriato.

F) Aumentano punti vendita del grande consumo low cost, dopo i viaggi e l'elettronica, anche l'alimentazione diviene low cost grazie ai punti penny market, lidl e altri . Molti dei prodotti venduti in questi punti vendita non hanno nulla da invidiare ai classici della grande dsitribuzione come esselunga coop conad, in molti casi ci sono dei prodotti di ottima qualità qualche esempio speck marchiato iGP alto adige a 9 euro al kg, in genere viene proposto a 22 euro al kg nel canale distributivo normale, cosi come marmellate, tonno, olive, yogurt, succhi, acqua minerale, farina a dei prezzi che sono inferiori a volte del 50% ma che nulla perdono in qualità.

G) Attenzione alle aziende produttrici italiane, all’orizzonte allettati dai nostri prezzi si stanno presentando molte aziende straniere, ottime, con dei prodotti che non hanno nulla da invidiare ai nostri, che sono in grado di essere più competitive sul mercato, e vero che noi abbiamo una grande tradizione e prodotti IGP e DOP, ma rischiamo di fare la fine delle foche monache!

mi piace citare l'esempio di questo allevatore che vuole vendere il suo latte crudo a 1 euro al litro ma tentano con vari stratagemmi di impedire
http://www.beppegrillo.it/2007/09/la_vacca_di_cas.html

mercoledì 12 settembre 2007

Zucchero di Palma, il segreto dei Khemer

Lungo il delta del Mekong o sulla strada che da Phnom Penh porta ad Anghor, il sito archeologico più grande del mondo, non mancano le bancarelle dove poter acquistare del cibo, venditori ambulanti di zuppe, latte di cocco, involtini di banane fritte, dolci di riso profumato, ananas, manghi, bevande fresche, una cucina che sa risvegliare le papille grazie alla ricchezza degli ingredienti e dei profumi di coriandolo menta e citronella.
La mia attenzione a un certo punto si sposta su alcune scatole colorate ben impacchettate. E' zucchero di palma, provo ad assaggiarlo, pensavo ad un volgare saccarosio invece è di una dolcezza infinità, mieloso, caramelloso, vaniglioso dolce si ma di una dolcezza che ricorda le più pregiate qualità di miele o alcuni sciroppi d’acero del Canada.

Decido che devo saperne di più. È cosi vado a conoscere il produttore dello zucchero di palma , si chiama Bunthoeum, ha 40 anni e raccoglie lo zucchero degli alberi di palma da quando aveva dieci anni, nel rispetto delle tradizioni familiari, suo padre, suo nonno e il suo bisnonno facevamo lo stesso lavoro.

È un lavoro impegnativo richiede quattro ore al mattino e quattro ore la sera ed è possibile raccoglierlo solo da gennaio a maggio, ha una trentina di alberi, è come se facesse 1000 metri al giorno. Ai piedi delle palme deposita i suoi bampongs che si riempiono di un liquido trasparente, lo provo è un succo dolce, leggermente zuccherato e molto profumato.
Ne raccoglie circa dai 60 ai 100 litri al giorno e lo porta al villaggio. Ma attenzione lo zucchero di palma, non lo si prende da tutte le palme ma solo ed esclusivamente dalla varietà Thnot, una varietà importata dall’India nel IV° secolo (in piena evoluzione del Regno Khemer) capace di produrre 600 litri di succo che corrispondono a 90 kg di zucchero.
Di questa albero di palma si utilizza tutto, i frutti si mangiano e si vendono lungo le strade, i fiori si fanno essiccare e si utilizzano per tisane antidiabetiche, le foglie servono per coprire i tetti delle case, e il succo si trasforma in melassa, pasta per tartine, zucchero, sciroppi, aceto, alcool.
Il succo raccolto viene messo dentro dei grandi pentoloni e scaldato, in questo modo l’acqua evapora e rimane una melassa, una specie di zucchero liquido, poi dolcemente di fa un po cristallizzare e viene messo caldo dentro delle forme circolari di bambù.

Una volta freddo, viene confezionato con delle foglie di palma e venduto sulle strade. Questo zucchero ha delle caratteristiche particolari è ricco di minerali, di oligoelementi e ha un indice glicemico basso, non è solo un prodotto sano e buono ma anche naturale! È un prodotto eccezionale sia sul piano gastronomico che sul piano nutrizionale ma è totalmente sconosciuto.
Si va sempre alla ricerca di nuovi concept nel settore alimentare, a volte basterebbe guardarsi un po più intorno per scoprire prodotti eccellenti sotto diversi punti vista!

mercoledì 11 luglio 2007

Le nuove tendenze del settore dell'alimentazione dal Fancy Food a New Jork

Una fiera è anche un momento di confronto, un momento per fare vedere quali sono le tendenze del settore dell'agroalimentare

I luoghi d’acquisto si diversificano sempre di più
Ipermercati, superfici specializzate in prodotti freschi, superfici specializzate in surgelati, super e su perette discounts, mercati coperti, mercati all’aperto, negozi specializzati, negozi specializzati in prodotto biologico, acquisti su internet. In pratica il comportamento d’acquisto diventa più frequente e diversificato. La ricerca di qualità, del miglior prezzo, la ricerca di novità, l’esigenza di rapidità.. tutto questo genera una diversificazione del comportamento d'acquisto e un aumento dei circuiti d’acquisto, e ecco le aziende che diversificano i loro prodotti per tipo di canale e di superficie.

Una incredibile varietà, che genera il piacere del senso del gusto.
Ogni anno nascono circa 1.500 nuovi concepts di prodotti alimentari, gli Ipermercati hanno qualcosa cosa 20.000 referenze, numeri fino a qualche anno fa impensabili e ogni nuova fiera, nuovi concepts e nuovi prodotti, i gusti si diversificano una grande novità sono i succi frutta in arrivo dal Sudamerica con frutta amazzonica gustosa e dolcissima.

I consumatori sono informati e fanno scelte consapevoli
Secondo istituto di ricerca Ipsos, il 70% degli italiani conosce la parola di commercio equo e solidale, contro il 9% nel 2000, e dichiarano che non acquistano prodotti, in aziende o paesi dove c’è lo sfruttamento dei minori, test sugli animali, coltivazione di OGM. Tutte queste dichiarazioni non si traducono poi in volontà d’acquisto, tuttavia i consumatori sono più sensibili a questi argomenti. Il 31 % sono disposti a boicottare i prodotto che arrivano da tali economie.

Chef sottotono
Ferran Andrià è stato eletto per il decimo anno consecutivo il miglior chef del mondo, è colui che ha inventato una nuova cucina e un nuovo modo di mangiare, ma resta sconosciuto al grande pubblico il suo ristorante Es bulli è aperto da aprile a settembre, in cinque anni 10.000 domande di prenotazione, ma sono sopratutti i professionisti dei fornelli a considerarlo un genio e un innovatore. Un problema di linguaggio, un problema di comunicazione o solo che la sua cucina non interessa a nessuno, talmente eleitaria che ce ne si dimentica!

Il canale ristorazione cresce sempre di più
Autentico incremento delle vendite del canale ristorazione, si va sempre più spesso a mangiare fuori, ma si mangia di meno l'antipasto, primo, secondo, dessert lascia il posto a due sole scelte al massimo tre, si prevede che per il 2020, che i frequentatori dei ristoranti faranno solo due scelte di piatti. È l’effetto della dimunzione dei tempo a disposizione per il pranzo e la cena. Negli anni 70 il tempo che si dedicava al consumo del pasto era in medio di un’ ora negli anni ‘80 50 minuti, negli anni 90 4° minuti nel 2003 la media è di trenta minuti!

Prodotti pronti sempre più “nomadi”
Mettersi a tavola è ancora un abitudine ricorrente, almeno una volta al giorno, ma diventa sempre più abituale mangiare davanti alla televisione su un canapè, in un angolo bar della cucina, a letto, sul computer. Cosi le confezioni di piatti pronti si moltiplicano anche per un uso “nomade” in particolare le linee gia pronte al supermercato con anche posate e tavaglioli.

Crece la voglia di "esotico"
Il 30% degli italiani consuma alimenti esotici, non ci sono più solo banane o kiwi, ma anche mango, avocado, saporilla, pasta phillo, pesce, e piatti già pronti. Gli italiani sono il quinto paese al mondo come numero si viaggiatori all’estero e si sono aperti a una società multiculturale e a nuovi sapori. Non solo più sapori per immigrati ma per tutti, paesi come Marocco, India, Thailandia, Indonesia, Brasile affollati da buyer italiani.

Viva la convivialità
L’ora dell’aperitivo vede i locali pieni, per parlare ridere scherzare e stare insieme, ma anche il pic nic, il barbecue, la cena al ristorante serale diviene momento di convivialità al di la del cibo. Grande presenza di appetizer gia pronti, sfoglie salate il tutto per organizzare un aperitivo super.
Da segnalare uno snack spagnolo a ridotto consumo di grassi, fatto con verdure disidratate, pomodori, patate e peperoni da aperitivo croccanti.

Gli orari del cibo sono più flessibili
Fino a qualche anno fa, c’erano degli orari per consumare i pasti classici come l’una a metà giornata e alle otto la sera, sempre più italiani ed europei non mangiano più a orari fissi, se nel 1995 solo il 20% della popolazione non mangiava ad orari fissi oggi il 30% la previsione è che nel 2020 oltre il 50% degli italiani e degli europei non avranno degli orari per consumare il pasto.

Il trionfo del prodotto pratico
Il prodotto trasformato sta prendendo il posto del prodotto di base. Fino a qualche anno fa acquistavamo di volta in volta legumi, frutta fresca, burro e farina, oggi noi acquistiamo riso e pasta gia pronti che richiedono pochi minuti di preparazione, ma anche macedonie insalate, torte già pronte, zuppe già preparate. Tante che la spesa procapite dal 1979 al 2000 per prodotti già pronti è triplicata.

La salutè è nel piatto
Per otto italiani su dieci, quello che mangiano influenza la nostra salute e cercano di mangiare in modo sano, ben il 44% al momento d'acquisto controlla il contenuto di grasso e colesterolo nell’etichetta del prodotto. Siamo il paese del buon mangiare diventeremo anche il paese del mangiare sano? Tutte le aziende presentano versione light di prodotto

Cucinare è un piacere
Il 94% degli italiani pensa che la cucina sia uno dei piaceri della vita, per 2 italiani su tre la cucina è un attività rilassante, un piacere preparare, ospitare , degustare e si moltiplicano le offerte di prodotti per fare bella figura con gli amici

Da New Jork un saluto

mercoledì 20 giugno 2007

Nuove Tendenze dall’Expo del Vino di Bordeaux

Evoluzione dei consumatori di vino e la concorrenza mondiale hanno accelerato una serie di nuovi tendenze che ho cercato di sintetizzare quelle che ritengo conquisteranno il mercato

I monovitigni in vetrina

La tendenze di produrre dei vini da monovitigno è arrivata dai produttori del Nuovo Mondo come Australia, Nuova Zelanda, Argentina, Cile da più di venti anni. Questa tendenza si allarga sempre di più tanto che anche in Europa si stanno mettendo sul mercato vini monovitigno e si va alla riscoperta dei vitigni autoctoni. Una nuova filosofia che invita a leggere le etichette, a scoprire la diversità del gusto, i differenti profumi. Finora però questo fenomeno ha riguardato i vitigni di syrah, chardonnay e merlot ma sarebbe interessante scoprire i vitigni autoctoni italiani.

P.S. non ritengo che tutti vitigni possono trasformarsi in un buon vino, che sarebbe lo champagne senza quel mix di chardonnay, pinot nero, pino menuir?

Vini biologici e biodinamici

Una cultura che avanza quellla del biologico anche nel vino, la superficie vitata nel mondo è aumentata del 10% in un anno, certo non rappresenta che il 2% dell’intera produzione mondiale, coltivare la vite senza ausilio di prodotti chimici e seguendo il calendario lunare, solo questo dovrebbe essere un plauso. Il pubblico sembra gradire la qualità non è male. Buona fortuna.Uno dei migliori produttori italiani di vino biodinamico è a Santa Giuletta (PV) Azienda Agraria Marchesi di Daniele Marchesi

Le bollicine volano

Un europeo su tre acquista vino con le bollicine, in alcuni paesi come la Francia addiruttura uno su due. Le bollicine piacciono e seducono soprattutto i giovani. Lo Champagne registra cifre da record, ma anche i spumanti e vini italiani. Rappresentano il 40% del mercato, nessuno ne ha l’esclusiva e tutti i paesi si fanno concorrenza, il produttore più importante resta sempre la Francia dove negli ultimi 15 anni, la produzione di vino con le bollicine è aumentata del 58% e perfino in Borgogna terra di vini rosso registra un aumento del 100% della produzione di vino frizzante.

Il rosè trionfa

Finito il periodo in cui il vino rosè era considerato una bevanda da bere d’estate per un pic nic, oggi è cambaito e ha una sua identità. Fresco, facile da bere, poco complesso conquista i consumatori soddisfasfacendo i palati più esigenti con le sue sensazioni leggere. Oggi rappresentano il 20% del mercato del vino. Un autentico successo lo champagne rosa, tanto che i prezzi in pochi anni sono raddoppiati per la scarsità del prodotto. Conviene investire in vino rosa? Si il consumo si sta diffondendo sia nei mesi estivi che invernali e ha un grande potenziale.

Trucioli nel vino

Dal 2006 è possibile inserire trucioli nel vino, metodo non indicato per i vini doc, ritenuto piacevole perchè rilascia un gusto di vaniglia e torrefazione che esalta il sapore di un vino. Personalmente non trovo tecnica interessante perché ha reso i vini tutti uguali e si notano meno le differenze sia olfattive che gustative, tuttavia se utilizzata con la giusta modalità, può fornire in qualche caso risultati interessanti, ma il mercato accoglie favorevolmente questo tipo di vini.

Sughero, plastica o capsula?

Una volta il tappo si sughero aveva il monopolio, oggi sono arrivate nuove alternative come il tappo sintetico,(usato spesso per i vini giovani) tappo tecnico realizzato con farina di sughero e le capsule a vista. Visto che il mercato del vino e in forte crescita sono iniziati gli studi sulle modificazione degli aromo dle vino a secondo della scelta. Personalmente prerisco stappare un vino che fa “spong” e non “crac”

P.S. non perdonerò mai gli inventori delle capsule e dei tappi di plastica, uno delle poche cose della vita che erano rimaste in appannaggio degli uomini: aprire la bottiglia di vino. Era un affare da uomini, un rito, un movimento, una danza per la conquista!!!

Bag in box

È il nuovo contenitore per il vino, lo preserva dall’ossidazione e dalla luce è può durare anche tre mesi, può contenere dai tre ai cinque litri, la confezione è ben studiata e si adatta a essere messa in mostra

La vite..... sale verso nord

Gli effetti dei riscaldamento del clima, si fanno sentire da diversi anni, tante che tutte le vendemmie in Francia rispetto al 1950 si sono anticipate di un mese questo perché l’uva matura più facilmente e aumenta la gradazione dell’alcool del vino e questo crea una serie di problemi per il lavoro in cantina, per ottenere dei prodotti con delle caratteristiche che fino ad oggi erano diverse. Un gruppo di studiosi stanno cercando delle nuove soluzioni come il privilegiare dei vitigni con maturazione tardiva, modificare la densità dei vigneti, la potatura delle foglie, l’irriguamento, i stessi vitigni rischiano di essere cambiati! Tutto questo sta gettando nel panico i viticoltori francesi che hanno paura di concorrere con gli inglesi per la produzione dello champagne!

P.S.L'orgoglio francese sta già gridando vendetta

Il vino senza alcool

L’evoluzione delle mode ma soprattutto delle nuove regole severe per la guida in stato di ubriachezza, si stanno creando dei prodotti da bere senza alcool, la società Icone ha lanciato un vino senza alcool con delle etichette molto ricercate, vino che proviene dal sud della Francia, in versione bianco (chardonnay, moscato), rosso (merlot) e rosato (cinsault) petillant (chardonnay, sauvignon). Un'altra casa la Alain Pottier ha lanciato una soda a base di vino. Si tratta di succo d’uva concentrato con aggiunta di acqua gasata in versione "totovino" rosso e rosa con gradazione alcolica 4,5°

Invece a 6°C enologo Michael Paetzold ha creato una nuova categoria di prodotti dei vini senza alcool, tuttavia non potrà utilizzare la dicitura vino, perchè deve avere una gradazione alcolica di almeno 7,5° ma un percorso e iniziato credo che ne vedremo di novità prossimamente legate a questo tema.

http://www.iconeclass.fr/ http://www.totovino.com/


Un nuovo vino locale in Francia

Una nuova normativa dal 2006 semplifica la produzione di vino francese, che permette di assemblare le cuvèe da differenti regioni di produzione. Si potranno fare nuovi vini assemblando i vini dell’atlantico con i vini del beaujolais, oppure i vini della Val della Loira con i Languedoc hanno anche coniato un nuovo marchio per il mercato estero “ vino locale dei viticoltori francesi”.

PS Noi italiani sono anni che autobotti vanno su è giù per l’Italia per produrre vini Doc!

dall'Expo di Bordeaux un saluto a tutti

lunedì 4 giugno 2007

Brasile e il mercato del vino

Brasile

Meno noti dei vini cileni e argentini, i vini brasiliani stanno ottenendo dei riconoscimenti importanti all’interno del settore enologico. Nessuno meglio di Adriano Miolo AM, produttore e enologo di fama internazionale, può raccontarci il Brasile vitivinicolo www.miolo.com.br

Quanta superficie del territorio brasiliano viene coltivata a vite?
AM: All’interno dell’immensità del paese i 94.000 ettari rappresentano solo il 20% della superficie coltivata. La coltivazione dell’uva è ancora poco nota, soprattutto nei brasiliani. Il vino più consumato è il sangue di Boi, un vino dolce, anzi molto dolce e a buon mercato, ma tende piano piano a scomparire dai bar e dai ristoranti per fare posto a vini più pregiati.

In che zona del Brasile c’è la produzione di vino?
AM: La produzione di vino si concentra nella regione del Rio Grande del Sud, una zona montagnosa dove sono presenti il 90% dei viticoltori brasiliani.

Ci sono delle aree riconosciute come in Europa?
AM:Si a Bento Golcaves che è la capitale vitivinicola e dell’enoturismo, si trova nella valle dos Vinhados, nota come la valle dei vigneti, un area tipo la vostra DOC in Italia, a denominazione controllata, riconosciuta anche dall’Unione Europea, noi brasiliani sono stati i primi in Sudamerica a vedere riconosciuto tale diritto.

Quando è avvenuto il più importante miglioramento?
AM: dal 1995 data dell’adesione all’Istituto Internazionale della vite e del vino, ci sono stati dei miglioramenti qualitativi significativi. Soprattutto grazie alla forza di perseveranza di noi immigrati italiani, siamo andati a studiare in Europa, abbiamo appreso nuovi metodi, che hanno permesso un miglioramento qualitativo, che ha portato alla migliore annata del vino brasiliano nel 2005.

Sentiamo cosa ne pensa Ayrton Giovannini, ultimo rappresentante di una famiglia di viticoltori da tre generazioni, una azienda di 50 ettari a 720 m di altitudine www.dongiovanni.com.br

Quanta è la produzione di vino in Brasile?
AG: Nel 2006 217 milioni di litri, solo 4 vitigni, cabernet, pinot, merlot, chardonnay. I nostro vini sono più paragonati ai vini europei che ai vini del Sudamerica per il loro tenore di zucchero e alcool

Che tipo di vino produce?
AG: Io produco dei vini bianchi mossi, come i spumanti italiani, più o meno 80.000 bottiglie all’anno. Riusciamo a creare dei spumanti che possono essere competitivi sul mercato come i prodotti italiani e francesi, ma abbiamo un problema.

Quale?
AG: I brasiliani
Cioè? AG:Vede ma maggior parte del nostro vino viene esportato, i brasiliani sono dei grandi consumatori di birra 50 litri all’anno contro 1,5 litri di vino a persona, la maggior parte della popolazione non conosce il gusto del vino, soprattutto perché è molto caro, rispetto ad uno stipendio medio, senza esportazione il nostro vino rimarebbe in azienda.

venerdì 11 maggio 2007

India, Brasile nuovi mercati per i prodotti agroalimentari italiani?

A seguito di una flessione di una domanda interna ed europea, i prodotti italiani sono in cerca di nuovi mercati, L'ICE l'istituto di promozione dei prodotti italiani, ogni anno propone agli imprenditori delle "vetrine" di nuovi mercati potenziali. Io credo che ogni imprenditore deve valutare con molta attenzione paese per paese, prendiamo per esempio l'India, dove anche Vinitaly organizza un evento di presentazione per le aziende italiane è vero che la popolazione è composta da 1.100.000.000 abitanti e che le stime economiche lo danno come un paese in crescita, ma da un punto di vista alimentare è un paese estremamente ricco, con una grande tradizione culinaria, con una cucina molto raffinata, diversa dalla nostra in termini di gusto e palabilità, non dobbiamo presentarci come i migliori produttori alimentari del mondo.

Si deve anche tenere presente la religione, un 25% è musulmano, 65% induista, cristiani, buddhisti, sikl, giainisti e le varie declinazioni, a cui per ogni casta di ogniuna id questa, corriponde un tipo diverso di alimentazione. India non è la Cina, è un paese che difende la propria cultura e tradizione, anche quella alimentare, molte di queste religioni impongono una dieta vegetariana, in cui l'alcool viene bandito, in alcuni stati come il Rajastan qualsiasi tipo di alcool è assolutamente vietato.

Esiste invece un mercato interessante e di qualità che coinvolge alberghi e ristoranti, frequentati per lo più da stranieri, dove sono già presenti etichette italiane, ma sopratutto australiane, nuova zelanda, e Sudamerica. questo non toglie che potrebbe esserci a breve una piccola comunita di indiani che vorrano acquisire il piacere del vino proveniente dall'Italia. Al momento il consumo dle vino procapite è basso molto basso, e il prodotto italiano risulta molto caro, ma interessante è l'opportunità con il tempo e le adeguate modalità comunicare la qualità del vino, in particolar modo del vino italiano e le possibilità d'abbinamento con la cucina indiana, un lavoro tutto da costruire, con molta attenzione e sopratutto difficilmente da esiti immediati. Al momento il vino non fa parte della cultura alimentare indiana.

Abbiamo tuttavia già presenti diverse aziende italiane in India anche agroalimentari con l'avvio di nuovi progetti sperimentali, ne cito solo uno perchè altri stanno per essere implementati, ci sono alcune aziende che hanno impiantato alberi di ulivo, con risultati sorprendendi, quindi si prospettano delle occasioni business to business o di partnership interessanti.

un discorso a parte merita il Brasile, che sarà l'argomento del prossimo post